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Genesi 16:10

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10 L’angelo dell’Eterno soggiunse: "Io moltiplicherò grandemente la tua progenie, e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa".

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Arcana Coelestia #1988

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1988. Abramo aveva novantanove anni. Che ciò significhi il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale, è evidente dal significato di nove quando considerato come cifra che precede dieci; o ciò che è lo stesso, novantanove, in quanto cifra che precede cento; perché Abramo aveva cent'anni quando gli nacque Isacco. La natura del senso interno della Parola può essere vista in modo particolare dai numeri, come pure dai nomi, che ricorrono nella Parola; perché quei numeri, quali che siano, significano cose reali, come anche i nomi. Perché non vi è assolutamente nulla nella Parola che non abbia in sé il Divino, o che non possieda un senso interno; e quanto questo sia distante dal senso della lettera è particolarmente manifesto dai numeri e dai nomi; poiché nel cielo non si presta alcuna attenzione a questi, ma alle cose che sono significate con essi. Ad esempio, ogni volta che ricorre il numero sette, al posto di sette immediatamente agli angeli percepiscono ciò che è santo, poiché sette significa ciò che è santo, e questo per la ragione che l'uomo celeste è il settimo giorno o sabbath, e quindi, il riposo del Signore (n. 84-87, 395, 433, 716, 881).

Il caso è simile per altri numeri, come ad esempio dodici. Ogni volta che ricorre il numero dodici, agli angeli giunge l'idea di tutte le cose che appartengono alla fede, per la ragione che queste sono state significate dalle dodici tribù (n. 577).

Che i numeri nella Parola significhino cose reali, è stato illustrato nel primo volume (n. 482, 487-488, 493, 575, 647-648, 755, 813, 893).

[2] Il caso è lo stesso per il numero novantanove. Che questo numero significhi il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale è evidente dal significato di cento anni, che era l'età di Abramo quando gli nacque Isacco. Isacco rappresenta e significa l'uomo razionale del Signore che è congiunto con il suo uomo interno, cioè con il Divino. Nella Parola, cento significa lo stesso di dieci, poiché è formato dalla moltiplicazione di dieci per dieci, e dieci significa i resti, come è stato mostrato nel primo volume, n. 576. Quali siano i resti nell’uomo, può essere visto più sopra (n. 468, 530, 561, 660, 1050); e anche quali erano i resti nel Signore (n. 1906). Questi arcani non possono essere esplicitati ulteriormente, ma ognuno può formare una conclusione sul soggetto, dopo aver acquisito la nozione dei resti – essendo attualmente ignoto cosa siano - purché sia noto che nel caso del Signore i resti significano i beni Divino che egli si procurò con il proprio potere, e mediante i quali riunito l'essenza umana alla Divina essenza.

[3] Da tutto ciò possiamo vedere quale sia il significato di novantanove, perché questo numero, essendo precedente a cento, significa il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale. Nel caso del Signore, la prima facoltà razionale era rappresentata da Ismaele. E la natura di questo razionale è stata sufficientemente mostrata nel precedente capitolo 16. Con Isacco è rappresentato il Divino razionale del Signore, come apparirà in ciò che segue. Dal lungo soggiorno di Abramo nella terra di Canaan - ventiquattro anni, cioè dieci anni prima della nascita di Ismaele, e tredici anni dopo di essa - senza che egli avesse avuto figli dalla moglie, Sarai, e dalla promessa di un figlio, che fu fatta quando aveva novantanove anni, tutti possono vedere che è coinvolto un arcano. L'arcano era che egli potesse così rappresentare l'unione della Divina essenza del Signore con la sua essenza umana; e di fatto, l'unione del suo uomo interno, che è Jehovah, con il suo razionale.

  
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Arcana Coelestia #813

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813. Che questo significa l'ultimo limite della chiesa più antica, e che centocinquanta è l'ultimo limite, e il principio, non può essere dimostrato così agevolmente attraverso la Parola come per i numeri più semplici che ricorrono più spesso. Eppure è evidente dal numero quindici (riguardo al quale si veda sopra al versetto 20), che significa così poca cosa da essere pressoché nulla; e questo è ancora più vero per il numero centocinquanta, composto da quindici moltiplicato per dieci, il che significa gli ultimi resti. La moltiplicazione di minime quantità (come la moltiplicazione di un mezzo, un quarto, o un decimo), dà come risultato qualcosa di ancora più infinitesimale, in modo che alla fine diventa quasi nulla; di qui, la fine o l'ultimo limite. Lo stesso numero ricorre nel capitolo successivo (Genesi 8:3), dove è detto: le acque si ritirarono al termine di centocinquanta giorni, con lo stesso significato.

[2] I numeri indicati nella Parola sono da intendersi in un senso del tutto avulso da quello della lettera. Sono introdotti (come è stato detto e mostrato prima) solo per tenere insieme la serie storica che è nel senso letterale. Così dove ricorre il numero sette, si intende ciò che è santo, indipendentemente dai tempi e dalle misure cui il numero è associato. Perché gli angeli, che percepiscono il senso interiore della Parola, ignorano completamente il concetto di tempo e di misura, nonché i numeri ad essi associati; eppure capiscono la Parola completamente, quando l'uomo ne dà lettura. Quando dunque un numero ricorre nella Parola, essi non possono avere altra idea del numero se non ciò che per mezzo di esso si intende. Quindi, qui da questo numero comprendono l'ultimo limite della chiesa più antica; e nel capitolo successivo (versetto 3) l'inizio della chiesa antica ovvero della chiesa che le succedette.

  
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