Bible

 

Amos 3:9

Studie

       

9 Proclamate questo sui palazzi d’Asdod e sui palazzi del paese d’Egitto; dite: "Adunatevi sui monti di Samaria, e vedete che grandi disordini esistono in mezzo ad essa, e quali oppressioni han luogo nel suo seno".

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Osea 7

Studie

   

1 Quand’ho voluto guarire Israele, allora s’è scoperta l’iniquità d’Efraim e la malvagità di Samaria; poiché praticano la falsità; il ladro entra, e i briganti scorrazzano fuori.

2 E non dicono in cuor loro che io tengo a mente tutta la loro malvagità. Ora le loro azioni li circondano; esse stanno davanti alla mia faccia.

3 Essi rallegrano il re con la loro malvagità, e i capi con le loro menzogne.

4 Sono tutti degli adulteri; sono come un forno scaldato dal fornaio, che cessa d’attizzare il fuoco dacché ha intriso la pasta finché sia lievitata.

5 Nel giorno del nostro re, i capi si rendon malati a forza di scaldarsi col vino; il re stende la mano ai giullari.

6 Nelle loro insidie, essi rendono il cuor loro simile ad un forno; il loro fornaio dorme tutta la notte, e la mattina il forno arde come un fuoco divampante.

7 Tutti sono ardenti come un forno, e divorano i loro reggitori; tutti i loro re cadono, non ve n’è uno fra loro che gridi a me.

8 Efraim si mescola coi popoli, Efraim è una focaccia non rivoltata.

9 Degli stranieri divorano la sua forza, ed egli non vi pon mente; dei capelli bianche gli appaiono qua e là sul capo, ed egli non vi pon mente.

10 L’orgoglio d’Israele testimonia contro di lui, ma essi non tornano all’Eterno, al loro Dio, e non lo cercano, nonostante tutto questo.

11 Efraim è come una colomba stupida e senza giudizio; essi invocano l’Egitto, vanno in Assiria.

12 Mentre andranno, io stenderò su loro la mia rete; ve li farò cascare, come gli uccelli del cielo; li castigherò, com’è stato annunziato alla loro raunanza.

13 Guai a loro, perché si sono sviati da me! Ruina su loro perché mi si son ribellati! Io li redimerei, ma essi dicon menzogne contro di me.

14 Essi non gridano a me col cuor loro, ma si lamentano sui loro letti; si radunano ansiosi per il grano ed il vino, e si ribellano a me!

15 Io li ho educati, ho fortificato le loro braccia ma essi macchinano del male contro di me.

16 Essi tornano, ma non all’Altissimo; sono diventati come un arco fallace; i loro capi cadranno per la spada, a motivo della rabbia della lor lingua; nel paese d’Egitto si faran beffe di loro.

   

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Arcana Coelestia # 1557

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1557. Tra Bethel e Ai. Che ciò significhi le cose celesti delle conoscenze e le cose del mondo è evidente dal significato di Bethel, cioè la luce della sapienza per mezzo delle conoscenze (vedi n. 1453. E dal significato di Ai, cioè la luce delle cose del mondo (di cui si è detto al n. 1453. Da ciò, si può scorgere quale fosse allora lo stato del Signore nella sua infanzia. E lo stato di un bambino è tale che le cose del mondo sono presenti; perché le cose terrene non possono essere disperse quando la verità e il bene vengono impiantate nelle cose celesti mediante le conoscenze. Perché un uomo non è in grado di distinguere tra cose celesti e mondane finché non sa cosa sia celeste e cosa sia mondano. Le conoscenze rendono distinta un'idea generale e oscura. E più distinta è l'idea resa attraverso le conoscenze, più le cose mondane si possono separare.

[2] E nondimeno, quello stato infantile è santo, perché è innocente. L'ignoranza non esclude in alcun modo la santità, quando c'è l'innocenza; perché la santità alberga nell'ignoranza innocente. Presso tutti, eccetto il Signore, la santità può dimorare solo nell'ignoranza, e se non vi è l'ignoranza, non vi può essere santità. Anche presso gli angeli stessi, che sono nella più elevata luce dell'intelligenza e della sapienza, la santità dimora nell'ignoranza; perché sanno e riconoscono di se stessi, di non sapere alcunché, e che tutto ciò che sanno gli è noto dal Signore. Essi sanno e riconoscono anche che tutta la loro conoscenza, intelligenza e sapienza, non è nulla rapportata con l'infinita conoscenza, intelligenza e sapienza del Signore. Dunque questa è l'ignoranza. Colui che non riconosce che ci sono cose infinite che egli ignora, al di là di quelle che conosce, non può essere nella santità dell'ignoranza in cui sono gli angeli.

[3] La santità dell'ignoranza non consiste nell'essere più ignoranti di altri; ma nel riconoscimento che da sé stesso l'uomo non sa nulla; e che le cose che non conosce sono infinite rispetto a quelle che conosce. E soprattutto nel considerare le conoscenze mondane e dell'intelletto come cose trascurabili in confronto alle cose celesti cioè le cose dell'intelletto in confronto con le cose della vita. Riguardo al Signore, poiché egli doveva congiungere le cose umane con le cose Divine, avanzò secondo l'ordine. E ora per la prima volta giunse allo stato celeste come nell'infanzia. In quello stato anche le cose mondane erano presenti. Avanzando da questo in uno stato ancora più celeste, egli giunse nello stato celeste dell'infanzia e, in questo, egli congiunse pienamente l'essenza umana con l'essenza Divina.

  
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