1798. Abramo aggiunse: Non mi hai dato una discendenza. Che questo significhi che non esisteva alcuna chiesa interna, si evince dal significato di discendenza [seme] , che è l'amore e la fede, di cui si è detto più sopra n. 255, 256, 1025) e dal significazione di erede, come spiegato di seguito. Che l'amore e la fede che ne deriva siano l'interno della chiesa è già stato più volte detto e mostrato. Nessuna altra fede s'intende, essendo l'interno della chiesa ciò che è dell'amore o della carità, cioè che è dall'amore o dalla carità.
[2] La fede, in senso generale, è tutto l'insegnamento dottrinale della Chiesa. Ma la dottrina separata dall'amore o dalla carità in alcun mondo può rendere l'interno della chiesa, poiché la dottrina è solo la conoscenza che appartiene alla memoria, e questa esiste anche presso i peggiori uomini, e anche presso gli uomini infernali. Viceversa, la dottrina che è dalla carità, ovvero che appartiene alla carità, fa l'interno della chiesa, perché appartiene alla vita. La vita stessa è l'interiore di ogni culto; e così è tutta la dottrina che scaturisce dalla vita della carità; è questa la dottrina che della fede che qui s'intende. Che sia questa la fede che costituisce l'interno della chiesa, si può vedere da questa sola considerazione, che chi ha la vita della carità conosce tutte le cose della fede. Si esaminino tutte le cose della dottrina e si scopra cosa e di che qualità sono; non si riferiscono esse alla carità e, di conseguenza, alla fede che è dalla carità?
[3] Si considerino i precetti del Decalogo. Il primo di questi è amare il Signore Iddio. Colui che ha la vita dell'amore o della carità, amare il Signore Iddio, perché questa è la sua vita. Un altro precetto è osservare il sabato. Colui che è nella vita dell'amore, o nella carità, considera il sabato nella sua santità, perché nulla è più dolce per lui che amare il Signore e glorificarlo ogni giorno. Il precetto non uccidere è completamente dalla carità. Colui che ama il prossimo, rabbrividirebbe nel fare ciò che possa ferirlo, e a maggior ragione ucciderlo. Così anche il precetto non rubare; perché colui che la vita della carità preferirebbe dare ciò che è proprio al prossimo, piuttosto che prendere qualsiasi cosa da lui. E così con il precetto non commettere adulterio; colui che è nella vita della carità vigila sulla moglie del suo prossimo, affinché nessuno possa infliggerle tale danno; e considera l'adulterio come un crimine contro la coscienza, capace di distruggere l'amore coniugale ed i suoi doveri. Desiderare ciò che appartiene al prossimo è anche contrario alla volontà
di coloro che sono nella vita della carità; perché è della carità desiderare il bene degli altri dal proprio e da ciò che appartiene a se stessi; dunque, non desiderando in alcun modo le cose altrui.
[4] Questi sono i precetti del Decalogo che costituiscono le cose dottrinali della fede più esteriori; e questi sono presenti non solo nella memoria ma anche nel cuore di chi è nella carità, e nella sua vita; e sono impressi in lui, perché sono nella sua carità, e quindi nella sua stessa vita; oltre ad altre cose di natura dogmatica che questi conosce allo stesso modo, dalla carità; perché vive in modo conforme alla coscienza di ciò che è giusto. Alla giustizia e la verità che egli non può comprendere né esplorare, crede semplicemente, ovvero dalla semplicità cuore, perché il Signore lo ha detto; e colui che crede non pecca, anche se ciò a cui crede non è vero in sé, ma è una verità apparente.
[5] Come per esempio, se qualcuno crede che il Signore sia arrabbiato, che egli punisca, che egli metta alla prova e simili cose. Oppure, se egli ritiene che il pane e il vino nella Santa Cena abbiano una valenza rappresentativa, o che la carne e il sangue siano in qualche modo presenti, è irrilevante se dicono l'una o l'altra. Sebbene siano pochi ad avere un'opinione in proposito e, anche se hanno una tale opinione, a condizione che questo sia fatto da un cuore semplice, credono a ciò in cui sono stati istruiti e tuttavia vivono nella carità. Questi, quando odono che il pane e il vino nel senso interno significano l'amore del Signore verso l'intero genere umano e le cose che sono di questo amore e l'amore reciproco dell'uomo verso il Signore e verso il prossimo, credono immediatamente e si rallegrano che sia così. Non altrettanto coloro che sono nelle cose dottrinali e non nella carità; questi disputano su ogni cosa, e condannano tutti coloro che non hanno la loro stessa opinione. Da tutto questo chiunque può comprendere che l'amore per il Signore e la carità verso il prossimo costituiscono l'interno della chiesa.