Bible

 

Ezechiele 35

Studie

   

1 E la parola dell’Eterno mi fu rivolta in questi termini:

2 "Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso il monte di Seir, e profetizza contro di esso,

3 e digli: Così parla il Signore, l’Eterno: Eccomi a te, o monte di Seir! Io stenderò la mia mano contro di te, e ti renderò una solitudine, un deserto.

4 Io ridurrò le tue città in rovine, tu diventerai una solitudine, e conoscerai che io sono l’Eterno.

5 Poiché tu hai avuto una inimicizia eterna e hai abbandonato i figliuoli d’Israele in balìa della spada nel giorno della loro calamità, nel giorno che l’iniquità era giunta al colmo,

6 com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno, io ti metterò a sangue, e il sangue t’inseguirà; giacché non hai avuto in odio il sangue, il sangue t’inseguirà.

7 E ridurrò il monte di Seir in una solitudine, in un deserto, e ne sterminerò chi va e chi viene.

8 Io riempirò i suoi monti dei suoi uccisi; sopra i tuoi colli, nelle tue valli, in tutti i tuoi burroni cadranno gli uccisi dalla spada.

9 Io ti ridurrò in una desolazione perpetua, e le tue città non saranno più abitate; e voi conoscerete che io sono l’Eterno.

10 Siccome tu hai detto: Quelle due nazioni e que’ due paesi saranno miei, e noi ne prenderemo possesso (e l’Eterno era quivi!),

11 com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno, io agirò con l’ira e con la gelosia, che tu hai mostrate nel tuo odio contro di loro; e mi farò conoscere in mezzo a loro, quando ti giudicherò.

12 Tu conoscerai che io, l’Eterno, ho udito tutti gli oltraggi che hai proferiti contro i monti d’Israele, dicendo: Essi son desolati; son dati a noi, perché ne facciam nostra preda.

13 Voi, con la vostra bocca, vi siete inorgogliti contro di me, e avete moltiplicato contro di me i vostri discorsi. Io l’ho udito!

14 Così parla il Signore, l’Eterno: Quando tutta la terra si rallegrerà, io ti ridurrò in una desolazione.

15 Siccome tu ti sei rallegrato perché l’eredità della casa d’Israele era devastata, io farò lo stesso di te: tu diventerai una desolazione, o monte di Seir: tu, e Edom tutto quanto; e si conoscerà che io sono l’Eterno.

   

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Arcana Coelestia # 4240

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Nuova Gerusalemme e dottrina celeste # 121

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121. La fede separata dall'amore, o carità, è come la luce d'inverno, nella quale tutte le cose sulla terra sono intorpidite, e non vi sono raccolti, frutti né fiori; viceversa la fede insieme all'amore, o carità è come la luce a primavera e in estate, in cui tutte le cose fioriscono e fruttificano (n. 2231, 3146, 3412, 3413). La luce invernale della fede separata dalla carità è mutata in densa oscurità al fluire della luce del cielo; e coloro che sono in quella fede, allora divengono ciechi e stolti (n. 3412, 3413).

Coloro che separano la fede dalla carità nella dottrina e nella vita, sono nell'oscurità, quindi nell'ignoranza della verità e nelle falsità, perché questo sono l'oscurità (n. 9186). Essi si precipitano nelle falsità e nei mali conseguenti (n. 3325, 8094). Errori e falsità in cui si precipitano (n. 4721, 4730, 4776, 4783, 4925, 7779, 8313, 8765, 9224). La Parola è preclusa ad essi (n. 3773, 4783, 8780). Essi non vedono né hanno in considerazione tutte quelle cose che il Signore insegna dell'amore e della carità, e dei loro frutti, o beni in atto (n. 1017, 3416). Né essi sanno cosa sia il bene, e neppure cosa sia l'amore celeste e la carità (n. 2517, 3603, 4136, 9995).

La fede separata dalla carità non è la fede (n. 654, 724, 1162, 1176, 2049, 2116, 2343, 2349, 2417, 3849, 3868, 6348, 7039, 7342, 9783). Tale fede si estingue nell'altra vita (n. 2228, 5820). Quando la sola fede è considerata preponderante, le verità sono contaminate dalla falsità di tale primato (n. 2335). Tali persone no possono essere persuase della falsità della loro fede, in quanto ciò è contrario al fondamento della loro fede (n. 2385). La sola fede estingue la carità (n. 6353, 8094). Coloro che separano la fede dalla carità erano rappresentati da Caino, Cam, Ruben, dai primogeniti degli egiziani, e dai Filistei (n. 3325, 7097, 7317, 8093).

Coloro che rendono la fede salvifica, giustificano la vita condotta empiamente. Coloro che sono in una vita malvagia non hanno fede perché essi non hanno la carità (n. 3865, 7766, 7778, 7790, 7950, 8094). Essi sono interiormente nelle falsità dei mali loro propri, sebbene ignorino ciò (n. 7790, 7950). Perciò il bene non può essere congiunto presso di loro (n. 8981, 8983). Nell'altra vita essi sono contro il bene e contro coloro che sono nel bene (n. 7097, 7127, 7317, 7502, 7545, 8096, 8313). Quelli che sono semplici nel cuore, e nondimeno, sono savi, conoscono quale sia il bene della vita, quindi sanno quale sia la carità, ma ignorano cosa sia la fede separata (n. 4741, 4754).

Tutte le cose della chiesa sono in relazione al bene e alla verità, e conseguentemente, alla carità e alla fede (n. 7752-7754). La chiesa non è presso l'uomo finché le verità non sono radicate nella sua vita, fino a diventare il bene della carità (n. 3310). La carità costituisce la chiesa, e non la fede separata dalla carità (n. 809, 916, 1798, 1799, 1834, 1844). L'interiore della chiesa è la carità (n. 1799, 7755). Pertanto, non c'è la chiesa dove non c'è la carità (n. 4766, 5826). La chiesa sarebbe una se tutti la considerassero in relazione alla carità, seppure gli uomini possono essere differenti in quanto alla dottrina della fede e al culto (n. 1285, 1316, 1798, 1799, 1834, 1844, 2385, 2982, 3267, 3451). Quanto bene vi sarebbe nella chiesa se fossi attribuita la priorità alla carità rispetto alla fede (n. 6269, 6272). Ogni chiesa ha inizio dalla carità; ma nel corso del tempo essa si volge verso la fede, e infine unicamente verso la fede (n. 1834, 1835, 2231, 4683, 8094). Non vi è più fede negli ultimi tempi della chiesa perché non vi è carità (n. 1843). Il culto del Signore consiste in una vita di carità (n. 8254, 8256) La qualità del culto è secondo la qualità della carità (n. 2190).

L'uomo della chiesa esteriore ha un interno se il suo interiore è nella carità (n. 1100, 1102, 1151, 1153). La dottrina delle chiese antiche era la dottrina della vita, che è la dottrina della carità, e non la dottrina della fede separata (n. 2385, 2417, 3419, 3420, 4844, 6628, 7259-7262).

Il Signore semina e impianta la verità nel bene della carità quando egli rigenera l'uomo (n. 2063, 2189, 3310). Viceversa, il seme che è della verità della fede non può mettere radici (n. 880). Allora i beni e le verità della fede incrementano secondo la qualità e la quantità della carità ricevuta (n. 1016). La luce di una persona rigenerata ma dalla carità, attraverso la fede (n. 854). Le verità della fede, quando l'uomo è rigenerato, entrano con la delizia dell'affezione, perché egli ama osservarle, ed esse si riproducono con la stessa affezione, perché aderiscono all'uomo (n. 2487, 3040, 3066, 3074, 3336, 4018, 5893).

Coloro che vivono nell'amore per il Signore, e nella carità verso il prossimo, non subiscono alcuna perdita per l'eternità, perché sono congiunti al Signore; diverso è per coloro che sono nella fede separata (n. 7506, 7507). L'uomo resta tale quale è la sua vita nella carità, e non tale quale è la sua fede separata (n. 8256). Tutti gli stati di felicità di coloro che hanno vissuto nella carità, ritornano nell'altra vita, in una misura immensamente maggiore (n. 823). La beatitudine celeste fluisce dal Signore nella carità, in quanto autentica vita dell'uomo, ma non nella fede separata dalla carità (n. 2363). Nel cielo tutti sono considerati in relazione alla carità, e non rispetto alla fede separata (n. 1258, 1394). Tutti sono associati nei cieli secondo i rispettivi amori (n. 7085). Nessuno è ammesso nel cielo in virtù della rettitudine del pensiero, ma a motivo della rettitudine della volontà (n. 2401, 3459). Finché l'agire rettamente non è congiunto con la rettitudine della volontà e del pensiero, non vi è salvezza, né alcuna congiunzione dell'uomo interno con l'esterno (n. 3987). Il Signore e la fede in lui, sono ricevuti nell'altra vita solo da coloro che sono nella carità (n. 2343).

Il bene è il desiderio perenne ed il conseguente sforzo di congiungersi con le verità, e della carità con la fede (n. 9206, 9207, 9495). Il bene della carità riconosce la sua propria verità della fede; e la verità della fede, il suo proprio bene della carità (n. 2429, 3101, 3102, 3161, 3179, 3180, 4358, 5807, 5835, 9637). Quindi vi è una congiunzione della della verità della fede e del bene della carità (n. 3834, 4096, 4097, 4301, 4345, 4353, 4364, 4368, 5365, 7623-7627, 7752-7762, 8530, 9258, 10555). La loro congiunzione è come un matrimonio (n. 1904, 2173, 2508). La legge del matrimonio è che due siano uno, secondo la Parola del Signore (n. 10130, 10168, 10169). Così anche fede e carità (n. 1094, 2173, 2503). Perciò la fede che sia la fede, nella sua essenza è carità (n. 2228, 2839, 3180, 9783). Come il bene è l'essenza di una cosa, e la verità ne è la sussistenza, così anche la carità è l'essenza della chiesa, e la fede è la sussistenza che ne deriva (n. 3409, 3180, 4574, 5002, 9145). La verità della fede tra e la sua esistenza dal bene della carità, quindi una vita conforme alle verità della fede è la carità (n. 1589, 1947, 2571, 4070, 4096, 4097, 4736, 4757, 4884, 5147, 5928, 9154, 9667, 9841, 10729). La fede non può essere data se non nella carità, e qualora non sia nella carità, non vi è bene nella fede (n. 2261, 4368). La fede non è vitale presso l'uomo se egli semplicemente conosce e pensa le cose della fede, ma quando egli le vuole, e dalla volontà le mette in atto (n. 9224).

Non c'è salvezza attraverso la fede, ma attraverso una vita conforme alle verità della fede, che è la vita della carità (n. 379, 389, 2228, 4663, 4721). Coloro che credono dalla dottrina della chiesa che la sola fede sia salvifica, sono salvati se agiscono con giustizia per il bene della giustizia e con rettitudine per amore del bene (n. 2442, 3242, 3459, 3463, 7506, 7507). Se la mera contemplazione della fede fosse salvifica, tutti sarebbero salvati (n. 2361, 10659).

La carità costituisce il cielo presso l'uomo, e non la fede senza di essa (n. 3513, 3584, 3815, 9832, 10714, 10715, 10721, 10724). Nel cielo tutti sono considerati in relazione alla carità, non alla fede (n. 1258, 1394, 2361, 4802). La congiunzione del Signore presso l'uomo non è attraverso la fede, ma per una vita conforme alle verità della fede (n. 9380, 10143, 10153, 10310, 10578, 10645, 10648). Il Signore è l'albero della vita, i beni della carità, i frutti, e la fede, le foglie (n. 3427, 9337). La fede è il luminare minore, e il bene è il luminare maggiore (n. 30-38).

Gli angeli del regno celeste del Signore non conoscono la fede e neppure la nominano, mentre gli angeli del regno spirituale del Signore parlano di essa, perché essi ragionano intorno alle verità (n. 202, 203, 337, 2715, 3246, 4448, 9166, 10786). Gli angeli del regno celeste del Signore dicono solo, Sì, sì e no, no, mentre gli angeli del regno spirituale del Signore discutono se una cosa sia così o no, in merito alle verità spirituali che sono della fede (n. 2715, 3246, 4448, 9166, 10786). Ciò s'intende con le parole del Signore:

Sia il vostro discorso, sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo viene dal maligno (Matteo 5:37)

La ragione di tale indole degli angeli celesti è che essi ricevono le verità della fede immediatamente nella loro vita, senza depositarla prima nella loro memoria, come fanno gli angeli spirituali; e quindi essi sono nella percezione di tutte le cose della fede (n. 202, 585, 597, 607, 784, 1121, 1387, 1398, 1442, 1919, 5113, 5897, 6367, 7680, 7877, 8521, 8780, 9936, 9995, 10124).

La fiducia o affidamento, che in senso eminente è chiamata fede salvifica, è data a coloro che sono nel bene in quanto alla vita, e quindi a coloro che sono nella carità (n. 2982, 4352, 4683, 4689, 7762, 8240, 9239-9245). Pochi sanno cosa sia la fiducia (n. 3868, 4352).

Che differenza c'è nel credere in ciò che è da Dio, e nel credere in Dio (n. 9239, 9243).Una cosa è conoscere, altro è riconoscere, e altro avere fede (n. 896, 4319, 5664). Vi è la conoscenza esteriore della fede, quella delle cose razionali della fede e quella delle cose spirituali (n. 2504, 8078). La prima cosa è il riconoscimento del Signore (n. 10083). tutto ciò che fluisce nell'uomo dal Signore è bene (n. 1614, 2016, 2751, 2882, 2883, 2891, 2892, 2904, 6193, 7643, 9128).

C'è una fede persuasiva, che tuttavia non è la fede (n. 2343, 2682, 2689, 3427, 3865, 8148). Essa appare da diversi ragionamenti, secondo cui la fede è preponderante rispetto alla carità, ma tale concezione è fallace (n. 3324). Può essere noto dalla luce della ragione che il bene e quindi, la carità è preponderante, e la verità, e quindi la fede, è ad essa subordinata (n. 6273). Il bene, o la carità è effettivamente al primo posto, ovvero è la prima cosa della chiesa, e la verità è in secondo luogo, seppure appaia altrimenti (n. 3324, 3325, 3330, 3336, 3494, 3539, 3548, 3556, 3570, 3576, 3603, 3701, 3995, 4337, 4601, 4925, 4926, 4928, 4930, 5351, 6256, 6269, 6272, 6273, 8042, 8080, 10110). Gli antichi disputavano su ciò che avesse la primogenitura della chiesa, se fosse la fede o la carità (n. 367, 2435, 3324).

  
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