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Ezechiele 41:9

Studie

       

9 La larghezza del muro esterno delle camere laterali era di cinque cubiti;

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Divina Provvidenza # 134

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134. II. Nessuno può riformarsi per mezzo di visioni e di conversazioni coi defunti, perché esse costringono a credere. Le visioni sono di due generi: Divine e diaboliche. Le visioni Divine avvengono mediante la creazione di immagini nel cielo, mentre le visioni diaboliche si verificano tramite operazioni magiche nell'inferno. Vi sono poi delle visioni fantastiche, le quali sono illusioni di una mente sregolata. Le visioni Divine, prodotte, come si è detto, dalla creazione di immagini nel cielo, sono simili a quelle che ebbero i profeti, i quali, quando esse avevano luogo, non erano nel corpo ma in uno stato spirituale, poiché le visioni non possono apparire a nessun uomo in stato di veglia. Perciò, quando esse apparvero ai profeti, si dice anche che allora essi si trovavano in uno stato spirituale, come è evidente dai seguenti passi. Ezechiele dice:

Lo Spirito mi elevò e mi ricondusse alla prigionia in Caldea, in una visione di Dio, nello Spirito di Dio; così scomparve la visione che avevo avuto. (Ezechiele 11:24)

Egli dice inoltre che lo Spirito lo elevò fra la terra e il cielo, e lo condusse a Gerusalemme, in visioni Divine (Ezechiele 8:3 e ss.). Egli era parimenti in ­ visione di Dio o in spirito, quando vide i quattro animali che erano cherubini (capitoli 1 e 10); come pure quando vide il nuovo tempio e la nuova terra, e l'angelo che li misurava (capitoli 40­48). Che egli fosse allora nelle visioni di Dio, egli stesso lo dice (Ezechiele 40:2, 26;) e in spirito (Ezechiele 43:5).

[2] In uno stato simile si trovava Zaccaria, quando vide un uomo a cavallo fra i mirti (Zaccaria 1:8 e ss.); quando vide quattro corna, ed un uomo che aveva in mano una cordicella da misura (Zaccaria 1:18, 20, 21; 2:1 e ss.); quando vide un candeliere e due ulivi (Rivelazione 4:1 e ss.); quando vide un rotolo volante, e l'efa (Zaccaria 5:1, 6); quando vide i quattro carri che uscivano dalle due montagne, e i cavalli (Zaccaria 6:1 e ss.). In uno stato simile si trovava Daniele, quando vide le quattro bestie uscire dal mare (Daniele 7:1 e ss.), e quando vide i combattimenti del montone e del becco (Daniele 8:1 e ss.). Che egli abbia visto queste cose nella visione del suo spirito, egli stesso lo dice espressamente (Daniele 7:1, 2, 7, 13; in 8:2; e in 10:1, 7, ed 8.) Egli dice parimenti di aver avuto una visione dell'angelo Gabriele (9:21).

[3] Nella visione dello spirito si trovava anche Giovanni, quando vide le cose che ha descritto nell'Apocalisse: sette candelieri, e nel mezzo di essi il Figlio dell'uomo (Ap. 1:12­ 16); un trono nel cielo, e colui che sedeva sul trono, e quattro animali, che erano cherubini, intorno al trono (cap. 4); il libro della vita preso dall'Agnello (cap. 5); i cavalli che uscivano dal libro (cap. 6); i sette angeli con le trombe (cap. 8); il pozzo dell'abisso aperto, e le locuste che ne uscivano (cap. 9); il dragone ed il suo combattimento contro Michele (cap. 12); le due bestie che salivano una dal mare, e l'altra dalla terra (cap. 13); la donna seduta sopra la bestia scarlatta (cap. 17); Babilonia distrutta (cap. 18); un cavallo bianco, e colui che lo cavalcava (cap. 19); un nuovo cielo ed una nuova terra, e la nuova Gerusalemme che scendeva dal cielo (cap. 21); il fiume dell'acqua della vita (cap. 22). Che egli abbia visto queste cose nella visione dello spirito, è espressamente indicato in 1:11; 4:2; 5:1; 6:1; e 21:12. Tali furono le visioni che apparvero dal cielo dinanzi alla vista del loro spirito, e non davanti alla loro vista corporea. Oggi non vi sono più visioni del genere. Se vi fossero non sarebbero comprese, perché avvengono tramite immagini i cui dettagli indicano caratteri interiori della chiesa ed arcani del cielo. Che anche queste visioni dovessero cessare, alla venuta nel mondo del Signore, è predetto in Daniele, 9:24. Quanto alle visioni diaboliche, ve ne sono state alcune volte, prodotte da spiriti che ispirano passioni e visioni illusorie, i quali, a causa dello stato di delirio in cui si trovano, pretendono di essere lo Spirito Santo. Ma questi spiriti ora sono stati riuniti dal Signore, e gettati in un inferno separato dagli inferni degli altri. Da ciò è evidente che nessuno si può riformare per mezzo di altre visioni all'infuori di quelle che si trovano nella Parola. Vi sono anche delle visioni fantastiche, ma esse sono mere illusioni di menti squilibrate.

134 bis 2. Che nessuno possa riformarsi per mezzo di conversazioni coi defunti, è manifesto dalle parole del Signore intorno all’uomo ricco nell'inferno, e a Lazzaro nel seno di Abramo; infatti il ricco dice:

Ti prego, dunque, o padre, che tu mandi Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento. Abramo disse: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli. Ed egli: No, padre Abramo; ma se qualcuno dai

2 I paragrafi 134, 277 e 278 risultano risultano duplicati sia nella versione originale, sia nella traduzione di Scocia, per mero errore tipografico. Gli stessi paragrafi ripetuti sono contrassegnati dal suffisso bis dopo il numero.

morti va a loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita (Luca 16:27­31)

Conversare con i morti produrrebbe lo stesso effetto dei miracoli, di cui si è già parlato, vale a dire che l'uomo sarebbe convinto e costretto al culto per poco tempo; ma siccome ciò priva l'uomo della razionalità, ed al tempo stesso racchiude dentro di lui i suoi mali, come si è detto, questo legame interno, essendo una specie di incantesimo, finisce inevitabilmente per dissolversi, e i mali rinchiusi prorompono con bestemmie e profanazioni. Tuttavia ciò si verifica solamente quando gli spiriti inducono a credere in qualche dogma religioso; cose del genere non provengono mai da uno spirito buono, e tanto meno da un angelo del cielo.

  
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Divina Provvidenza # 4

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4. II. Il Divino amore e la Divina sapienza procedono come uno dal Signore. Ciò si evince da quanto è stato dimostrato in Divino amore e Divina sapienza, in particolare nei paragrafi:

L’essere e l’esistere sono distintamente uno (nn. Divino amore e Divina sapienza 14­17)

Nel Signore gli infiniti sono distintamente uno (nn. Divino amore e Divina sapienza 17­22)

Il Divino amore appartiene alla Divina sapienza e la Divina sapienza appartiene al Divino amore (nn. Divino amore e Divina sapienza 34­39)

L’amore senza un connubio con la sapienza non può fare alcuna cosa (nn. Divino amore e Divina sapienza 401­403)

L’amore non fa nulla se non in congiunzione con la sapienza (nn. Divino amore e Divina sapienza 409­410)

Il calore e la luce spirituali procedenti dal Signore come sole, fanno uno, come il Divino amore e la Divina sapienza nel Signore sono uno (nn. Divino amore e Divina sapienza 99­102)

Da ciò che è stato mostrato in questi paragrafi, appare manifestamente l’autenticità di questa proposizione. Ma poiché s’ignora come due cose tra loro distinte possano agire

come uno, è opportuno dimostrare prima come un soggetto non esista senza una forma, ma che la forma stessa fa questo soggetto; ed inoltre che la forma costituisce un soggetto tanto più perfetto quanto più le cose che costituiscono la forma sono distintamente differenti, e tuttavia unite.

1° Un soggetto non esiste senza una forma, ma la forma stessa fa questo soggetto. Chiunque pensi razionalmente può vedere che un soggetto non esiste senza una forma, e se esiste, deve avere una forma; infatti tutto ciò che esiste deriva dalla forma la qualità, l’attributo, la mutazione di stato e la relazione ed altre simili cose. Pertanto, ciò che non è in una forma non ammette alcuna affezione, e ciò che non ammette affezione, non ammette alcuna cosa. È la forma a conferire tutto questo. E poiché tutte le cose che soni in una forma, se la forma è perfetta, sono in una relazione di reciprocità, come in una catena un anello e legato all’anello contiguo, ne segue che la forma stessa fa uno, e quindi un soggetto, cui si può attribuire qualità, stato, affezione, e di conseguenza, qualche cosa, secondo la perfezione della forma. Un tale soggetto è tutto ciò che si vede con gli occhi nel mondo; e un tale soggetto è ancora tutto ciò che non si vede, sia nella natura interiore, sia nel mondo spirituale. Un tale soggetto è l’uomo, ed un tale soggetto è la società umana. Un tale soggetto è la chiesa, e allo stesso modo un tale soggetto è tutto il cielo angelico, al cospetto del Signore. In una parola, un tale soggetto è l’universo creato, non solo in generale, ma ancora in ogni particolare. Affinché tutte le cose, in genere ed in specie siano forme è indispensabile che Colui che ha creato tutte le cose sia la Forma Stessa, e che da questa Forma provengano tutte le cose che sono state create in forme; questo è ciò che è stato dimostrato in Divino amore e Divina sapienza, in particolare nei paragrafi:

Il Divino amore e la Divina sapienza sono una sostanza ed una forma (nn. Divino amore e Divina sapienza 40­43)

Il Divino amore e la Divina sapienza sono la Sostanza in sé e la Forma in sé (nn. Divino amore e Divina sapienza 44­46)

Il Divino amore e la Divina sapienza nel Signore sono uno (nn. Divino amore e Divina sapienza 14­22)

Ed essi procedono dal Signore come uno (nn. Divino amore e Divina sapienza 99­102)

2° La forma costituisce un soggetto tanto più perfetto quanto più le cose che costituiscono la forma sono distintamente differenti, e tuttavia unite. Ciò entra difficilmente nell’intelletto, se l’intelletto non è elevato, giacché l’apparenza è che la forma non può fare uno altrimenti che per somiglianze e uguaglianza di quelle cose che costituiscono la forma. Ho parlato più volte con gli angeli intorno a questo soggetto, ed essi mi hanno riferito che questo è un arcano che i savi tra loro percepiscono chiaramente, ed i meno savi in modo meno nitido. Ma, la verità è che la forma è tanto più perfetta, quanto più le cose che la compongono sono distintamente differenti, e nondimeno unite in un modo singolare. Essi confermano ciò adducendo ad esempio le società nei cieli, le quali nel loro insieme costituiscono la forma del cielo; e gli angeli appartenenti ad una stessa società, poiché quanto più ciascun angelo è distintamente sé, e così libero, e per conseguenza ama i compagni di società come

se stesso e in virtù della sua affezione, tanto più la società è perfetta. Essi ancora illustrano questo arcano con il connubio del bene e della verità; perché quanto più distintamente il bene ed il vero sono due, tanto più perfettamente possono fare uno. Allo stesso modo, l’amore e la sapienza. E poiché ciò che è indistinto è confuso, di qui discende ogni imperfezione nella forma. Ma in che modo più cose perfettamente distinte si uniscano per fare una cosa sola, essi lo dimostrano adducendo ulteriori esempi, principalmente con ciò che è nell’uomo, in cui innumerevoli cose sono distinte, e nondimeno unite. Distinte per involucri ed unite per legamenti. E la stessa cosa è dell’amore e di tutte le cose dell’amore, nonché della sapienza e di tutte le cose della sapienza, i quali non si percepiscono altrimenti che come uno. Più ampie spiegazioni su questo soggetto possono rinvenirsi in Divino amore e Divina sapienza (nn. Divino amore e Divina sapienza 14­22) e in Cielo e inferno (Cielo e inferno 56, 489). Ciò è stato riferito in quanto appartiene alla sapienza angelica.

  
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