Die Bibel

 

Genesi 16

Lernen

   

1 Or Sarai, moglie d’Abramo, non gli avea dato figliuoli. Essa aveva una serva egiziana per nome Agar.

2 E Sarai disse ad Abramo: "Ecco, l’Eterno m’ha fatta sterile; deh, va’ dalla mia serva; forse avrò progenie da lei". E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai.

3 Sarai dunque, moglie d’Abramo, dopo che Abramo ebbe dimorato dieci anni nel paese di Canaan, prese la sua serva Agar, l’Egiziana, e la diede per moglie ad Abramo suo marito.

4 Ed egli andò da Agar, che rimase incinta; e quando s’accorse ch’era incinta, guardò la sua padrona con disprezzo.

5 E Sarai disse ad Abramo: "L’ingiuria fatta a me, ricade su te. Io t’ho dato la mia serva in seno; e da che ella s’è accorta ch’era incinta, mi guarda con disprezzo. L’Eterno sia giudice fra me e te".

6 E Abramo rispose a Sarai: "Ecco, la tua serva è in tuo potere; fa’ con lei come ti piacerà". Sarai la trattò duramente, ed ella se ne fuggì da lei.

7 E l’angelo dell’Eterno la trovò presso una sorgente d’acqua, nel deserto, presso la sorgente ch’è sulla via di Shur,

8 e le disse: "Agar, serva di Sarai, donde vieni? e dove vai?" Ed ella rispose: "Me ne fuggo dal cospetto di Sarai mia padrona".

9 E l’angelo dell’Eterno le disse: "Torna alla tua padrona, e umiliati sotto la sua mano".

10 L’angelo dell’Eterno soggiunse: "Io moltiplicherò grandemente la tua progenie, e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa".

11 E l’angelo dell’Eterno le disse ancora: "Ecco, tu sei incinta, e partorirai un figliuolo, al quale porrai nome Ismaele, perché l’Eterno t’ha ascoltata nella tua afflizione;

12 esso sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà in faccia a tutti i suoi fratelli".

13 Allora Agar chiamò il nome dell’Eterno che le avea parlato, Atta-El-Roi, perché disse: "Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che m’ha vista?"

14 Perciò quel pozzo fu chiamato "il pozzo di Lachai-Roi". Ecco, esso è fra Kades e Bered.

15 E Agar partorì un figliuolo ad Abramo; e Abramo, al figliuolo che Agar gli avea partorito, pose nome Ismaele.

16 Abramo aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.

   

Aus Swedenborgs Werken

 

Arcana Coelestia #1906

studieren Sie diesen Abschnitt

  
/ 10837  
  

1906. Dopo che erano trascorsi dieci anni da quando Abramo abitava nella terra di Canaan. Che ciò significhi i resti del bene e della verità che ne deriva, che il Signore si procurò, e per mezzo dei quali il razionale fu concepito, è evidente dal significato di dieci, vale a dire, ciò che rimane, di cui si è detto più sopra, n. 576. Cosa siano i resti, è stato affermato e mostrato in precedenza n. 468, 530, 560-561, 660-661,798, 1050) cioè che sono tutti gli stati dell'affezione per il bene e la verità di cui l'uomo è dotato dal Signore, fin dalla prima infanzia e fino alla fine della vita. Questi stati sono custoditi per l'uso dopo la morte; perché nell'altra vita tutti gli stati della vita di ciascuno, ritornano in successione, e sono poi mitigati dagli stati del bene e della verità con cui l'uomo è stato dotato dal Signore. Più rimane, di ciò che l'uomo ha ricevuto nella vita del corpo - cioè di più del bene e della verità - tanto più incantevole e gradevole appare ciò che resta dei suoi stati, quando questi ritornano. Che sia davvero così può essere evidente a chiunque dalla considerazione che quando un uomo nasce, non ha neppure una particella del bene da se stesso, ma è completamente contaminato dal male ereditario. Tutto ciò che è bene fluisce in lui, come il suo amore per i genitori, gli istitutori, i compagni; e questo dall'innocenza. Questo è ciò che fluisce dal Signore – di cui l'uomo è intriso dall'infanzia - attraverso il cielo dell'innocenza e della pace.

[2] In seguito, con l'età adulta, questi stati di bene, innocenza e pace dell'infanzia recedono a poco a poco; e man mano che l'uomo è introdotto nel mondo, è iniziato ai piaceri e alle sue cupidità, e quindi ai mali, le cose ovvero i beni celesti dell'età dell'infanzia cominciano a scomparire; e nondimeno, rimangono, e gli stati che l'uomo assume in seguito o acquisisce sono mitigati da questi. Senza di essi un uomo non può mai essere un uomo, perché gli stati delle cupidità, ovvero del male, se non sono temperati dagli stati dell'affezione per il bene, sarebbero più atroci di qualunque bestia. Questi stati del bene sono quelli che vengono chiamati resti, donati dal Signore e impiantati nella sua indole naturale, pur essendo l'uomo completamente ignaro di ciò.

[3] Nel corso della sua vita egli è anche dotato di nuovi stati; ma questi non sono tanto stati di bene, quanto stati di verità, perché crescendo è intriso di verità, che allo stesso modo sono custodite in lui, nel suo uomo interiore. In ragione di questi resti, che sono quelli della verità, che nasce dall'influsso delle cose spirituali, dal Signore, l'uomo ha l'abilità di pensare, e anche di comprendere quale sia il bene e la verità della vita civile e morale; e anche di ricevere la verità spirituale ovvero la fede. Tuttavia, egli non può far questo se non per mezzo dei resti del bene che aver ricevuto durante l'infanzia. Che ci siano i resti, e che siano custoditi nell'uomo nel suo interiore razionale, è completamente ignoto all'uomo; e questo perché egli ignora che vi sia un influsso e suppone che ogni cosa in lui sia naturale, e innata in lui, cioè che tutto sia in lui, sin dall'infanzia, quando invece la realtà è totalmente differente. I resti ricorrono in molti luoghi della Parola, e per essi s'intendono quegli stati per mezzo dei quali un uomo diviene uomo, e questo unicamente per opera del Signore.

[4] Ma i resti che appartenevano al Signore erano tutti gli stati Divini che egli si procurò, e con i quali congiunse la Divina essenza all'essenza umana. Questi non possono essere comparati ai resti che riguardano l'uomo, perché questi ultimi non sono Divini, ma umani. Si tratta dei resti appartenenti al Signore sono rappresentati dai dieci anni in cui Abramo dimorò nella terra di Canaan. Quando gli angeli ascoltano la Parola, non sanno cosa sia il numero dieci, ma non appena tale numero è pronunciato dall'uomo, l'idea dei resti affiora alla loro mente. Per dieci e per le decime nella Parola s'intendono i resti, come è evidente da quanto sopra mostrato (n. 576, 1738) e quando percepiscono l'idea che erano trascorsi dieci anni da quando Abramo abitava nella terra di Canaan, l'idea del Signore affiora in loro, e allo stesso tempo, innumerevoli altre cose che sono significate dai resti nel Signore durante il tempo in cui egli era nel mondo.

  
/ 10837  
  

Many thanks to Fondazione Swedenborg for making this translating publicly available.