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Ezechiele 20

Studie

   

1 Or avvenne, il settimo anno, il decimo giorno del quinto mese, che alcuni degli anziani d’Israele vennero a consultare l’Eterno, e si misero a sedere davanti a me.

2 E la parola dell’Eterno mi fu rivolta in questi termini:

3 "Figliuol d’uomo, parla agli anziani d’Israele, e di’ loro: Così parla il Signore, l’Eterno: Siete venuti per consultarmi? Com’è vero ch’io vivo, io non mi lascerò consultare da voi! dice il Signore, l’Eterno.

4 Giudicali tu, figliuol d’uomo! giudicali tu! Fa’ loro conoscere le abominazioni dei loro padri; e di’ loro:

5 Così parla il Signore, l’Eterno: Il giorno ch’io scelsi Israele e alzai la mano per fare un giuramento alla progenie della casa di Giacobbe, e mi feci loro conoscere nel paese d’Egitto, e alzai la mano per loro, dicendo: Io son l’Eterno, il vostro Dio,

6 quel giorno alzai la mano, giurando che li trarrei fuori dal paese d’Egitto per introdurli in un paese che io avevo cercato per loro, paese ove scorre il latte e il miele, il più splendido di tutti i paesi.

7 E dissi loro: Gettate via, ognun di voi, le abominazioni che attirano i vostri sguardi, e non vi contaminate con gl’idoli d’Egitto; io sono l’Eterno, il vostro Dio!

8 Ma essi si ribellarono contro di me, e non mi vollero dare ascolto; nessun d’essi gettò via le abominazioni che attiravano il suo sguardo, e non abbandonò gl’idoli d’Egitto; allora parlai di voler riversare su loro il mio furore e sfogare su loro la mia ira in mezzo al paese d’Egitto.

9 Nondimeno, io agii per amor del mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle nazioni in mezzo alle quali essi si trovavano, in presenza delle quali io m’ero fatto loro conoscere, allo scopo di trarli fuori dal paese d’Egitto.

10 E li trassi fuori dal paese d’Egitto, e li condussi nel deserto.

11 Diedi loro le mie leggi e feci loro conoscere le mie prescrizioni, per le quali l’uomo che le metterà in pratica vivrà.

12 E diedi pur loro i miei Sabati perché servissero di segno fra me e loro, perché conoscessero che io sono l’Eterno che li santifico.

13 Ma la casa d’Israele si ribellò contro di me nel deserto; non camminarono secondo le mie leggi e rigettarono le mie prescrizioni, per le quali l’uomo che le metterà in pratica vivrà, e profanarono gravemente i miei Sabati; perciò io parlai di riversare su loro il mio furore nel deserto, per consumarli.

14 Nondimeno io agii per amor del mio nome, perché non fosse profanata agli occhi delle nazioni, in presenza delle quali io l’avevo tratti fuori dall’Egitto.

15 E alzai perfino la mano nel deserto, giurando loro che non li farei entrare nel paese che avevo loro dato, paese ove scorre latte e miele, il più splendido di tutti i paesi,

16 perché avevano rigettato le mie prescrizioni, non avean camminato secondo le mie leggi e avevano profanato i miei Sabati, poiché il loro cuore andava dietro ai loro idoli.

17 Ma l’occhio mio li risparmiò dalla distruzione, e io non li sterminai del tutto nel deserto.

18 E dissi ai loro figliuoli nel deserto: Non camminate secondo i precetti de’ vostri padri, non osservate le loro prescrizioni, e non vi contaminate mediante i loro idoli!

19 Io sono l’Eterno, il vostro Dio; camminate secondo le mie leggi, osservate le mie prescrizioni, e mettetele in pratica;

20 santificate i miei sabati, e siano un segno fra me e voi, dal quale si conosca che io sono l’Eterno, il vostro Dio.

21 Ma i figliuoli si ribellarono contro di me; non camminarono secondo le mie leggi, e non osservarono le mie prescrizioni per metterle in pratica: le leggi per le quali l’uomo che le mette in pratica vivrà, profanarono i miei sabati, ond’io parlai di riversare su loro il mio furore e di sfogare su loro la mia ira nel deserto.

22 Nondimeno io ritirai la mia mano, ed agii per amor del mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle nazioni, in presenza delle quali li avevo tratti fuori dall’Egitto.

23 Ma alzai pure la mano nel deserto, giurando loro che li disperderei fra le nazioni e li spargerei per tutti i paesi,

24 perché non mettevano in pratica le mie prescrizioni, rigettavano le mie leggi, profanavano i miei sabati, e i loro occhi andavan dietro agli idoli dei loro padri.

25 E detti loro perfino delle leggi non buone e delle prescrizioni per le quali non potevano vivere;

26 e li contaminai coi loro propri doni, quando facevan passare per il fuoco ogni primogenito, per ridurli alla desolazione affinché conoscessero che io sono l’Eterno.

27 Perciò, figliuol d’uomo, parla alla casa d’Israele e di’ loro: Così parla il Signore, l’Eterno: I vostri padri m’hanno ancora oltraggiato in questo, conducendosi perfidamente verso di me:

28 quando li ebbi introdotti nel paese che avevo giurato di dar loro, portarono i loro sguardi sopra ogni alto colle, e sopra ogni alberi fronzuto, e quivi offrirono i loro sacrifizi, quivi presentarono le loro offerte provocanti, quivi misero i loro profumi d’odor soave, e quivi sparsero le loro libazioni.

29 Ed io dissi loro: Che cos’è l’alto luogo dove andate? E nondimeno, s’è continuato a chiamarlo "alto luogo" fino al dì d’oggi.

30 Perciò, di’ alla casa d’Israele: Così parla il Signore, l’Eterno: Quando vi contaminate seguendo le vie de’ vostri padri e vi prostituite ai loro idoli esecrandi

31 e quando, offrendo i vostri doni e facendo passare per il fuoco i vostri figliuoli, vi contaminate fino al dì d’oggi con tutti i vostri idoli, mi lascerei io consultare da voi, o casa d’Israele? Com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno, io non mi lascerò consultare da voi.

32 E non avverrà affatto quello che vi passa per la mente quando dite: Noi saremo come le nazioni, come le famiglie degli altri paesi, e renderemo un culto al legno ed alla pietra!

33 Com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno, con mano forte, con braccio disteso, con scatenamento di furore, io regnerò su voi!

34 E vi trarrò fuori di fra i popoli, e vi raccoglierò dai paesi dove sarete stati dispersi, con mano forte, con braccio disteso e con scatenamento di furore,

35 e vi condurrò nel deserto dei popoli, e quivi verrò in giudizio con voi a faccia a faccia;

36 come venni in giudizio con i vostri padri nel deserto del paese d’Egitto, così verrò in giudizio con voi, dice il Signore, l’Eterno;

37 e vi farò passare sotto la verga, e vi rimetterò nei vincoli del patto;

38 e separerò da voi i ribelli e quelli che mi sono infedeli; io li trarrò fuori dal paese dove sono stranieri, ma non entreranno nel paese d’Israele, e voi conoscerete che io sono l’Eterno.

39 Voi dunque, casa d’Israele, così parla il Signore, l’Eterno: Andate, servite ognuno ai vostri idoli, giacché non mi volete ascoltare! Ma il mio santo nome non lo profanerete più con i vostri doni e coi vostri idoli!

40 Poiché sul mio monte santo, e sull’alto monte d’Israele, dice il Signore, l’Eterno, là tutti quelli della casa d’Israele, tutti quanti saranno nel paese, mi serviranno; là io mi compiacerò di loro, là io chiederò le vostre offerte e le primizie dei vostri doni in tutto quello che mi consacrerete.

41 Io mi compiacerò di voi come d’un profumo d’odore soave, quando vi avrò tratto fuori di fra i popoli, e vi avrò radunati dai paesi dove sarete stati dispersi; e io sarò santifico in voi nel cospetto delle nazioni;

42 e voi conoscerete che io sono l’Eterno, quando v’avrò condotti nella terra d’Israele, paese che giurai di dare ai vostri padri.

43 E là vi ricorderete della vostra condotta e di tutte le azioni con le quali vi siete contaminati, e sarete disgustati di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse;

44 e conoscerete che io sono l’Eterno, quando avrò agito con voi per amor del mio nome, e non secondo la vostra condotta malvagia, né secondo le vostre azioni corrotte, o casa d’Israele! dice il Signore, l’Eterno".

45 (H21-1) E la parola dell’Eterno mi fu rivolta in questi termini:

46 (H21-2) "Figliuol d’uomo, vòlta la faccia dal lato di mezzogiorno, rivolgi la parola al mezzogiorno, e profetizza contro la foresta della campagna meridionale,

47 (H21-3) e di’ alla foresta del mezzodì: ascolta la parola dell’Eterno! Così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io accendo in te un fuoco che divorerà in te ogni albero verde e ogni albero secco; la fiamma dell’incendio non si estinguerà, e tutto ciò ch’è sulla faccia del suolo ne sarà divampato, dal mezzogiorno al settentrione;

48 (H21-4) e ogni carne vedrà che io, l’Eterno, son quegli che ho acceso il fuoco, che non s’estinguerà".

49 (H21-5) E io dissi: "Ahimè, Signore, Eterno! Costoro dicon di me: Egli non fa che parlare in parabole".

   

Komentář

 

Slaughter

  

In Genesis 14:17, this signifies the liberation and vindication of the apparent good and truth represented by Abram here. (Arcana Coelestia 1722)

In Zechariah 11:4, this signifies people who are in good but led astray by falsities of doctrine. (Apocalypse Explained 315[11])

In Isaiah 30:25, this signifies the Last Judgment when the wicked perish spiritually. (Apocalypse Explained 315[15])

'Slaughter' signifies perdition and damnation. 'Slaughter' and 'a storm of slaughter,' signifies evils which destroy the goods of the church. 'The day of great slaughter' stands for the last judgment.

(Odkazy: Apocalypse Explained 315)


Ze Swedenborgových děl

 

L’Amore Coniugale # 156

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156. (14) La condizione del matrimonio è preferibile al celibato. Questo è evidente da quanto è stato finora detto in materia di matrimonio e di celibato. Che lo stato del matrimonio è da preferire perché esso esiste dalla creazione; perché la sua origine è il connubio della verità e del bene; perché la sua corrispondenza è con il matrimonio del Signore e della chiesa; perché la chiesa e l'amore coniugale sono compagni fedeli; perché il suo uso è preponderante sopra tutti gli usi di tutte le cose della creazione; perché di lì, secondo l’ordine discende la propagazione della razza umana, e anche del cielo angelico, che si compone attraverso la razza umana. Si aggiunga a ciò che il matrimonio è la pienezza dell'uomo; perché attraverso questo l'uomo diventa compiutamente uomo, come sarà illustrato nel capitolo seguente. Nel celibato tutte queste cose mancano.

[2] Tuttavia qualora si affermasse che il celibato è preferibile al matrimonio, e si esaminasse in modo da dimostrare questa asserzione con argomenti probanti, da queste conclusioni conseguirebbe: che i matrimoni non sono santi né casti; anzi, che la castità nel sesso femminile è possibile solo presso coloro che si astengono dal matrimonio e fanno voto di verginità perpetua; e inoltre che quelli che fanno voto di celibato perpetuo si intendono per:

Eunuchi che si sono fatti eunuchi per il bene del regno di Dio (Matteo 19:12)

E molte altre conclusioni, che in quanto provenienti da false proposizioni sono altrettanto false. Con eunuchi che si fanno eunuchi per il regno di Dio si intendono gli eunuchi spirituali, che sono quelli che nel matrimonio si astengono dai mali della promiscuità. Che non si faccia riferimento agli eunuchi italiani 1 è evidente.

151a. 2 A questo aggiungo due narrazioni. La prima:

- Mentre stavo tornando a casa dalla scuola della sapienza, di cui ho parlato sopra (n. 132.), sulla strada ho visto un angelo in vesti del colore del giacinto. Egli è venuto al mio fianco dicendomi: Vedo che vieni dalla scuola della sapienza, e che sei stato allietato da quanto hai udito lì. E poiché percepisco che tu non sei del tutto in questo mondo, essendo al tempo stesso nel mondo naturale, e quindi non conosci le nostre palestre olimpiche dove gli antichi savi incontrano e apprendono da quelli che provengono dal vostro mondo quali cambiamenti e quali vicende lo stato della sapienza stia attraversando, se non ti spiace ti

E mi ha portato verso il confine tra settentrione e oriente. E guardando di là da un luogo elevato, ecco! Ho visto una città, e su un lato di essa due colline, quella più vicina alla città era più bassa rispetto alle altre. E mi ha detto:

- Questa città si chiama Athenaeum, la collina più bassa,

Parnassium, e la più alta, Heliconeum. Sono così chiamate perché in quella città e nei dintorni abitano gli antichi savi della Grecia, come Pitagora, Socrate, Aristippo, Senofonte, con i loro discepoli e novizi.

Ho chiesto di Platone e Aristotele.

Egli ha detto:

- Loro e i loro seguaci abitano in un'altra regione, perché hanno insegnato le materie della ragione che appartengono all’intelletto, mentre gli altri hanno insegnato la morale che appartiene alla vita.

[2] Egli ha detto che da questa città Athenaeum spesso gli studenti sono inviati per apprendere dai cristiani, in modo che questi possano ragguagliarli sul modo in cui debbono pensare a Dio, sulla creazione dell’universo, sull’immortalità dell'anima, lo stato dell'uomo rispetto a quello delle bestie, e su altre materie inerenti la sapienza interiore. E mi ha detto che oggi un araldo ha annunciato in assemblea che i loro inviati si sono incontrati con i nuovi arrivati dalla terra, dai quali hanno udito stranezze. E abbiamo visto molti di loro uscire dalla città e dalle sue vicinanze, alcuni con alloro sulla testa, altri portavano palme nelle loro mani, altri libri sotto il braccio, e altri con penne sotto i capelli della tempia sinistra. Ci siamo uniti a loro e siamo andati insieme. Ed ecco, sulla collina c’era un palazzo a pianta ottagonale, denominato Palladium, e siamo entrati. Ed ecco, otto cavità esagonali in ognuna delle quali vi era una biblioteca, e anche un tavolo attorno al quale erano seduti quelli coronati con l’alloro. E nello stesso Palladium sono apparsi seggi scolpiti nella roccia, su cui gli altri si sono seduti.

[3] Poi una porta si è aperta a sinistra, da cui sono entrati i due nuovi arrivati dal mondo. E dopo il saluto, uno di quelli coronati di alloro ha chiesto:

- Quali nuove dalla terra?

Hanno detto:

- La novità è che uomini somiglianti a bestie sono stati trovati nei boschi, o bestie somiglianti a uomini. Ma si comprendeva dal loro volto e dal corpo che erano uomini, e che erano stato smarriti o abbandonati nei boschi nel secondo o terzo anno di vita.

Hanno aggiunto:

Non erano in grado esprimere il loro pensiero con il linguaggio, né erano in grado di imparare ad articolare il suono in qualsiasi parola. Neppure erano capaci di conoscere il cibo adatto a loro, come fanno le bestie, ma mettevano in bocca quello che trovavano nel bosco, sia pulito, sia sporco, e altre simili cose di cui hanno affermato:

- Alcuni dei dotti tra noi hanno ipotizzato, e altri dedotto, molte cose in merito allo stato degli uomini rispetto a quello delle bestie.

[4] All'udire questo alcuni degli antichi savi hanno chiesto quali ipotesi e quali deduzioni fossero state fatte. I due nuovi arrivati hanno risposto:

- Ne sono state fatte molteplici, tuttavia, possono essere sintetizzate in queste. (a) Che l'uomo nella sua stessa natura e anche dalla nascita è più ottuso e vile di tutti gli animali; e così diviene se non è istruito. (b) Che può essere istruito, perché ha imparato ad articolare i suoni e di là a parlare; e con questo mezzo ha iniziato ad esprimere i pensieri, e questo via via sempre più, finché è stato capace di esprimere le leggi della società, molte delle quali, tuttavia, sono innate negli animali. (c) Che le bestie hanno razionalità in modo analogo agli uomini. (d) Quindi, se le bestie potessero parlare avrebbero capacità di discernimento su ogni cosa, con la stessa abilità degli uomini; un segno di ciò è il fatto che esse, al pari degli uomini pensano in virtù della ragione e della prudenza. (e) Che la capacità d’intendere non è che una modificazione della luce dal sole, con l’interazione del calore attraverso l'etere; in modo che sia soltanto un'attività interiore della natura che può essere elevata fino ad apparire come sapienza. (f) Che quindi è inutile sostenere che un uomo vive dopo la morte diversamente dalla bestia; tranne forse che per alcuni giorni dopo la morte, per via dell’esalazione della vita dal corpo, egli può apparire come un vapore sotto forma di uno spettro, prima di disperdersi nella natura, un po’ come un ramoscello innalzato dalle ceneri appare nelle sembianze della propria forma. (g) Di conseguenza, che religione la quale insegni che c'è una vita dopo la morte è un’invenzione per mantenere la gente comune interiormente nella moderazione conformemente alle leggi della morale, così come sono esteriormente trattenuti dalle leggi civili. A questo, hanno aggiunto:

- L’individuo dotato di senso comune ragiona in questo modo, ma non l'intelligente.

Quando è stato loro chiesto:

- Cosa pensano gli intelligenti?

Hanno risposto che non li hanno uditi, ma suppongono che non sia nello stesso modo in cui ragionano i primi.

152a. A sentire queste cose tutti coloro che erano seduti ai tavoli hanno esclamato: Oh, che tempi corrono sulla terra! Ahimè, quali stravolgimenti ha subito la sapienza! Perché mai è degradata in sciocca fantasia!

Il sole è piazzato in basso rispetto alla terra, di fronte al suo meridiano! Chi può ignorare, circa l’evidenza di quelli abbandonati e trovati nei boschi, che l'uomo è tale senza istruzione? Che è conforme a quanto gli viene insegnato? Non è egli nato in una ignoranza maggiore delle bestie? Non deve imparare a camminare, e a parlare? Se non imparasse a camminare sarebbe in grado di stare eretto sui suoi piedi? Se non imparasse a parlare sarebbe in grado di esprimere qualsiasi pensiero? Non è ogni uomo esattamente come gli viene insegnato, folle dalla falsità, o savio dalla verità? E quando un uomo è folle dalla falsità non è egli persuaso nel suo delirio di essere più savio di colui che è savio dalle verità? Non vi sono uomini, sciocchi o folli, che non sono più uomini di quelli trovati nel bosco? Quelli che hanno perso la loro memoria non sono forse come loro?

[2] Possiamo concludere da tutto ciò che l'uomo senza istruzione non è un uomo; e non è una bestia, ma che egli è una forma che può ricevere in sé ciò che lo rende uomo; dunque egli non nasce uomo, ma diventa uomo; e l'uomo nasce in una forma tale che egli possa essere un organo ricevente la vita da Dio, al fine che egli possa essere un soggetto in cui Dio può portare ogni bene, e mediante l'unione in Lui, renderlo benedetto in eterno. Noi percepiamo da ciò che avete detto che la sapienza è ormai spenta nel tempo presente, o degradata nell’insensatezza, che gli uomini non sanno assolutamente nulla della condizione della vita degli uomini rispetto a quella delle bestie. Quindi non sanno nulla della condizione dell'uomo dopo la morte; e coloro che potrebbero conoscere queste cose, non sono disposti ad accettarle, e quindi le negano, come fanno molti dei vostri cristiani, i quali possono essere paragonati a quelli trovati nel bosco. Non che essi siano diventati così ottusi per mancanza di istruzione, ma che essi hanno reso se stessi ottusi da falsi ragionamenti indotti dalle percezioni dei sensi, che sono l'oscurità della verità.

153a. Poi uno in piedi in mezzo al Palladium, con la palma in mano, ha detto:

- Ti prego di spiegare questo arcano: come può l'uomo creato a immagine di Dio essere cambiato nell’immagine di un diavolo. Io so che gli angeli del cielo sono immagini di Dio; e che gli angeli dell'inferno sono immagini del diavolo; e le due immagini sono opposte; le une della sapienza, le altre della follia. Dicci, dunque, come può l'uomo creato a immagine di Dio, passare dalla luce in tale oscurità, avendo negato Dio e la vita eterna?

[2] A questo gli antichi savi hanno risposto nell’ordine: prima i pitagorici, poi i socratici, e poi gli altri. Ma c'era un certo platonico tra di loro che ha parlato per ultimo, e la sua opinione che ha prevalso, era questa: Nel periodo di Saturno o età dell’oro, gli uomini sapevano di essere immagini ricettive della vita da Dio; e perciò la sapienza era iscritta nelle loro anime e nei loro cuori. Da qui hanno visto la verità dalla luce della verità; e dalla verità hanno percepito il bene dalla delizia del suo amore. Ma, poiché nelle epoche successive la razza umana si è allontanata dal riconoscere che ogni verità della sapienza e di là ogni bene dell’amore presso di loro, affluiscono continuamente da Dio, essi hanno cessato di essere dimore di Dio; e quindi anche la comunicazione con Dio e le associazioni con gli angeli sono cessate. Perché l'intimo delle loro menti, che era stato elevato da Dio verso l'alto fino a Dio, si è ripiegato su se stesso, in direzione opposta, cioè verso il basso, verso il proprio sé. E siccome Dio non può essere tenuto in considerazione nell’uomo interiormente invertito, cioè rivolto verso se stesso, l’uomo si è separato da Dio, ed è divenuto immagine dell’inferno, o del diavolo.

[3] E di qui segue che nella prima era gli uomini riconoscevano con il cuore e l'anima che ogni bene dell’amore, e di là ogni verità della sapienza in loro era da Dio; e anche che Dio era in loro, e che quindi erano semplicemente ricettacoli della vita da Dio; e per questa ragione erano chiamati immagini di Dio, figli di Dio, e nati da Dio. Ma nelle epoche successive ciò non è stato riconosciuto nel cuore e nell'anima, ma con una sorta di fede persuasiva; e poi con una fede storica; e, infine, unicamente con la bocca; e, riconoscere una simile verità solo con la bocca non è riconoscere, ma è negare nel cuore. Da questi fatti si può vedere quale sia la sapienza di questi tempi sulla terra, tra i cristiani, quando, anche se possono essere ispirati da Dio per rivelazione scritta, essi non conoscono la differenza tra uomo e bestia, e molti quindi credono che se l'uomo vive dopo la morte, anche un animale possa vivere, o che poiché una bestia non sopravvive alla morte, neppure l'uomo possa sopravvivervi. La nostra luce spirituale che illumina la visione della mente non diventa densa oscurità presso di loro? E la loro luce naturale che illumina solo la vista del corpo, non diviene splendore ai loro occhi?

154a. Dopo questo tutti si sono rivolti ai due nuovi arrivati e li hanno ringraziati per la loro visita e per i loro ragguagli, e li hanno pregati di comunicare ciò che avevano udito ai loro fratelli. I nuovi arrivati hanno risposto che desideravano approfondire la conoscenza di questa verità che, per quanto si attribuiscono ogni bene della carità e ogni verità della fede al Signore, e non a se stessi, si è uomini, e nella misura in cui ciò si compie, si diventa angeli del cielo.

155a. La seconda narrazione:

Un mattino, una dolcissima melodia è stata udita ad una certa altezza sopra di me, e mi sono destato dal sonno; e in quella prima veglia, che è più interiore, serena, e dolce delle ore seguenti della giornata, mi è stato permesso di rimanere per un certo tempo, nello spirito, come fuori dal corpo, e potevo focalizzare la mia attenzione alle affezioni che risuonavano nella melodia. Il canto dal cielo altro non era che un affezione della mente emessa dalla bocca come melodia; perché il suono si distingue dal discorso per un affezione dell’amore che dà vita alla parola. In quello stato ho avvertito che era un affezione delle delizie dell'amore coniugale, che era reso melodioso dalle mogli nel cielo. Ho percepito che era così dal suono della melodia, in cui tali piaceri sono variati in maniera meravigliosa. Dopo questo mi sono alzato e ho guardato all'esterno nel mondo spirituale. Ed ecco, a oriente sotto il sole è apparsa come una pioggia d’oro. Era la rugiada del mattino, in un’abbondanza tale da essere irradiata dai raggi del sole, e si presentava alla mia vista con l’aspetto di pioggia d'oro. Svegliato ancora di più da questo, ho camminato a lungo in spirito, e ho chiesto a un angelo, che proprio allora ho incontrato per caso, se avesse visto anche lui la pioggia d'oro che scendeva dal sole.

[2] Egli ha risposto che la vedeva tutte le volte che egli era in meditazione sull'amore coniugale. E poi, volgendo gli occhi in quella direzione ha detto:

- Quella pioggia è caduta in una sala in cui ci sono tre mariti con le mogli, che abitano nel mezzo di un paradiso orientale. Tale pioggia sembra scendere dal sole su quella sala, perché la sapienza dell'amore coniugale ed i suoi piaceri abitano presso di loro, presso i mariti la sapienza dell’amore coniugale, e presso le mogli, i suoi piaceri. Ma vedo che tu stai meditando sui piaceri dell'amore coniugale. Pertanto ti condurrò in quella sala e ti presenterò. E mi ha guidato attraverso scene paradisiache in case costruite in legno di ulivo, con due colonne di cedro davanti all’ingresso; e mi ha presentato ai mariti, pregandoli di permettermi, in loro presenza, di parlare con le loro mogli. Ed essi si sono inchinati in segno di assenso e le hanno chiamate. Le mogli guardavano attentamente nei miei occhi. E ho chiesto:

- Cosa succede?

Hanno detto:

- Siamo in grado di vedere esattamente qual è la tua disposizione, e l’affezione da essa, e di qui, qual è il tuo pensiero circa l'amore del sesso; e vediamo che stai pensando intensamente ad esso, ma in modo casto.

Ed esse hanno chiesto:

- Cosa vuoi sapere in proposito?

Ho risposto:

- Ditemi, vi prego, qualcosa delle delizie dell’amore coniugale.

I mariti hanno acconsentito, dicendo:

- Se lo desideri parla con loro di ciò. Le loro orecchie sono caste.

[3] Ed esse hanno chiesto: Chi ti ha insegnato a chiedere a noi dei piaceri di questo amore? Perché non chiedi ai nostri mariti? Ho risposto:

- L’angelo che è con me, mi ha sussurrato all'orecchio che le mogli sono i ricettacoli e gli organi sensori di essi, perché sono nate come forme dell’amore, e ivi sono tutte le delizie dell'amore. A questo, con le labbra sorridenti, hanno risposto:

- Sii prudente, e non dire una cosa del genere, se non in un senso vago; perché si tratta di un sapienza profondamente custodita nel cuore del nostro sesso, e non rivelata ad alcuno a meno che il marito sia nell’amore autenticamente coniugale. I motivi sono molteplici e sono profondamente nascosti da noi. Poi i mariti hanno detto:

- Le mogli conoscono tutti gli stati della nostra mente, e niente è nascosto a loro. Esse vedono, percepiscono e avvertono ciò che esce dalla nostra volontà; mentre noi, al contrario, non percepiamo nulla delle mogli. Le mogli hanno questo dono perché sono più sensibili, appassionate e sollecite nella conservazione dell’amicizia e della fiducia coniugale, e così della felicità della vita di coppia, che cercano, per i loro mariti e per se stesse, in virtù della sapienza insita nel loro amore, che è così pieno di prudenza che non vogliono, e quindi non possono dire che amano, ma che sono amate. Ho chiesto:

- Perché non vogliono, e quindi non possono? Mi hanno risposto che, se la più piccola di queste cose fosse trapelata dalla loro bocca, la freddezza avrebbe pervaso i loro mariti, e li avrebbe allontanati dal letto, dalla camera e dalla vista. Ma questo avviene presso coloro che non considerano il matrimonio santo, e quindi non amano la loro mogli dall’amore spirituale. È altrimenti presso coloro che amano in forza dell’amore spirituale. Nella loro mente quell’amore è spirituale, e da qui, nel corpo è naturale. Noi, in questa sala, siamo in questo amore da quello, e quindi affidiamo i segreti delle delizie dell'amore coniugale ai nostri mariti.

[4] Ho cortesemente chiesto se potessero rivelare alcuni di questi arcani anche a me. E subito hanno guardato attraverso una finestra che dava a mezzogiorno, ed ecco, è apparsa una colomba bianca, le cui ali brillavano come d’argento, e la cui testa era addobbata con una cresta dorata. Si è posata su un ramo da cui è spuntata un’oliva. Quando la colomba era sul punto di stendere le ali, le mogli hanno detto:

- Ti riveleremo qualcosa. Il fatto che sia apparsa questa colomba è segno che noi possiamo. Ed esse hanno detto:

- Ogni uomo ha cinque sensi, vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Ma noi abbiamo anche un sesto senso, che è il senso di tutte le delizie dell'amore coniugale del marito. Noi abbiamo questo senso nelle palme delle nostre mani, mentre noi tocchiamo il petto, le braccia, le mani, o le guance, in particolare il petto dei nostri mariti, e anche quando siamo toccate da loro. Tutta la letizia e la bellezza dei pensieri della loro mente interiore, e tutte le gioie ed i piaceri della loro mente esteriore, e la vivacità e l'allegria del loro cuore, si trasmettono da loro in noi, prendono forma e diventano percettibili, sensibili e tattili; e noi le percepiamo perfettamente e distintamente come un orecchio percepisce il tono di una melodia, o come la lingua distingue il sapore di una prelibatezza. In una parola, i piaceri spirituali dei nostri mariti si insinuano presso di noi, in una sorta di incarnazione naturale. Per questo motivo siamo chiamate dai nostri mariti gli organi sensoriali del casto amore coniugale e da lì, delle sue delizie. Ma questa percezione del nostro sesso esiste, sussiste e persiste, e si esalta nella misura in cui i nostri mariti ci amano in virtù della sapienza e del giudizio, e nella misura in cui noi a nostra volta, amiamo quella sapienza e quel giudizio in loro. Questa sensazione del nostro sesso è chiamata nei cieli il gioco della sapienza con il suo amore e dell’amore con la sua sapienza.

[5] Ero eccitato dalla voglia di sapere di più, sulla varietà di tali piaceri; ed esse hanno detto:

-È infinita. Ma noi non desideriamo dire di più, né possiamo,

perché la colomba alla nostra finestra, che si era posata sul ramo d'ulivo, è volata via.

Ho atteso il suo ritorno, ma invano. Nel frattempo ho chiesto ai mariti:

- Voi avete una simile percezione dell’amore coniugale?

Essi hanno risposto:

- Noi l’abbiamo in generale, ma non in particolare. Noi abbiamo una beatitudine generale, un piacere generale, una soddisfazione generale dalle sensazioni particolari delle nostre mogli; e questa sensazione generale che abbiamo da loro è come la serenità della pace.

Poi, ecco, al di là della finestra è apparso un cigno, che da un ramo di un albero di fico, ha spiegato le ali ed è volato via.

Vedendo ciò i mariti hanno detto:

- Questo è un segno per noi che ci impone il silenzio sull'amore coniugale. Torna in un altro momento e forse potrà essere rivelato di più.

Ed essi si sono allontanati.

  
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