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Geremia 50:37

Studie

       

37 la spada sovrasta ai suoi cavalli, ai suoi carri, a tutta l’accozzaglia di gente ch’è in mezzo a lei, la quale diventerà come tante donne; la spada sovrasta ai suoi tesori, che saran saccheggiati.

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Arcana Coelestia # 1813

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1813. E il Signore lo considerò nella sua giustizia. Che questo significhi che qui il Signore sia divenuto dapprima la giustizia, può essere visto anche dalla connessione delle cose nel senso interno, in cui si tratta del Signore. Che il solo Signore divenne la giustizia per l'intero genere umano, può essere visto dal fatto che lui solo lottò dal Divino amore, vale a dire, dall'amore verso tutto il genere umana, la cui salvezza era ciò che nei suoi combattimenti desiderava unicamente e ardentemente. In quanto alla sua essenza umana, il Signore non nacque giustizia, ma divenne tale attraverso i combattimenti contro le tentazioni e le vittorie riportate in ragione del suo potere. Nella misura in cui combatté e vinse, questo gli fu imputato alla giustizia, in una continua progressione, finché divenne pura giustizia.

[2] Un uomo che è nato da un padre umano, o dal seme di un padre umano, quando combattere da se stesso non può combattere da nessun altro amore se non l'amore di sé e del mondo, quindi non dall'amore celeste, ma dall'amore infernale, perché tale è il suo carattere del suo proprio, ereditato dal padre, oltre all'indole acquisita in ragione della propria condotta. Quindi chi crede di combattere da sé stesso contro il diavolo versa in un enorme errore. Allo stesso modo chi desidera rendersi giusto da se stesso - cioè chi crede che i beni della carità e le verità della fede sono da se stesso, e di conseguenza, di merita il cielo da se stesso - agisce e pensa contro il bene e contro la verità della fede; perché è una verità di fede, cioè è la verità stessa, che è Signore che combatte. E perciò colui che agisce e pensa contro la verità della fede, porta via dal Signore che è il suo, e rende suo proprio, ciò che appartiene al Signore; ovvero, ciò che è lo stesso, si mette al posto del Signore, e in tal modo pone ciò che è infernale in se stesso. Gli uomini di questa indole desiderano diventare grandi, o i più grandi, nel cielo; e quindi credono falsamente che il Signore combatté contro gli inferni affinché essi stessi possano essere i più grandi. Il proprio dell'uomo è pervaso da fantasie tali che appaiono come se fossero verità, ma sono esattamente l'opposto.

[3] Che il Signore venne nel mondo per diventare la giustizia, e che egli soltanto è la giustizia, fu anche preannunciato dai profeti; e perciò questo poteva essere conosciuto prima della sua venuta; e anche che non poteva divenire la giustizia se non attraverso le tentazioni e le vittorie su tutti i mali e su tutti gli inferni.

Come in Geremia:

Nei suoi giorni sarà salvato Giuda, e Israele abiterà in sicurezza, e questo è il nome con cui è chiamato, Jehovah, nostra giustizia (Isaia 23:6)

In quei giorni e in quell'epoca susciterò in Davide un giusto germoglio; ed egli giudizio e giustizia nella terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme abiterà in sicurezza; e questi è colui che chiameranno, Jehovah nostra giustizia (Geremia 33:15-16)

In Isaia:

Egli ha visto che non c'era alcun uomo; e si è meravigliato perché nessuno intercedeva. Ma il suo braccio lo ha soccorso, e la sua giustizia lo ha sostenuto. Egli ha posto la giustizia come un'armatura e sul suo capo l'elmo della salvezza (Isaia 59:16-17; si veda soprattutto Isaia 63:3, 5)

Il suo braccio significa il proprio potere. Poiché il Signore solo è giustizia e anche la dimora della giustizia, come è chiamato in Geremia 31:23; 50:7.

  
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Genesi 15

Studie

   

1 Dopo queste cose, la parola dell’Eterno fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: "Non temere, o Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima".

2 E Abramo disse: "Signore, Eterno, che mi darai tu? poiché io me ne vo senza figliuoli, e chi possederà la mia casa è Eliezer di Damasco".

3 E Abramo soggiunse: "Tu non m’hai dato progenie; ed ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede".

4 Allora la parola dell’Eterno gli fu rivolta, dicendo: "Questi non sarà tuo erede; ma colui che uscirà dalle tue viscere sarà erede tuo".

5 E lo menò fuori, e gli disse: "Mira il cielo, e conta le stelle, se le puoi contare". E gli disse: "Così sarà la tua progenie".

6 Ed egli credette all’Eterno, che gli contò questo come giustizia.

7 E l’Eterno gli disse: "Io sono l’Eterno che t’ho fatto uscire da Ur de’ Caldei per darti questo paese, perché tu lo possegga".

8 E Abramo chiese: "Signore, Eterno, da che posso io conoscere che lo possederò?"

9 E l’Eterno gli rispose: "Pigliami una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un montone di tre anni, una tortora e un piccione".

10 Ed egli prese tutti questi animali, li divise per mezzo, e pose ciascuna metà dirimpetto all’altra; ma non divise gli uccelli.

11 Or degli uccelli rapaci calarono sulle bestie morte, ma Abramo li scacciò.

12 E, sul tramontare del sole, un profondo sonno cadde sopra Abramo; ed ecco, uno spavento, una oscurità profonda, cadde su lui.

13 E l’Eterno disse ad Abramo: "Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro, e vi saranno schiavi, e saranno oppressi per quattrocento anni;

14 ma io giudicherò la gente di cui saranno stati servi; e, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze.

15 E tu te n’andrai in pace ai tuoi padri, e sarai sepolto dopo una prospera vecchiezza.

16 E alla quarta generazione essi torneranno qua; perché l’iniquità degli Amorei non e giunta finora al colmo".

17 Or come il sole si fu coricato e venne la notte scura, ecco una fornace fumante ed una fiamma di fuoco passare in mezzo agli animali divisi.

18 In quel giorno l’Eterno fece patto con Abramo, dicendo: "Io do alla tua progenie questo paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate;

19 i Kenei, i Kenizei, i Kadmonei,

20 gli Hittei, i Ferezei, i Refei,

21 gli Amorei, i Cananei, i Ghirgasei e i Gebusei".