The Bible

 

Genesi 16

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1 Or Sarai, moglie d’Abramo, non gli avea dato figliuoli. Essa aveva una serva egiziana per nome Agar.

2 E Sarai disse ad Abramo: "Ecco, l’Eterno m’ha fatta sterile; deh, va’ dalla mia serva; forse avrò progenie da lei". E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai.

3 Sarai dunque, moglie d’Abramo, dopo che Abramo ebbe dimorato dieci anni nel paese di Canaan, prese la sua serva Agar, l’Egiziana, e la diede per moglie ad Abramo suo marito.

4 Ed egli andò da Agar, che rimase incinta; e quando s’accorse ch’era incinta, guardò la sua padrona con disprezzo.

5 E Sarai disse ad Abramo: "L’ingiuria fatta a me, ricade su te. Io t’ho dato la mia serva in seno; e da che ella s’è accorta ch’era incinta, mi guarda con disprezzo. L’Eterno sia giudice fra me e te".

6 E Abramo rispose a Sarai: "Ecco, la tua serva è in tuo potere; fa’ con lei come ti piacerà". Sarai la trattò duramente, ed ella se ne fuggì da lei.

7 E l’angelo dell’Eterno la trovò presso una sorgente d’acqua, nel deserto, presso la sorgente ch’è sulla via di Shur,

8 e le disse: "Agar, serva di Sarai, donde vieni? e dove vai?" Ed ella rispose: "Me ne fuggo dal cospetto di Sarai mia padrona".

9 E l’angelo dell’Eterno le disse: "Torna alla tua padrona, e umiliati sotto la sua mano".

10 L’angelo dell’Eterno soggiunse: "Io moltiplicherò grandemente la tua progenie, e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa".

11 E l’angelo dell’Eterno le disse ancora: "Ecco, tu sei incinta, e partorirai un figliuolo, al quale porrai nome Ismaele, perché l’Eterno t’ha ascoltata nella tua afflizione;

12 esso sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà in faccia a tutti i suoi fratelli".

13 Allora Agar chiamò il nome dell’Eterno che le avea parlato, Atta-El-Roi, perché disse: "Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che m’ha vista?"

14 Perciò quel pozzo fu chiamato "il pozzo di Lachai-Roi". Ecco, esso è fra Kades e Bered.

15 E Agar partorì un figliuolo ad Abramo; e Abramo, al figliuolo che Agar gli avea partorito, pose nome Ismaele.

16 Abramo aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.

   

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Arcana Coelestia #1988

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1988. Abramo aveva novantanove anni. Che ciò significhi il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale, è evidente dal significato di nove quando considerato come cifra che precede dieci; o ciò che è lo stesso, novantanove, in quanto cifra che precede cento; perché Abramo aveva cent'anni quando gli nacque Isacco. La natura del senso interno della Parola può essere vista in modo particolare dai numeri, come pure dai nomi, che ricorrono nella Parola; perché quei numeri, quali che siano, significano cose reali, come anche i nomi. Perché non vi è assolutamente nulla nella Parola che non abbia in sé il Divino, o che non possieda un senso interno; e quanto questo sia distante dal senso della lettera è particolarmente manifesto dai numeri e dai nomi; poiché nel cielo non si presta alcuna attenzione a questi, ma alle cose che sono significate con essi. Ad esempio, ogni volta che ricorre il numero sette, al posto di sette immediatamente agli angeli percepiscono ciò che è santo, poiché sette significa ciò che è santo, e questo per la ragione che l'uomo celeste è il settimo giorno o sabbath, e quindi, il riposo del Signore (n. 84-87, 395, 433, 716, 881).

Il caso è simile per altri numeri, come ad esempio dodici. Ogni volta che ricorre il numero dodici, agli angeli giunge l'idea di tutte le cose che appartengono alla fede, per la ragione che queste sono state significate dalle dodici tribù (n. 577).

Che i numeri nella Parola significhino cose reali, è stato illustrato nel primo volume (n. 482, 487-488, 493, 575, 647-648, 755, 813, 893).

[2] Il caso è lo stesso per il numero novantanove. Che questo numero significhi il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale è evidente dal significato di cento anni, che era l'età di Abramo quando gli nacque Isacco. Isacco rappresenta e significa l'uomo razionale del Signore che è congiunto con il suo uomo interno, cioè con il Divino. Nella Parola, cento significa lo stesso di dieci, poiché è formato dalla moltiplicazione di dieci per dieci, e dieci significa i resti, come è stato mostrato nel primo volume, n. 576. Quali siano i resti nell’uomo, può essere visto più sopra (n. 468, 530, 561, 660, 1050); e anche quali erano i resti nel Signore (n. 1906). Questi arcani non possono essere esplicitati ulteriormente, ma ognuno può formare una conclusione sul soggetto, dopo aver acquisito la nozione dei resti – essendo attualmente ignoto cosa siano - purché sia noto che nel caso del Signore i resti significano i beni Divino che egli si procurò con il proprio potere, e mediante i quali riunito l'essenza umana alla Divina essenza.

[3] Da tutto ciò possiamo vedere quale sia il significato di novantanove, perché questo numero, essendo precedente a cento, significa il tempo che precede la piena congiunzione dell'uomo interno del Signore con il suo razionale. Nel caso del Signore, la prima facoltà razionale era rappresentata da Ismaele. E la natura di questo razionale è stata sufficientemente mostrata nel precedente capitolo 16. Con Isacco è rappresentato il Divino razionale del Signore, come apparirà in ciò che segue. Dal lungo soggiorno di Abramo nella terra di Canaan - ventiquattro anni, cioè dieci anni prima della nascita di Ismaele, e tredici anni dopo di essa - senza che egli avesse avuto figli dalla moglie, Sarai, e dalla promessa di un figlio, che fu fatta quando aveva novantanove anni, tutti possono vedere che è coinvolto un arcano. L'arcano era che egli potesse così rappresentare l'unione della Divina essenza del Signore con la sua essenza umana; e di fatto, l'unione del suo uomo interno, che è Jehovah, con il suo razionale.

  
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Arcana Coelestia #468

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468. Significato interiore

Da quanto è stato detto e mostrato nel capitolo precedente, è evidente che i nomi rappresentano eresie e dottrine. Quindi si può vedere che attraverso i nomi in questo capitolo non sono intese persone, ma cose, e nel caso di specie, dottrine, o chiese, che sono state conservate, nonostante i cambiamenti che hanno subito, dalla chiesa più antica fino a quella rappresentata da Noè. Ogni chiesa nel corso del tempo decresce, e alla fine restano pochi seguaci; e quei pochi rimasti al tempo del diluvio sono stati chiamati Noè.

[2] Che la vera chiesa vada decrescendo finché non restano che pochi fedeli, è evidente da altre chiese che hanno subito questa sorte. Quelli che rimangono sono chiamati nella Parola resti e residuo, e di essi si dice che sono nel mezzo o al centro della terra. E poiché questo vale in generale e nel particolare, così è per la chiesa, in senso universale, e per ogni singolo uomo, nel particolare. Perché, a meno che il Signore non preservasse i residui di ogni uomo, questi perirebbe in eterno, dal momento che la vita spirituale e celeste è in quei resti. Così anche in senso generale o universale, se non ci fosse sempre qualcuno presso cui la chiesa o la vera fede è rimasta, la razza umana perirebbe. Perché, come è generalmente noto, una città, anzi a volte un regno intero, viene salvato per il bene di pochi. A questo riguardo la sorte della chiesa è la medesima del corpo umano; finché il cuore batte, la vita è possibile per l'intero organismo. Ma quando il cuore è indebolito, le altre parti del corpo cessano di essere nutrite, e l'uomo muore. Gli ultimi resti sono quelli rappresentati da Noè; perché - come risulta da Genesi 6:12, nonché in altri luoghi - tutta la terra era diventata corrotta.

[3] Dei residui esistenti presso ogni individuo come pure presso la chiesa in generale, è scritto diffusamente nei profeti; come in Isaia:

Colui che viene lasciato in Sion e chi sarà rimasto in Gerusalemme, sarà chiamato santo, e anche tutti quelli che sono iscritti alla vita in Gerusalemme, quando il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion, e avrà pulito Gerusalemme dal sangue versato (Isaia 4:3-4)

nel cui passo la santità fa riferimento ai residui, vale a dire a ciò che resta della chiesa, e dell'uomo della chiesa; perché quelli che sono superstiti in Sion e Gerusalemme non potevano essere considerati santi solo in quanto rimasti.

Nello stesso profeta:

E avverrà in quel giorno, che i resti di Israele, quelli che sono scampati della casa di Giacobbe, non potranno più restare sotto colui che li ha perseguitati, ma rimarranno presso Signore il Santo d'Israele in verità. I resti torneranno, ciò che resta di Giacobbe, fino a Dio onnipotente (Isaia 10:20-21).

In Geremia:

In quei giorni e in quei tempi, si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più; e i peccati di Giuda non saranno trovati; poiché io li perdonerò a coloro di cui avrò ottenuto un residuo (Geremia 50:20)

In Michea:

I resti di Giacobbe saranno, in mezzo a molti popoli, come la rugiada del Signore, come pioggia sull'erba (Michea 5:7)

[4] Il residuo o i resti di un uomo, o della chiesa, sono stati anche rappresentati dai decimi, che erano considerati sacri; quindi anche un numero contenente il dieci era sacro, e dieci fa quindi riferimento a ciò che rimane; come in Isaia:

Il Signore dovrà allontanare l'uomo, e molte cose saranno lasciate in mezzo al paese; e nondimeno, una decima parte di esso farà ritorno, e sarà esposta alla desolazione; come una quercia e un leccio, quando la chioma è gettata via, essendo il tronco il suo seme santo (Isaia 6:12-13)

dove il residuo è chiamato seme santo. E in Amos:

Così dice il Signore, Delle città che superano i mille abitanti, ne saranno risparmiati un centinaio, e di quelle che superano un centinaio di membri ne saranno risparmiati dieci nella casa d'Israele (Amos 5:3)

In questi e molti altri passi, nel significato interiore si intendono i resti di cui abbiamo parlato. Che una città è preservata per il bene dei resti della chiesa, è evidente da quello che è stato detto di Abramo riguardo a Sodoma:

Abramo rispose: Forse dieci possono essere trovati lì; ed egli disse, Non la distruggerò per amore di quei dieci (Genesi 18:32)

  
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