48. Naturale e spirituale. Quanto folle sia ciò che il mondo nel tempo presente attribuisce in massima parte alla natura, e in misura minima al Divino (n. 3483). Perché accade ciò (n. 5116). Quando in realtà, ogni singolo particolare in natura, non solo esiste, ma sussiste perennemente dal Divino, e attraverso il mondo spirituale (nn. 775, 8211). Le cose che appartengono al Divino, quelle celesti e quelle spirituali, terminano in natura (nn. 4240, 4939). La natura è il piano più remoto in cui esse sono presenti (nn. 4240, 5651, 6275, 6284, 6299, 9216). Le cose celesti, spirituali e naturali, seguono e si succedono l'una all'altra nell'ordine; e allo stesso modo le cose Divine presso di esse, in quanto che esse sono dal Divino (nn. 880, 4938, 4939, 9992, 10005, 10017, 10068). Le cose celesti sono la testa, quelle spirituali, il corpo, e quelle corporee e naturali, i piedi (nn. 4938, 4939). Esse anche fluiscono in un ordine simile laddove si succedono l'un l'altra (n. 4938, 4939).
Il bene dell'intimo o terzo cielo è chiamato celeste, il bene intermedio o secondo cielo è chiamato spirituale, e il bene più remoto o primo cielo è chiamato spirituale naturale; di qui può essere noto cosa è il celeste, lo spirituale e il naturale (nn. 4279, 4286, 4938, 4939, 9992, 10005, 10017, 10068); e in Cielo e inferno (nn. 20-40).
Tutte le cose del mondo naturale sono dal Divino, per il tramite del mondo spirituale (n. 5013). Conseguentemente lo spirituale è in ogni cosa in natura, come la causa efficiente è nell'effetto (nn. 3562, 5711); o come lo sforzo nell'azione (n. 5173), e come l'interiore è nell'esteriore (nn. 3562, 5326, 5711). E poiché la causa è l'essenziale nell'effetto, come lo sforzo nell'azione, e l'interiore nell'esteriore, di qui segue che lo spirituale, e conseguentemente il Divino, è l'essenziale in ciò che è naturale (nn. 2987-3002, 9701-9709).
Le cose spirituali si presentano alla vista in ciò che è naturale, e ciò che è tangibile sono rappresentazioni e corrispondenze delle prime (nn. 1632, 2987-3002). Pertanto, la natura è il teatro rappresentativo del mondo spirituale, cioè del cielo (nn. 2758, 2999, 3000, 4939, 8848, 9280). Tutte le cose in natura sono disposte nell'ordine ed in una successione conforme ai fini (n. 4104). Ciò è dal mondo spirituale, cioè dal cielo, perché i fini, che sono gli usi, regnano lì (nn. 454, 696, 1103, 3645, 4054, 7038). L'uomo è stato creato in modo che le cose Divine, discendendo secondo l'ordine, in ciò che è in natura, possano essere da lui percepite (n. 3702).
Presso ogni uomo che è nell'ordine Divino, vi è un interno e un esterno; il suo interno è chiamato spirituale, o uomo spirituale, e il suo esterno è chiamato naturale, o uomo naturale (nn. 978, 1015, 4459, 6309, 9701-9709). L'uomo spirituale è nella luce del cielo, e l'uomo naturale, nella luce del mondo (nn. 5965). L'uomo naturale non può discernere nulla da se stesso, ma solo attraverso lo spirituale (n. 5286). Il naturale è come un volto in cui l'interiore vede se stesso; di qui l'uomo ha la facoltà del pensiero (n. 5165). L'uomo spirituale pensa nel naturale, di conseguenza, pensa in modo naturale, nella misura in cui egli si sofferma sulle percezioni dei sensi che sono in natura (nn. 3679, 5165, 6284, 6299). Il naturale è il piano più remoto in cui lo spirituale ha il suo estremo confine (nn. 5651, 6275, 6284, 6299, 9216).
Lo spirituale non vede altro se non il naturale che è nella sua corrispondenza (nn. 3493, 3620, 3623). l'uomo spirituale o uomo interno può vedere ciò che è fatto dal naturale, ma non il contrario, perché lo spirituale fluisce nel naturale, e non altrettanto il naturale nello spirituale (n. 3219, 4667, 5119, 5259, 5427, 5428, 5477, 6322, 9109, 9110). L'uomo naturale, dalla sua propria luce che è chiamata lume naturale, non sa nulla di Dio, del cielo, né della vita dopo la morte, né egli crede in esse qualora udisse di esse, salvo che la luce spirituale, che è dal cielo, fluisca nella luce naturale (n. 8944).
L'uomo naturale, da se stesso, fin dalla nascita è opposto all'uomo spirituale (n. 3913, 3928). Perciò nella misura in cui essi sono opposti l'uno all'altro, l'uomo difficilmente e a fatica pensa alle cose spirituali celesti, ma si diletta nel pensiero delle cose naturali e corporee (n. 4096). Egli disprezza le cose del cielo e non sopporta neppure che si faccia alcun cenno alle cose spirituali; dall'esperienza (nn. 5006, 9109). L'uomo meramente naturale considera il bene e la verità spirituale come qualcosa al suo servizio (nn. 5013, 5025). Ciò nondimeno, l'uomo naturale deve essere subordinato all'uomo spirituale e deve essere al suo servizio (n. 3019, 5168). L'uomo spirituale è servo dell'uomo natural, quando
il primo dall'intelletto cerca le conferme alle sue cupidità, segnatamente da ciò che è contenuto nella Parola (n. 3019, 5013, 5025, 5168). In quale luce meramente naturale appaiano gli uomini nell'altra vita, e quale sia la qualità del loro stato e di conseguenza, la loro sorte (nn. 4630, 4633, 4940-4952, 5032, 5571).
Le verità che sono nell'uomo naturale sono chiamate scienze e conoscenze (n. 3293). Il pensiero dell'uomo naturale, cisto in se stesso, è materiale, e le sue affezioni sono simili a quelle delle bestie (n. 3020). Tuttavia, vi è un pensiero autentico ed una facoltà immaginativa dall'uomo interno o uomo spirituale, quando l'uomo naturale vede, agisce e vive in armonia con essi.
Le cose che appartengono all'uomo naturale, paragonate a quelle che sono nell'uomo spirituale, sono grossolane (n. 3513, 5707); e conseguentemente oscure (n. 6686).
Presso l'uomo vi è un naturale interiore e un naturale esteriore (nn. 3293, 3294, 3793, 5118, 5126, 5497, 5649). Vi è anche un intermedio tra essi (n. 4570, 9216). L'apertura di ciò che è nell'uomo, dell'uomo spirituale si realizza nel naturale e per mezzo di esso (n. 9572).
Coloro che agiscono rettamente per una disposizione meramente naturale, e non dalla religione, non sono ricevuti nel cielo (n. 8002, 8772)