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Genesi 16

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1 Or Sarai, moglie d’Abramo, non gli avea dato figliuoli. Essa aveva una serva egiziana per nome Agar.

2 E Sarai disse ad Abramo: "Ecco, l’Eterno m’ha fatta sterile; deh, va’ dalla mia serva; forse avrò progenie da lei". E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai.

3 Sarai dunque, moglie d’Abramo, dopo che Abramo ebbe dimorato dieci anni nel paese di Canaan, prese la sua serva Agar, l’Egiziana, e la diede per moglie ad Abramo suo marito.

4 Ed egli andò da Agar, che rimase incinta; e quando s’accorse ch’era incinta, guardò la sua padrona con disprezzo.

5 E Sarai disse ad Abramo: "L’ingiuria fatta a me, ricade su te. Io t’ho dato la mia serva in seno; e da che ella s’è accorta ch’era incinta, mi guarda con disprezzo. L’Eterno sia giudice fra me e te".

6 E Abramo rispose a Sarai: "Ecco, la tua serva è in tuo potere; fa’ con lei come ti piacerà". Sarai la trattò duramente, ed ella se ne fuggì da lei.

7 E l’angelo dell’Eterno la trovò presso una sorgente d’acqua, nel deserto, presso la sorgente ch’è sulla via di Shur,

8 e le disse: "Agar, serva di Sarai, donde vieni? e dove vai?" Ed ella rispose: "Me ne fuggo dal cospetto di Sarai mia padrona".

9 E l’angelo dell’Eterno le disse: "Torna alla tua padrona, e umiliati sotto la sua mano".

10 L’angelo dell’Eterno soggiunse: "Io moltiplicherò grandemente la tua progenie, e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa".

11 E l’angelo dell’Eterno le disse ancora: "Ecco, tu sei incinta, e partorirai un figliuolo, al quale porrai nome Ismaele, perché l’Eterno t’ha ascoltata nella tua afflizione;

12 esso sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà in faccia a tutti i suoi fratelli".

13 Allora Agar chiamò il nome dell’Eterno che le avea parlato, Atta-El-Roi, perché disse: "Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che m’ha vista?"

14 Perciò quel pozzo fu chiamato "il pozzo di Lachai-Roi". Ecco, esso è fra Kades e Bered.

15 E Agar partorì un figliuolo ad Abramo; e Abramo, al figliuolo che Agar gli avea partorito, pose nome Ismaele.

16 Abramo aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.

   

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Arcana Coelestia #1807

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1807. E disse: Guarda ora verso il cielo. Che questo significhi la rappresentazione del regno del Signore in una visione mentale dell'universo, si può vedere dal significato di cielo. Cielo nella Parola, nel senso interno, non significa il cielo che appare alla vista, ma il regno del Signore, universalmente e nel particolare. Quando un uomo che guarda alle cose interne attraverso quelle esteriori vede i cieli, non pensa a tutto il cielo stellato, ma al cielo angelico; e quando vede il sole, non pensa al sole, ma al Signore, come il sole del cielo. Così anche quando vede la luna e anche le stelle; e quando vede l'immensità dei cieli, non pensa alla loro immensità, ma al potere incommensurabile e infinito del Signore. È lo stesso quando vede tutte le altre cose, perché non c'è nulla che non sia rappresentativo.

[2] Allo stesso modo per le cose sulla terra; come quando osserva l'alba, non pensa all'alba, ma al sorgere di tutte le cose dal Signore, e alla progressione nel giorno della sapienza. Così, quando vede giardini, boschetti e aiuole, l'occhio non fissa alcun albero, fioritura, foglia o frutto; ma alle cose celesti che questi rappresentano; né fissa alcun fiore, e la sua bellezza e piacevolezza; ma ciò che rappresentano nell'altra vita. Perché non c'è niente di bello e piacevole nei cieli o sulla terra, che non sia in qualche modo rappresentativo del regno del Signore; si veda in proposito ciò che è stato detto in n. 1632. Questo è guardare verso il cielo, che significa una rappresentazione del regno del Signore in una visione mentale dell'universo.

[3] Il motivo per cui tutte le cose nel cielo e sulla terra sono rappresentative, è che esse sono venute ad esistenza e sussistono continuamente per influsso del Signore attraverso attraverso il cielo. È come per il corpo umano, che esiste e sussiste per mezzo dell'anima; in proposito, tutte le cose del corpo, sia in generale, sia nel particolare, sono rappresentative dell'anima. L'anima è nell'uso e nel fine, mentre il corpo è nell'esercizio di questi. Tutti gli effetti, qualsiasi essi siano, sono allo stesso modo rappresentativi degli usi, che ne sono le cause; e gli usi sono rappresentativi dei fini che appartengono ai principi.

[4] Coloro che sono nelle idee Divine non si soffermano mai nella vista esteriore, ma da questa e attraverso questa vedono costantemente le cose interiori. Gli autentici soggetti interni sono quelli inerenti il regno del Signore, dunque quelli che sono nell'autentico fine. È lo stesso per la Parola del Signore; colui che è nelle cose Divine, non considera mai la Parola nel suo senso letterale, ma lo considera come rappresentativo e significativo delle cose celesti e spirituali della chiesa e del regno del Signore. Per lui il senso letterale è semplicemente un mezzo per veicolare il suo pensiero. Tale era la vista del Signore.

  
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