Bible

 

Daniel 7:4

Studie

       

4 La prima era simile ad un leone, ed avea delle ale d’aquila; io stava riguardando, finchè le furono divelte le ale, e fu fatta levar da terra, e che si rizzò in piè, a guisa d’uomo; e le fu dato cuor d’uomo.


To many Protestant and Evangelical Italians, the Bibles translated by Giovanni Diodati are an important part of their history. Diodati’s first Italian Bible edition was printed in 1607, and his second in 1641. He died in 1649. Throughout the 1800s two editions of Diodati’s text were printed by the British Foreign Bible Society. This is the more recent 1894 edition, translated by Claudiana.

Bible

 

Rivelazione 2

Studie

   

1 ALL’ANGELO della chiesa d’Efeso scrivi: Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra, il qual cammina in mezzo de’ sette candellieri d’oro:

2 Io conosco le opere tue, e la tua fatica, e la tua sofferenza, e che tu non puoi sopportare i malvagi; ed hai provati coloro che si dicono essere apostoli, e nol sono; e li hai trovati mendaci;

3 ed hai portato il carico, ed hai sofferenza, ed hai faticato per il mio nome, e non ti sei stancato.

4 Ma io ho contro a te questo: che tu hai lasciata la tua primiera carità.

5 Ricordati adunque onde tu sei scaduto, e ravvediti, e fa’ le primiere opere; se no, tosto verrò a te, e rimoverò il tuo candelliere dal suo luogo, se tu non ti ravvedi.

6 Ma tu hai questo: che tu odii le opere dei Nicolaiti, le quali odio io ancora.

7 Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: A chi vince io darò a mangiare dell’albero della vita, che è in mezzo del paradiso dell’Iddio mio.

8 E ALL’ANGELO della chiesa di Smirna scrivi: Queste cose dice il primo, e l’ultimo; il quale è stato morto, ed è tornato in vita:

9 Io conosco le tue opere, e la tua afflizione, e la tua povertà ma pur tu sei ricco; e la bestemmia di coloro che si dicono esser Giudei, e nol sono; anzi sono una sinagoga di Satana.

10 Non temer nulla delle cose che tu soffrirai; ecco, egli avverrà che il Diavolo caccerà alcuni di voi in prigione, acciocchè siate provati; e voi avrete tribolazione di dieci giorni; sii fedele infino alla morte, ed io ti darò la corona della vita.

11 Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: Chi vince non sarà punto offeso dalla morte seconda.

12 E ALL’ANGELO della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha la spada a due tagli, acuta:

13 Io conosco le tue opere, e dove tu abiti, cioè là dove è il seggio di Satana; e pur tu ritieni il mio nome, e non hai rinnegata la mia fede, a’ dì che fu ucciso il mio fedel testimonio Antipa fra voi, là dove abita Satana.

14 Ma io ho alcune poche cose contro a te, cioè: che tu hai quivi di quelli che tengono la dottrina di Balaam, il quale insegnò a Balac di porre intoppo davanti a’ figliuoli d’Israele, acciocchè mangiassero delle cose sacrificate agl’idoli, e fornicassero.

15 Così hai ancora tu di quelli che tengono la dottrina de’ Nicolaiti; il che io odio.

16 Ravvediti; se no, tosto verrò a te, e combatterò con loro con la spada della mia bocca.

17 Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: A chi vince io darò a mangiar della manna nascosta, e gli darò un calcolo bianco, e in su quel calcolo un nuovo nome scritto, il qual niuno conosce, se non colui che lo riceve.

18 E ALL’ANGELO della chiesa di Tiatiri scrivi: Queste cose dice il Figliuol di Dio, il quale ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i cui piedi sono simili a calcolibano:

19 Io conosco le tue opere, e la tua carità, e la tua fede, e il tuo ministerio, e la tua sofferenza; e che le tue opere ultime sopravanzano le primiere.

20 Ma ho contro a te alcune poche cose, cioè: che tu lasci che la donna Iezabel, la quale si dice esser profetessa, insegni, e seduca i miei servitori, per fornicare, e mangiar de’ sacrificii degl’idoli.

21 Ed io le ho dato tempo da ravvedersi della sua fornicazione; ma ella non si è ravveduta.

22 Ecco, io la fo cadere in letto; e quelli che adulterano con lei, in gran tribolazione, se non si ravveggono delle opere loro.

23 E farò morir di morte i figliuoli di essa; e tutte le chiese conosceranno che io son quello che investigo le reni, ed i cuori, e renderò a ciascun di voi secondo le vostre opere.

24 Ma a voi altri che siete in Tiatiri, che non avete questa dottrina, e non avete conosciute le profondità di Satana, come coloro parlano, io dico: Io non metterò sopra voi altro carico.

25 Tuttavolta, ciò che voi avete, ritenetelo finchè io venga.

26 Ed a chi vince, e guarda fino al fine le opere mie, io darò podestà sopra le nazioni;

27 ed egli le reggerà con una verga di ferro, e saranno tritate come i vasi di terra; siccome io ancora ho ricevuto dal Padre mio.

28 E gli darò la stella mattutina.

29 Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

   


To many Protestant and Evangelical Italians, the Bibles translated by Giovanni Diodati are an important part of their history. Diodati’s first Italian Bible edition was printed in 1607, and his second in 1641. He died in 1649. Throughout the 1800s two editions of Diodati’s text were printed by the British Foreign Bible Society. This is the more recent 1894 edition, translated by Claudiana.

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Arcana Coelestia # 1326

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1326. Perciò essa fu chiamata Babele. Che questo significhi tale culto, vale a dire, il genere di culto rappresentato da Babele, si evince da quanto è stato detto finora; cioè il culto in cui interiormente c'è l'amore di sé, e quindi tutto ciò che è sudicio e profano. L'amore di sé non è altro che il proprio dell'uomo; e quanto sia sudicio e profano lo si può vedere da quanto è stato detto in precedenza riguardo al proprio dell'uomo (n. 210, 215.). Dall'amore di sé, ovvero dal proprio dell'uomo fluiscono tutti i mali, come ad esempio odi, vendette,

crudeltà, adulteri, inganni, ipocrisie, l'empietà. E così quando l'amore di sé, o il proprio dell'uomo è nel culto, tali mali sono in esso, secondo la diversità e il grado di intensità e qualità che sono da quell'amore. Di qui deriva ogni profanazione del culto. Nella misura in cui qualunque cosa dall'amore di sé, o dal proprio dell'uomo, viene introdotta nel culto, nella stessa proporzione il culto interno affievolisce fino ad estinguersi. Il culto interno consiste nell'affezione per il bene e per il riconoscimento della verità, e nella misura in cui l'amore di sé, cioè il proprio dell'uomo, si avvicina o entra nel culto, l'affezione e per il bene e per il riconoscimento della verità si allontana. Ciò che è santo non può mai essere insieme a ciò che è profano, esattamente come il cielo non può essere con l'inferno, ma l'uno deve necessariamente allontanarsi dall'altro. Tale è lo stato e l'ordine nel regno del Signore. Questo è il motivo per cui non vi è alcun culto interno tra uomini come quelli il cui culto si chiama Babele, ma solo qualcosa di morto, ed interiormente cadaverico, che è adorato. Da ciò è evidente quale sia essere la qualità del culto esterno che contiene un tale culto interno in sé.

[2] Che tale culto sia Babele, si evince dalla Parola in vari luoghi in cui è descritta Babele, come in Daniele, dove la statua che Nabucodonosor, re di Babilonia, vide in sogno - il cui capo era d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, e i piedi in parte di ferro e in parte d'argilla - significa che dal culto autentico si passò a tale culto denominato Babele; perciò la pietra staccatasi dalla roccia ridusse in frantumi il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro (Daniele 2:31-33, 44-45).

L'idolo che Nabucodonosor, re di Babilonia fece erigere, e che essi adorarono, ha lo stesso significato (Daniele 3:1 fino alla fine). Lo stesso s'intende per il re di Babilonia e la sua corte che bevvero vino nelle coppe d'oro che erano state sottratte al tempio di Gerusalemme, lodando gli dei d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro e d'argilla, riguardo ai quali apparvero degli scritti sulla parete del palazzo (Daniele 5:1 alla fine). Lo stesso s'intende anche per Dario, comandante dei Medi, che voleva essere adorato come un dio (Daniele 6:7 alla fine). E lo stesso s'intende per le bestie viste in sogno da Daniele (Daniele 7:1 fino alla fine) e le bestie e Babilonia descritte da Giovanni in Apocalisse.

[3] Che tale culto fosse stato inteso e rappresentato è particolarmente evidente, non solo in Daniele e Giovanni, ma anche nei profeti.

Come in Isaia:

I loro volti sono volti di fiamma. Le stelle dei cieli e le costellazioni non brillano della loro luce; il sole è oscurato nel suo procedere, e la luna non da' la sua luce. Lì fanno il loro nido gli Ziim, e le loro case sono piene di Ochim; e le figlie della civetta, dimorano lì, e i satiri danzano lì, e gli Iim echeggiano nei suoi palazzi, e i dragoni nelle case di piacere (Isaia 13:8, 10, 21-22)

Questo si dice di Babilonia, e l'intimo di tale culto è descritto dai volti di fiamma, che sono le bramosie, dalle stelle, che sono le verità della fede, che non danno la loro luce; dal sole, che

è il santo dell'amore, che è oscurato; dalla luna, che è la verità della, che non da' la sua luce; da Ziim, Ochim, figlie della civetta, satiri, Iim e dragoni, essendo di tale qualità l'intimo del loro culto. Perché queste cose procedono dall'amore di sé, cioè dal proprio dell'uomo. Perciò anche Babilonia è chiamata in Giovanni la madre di prostitute e abomini (Rivelazione 17:5).

E anche dimora di dragoni, covo di ogni spirito immondo e rifugio di ogni uccello impuro e odioso (Rivelazione 18:2).

Da tutto ciò è evidente che in presenza di queste cose, non vi può essere alcunché del bene, o della verità della fede; e che nella misura in cui l'affezione del bene e delle verità della fede si allontanano, queste cose subentrano. Queste stesse sono chiamate anche le immagini scolpite degli dei di Babilonia (Isaia 21:9).

[4] Che l'amore di sé, o il proprio dell'uomo, sia in tale culto, ovvero che tale sia il culto di sé, si evince chiaramente in Isaia:

Pronuncerai questa parabola sul re di Babilonia: Tu hai detto in cuor tuo, io salirò fino ai cieli, innalzerò il mio trono sopra le stelle di Dio; e mi siederò sul monte dell'adunanza, alle estremità settentrionali. Salirò sulla sommità della nube, e diverrò simile all'Altissimo. Eppure sarai precipitato nell'inferno (Isaia 14:4,13-15)

Qui è evidente che Babilonia rappresenta chi desidera essere adorato come un dio; vale a dire, che è il culto di sé.

[5] Nello stesso profeta:

Scendi, e siedi sulla polvere, o vergine figlia di Babilonia. Siedi per terra, senza trono, figlia dei Caldei. Tu hai confidato nella tua malvagità; tu hai detto, Nessuno mi vedrà; la tua sapienza e la tua scienza, ti hanno sedotta. Tu hai detto nel tuo cuore, Io, e non c'è nessun altro come me (Isaia 47:1, 10)

In Geremia:

Io sono contro di te, o montagna della distruzione. Ti farò rotolare giù dalle rocce, e farò di te una montagna bruciata. Anche se Babilonia si innalzasse fino al cielo, e anche se fortificasse la sommità della sua fortezza, nondimeno, da me giungerebbero a lei quelli che la ridurrebbero in rovina (Geremia 51:25, 53)

Da questo passo è anche evidente che Babilonia è il culto di sé.

[6] Che tali persone non abbiano la luce della verità, ma la totale oscurità, cioè che non hanno alcuna verità di fede, è descritto in Geremia:

Parola che Jehovah ha pronunciato contro Babilonia, contro il paese dei Caldei. Da settentrione piomberà su di lei una nazione che ridurrà il suo paese alla desolazione, e nessuno vi abiterà più; uomini e bestie si dileguano e scompaiono (Geremia 50:1, 3)

il settentrione rappresenta le tenebre fitte, ovvero la mancanza della verità. Né uomini, né bestie significa la mancanza del bene. (Riguardo a Babele, si veda ulteriormente di seguito, al versetto 28, dove è trattata la Caldea).

  
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Many thanks to Fondazione Swedenborg for making this translating publicly available.