The Bible

 

Genesi 16:3

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3 Sarai dunque, moglie d’Abramo, dopo che Abramo ebbe dimorato dieci anni nel paese di Canaan, prese la sua serva Agar, l’Egiziana, e la diede per moglie ad Abramo suo marito.

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Arcana Coelestia #1987

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1987. ignificato interiore

Versetto 1. Abramo aveva novantanove anni anni quando Jehovah gli apparve e gli disse: Io sono Dio Shaddai; cammina con me e sii perfetto. Abramo aveva novantanove anni, significa il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale. Abramo significa il Signore in quello stato e in quel periodo. Jehovah apparve ad Abramo, significa manifestazione. E gli disse, significa percezione. Io sono Dio Shaddai nel senso letterale significa il nome del Dio di Abramo, con cui il Signore fu inizialmente rappresentato davanti a loro. Cammina con me, significa la verità della fede. E sii perfetto significa il bene.

  
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Arcana Coelestia #1906

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1906. Dopo che erano trascorsi dieci anni da quando Abramo abitava nella terra di Canaan. Che ciò significhi i resti del bene e della verità che ne deriva, che il Signore si procurò, e per mezzo dei quali il razionale fu concepito, è evidente dal significato di dieci, vale a dire, ciò che rimane, di cui si è detto più sopra, n. 576. Cosa siano i resti, è stato affermato e mostrato in precedenza n. 468, 530, 560-561, 660-661,798, 1050) cioè che sono tutti gli stati dell'affezione per il bene e la verità di cui l'uomo è dotato dal Signore, fin dalla prima infanzia e fino alla fine della vita. Questi stati sono custoditi per l'uso dopo la morte; perché nell'altra vita tutti gli stati della vita di ciascuno, ritornano in successione, e sono poi mitigati dagli stati del bene e della verità con cui l'uomo è stato dotato dal Signore. Più rimane, di ciò che l'uomo ha ricevuto nella vita del corpo - cioè di più del bene e della verità - tanto più incantevole e gradevole appare ciò che resta dei suoi stati, quando questi ritornano. Che sia davvero così può essere evidente a chiunque dalla considerazione che quando un uomo nasce, non ha neppure una particella del bene da se stesso, ma è completamente contaminato dal male ereditario. Tutto ciò che è bene fluisce in lui, come il suo amore per i genitori, gli istitutori, i compagni; e questo dall'innocenza. Questo è ciò che fluisce dal Signore – di cui l'uomo è intriso dall'infanzia - attraverso il cielo dell'innocenza e della pace.

[2] In seguito, con l'età adulta, questi stati di bene, innocenza e pace dell'infanzia recedono a poco a poco; e man mano che l'uomo è introdotto nel mondo, è iniziato ai piaceri e alle sue cupidità, e quindi ai mali, le cose ovvero i beni celesti dell'età dell'infanzia cominciano a scomparire; e nondimeno, rimangono, e gli stati che l'uomo assume in seguito o acquisisce sono mitigati da questi. Senza di essi un uomo non può mai essere un uomo, perché gli stati delle cupidità, ovvero del male, se non sono temperati dagli stati dell'affezione per il bene, sarebbero più atroci di qualunque bestia. Questi stati del bene sono quelli che vengono chiamati resti, donati dal Signore e impiantati nella sua indole naturale, pur essendo l'uomo completamente ignaro di ciò.

[3] Nel corso della sua vita egli è anche dotato di nuovi stati; ma questi non sono tanto stati di bene, quanto stati di verità, perché crescendo è intriso di verità, che allo stesso modo sono custodite in lui, nel suo uomo interiore. In ragione di questi resti, che sono quelli della verità, che nasce dall'influsso delle cose spirituali, dal Signore, l'uomo ha l'abilità di pensare, e anche di comprendere quale sia il bene e la verità della vita civile e morale; e anche di ricevere la verità spirituale ovvero la fede. Tuttavia, egli non può far questo se non per mezzo dei resti del bene che aver ricevuto durante l'infanzia. Che ci siano i resti, e che siano custoditi nell'uomo nel suo interiore razionale, è completamente ignoto all'uomo; e questo perché egli ignora che vi sia un influsso e suppone che ogni cosa in lui sia naturale, e innata in lui, cioè che tutto sia in lui, sin dall'infanzia, quando invece la realtà è totalmente differente. I resti ricorrono in molti luoghi della Parola, e per essi s'intendono quegli stati per mezzo dei quali un uomo diviene uomo, e questo unicamente per opera del Signore.

[4] Ma i resti che appartenevano al Signore erano tutti gli stati Divini che egli si procurò, e con i quali congiunse la Divina essenza all'essenza umana. Questi non possono essere comparati ai resti che riguardano l'uomo, perché questi ultimi non sono Divini, ma umani. Si tratta dei resti appartenenti al Signore sono rappresentati dai dieci anni in cui Abramo dimorò nella terra di Canaan. Quando gli angeli ascoltano la Parola, non sanno cosa sia il numero dieci, ma non appena tale numero è pronunciato dall'uomo, l'idea dei resti affiora alla loro mente. Per dieci e per le decime nella Parola s'intendono i resti, come è evidente da quanto sopra mostrato (n. 576, 1738) e quando percepiscono l'idea che erano trascorsi dieci anni da quando Abramo abitava nella terra di Canaan, l'idea del Signore affiora in loro, e allo stesso tempo, innumerevoli altre cose che sono significate dai resti nel Signore durante il tempo in cui egli era nel mondo.

  
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