വ്യാഖ്യാനം

 

Le grandi idee

വഴി New Christian Bible Study Staff (മെഷീൻ വിവർത്തനം ചെയ്തു Italiano)

A girl gazes into a lighted globe, showing the solar system.

Eccoci nel 21° secolo. Sappiamo che l'universo è un posto enorme. Siamo pieni di conoscenze scientifiche. Ma come stiamo andando con le idee pari pari? Le nostre società umane sembrano cancellarle, o ignorarle - forse pensiamo di essere troppo occupati per loro.

Qui, sul sito del Nuovo Studio della Bibbia Cristiana, invertiremo la tendenza. Vogliamo esplorare le grandi idee che ci danno un quadro per vivere una vita migliore. Ecco un inizio di una lista di grandi idee da una nuova prospettiva cristiana. Per ogni idea, c'è una nota a piè di pagina che elenca alcuni riferimenti nelle opere teologiche di Swedenborg:

1. Dio esiste. Un solo Dio, che ha creato e sostiene l'intero universo in tutte le sue dimensioni, spirituali e fisiche. 1

2. L'essenza di Dio è l'amore stesso. E' la forza che guida tutto. 2

3. L'essenza di Dio nasce, cioè esiste, nel e attraverso la creazione. 3

4. Ci sono livelli, o gradi, della creazione - che vanno da quelli spirituali che non possiamo rilevare con i nostri sensi fisici o sensori, al livello dell'universo fisico dove la maggior parte della nostra consapevolezza è quando siamo vivi qui. 4

5. L'universo creato emana da Dio, ed è sostenuto da Dio, ma in modo importante è separato da Dio. Vuole che sia separata, in modo che la libertà possa esistere. 5

6. Dio opera dall'amore attraverso la saggezza - volendo le cose buone, e comprendendo come realizzarle. 6

7. Il livello fisico della creazione esiste per fornire agli esseri umani l'opportunità di scegliere in libertà, con razionalità, se riconoscere o meno e cooperare con Dio. 7

8. Dio fornisce a tutte le persone in ogni luogo, indipendentemente dalla loro religione, la libertà di scegliere di vivere una vita d'amore a Dio e al prossimo. 8

9. Dio ama tutti. Egli sa che la vera felicità arriva solo quando siamo disinteressati; quando siamo veramente motivati da un amore per il Signore che si fonda sull'amore per il prossimo. Egli cerca di guidare tutti, ma non ci costringerà a seguirli contro la nostra volontà. 9

10. Dio non ci giudica. Ci dice ciò che è bene e ciò che è male, e scorre nelle nostre menti per condurci verso il bene. Tuttavia, siamo liberi di rifiutare la sua guida e di scegliere invece di amare noi stessi più di tutti. Giorno dopo giorno, creiamo abitudini di generosità o di egoismo, e viviamo una vita in accordo con queste abitudini. Queste abitudini diventano il vero "noi", il nostro amore dominante. 10

11. I nostri corpi fisici alla fine muoiono, ma la parte spirituale della nostra mente continua ad andare avanti. Sta già operando su un piano spirituale, ma la nostra consapevolezza cambia - in modo che diventiamo pienamente consapevoli della realtà spirituale. 11

അടിക്കുറിപ്പുകൾ:

സ്വീഡൻബർഗിന്റെ കൃതികളിൽ നിന്ന്

 

Divine Love and Wisdom #180

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180. It is even clearer that there are levels of love and wisdom if we compare angels' love and wisdom with our love and wisdom. It is generally acknowledged that the wisdom of angels is unutterable, relatively speaking. You will see later [267, 416] that it is also incomprehensible to us when we are wrapped up in our earthly love. The reason it seems unutterable and incomprehensible is that it is on a higher level.

  
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Thanks to the Swedenborg Foundation for the permission to use this translation.

സ്വീഡൻബർഗിന്റെ കൃതികളിൽ നിന്ന്

 

Vera Religione Cristiana #459

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459. A queste spiegazioni saranno aggiunte le seguenti narrazioni memorabili. La prima. Vidi da lontano cinque ginnasi circondati ognuno da una luce differente; il primo era avvolto in una luce infiammata; il secondo in una luce gialla; il terzo in una luce candida; il quarto in una luce intermedia, fra la meridiana e la vespertina; il quinto appariva appena perché era come nell'ombra della sera. E lungo le vie vidi degli spiriti, alcuni sopra cavalli, altri sopra carri, altri che camminavano ed alcuni che correvano e si affrettavano; e questi andavano al primo ginnasio che era avvolto in una luce infiammata. A quella vista fui preso dal desiderio di andarvi anch'io, e udire quel che ivi si discutesse; perciò mi unii a coloro che andavano frettolosamente verso il primo ginnasio, ed entrai con essi. Ed ecco, vi era là una grande adunanza, di cui parte si dirigeva a destra virgole parte sinistra, per sedersi sopra dei banchi che erano accostati alle pareti. Sul davanti vidi una cattedra poco elevata nella quale stava uno che esercitava l'ufficio di presidente, con un bastone in mano, un berretto in testa e indumenti tinti della luce infiammata del ginnasio. Costui dopo che si furono raccolti, disse a voce alta: Fratelli, discutete oggi che cos'è la carità; ognuno di voi può sapere che la carità è spirituale nella sua essenza e naturale nei suoi esercizi.

Allora subito uno del primo banco a sinistra, sul quale sedevano quelli che erano reputati sapienti, si alzò e prendendo la parola disse: La mia opinione è che la moralità ispirata dalla fede è la carità. Ed egli lo confermò così: Chi non sa che la carità segue la fede, come una serva la sua padrona, e che l'uomo che ha la fede adempie la legge, di conseguenza la carità, tanto spontaneamente che egli non sa che è della legge e della carità che egli vive; poiché se lo sapesse e operasse così, e allo stesso tempo pensasse perciò alla salvezza, egli non contaminerebbe col suo proprio la santa fede, svilendone l'efficacia? Non è forse ciò conforme ai dogmi dei nostri fratelli? Ed egli volse i suoi sguardi verso coloro che erano seduti ai lati, fra i quali vi erano dei canonici; ed essi fecero un cenno col capo, in segno di approvazione. Ma che cos'è la carità spontanea se non la moralità, in cui ognuno dall'infanzia è iniziato, la quale di conseguenza, in sé è naturale, ma diviene spirituale, quando le è ispirata la fede? Chi è che discerne gli uomini dalla loro vita morale, se essi hanno la fede o no, poiché ogni uomo vive moralmente? Ma Dio solo, che infonde e sigilla la Fede, conosce distingue; perciò io affermo che la carità è la moralità ispirata dalla fede; e che questa moralità, in virtù della fede nel suo seno, è salvifica; ma ogni altra non è salvifica perché è meritoria. Perdono pertanto il loro olio tutti coloro che mischiano insieme la carità e la fede, vale a dire coloro che le congiungono dentro e non le aggiungono di fuori; perché mischiarla insieme e congiungerle sarebbe come se si mettesse in una carrozza con un primate il servitore, che sta di dietro; o come se si ammettesse il portiere nella sala da pranzo a tavola con un magnate.

Dopo questo discorso, si alzò uno di coloro che erano nel primo banco a destra e prendendo la parola disse: La mia opinione è che la pietà ispirata dalla commiserazione è la carità; ed egli lo confermò così: Niente può rendere Dio propizio più che la pietà proveniente da un cuore umile; e la pietà supplica continuamente affinché Dio dia la Fede e la carità; e il Signore dice: Domandate e vi sarà dato (Matteo 7:7). E poiché le domande sono esaudite, la fede e la carità sono nella pietà. Io dico che la pietà ispirata dalla commiserazione è la carità; infatti ogni pietà devota ha della compassione, perché la pietà muovo il cuore al pianto e ciò che cos'altro è se non la commiserazione? Questa, è vero, si ritira dopo la preghiera, ma nondimeno, ritorna con essa; e quando ritorna, la pietà è in essa, è così nella carità. I nostri sacerdoti attribuiscono la Fede a tutto quel che promuove la salvezza, e non ne attribuiscono nulla alla carità; che cosa rimane allora se non la pietà supplichevole con commiserazione rispetto all'una e all'altra? Quando io lessi la Parola, non potei vedere altrimenti se non che la fede e la carità erano i due mezzi della salvezza; ma quando consultai i ministri della chiesa, udii che la fede era l'unico mezzo e che la carità non era nulla; e allora mi parve di essere come in mare sopra una nave galleggiante fra due scogli e, per evitare che si infrangesse, mi misi in una barca e navigai; la mia barca è la pietà; e d'altronde la pietà è utile ad ogni cosa.

Dopo costui, uno di quelli del secondo banco a destra si alzò e prendendo la parola disse: La mia opinione è che la carità consiste nel far del bene a ognuno, tanto l’uomo buono, quanto il malvagio; e io lo confermo così: Che cos'è la carità se non la bontà del cuore? E un cuore buono vuole del bene a tutti, tanto i buoni, quanto i malvagi; e il Signore ha detto che bisogna fare del bene anche ai nemici. Se dunque tu distogli la carità da qualcuno allora la carità, in quanto a quella parte, non diviene essa nulla? E così l'uomo non è come se camminasse saltando sopra un solo piede avendo perduto l'altro? Il malvagio è uomo egualmente come il buono; e la carità considera l’uomo in quanto tale; se egli malvagio ciò non è di ostacolo. La carità è come il calore del sole; questo vivifica le bestie, tanto quelle feroci quanto quelle mansuete, i lupi come le pecore, e fa crescere gli alberi, tanto i cattivi quanto i buoni, i rovi come le viti. Detto ciò egli prese in mano un grappolo d'uva fresca e disse: Avviene della carità come di quest’uva, se si divide, tutto quel che è in essa si disperde qua e là. Ed egli la divise, e il succo si sparse.

Dopo questo discorso un altro nel secondo banco a sinistra si alzò e disse: La mia opinione è che la carità consiste nell’essere utili in ogni maniera ai parenti e agli amici; il che lo confermo così: Chi non sa che la carità comincia da se stesso? Ognuno infatti è il prossimo a se stesso; la carità dunque progredisce, a partire da sé verso le prossimità; prima verso i fratelli e le sorelle, e da questi verso i parenti e gli affini, e così termina la progressione della carità, a partire da se stesso. Coloro che sono fuori, sono stranieri, e gli stranieri non sono riconosciuti interiormente, così sono messi da parte dall'uomo interno; ma la natura congiunge consanguinei e parenti; e l'abitudine, che è una seconda natura congiunge gli amici, e così essi divengono il prossimo; e la carità unisce gli altri a sé interiormente, e di qui esteriormente; e coloro che non sono uniti interiormente, debbono essere chiamati solamente compagni. Tutti gli uccelli non conoscono forse le rispettive famiglie, non dalle penne ma dal suono, e quando sono vicini, dalla sfera della vita che emana dai loro corpi? Questa affezione familiare, e quindi questa congiunzione presso gli uccelli si chiama istinto; e la stessa affezione presso l'uomo, quando essa è diretta verso i suoi e verso quello che gli appartengono è veramente l'istinto dell'umana natura. Che cos'è ciò che rende omogeneo se non il sangue? La mente dell'uomo, che è anche il suo spirito, sente e quasi odora questa affinità. In questa affinità, e quindi nella simpatia, consiste l'essenza della carità. E viceversa, l'eterogeneo da cui proviene anche l'antipatia è come la mancanza di legami di sangue, e quindi la mancanza di carità; e poiché l'abitudine è una seconda natura, le altre si forma l'affinità, ne segue che la carità è anche fare del bene agli amici. Chi viaggiando per mare, arriva in un porto e ode che è una terra straniera, abitata da uomini di cui egli non conosce né lingua, né costumi, non è allora come fuori di sé, e non prova alcuna affezione verso quegli abitanti? Ma si ode che è una terra della sua patria, abitata da uomini di cui conosce la lingua e i costumi, egli è come in sé, e allora prova un piacere che è anche il piacere della carità.

Poi, uno fra quelli del terzo banco a destra si alzò e disse: La mia opinione è che la carità consiste nel fare l’elemosina e nel soccorrere gli indigenti. Questo certamente è la carità poiché è quel che insegna la Divina Parola, il cui contenuto non ammette contraddizioni. Che cos'è dare ai ricchi e a coloro che sono nell'opulenza, se non vana gloria, in cui non vi è la carità, ma la prospettiva di una remunerazione? In ciò non vi può essere una genuina affezione d’amore verso il prossimo, ma un’affezione bastarda che vale in terra, ma non nei cieli; perciò sono degne di soccorso la povertà e l’indigenza, perché in ciò non entra l'idea della remunerazione. Nella città dove io abitavo conobbi dei buoni e dei malvagi, e vedevo che tutti buoni alla vista di un povero in una strada si fermavano e gli facevano l'elemosina; ma tutti i malvagi, quando vedevano un poveri da qualche, passavano oltre, come ciechi al suo aspetto e sordi alla sua voce; e chi non sa che i buoni hanno la carità è malvagi non l'hanno? Colui che dà ai poveri e soccorre gli indigenti è simile a un pastore che conduce a pascere le pecore affamate e assetate; ma chi dà solamente ai ricchi e agli opulenti, è simile a chi adora degli idoli, e ingozza di vivande e di vino coloro che ne sono già pieni.

Dopo costui si alzò un altro dal terzo banco a sinistra che, prendendo la parola, disse: La mia opinione è che la carità consiste nel fabbricare ospedali e case di ricovero per i malati e per i poveri, orfanotrofi e ospizi, e nel provvedere al loro mantenimento con donazioni. Ed io lo confermo così: Questi benefici e soccorsi sono pubblici, e superano di gran lunga i benefici ed i soccorsi privati; quindi la carità divieni più ricca e più piena di beni; ed essendo i beni più numerosi a molteplici, la ricompensa sperata, secondo le promesse della Parola, diviene più abbondante; perché, nella misura in cui qualcuno prepara e semina il sul campo, allo stesso modo raccoglie. Non è questo forse dare ai poveri e soccorrere gli indigenti? Chi è che da qui non raccoglie gloria dal mondo e allo stesso tempo lodi e umile riconoscenza da coloro che egli mantiene? Ciò non eleva forse il cuore, e allo stesso tempo l'affezione che si chiama carità fino al suo fasto? I ricchi che non vanno a piedi per le vie, ma in carrozza, non possono volgere i loro occhi verso coloro che stanno seduti ai lati della strada, e stendere loro una piccola moneta; ma essi impiegano i loro denari per quel che è vantaggioso per molti. Gli umili poi, che vanno a piedi per le vie e che non hanno gli stessi mezzi, facciano pure le elemosine individualmente.

A queste parole un altro seduto sullo stesso banco subito, subito gli troncò la parola, prendendo a parlare in un tono più alto e disse: I ricchi non stimano mai la munificenza e l'eccellenza della loro carità più dell’obolo che il povero dà al povero; poiché noi sappiamo che chiunque agisce, lo fa secondo la sua indole, un re da re, un pretore da pretore, un tribuno da tribuno, un soldato da soldato; perché la carità, considerata in sé non viene stimata secondo l'eccellenza della persona e quindi del dono, ma secondo la pienezza dell’affezione da cui si manifesta; e così un mozzo di stalla, quando dà un quattrino, può essere dotato di una carità più piena di quella un grande che dà o lega un tesoro; il che è conforme a questo passo:

Gesù vide dei ricchi che gettavano il loro doni nella cassa delle offerte, e vide anche una povera vedova, la quale vi gettò due spicci e disse: In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti (Luca 21:1-3)

Dopo costui, uno del quarto banco a sinistra si alzò e parlò dicendo: la mia opinione è che la carità consiste nell'arricchire i tempi e nel beneficare i ministri che vi sono addetti; quel che io confermo per questa ragione, che chi fa ciò, vaglia nel suo animo quel che è santo, e agisce in virtù del santo che vi è, ed inoltre egli santifica i suoi doni; e questo è giusto quel che richiede la carità, perché essa in se stessa è santa. Ogni culto nel tempio non è forse santo? Perché il Signore dice: Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro; e i sacerdoti, suoi servitori, amministrano. Quindi concludo che i doni che si danno ai sacerdoti e ai tempi, sono superiori a quelli che vengono dispensati ad altri e per altri usi; ed inoltre al ministro è stata data la facoltà di benedire, facoltà in virtù della quale egli santifica quei doni; e di più, niente allarga tanto la mente e rallegra quanto vedere i suoi doni come tanti santuari.

Poi un altro del quarto banco a destra si alzò e parlo così: la mia opinione è che l'antica fraternità cristiana è la carità; ed io lo confermo così: Ogni chiesa che adora il vero Dio, comincia dalla carità, come cominciò l'antica chiesa cristiana; e poiché la carità unisce le menti e di molte ne fa una sola, perciò i primi cristiani si chiamavano fratelli, in Gesù Cristo loro Dio; e dato che erano circondati da barbari, fra le nazioni, che essi temevano, misero i loro beni in comune, perciò insieme ed unanimemente si rallegravano, e ogni giorno nelle loro riunioni essi parlavano del Signore Dio loro Salvatore Gesù Cristo, e nei loro pranzi e nelle loro cene essi discorrevano sulla carità; di qui la loro fraternità. Ma dopo quei tempi primitivi, quando cominciarono a nascere degli scismi e infine quando sorse la nefanda eresia ariana, che presso molti tolse l'idea della Divinità dell'umano del Signore, la carità fu messa in disuso e la fraternità dissipata. È vero che tutti quelli adorano in verità il Signore e mettono in pratica i suoi precetti, sono fratelli (Matteo 13:8); ma fratelli in spirito; e dato che attualmente nessuno è conosciuto quale egli è nello spirito, non è opportuno chiamarsi reciprocamente fratelli. La fraternità della sola fede, e ancor meno la fede in un altro Dio, che non è il Signore Dio Salvatore, non è la fraternità, perché la carità che fa la fraternità non è in quella fede; perciò io concludo che l'antica fraternità cristiana è la carità, ma essa fu, e più non è; nondimeno io predico che essa ritornerà. Quando egli pronunciò queste parole, una luce infiammata apparve attraverso la finestra dal lato dell'oriente e colorì il suo volto. A tale vista l'assemblea rimase attonita.

In ultimo, uno di coloro del quinto banco a sinistra si alzò e domandò che gli fosse permesso di aggiungere qualche cosa quel che era stato detto; ed essendogli stato accordato, disse: La mia opinione è che la carità consiste nel rimettere ad ognuno i suoi i suoi debiti. Ho desunto questa opinione dal linguaggio solito di coloro che si accostano alla santa cena; infatti alcuni allora dicono ai loro amici: perdonatemi le offese che ho commesso verso di voi,

credendo così di aver adempiuto tutti i doveri della carità. Ma io ho pensato fra me che questa è solamente una figura dipinta della carità, e non la forma reale della sua essenza, perché questo è detto anche da coloro che non li rimettono, e da quelli che non fanno alcuno sforzo per amare la carità; e questi non sono compresi nella preghiera che il Signore stesso ha insegnato: Padre, rimettici i nostri debiti come noi li rimettiamo a coloro che ne hanno commesso contro di noi; perché i debiti sono come le ulcere dove si raccoglie - se non vengono aperte e guarite - un'infezione che corrompe le parti vicine, gira intorno come una serpe ammorbando dappertutto il sangue. La stessa cosa è dei debiti contro il prossimo, i quali se non vengono rimossi attraverso la penitenza, attraverso una vita conforme ai precetti del Signore, rimangono e seducono; e coloro che senza penitenza, pregano solamente Dio di rimettere i loro peccati, sono simili agli abitanti di una città che, attaccati da una malattia contagiosa, andassero dal sindaco e gli dicessero: Signore guariscici . Il sindaco risponderebbe loro: Come, guarirvi? Andate dal medico e domandategli un rimedio, poi andate a comprarlo da un farmacista, prendetelo, e voi sarete guariti. E il Signore Dio dirà a coloro che lo supplicano di rimettere i loro peccati senza alcuna penitenza attuale: Aprite la Parola, e leggete quel che io ho detto in Isaia:

Guai alla nazione peccatrice, carica di iniquità. Perciò quando voi stenderete le vostre mani io allontanerò gli occhi miei da voi. Se anche moltiplicate la preghiera, io non le esaudisco. Lavatevi e rimuovete la malvagità delle vostre opere dinanzi agli occhi miei, cessate di fare del male; imparate a fare il bene, e allora i vostri peccati saranno rimossi e perdonati (Isaia 1:4, 15-18)

Terminato questo discorso, io alzai la mano e domandai che mi fosse permesso, quantunque straniero, di dire anche la mia opinione. Il presidente lo propose all'assemblea, e avutone il consenso, io parlai così: La mia opinione è che la carità consiste nell'agire in ogni opera e in ogni ufficio dall'amore della giustizia con giudizio, ma da un amore che non proviene da altra parte fuorché dal Signore Dio Salvatore. Tutte le cose che ho udite dire da quelli che siedono sopra questi banchi dal lato sinistro e dal lato destro, sono celebri documenti della carità; ma, come ha detto il presidente di questa assemblea, la carità è spirituale nella sua origine, e naturale nella sua derivazione; e la carità naturale, se interiormente è spirituale, appare dinanzi agli angeli angeli diafana come il diamante; ma se interiormente non è spirituale, e quindi è meramente naturale, essa appare dinanzi agli angeli come una perla simile agli occhi di un pesce cotto . Non spetta a me dire se i celebri documenti che avete presentato in ordine, siano ispirati dalla carità spirituale. Ma bisogna che io dica qui quel che sarà lo spirituale che deve essere in essi, affinché siano forme naturali della carità spirituale. Il loro spirituale consiste in ciò, che siano fatti in forza dell'amore della giustizia, con giudizio, vale a dire che l'uomo negli esercizi della carità esamini se egli agisce secondo la giustizia, e ciò egli lo esamina con giudizio. Infatti l'uomo può con i benefici fare del male, e può altresì, con delle azioni che appaiono come malefiche, fare del bene; per esempio fa del male coi benefici colui che dà a un malfattore mendicante dei soccorsi che lo mettono in grado di comprarsi una spada, sebbene costui quando domanda supplicando, non dica qual è la sua intenzione; o se lo libera dalla prigione e gli mostra la via che conduce alla selva dicendo a se stesso: Non è colpa mia se egli commette degli assassini; io ho portato soccorso ad un uomo. Valga ancora un altro esempio; se qualcuno alimenta un fannullone e si assicura che egli non sia costretto a lavorare, e gli dice: entra in una camera della mia casa, coricati nel letto affinché tu non debba affaticarti, egli fa del male, perché favorisce la pigrizia. Egualmente, chiunque promuova i suoi parenti o amici di indole malvagia a delle cariche onorevoli, con le quali possono macchinare molte specie di malvagità. Chi non può vedere che tali opere di carità non provengono da nessuno amore della giustizia, con giudizio? Viceversa, l'uomo può far del bene attraverso azioni che appaiono come malfatte; per esempio un giudice che non assolve un malfattore, perché piange e si strugge in devote preghiere, e lo supplica di perdonarlo, perché suo prossimo; quel giudice fa un’opera di carità se nondimeno, gli infligge una pena secondo la legge; perché così egli provvede affinché quel delinquente non faccia ulteriormente del male e non sia di nocumento alla società, che è il prossimo in un grado superiore, e affinché un giudizio di assoluzione non sia di scandalo. Chi non sa che è per il bene dei servitori di fanciulli se i loro rispettivi padroni e genitori li castigano per le cattive azioni che essi fanno? La stessa cosa è di coloro che sono nell'inferno, i quali tutti hanno l'amore di fare del male; perciò essi sono reclusi, in carceri; e quando fanno del male vengono puniti, il che è permesso dal Signori al fine della emendazione. È così, perché il Signore è la giustizia stessa, è tutto quel che fa, lo fai in virtù del giudizio stesso. Da questi esempi si può vedere perché la carità come ho detto poc'anzi, diviene spirituale in virtù dell'amore della giustizia, con il giudizio; ma in virtù di un amore che non viene da un'altra parte fuorché dal Signore Dio Salvatore; e ciò perché ogni bene della carità procede dal Signore, perché gli dice:

Chi dimora in me e io in lui, quegli porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla (Giovanni 15:5)

Ogni potestà mi è stata data, in cielo e in terra (Matteo 28:18)

E ogni amore della giustizia con giudizio non procede d'altra parte fuorché dal Dio del cielo, perché è la stessa giustizia, da cui l'uomo riceve ogni giudizio (Geremia 23:5; 33:15). Di qui io concludo che tutte le cose che sono state dette intorno alla carità da quelli che sono seduti su questi banchi a destra e a sinistra, cioè che la carità è la moralità ispirata dalla fede; che essa è la pietà ispirata dalla commiserazione; che essa consiste nel far del bene a ognuno tanto malvagio, quanto buono; che consiste nell'essere utile in ogni maniera ai parenti e amici; che consiste nel fare l'elemosina ai poveri e agli indigenti; che consiste nel fabbricare ospedali e sostenerli con doni, che consiste nell’arricchire i tempi e nel beneficiare coloro i ministri che vi sono addetti; che essa è l'antica fraternità cristiana; che essa consiste nel rimettere ad ognuno i suoi debiti; concludo, dicendo che tutte queste cose sono eccellenti documenti della carità, quando sono fatti in forza dell'amore della giustizia, con giudizio. Altrimenti, non sono la carità, ma sono semplicemente come rivoli separati dalla loro sorgente e come rami staccati dal loro albero, poiché la genuina carità è di credere nel Signore e agire giustamente e rettamente in ogni opera e in ogni ufficio. Chi dunque, dal Signore, ama la giustizia e la pratica con giudizio, quegli è la carità nella sua immagine e somiglianza.

Dopo che io ebbi detto ciò, si fece silenzio, come avviene a coloro che in virtù della luce interiore vedono e riconoscono che una cosa è, ma senza ancora vederla a riconoscerla nell'uomo esterno; io osservai ciò dai loro volti. Ma immediatamente allora fui tolto dalla loro presenza; perché dal mio spirito rientrai nel mio corpo materiale; infatti l'uomo naturale, essendo rivestito d'un corpo materiale non è visibile ad alcun uomo spirituale, cioè ad alcuno spirito e alcun angelo; e viceversa, l'uomo spirituale non è visibile all'uomo naturale.

  
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Many thanks to Fondazione Swedenborg for making this translating publicly available.