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Daniel 11

Studie

   

1 Or io, nell’anno primo di Dario Medo, sono stato presente per confortarlo, e per fortificarlo.

2 Ed ora, io ti dichiarerò cose vere. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia; poi il quarto acquisterà di gran ricchezze sopra tutti gli altri; e come egli si sarà fortificato nelle sue ricchezze, egli farà muover tutti contro al regno di Iavan.

3 Poi sorgerà un re possente, e valoroso; il quale possederà un grande imperio, e farà ciò ch’egli vorrà.

4 Ma tosto ch’egli sarà sorto, il suo regno sarà rotto, e sarà diviso per li quattro venti del cielo, e non alla sua progenie; e quello non sarà pari all’imperio che esso avrà posseduto; perciocchè il suo regno sarà stirpato, e sarà di altri, oltre a coloro.

5 E il re del Mezzodì si fortificherà, ed un altro de’ capitani d’esso; costui si fortificherà sopra quell’altro, e regnerà, e il suo imperio sarà grande.

6 E in capo d’alcuni anni, si congiungeranno insieme, e la figliuola del re del Mezzodì verrà al re del Settentrione, per far loro accordi; ma ella non potrà rattener la forza del braccio; e nè colui, nè il suo braccio, non potrà durare; e colei, insieme con quelli che l’avranno condotta, e il figliuolo di essa, e chi terrà la parte sua, saranno dati a morte in que’ tempi.

7 Ma d’un rampollo delle radici di essa sorgerà uno, nello stato di colui, il qual verrà con esercito, e verrà contro alle fortezze del re del Settentrione, e farà di gran fatti contro ad esse, e se ne impadronirà;

8 ed anche menerà in cattività in Egitto i lor dii, co’ lor principi, e co’ lor preziosi arredi d’oro, e d’argento; ed egli durerà per alquanti anni, senza tema del re del Settentrione.

9 E il re del Mezzodì verrà nel suo regno, e se ne ritornerà al suo paese.

10 Poi i figliuoli di colui entreranno in guerra, e aduneranno una moltitudine di grandi eserciti; e l’un d’essi verrà di subito, e inonderà, e passerà oltre; poi ritornerà ancora, e darà battaglia, e perverrà fino alla fortezza del re del Mezzodì.

11 E il re del Mezzodì, inasprito, uscirà fuori, e combatterà con lui, cioè col re del Settentrione, il qual leverà una gran moltitudine; ma quella moltitudine sarà data in man del re del Mezzodì.

12 E dopo ch’egli avrà disfatta quella moltitudine, il cuor suo s’innalzerà; onde, benchè abbia abbattute delle decine di migliaia, non però sarà fortificato.

13 E il re del Settentrione leverà di nuovo una moltitudine maggiore della primiera; e in capo di qualche tempo, ed anni, egli verrà con grosso esercito, e con grande apparecchio.

14 E in quei tempi molti si leveranno contro al re del Mezzodì; e degli uomini ladroni d’infra il tuo popolo si eleveranno, per adempier la visione; e caderanno.

15 E il re del Settentrione verrà, e farà degli argini, e prenderà le città delle fortezze; e le braccia del Mezzodì, e la scelta del suo popolo non potranno durare, e non vi sarà forza alcuna da resistere.

16 E colui che sarà venuto contro ad esso farà ciò che gli piacerà; e non vi sarà alcuno che gli possa stare a fronte; poi egli si fermerà nel paese della bellezza, il quale sarà consumato per man sua.

17 Poi egli imprenderà di venire con le forze di tutto il suo regno, offerendo condizioni d’accordo, onde egli verrà a capo; e darà a quell’altro una figliuola per moglie, corrompendola; ma ella non sarà costante, e non terrà per lui.

18 Poi egli volgerà la faccia alle isole, e ne prenderà molte; ma un capitano farà cessare il vituperio fattogli da colui; e, oltre a ciò, renderà a lui stesso il suo vituperio.

19 Poi egli volgerà la faccia alle fortezze del suo paese, e traboccherà, e caderà, e sarà rotto, e non sarà più trovato.

20 Poi sorgerà nello stato di esso, con maestà reale, uno che manderà attorno esattori: ma fra alquanti dì sarà rotto, non in ira, nè in guerra.

21 Appresso sorgerà nel suo stato uno sprezzato, al qual non sarà imposta la gloria reale; ma egli verrà quetamente, ed occuperà il regno per lusinghe.

22 E le braccia del paese inondato saranno inondate da lui, e saranno rotte, come anche il capo del patto.

23 E dopo l’accordo fatto con quell’altro, egli procederà con frode, e salirà, e si fortificherà con poca gente.

24 Egli entrerà nel riposo, e nei luoghi grassi della provincia, e farà cose, che i suoi padri, nè i padri de’ suoi padri, non avranno mai fatte; egli spargerà alla sua gente preda, spoglie, e richezze; e farà delle imprese contro alle fortezze; e ciò fino ad un tempo.

25 Poi egli moverà le sue forze, e il cuor suo, contro al re del Mezzodì, con grande esercito; e il re del Mezzodì, verrà a battaglia, con grande e potentissimo esercito; ma non potrà durare; perciocchè si faranno delle macchinazioni contro a lui.

26 E quelli che mangeranno il suo piatto lo romperanno; e l’esercito di colui inonderà il paese, e molti caderanno uccisi.

27 E il cuore di que’ due re sarà volto ad offender l’un l’altro, e in una medesima tavola parleranno insieme con menzogna; ma ciò non riuscirà bene; perciocchè vi sarà ancora una fine, al tempo determinato.

28 E colui se ne ritornerà al suo paese con gran ricchezze; e il suo cuore sarà contro al Patto santo; ed egli farà di gran cose: e poi se ne ritornerà al suo paese.

29 Al tempo determinato, egli verrà di nuovo contro al paese del Mezzodi; ma la cosa non riuscirà quest’ultima volta come la prima.

30 E verranno contro a lui delle navi di Chittim, ed egli ne sarà contristato, e se ne ritornerà, e indegnerà contro al Patto santo, e farà di gran cose: poi ritornerà, e porgerà le orecchie a quelli che avranno abbandonato il Patto santo.

31 E le braccia terranno la parte sua, e profaneranno il santuario della fortezza, e torranno via il sacrificio continuo, e vi metteranno l’abbominazione disertante.

32 E per lusinghe egli indurrà a contaminarsi quelli che avran misfatto contro al Patto; ma il popolo di quelli che conoscono l’Iddio loro si fortificherà, e si porterà valorosamente.

33 E gl’intendenti d’infra il popolo ne ammaestreranno molti; e caderanno per la spada, e per le fiamme, e andranno in cattività, e saranno in preda, per molti giorni.

34 Ma mentre caderanno così, saranno soccorsi di un po’ di soccorso; e molti si aggiungeranno con loro con bei sembianti infinti.

35 Di quegl’intendenti adunque ne caderanno alcuni: acciocchè fra loro ve ne sieno di quelli che sieno posti al cimento, e purgati, e imbiancati, fino al tempo della fine; perciocchè vi sarà ancora una fine, al tempo determinato.

36 Questo re adunque farà ciò che gli piacerà, e s’innalzerà, e si magnificherà sopra ogni dio; e proferirà cose strane contro all’Iddio degl’iddii; e prospererà, finchè l’indegnazione sia venuta meno; conciossiachè una determinazione ne sia stata fatta.

37 Ed egli non si curerà degl’iddii de’ suoi padri, nè d’amor di donne, nè di dio alcuno; perciocchè egli si magnificherà sopra ogni cosa.

38 Ed egli onorerà un dio delle fortezze sopra il suo seggio; egli onorerà, con oro, e con argento, e con gemme, e con cose preziose, un dio, il quale i suoi padri non avranno conosciuto.

39 Ed egli verrà a capo de’ luoghi muniti delle fortezze, con quell’iddio strano; egli accrescerà d’onore quelli ch’egli riconoscerà, e li farà signoreggiar sopra molti, e spartirà la terra per prezzo.

40 Or in sul tempo della fine, il re del Mezzodì cozzerà con lui; e il re del Settentrione gli verrà addosso, a guisa di turbo, con carri, e con cavalieri, e con molto naviglio; ed entrerà ne’ paesi d’esso, e inonderà e passerà a traverso;

41 ed entrerà nel paese della bellezza, e molti paesi ruineranno; e questi scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab, e la principal parte de’ figliuoli di Ammon.

42 Così egli metterà la mano sopra molti paesi, e il paese di Egitto non iscamperà.

43 E si farà padrone de’ tesori d’oro, e d’argento, e di tutte le cose preziose di Egitto; e i Libii, e gli Etiopi saranno al suo seguito.

44 Ma rumori dal Levante e dal Settentrione lo turberanno; ed egli uscirà con grande ira, per distruggere, e per disperder molti.

45 E pianterà le tende del suo padiglione reale fra i mari, presso del santo monte di bellezza; poi, come sarà pervenuto al suo fine, non vi sarà alcun che l’aiuti.

   


To many Protestant and Evangelical Italians, the Bibles translated by Giovanni Diodati are an important part of their history. Diodati’s first Italian Bible edition was printed in 1607, and his second in 1641. He died in 1649. Throughout the 1800s two editions of Diodati’s text were printed by the British Foreign Bible Society. This is the more recent 1894 edition, translated by Claudiana.

Komentář

 

Esposizione della visione dei re di Daniele

Napsal(a) Andy Dibb (strojově přeloženo do Italiano)

Questo capitolo continua la testimonianza dell'angelo a Daniele. Originariamente i capitoli nove, dieci, undici e dodici scorrevano come una narrazione continua - le divisioni in capitoli e versi vennero molto più tardi - e nel senso interno la continuità è facile da vedere Per mettere il capitolo undici nella sua prospettiva si deve tornare indietro, al pentimento di Daniele nel capitolo nove e alla sua visione nel capitolo dieci dopo essersi pentito, in un profondo stato di umiltà, egli vede un uomo, vestito di lino, la cui vita era cinta con l'oro di Ufaz. Solo Daniele vide questa visione e cadde a terra. Allora un angelo, uno come i figli degli uomini, lo toccò, lo fece stare in piedi, e dicendogli di non temere, procedette a promettere di dire a Daniele "ciò che è annotato nella Scrittura della verità". Il capitolo undici è la registrazione di quella Scrittura.

È importante notare che in tutti i capitoli undici e dodici è "uno come i figli degli uomini" che parla. L'importanza di questo punto sta nella corrispondenza dell'angelo. Come abbiamo visto prima, "quello come i figli degli uomini" rappresenta la verità che si sviluppa nelle nostre menti e che ci rende liberi dalla schiavitù dell'egoismo e dell'avidità.

Ciò che non è evidente nella storia, tuttavia, è il motivo per cui l'angelo parla. In qualsiasi parte della Parola, la persona che parla stabilisce il focus principale dell'intero capitolo. Da questo possiamo vedere che quando l'angelo che sembra "uno dei figli degli uomini" parla, il principio guida è quindi l'emergere nella nostra coscienza della verità che alla fine ci libera dalla schiavitù dell'egoismo.

In generale il capitolo undici è una descrizione della perversione o torsione della mente umana da parte di idee e pensieri sbagliati, e la rettifica di questo per mezzo di verità genuine, ora coscienti nelle nostre menti (Arcana Coelestia 3708). Così l'intero capitolo descrive la battaglia, o tentazione che porta al rovesciamento finale dei sentimenti, dei pensieri e delle azioni dell'egoismo.

L'obiettivo primario di questa serie è la verità, ora coscientemente nella nostra mente, che ci conduce attraverso gli stati di tentazione che seguono il pentimento fino alla vittoria finale. Questo focus dà una visione diversa delle battaglie che abbiamo visto prima. Per esempio, nel capitolo quattro abbiamo visto le tentazioni che Nabucodonosor affrontò quando fu ridotto allo stato di animale selvatico. Allo stesso modo nel capitolo sei abbiamo visto Dario il Mede tentato quando ha messo Daniele nella fossa dei leoni. In queste tentazioni le vediamo dal lato dell'egoismo - Daniele è un giocatore un po' minore nella serie storica.

Quando l'egoismo è in primo piano nella nostra mente, ogni attacco ad esso viene percepito come un attacco a se stessi. Poiché l'egoismo fa appello così fortemente ai nostri sensi naturali e persino fisici, qualsiasi cosa che gli si oppone viene presa come una minaccia contro le nostre stesse vite. È ironico che il bene non tenti mai, perché la tentazione è un assalto dall'inferno alle cose buone e vere nella nostra mente (cfr. Arcana Coelestia 986). Eppure il sentimento o la sensazione è esattamente l'opposto. La tentazione è come se stessimo per perdere le cose che amiamo, le cose che ci motivano e ci entusiasmano. Mentre la realtà è che queste cose ci trascineranno all'inferno, la sensazione è quella di una beatitudine celeste quando si permette all'egoismo di correre senza controllo. Tutte le tentazioni nelle prime parti di Daniele si avvicinano alle tentazioni da questo aspetto. Il cambiamento, però, avviene quando ci pentiamo, quando consegniamo i nostri mali al Signore - non nel senso che poi ce ne stiamo con le mani in mano, sperando in un miracolo, ma nel senso di riconoscere che con le nostre forze non abbiamo la capacità di combattere i mali che dilagano nel cuore del nostro essere. Con il riconoscimento essenziale del Signore che controlla, che abbiamo visto raffigurato nella profonda umiltà di Daniele, iniziamo ora una nuova fase di tentazioni.

Questa volta vediamo la battaglia dalla parte del bene, ed è per questo che chi parla è quello come "i figli degli uomini". La verità ha combattuto una dura battaglia per entrare nelle nostre menti coscienti, combattendo sia contro i nostri stati di Nabucodonosor che di Belshazzar, ed è solo nel sesto capitolo, nel regno di Dario il Mede, che la coscienza comincia davvero a farsi strada.

I capitoli finali di Daniele, tuttavia, indicano il cambiamento di attenzione. Una volta che una persona si pente veramente, smette di pensare per egoismo e inizia a pensare per coscienza. Il risultato è un cambiamento completo nel modo di Ionic in g alla tentazione.

Dario il Mede rappresenta la coscienza della nostra coscienza. Questo è mostrato nella sua reazione a Daniele dopo la morte di Belshazzar. Quest'ultimo re aveva usato Daniele come una sorta di oracolo, per leggere la scrittura sul muro, nello stesso modo in cui in uno stato pre-rigenerato potremmo usare la nostra conoscenza della verità per tenerci fuori dai guai. Dario invece vide il potenziale di Daniele e lo elevò ad una posizione di alta autorità.

È per questo che questo capitolo finale si svolge nel regno di Dario il Mede: "Anche nel primo anno di Dario il Mede, io, proprio io, mi alzai per confermarlo e rafforzarlo".

La storia ripercorre quindi i suoi passi dal regno di Ciro a quello di Dario. Tuttavia, proprio come nel caso di Nabucodonosor e Belshazzar, che illustravano l'interno e l'esterno dei lati babilonesi o egoisti delle nostre nature, Ciro e Dario sono le parti interne ed esterne delle nostre nature rigeneranti. Essi stanno in opposizione ai due re babilonesi ']'questo è chiaro se teniamo a mente che Ciro rappresenta il Signore nel suo umano, illuminando contro e vincendo le potenze dell'inferno in nostro favore''), mentre Dario descrive la crescente consapevolezza della nostra coscienza e la volontà di elevarla nella nostra mente. Se evitiamo il pensiero lineare, è possibile vedere i due re che governano simultaneamente su diversi livelli, e come Ilelshazzar doveva essere ucciso, così Dario deve combattere per la verità. Belshazzar è stato ucciso perché nel processo di rigenerazione il comportamento esterno deve cambiare Dario fornisce l'arena per le battaglie finali, perché la verità deve diventare cosciente nelle nostre menti esterne, in modo che noi, coscientemente, possiamo fare della verità il nostro sovrano. Ha senso allora che nel primo anno di Dario il Modo l'angelo "avente le sembianze di uno dei figli degli uomini" sia stato in grado di alzarsi e rafforzare Michele.

VERSI 2-13

Con Daniele in ascolto, l'angelo inizia la sua narrazione degli eventi che portano al compimento del lungo cammino iniziato quando Nabucodonosor portò Daniele in cattività babilonese tanti anni prima. Le parole di apertura dell'angelo sono quelle della speranza, perché ci sono ancora battaglie da combattere. Inizia con parole confortanti: "E ora ti dirò la verità".

La "verità" qui è la stessa "verità" menzionata alla fine del capitolo dieci. Non è la fredda verità fattuale di un tribunale, ma la calda, amorevole, solidale verità della presenza del Signore nella nostra vita che rende possibile l'edificazione e il sostegno dei nostri spiriti in tempi di tentazione. Nel corso del capitolo, l'angelo delinea la tremenda battaglia che ognuno di noi conduce lungo il cammino della rigenerazione. Facendo precedere questa descrizione dalla menzione della "verità", tuttavia, egli indica che non siamo soli in questa battaglia e quindi possiamo avere fiducia nel suo esito.

Questo penultimo capitolo è pieno delle alternanze di stato così prevalenti nel processo di rigenerazione Anche una lettura superficiale del capitolo le mostra chiaramente: nel verso due c'è l'interazione del re di Persia e della Grecia. I versetti tre e quattro parlano dell'ascesa di un "re potente" il cui regno sarà sradicato. Dal versetto cinque in poi ci viene raccontata la guerra tra i re del Nord e del Sud. Queste alternanze di stato si adattano al modello stabilito nei capitoli precedenti. Man mano che progrediamo spiritualmente, oscilliamo tra gli stati in cui la nostra natura egoistica si esprime e quelli in cui, con la coscienza che ci guida, siamo in grado di resistere a noi stessi.

CINQUE RE

Al centro della visione di questo capitolo ci sono cinque re:

[1] il re di Persia

[2] Il re ricco e forte (vs 2)

[3] Il re potente (vs 3)

[4] Il re del Sud (vs 6)

[5] Il re del Nord (vs 6)

Studiando l'interazione di questi cinque re siamo in grado di vedere le posizioni principali, o protagonisti, delle varie alternanze di stati che attraversiamo negli stati finali della tentazione. Come in molte altre parti di Daniele c'è un'interazione, o un dialogo tra i re. Alcuni di questi appaiono in sequenza, per esempio il re di Persia seguito dal re ricco e forte, seguito dal re potente. Le sequenze sono introdotte dalle parole introduttive di ogni verso. Per esempio: "Ecco altri tre re sorgeranno in Persia, e il quarto sarà molto più ricco e più forte della spina, poi sorgerà un re potente".

Queste sequenze sono poi sostituite dalla presenza simultanea dei re del Nord e del Sud, e la maggior parte del resto del capitolo è occupata dalle battaglie tra loro.

Ognuno di questi re rappresenta il modo in cui la verità guida la nostra mente in tempi di tentazioni.

IL RE RICCO E FORTE

La verità che l'angelo dice a Daniele è questa: altri tre re sorgeranno in Persia, seguiti da un quarto che sarà più ricco di tutti quelli che l'hanno preceduto: "Con la sua forza, con le sue ricchezze, si metterà tutto contro il regno di Grecia".

Queste parole, gravide di significato, aprono il racconto delle battaglie finali della nostra vita spirituale. In senso letterale, il re di Persia era Ciro, che sconfisse il re babilonese. Dopo Ciro ci furono tre re, Cambise, il figlio di Ciro, Smerdis, che era un impostore che fingeva di essere un altro figlio di Ciro, e Dario, figlio di Hystaspes, che sposò la figlia di Ciro (Commento di Clarke a questo versetto). Daniele non si riferisce a nessuno di questi per nome, ma li elenca tutti come altri tre re derivanti dalla Persia.

Il quarto re dopo Ciro fu Serse, che, mentre era meno abile di Ciro (Bright 1972:375), era ancora un uomo con enormi ricchezze (Commento di Clarke a questo versetto). Fu questo Serse a radere al suolo le mura di Babilonia e, dopo averlo fatto, rivolse la sua attenzione all'invasione della Grecia. Nel 480 a.C., attraversando "l'Ellesponto, si mosse con un enorme esercito attraverso la Macedonia, sopraffece l'eroica banda spartana alle Termopili, catturò Atene e mise l'Acropoli in fiamme" (Bright 1972:376).

Anche se l'angelo nella visione di Daniele ha descritto eventi che possono essere facilmente visti in termini storici, rimane il fatto che, come le visioni prima di questa, il senso storico è solo un contenitore che contiene il significato spirituale della visione stessa. I re ritratti nel racconto non sono importanti per il loro valore storico, ma perché rappresentano gli stati della chiesa, o, per dirla in un altro modo, la comprensione della verità e la pratica del bene dell'essere umano, che insieme costituiscono la chiesa in lui o lei.

Per capirlo dobbiamo andare oltre i personaggi meramente storici. Tuttavia, è degno di nota che l'introduzione ruota intorno ai "re di Persia". La Persia, come abbiamo visto nell'ultimo capitolo, descrive un nuovo stato nel nostro sviluppo spirituale. I persiani rovesciarono Babilonia, liberarono gli ebrei e, sotto Serse, invasero la Grecia. Tutte queste cose sono significative. Inoltre, la Persia si trovava ad est geografico di Babilonia e, come abbiamo visto prima, l'est rappresenta il Signore.

I Persiani lasciano il loro segno per la prima volta nel capitolo dieci, che ci viene detto essere una visione che ha luogo nel regno di Ciro, re di Persia. Prima di questo i re erano o babilonesi o mediani. Il fatto che la Persia emerga, tuttavia, indica un grande progresso nel nostro stato spirituale. Dario il Mede è il re che uccise Belshazzar, e nel fare questo descrive come, quando diventiamo coscienti della nostra coscienza, l'unica cosa che dobbiamo smettere di fare sono le attività malvagie che una volta godevamo. Allo stesso modo, Dario elevò Daniele all'uomo più potente del suo impero, secondo solo a se stesso. Questo a sua volta mostra come, una volta che iniziamo il cammino della rigenerazione, la coscienza prende il sopravvento nel nostro modo di vedere le cose. Si salta poi attraverso le visioni di Daniele nei capitoli sette e otto, attraverso il pentimento del capitolo nove, fino alle tentazioni del capitolo dieci.

È qui che incontriamo per la prima volta il re persiano Ciro. Ciro, ricordate, rappresenta il Signore che combatte e supera i mali nella nostra vita. I Persiani venivano dall'est, che rappresenta il Signore, e conquistarono i Babilonesi dell'ovest. Come abbiamo visto prima, l'occidente descrive uno stato in cui l'amore per il Signore si è raffreddato, è stato oscurato da amori egoistici.

Notate lo sviluppo della sequenza di re in questo versetto: altri tre re sorgeranno in Persia, e il quarto sarà molto più ricco di tutti loro. Il numero tre corre come un nastro in tutto il libro di Daniele, perché fu nel terzo anno di Jehoiakim che Nabucodonosor invase Gerusalemme. La visione di Daniele della capra fu nel terzo anno del regno di Belshazzar, e la visione dell'angelo nel terzo anno di Ciro. Oltre a questo, anche il numero tre ricorre diverse volte: Daniele aveva tre amici, pregava tre volte al giorno durante il divieto di preghiera di Dario, e così via. La ricorrenza del numero tre, come abbiamo visto all'inizio del libro di Daniele, sta nel significato, e questo vale in questo versetto come in qualsiasi altro.

L'angelo disse a Daniele che altri tre re sarebbero sorti in Persia Per seguire questo dobbiamo ricordarci che Ciro il re di Persia che rovescia Babilonia rappresenta la presenza del Signore che lotta in noi per rovesciare i nostri stati personali di egoismo. Il numero, tre, che segue qui, rappresenta la progressione di uno stato fino al suo completamento.

Come abbiamo anche visto prima, il processo di rigenerazione, e in particolare il superamento dell'egoismo è ciclico. Come superiamo uno stato, sorge il successivo, presentandoci una serie di stati in cui la coscienza e il nostro egoismo si alternano l'uno con l'altro.

Questo processo è descritto in questo versetto e in quelli successivi, ma dalla prospettiva della coscienza, perché è l'angelo che parla a Daniele. Così, dopo il pentimento, i nostri stati di umiltà rendono possibile che il Signore sia presente e attivo nella nostra mente. All'inizio, come risultato del pentimento, abbiamo una maggiore consapevolezza dell'egoismo e una maggiore dedizione a superarlo. Questa consapevolezza è rappresentata dall'angelo che parla a Daniele, la dedizione a superarlo viene dal Signore stesso, e così è descritto da Ciro, re di Persia.

I tre re che seguono sono stati aumentati di consapevolezza. Nei capitoli precedenti abbiamo visto come i "re" rappresentano stati di verità nella nostra mente (Arcana Coelestia 3708, Apocalisse Rivelata 720). Non possiamo vedere i nostri mali se non dalla prospettiva della verità. La verità, tuttavia, non è una cosa statica, perché impariamo costantemente cose nuove, e più impariamo più la nostra comprensione diventa perfetta. Questa nuova comprensione aumenta la nostra consapevolezza dei nostri mali, allargando così il divario tra le due parti distinte della nostra personalità.

Il quarto re è descritto come un uomo che si innalza nelle sue ricchezze e nella sua forza. In questo è simile a Gabriele, l'"angelo forte" menzionato nel capitolo otto. Lì ci è stato detto che "un angelo forte" si riferisce a tutto il cielo Apocalisse Spiegata 302) La forza spirituale viene a noi nel potere della verità, e qui vediamo la concomitanza di corrispondenze nella descrizione del quarto re, poiché i re, come abbiamo visto, rappresentano le verità, le ricchezze sono un accumulo di verità (Arcana Coelestia 1327). Così vediamo una progressione dal momento in cui cominciamo a rovesciare il nostro egoismo, rappresentato da Dario che uccide Belshazzar, attraverso il processo di pentimento e tentazione nei capitoli nove e dieci, fino al dominio di Ciro, o la presenza del Signore. Mentre questo processo continua, la presenza della coscienza aumenta ed estende il suo controllo sulle nostre menti - un po' come l'ariete nel capitolo otto che estende il suo potere spingendo verso i quattro angoli.

Il culmine arriva con la spinta verso la Grecia. Nella storia, parallelamente alle profezie della Parola, vediamo Serse che spinge verso ovest, verso la Grecia. A quel tempo la Grecia era all'apice della sua potenza, e la sua civiltà si faceva sentire oltre i suoi confini - che in effetti è ciò che l'ha portata all'attenzione di Serse.

Abbiamo visto nei capitoli precedenti che la Grecia rappresenta stati di pensiero lontani dal Signore, ma che possono essere condotti in stati di comprensione (Apocalisse Spiegata 50, Apocalisse Rivelata 34). Gli antichi greci conoscevano alcune corrispondenze della Chiesa antica (Arcana Coelestia 2762, 7729, 9011, 10177, Apocalisse Spiegata 405), ma essenzialmente la Grecia era una nazione gentile (Arcana Coelestia 2724), che era caduto nell'abitudine di considerare gli uomini semplici come dei (Apocalisse Spiegata 955). Le prime verità della Chiesa antica che costituivano il sottoculto di base della vita greca erano state pesantemente sovrapposte dal paganesimo e dall'idolatria fino al punto di una quasi completa ignoranza spirituale.

Questa informazione è molto utile per capire il significato interiore del perché Serse invase la Grecia, perché nella storia della Grecia vediamo qualcosa di simile alla nostra vita. Prima di iniziare con alcune conoscenze religiose di base, abbiamo tendenze spirituali divinamente impiantate, per esempio c'è un influsso in tutte le menti umane che c'è un Dio, e che Egli è uno (La Vera Religione Cristiana 8). Oltre a questo abbiamo i doppi doni dell'infanzia, l'innocenza e la presenza degli angeli, che servono entrambi a porre un piano di fondazione nella nostra mente su cui possono essere costruite le cose spirituali successive. Questi stati nascosti possono essere paragonati al ruolo che la Chiesa antica ha giocato nello sviluppo dei popoli della Grecia (e di altri luoghi). Su questo fondamento si aggiungono altre cose, cose semplici che ci vengono insegnate dai nostri genitori o dai nostri insegnanti.

Tuttavia, man mano che cresciamo, e man mano che ci allontaniamo dall'innocenza dell'infanzia, quelle cose tenere dell'infanzia vengono gradualmente allontanate. Al loro posto raccogliamo falsità dal mondo che ci circonda. I concetti di Dio vengono estrapolati nel culto dell'eroe, l'innocenza viene gradualmente trasformata dall'esperienza in un modo completamente diverso di vedere le cose. Gradualmente parti della nostra mente si "gentilizzano".

È a queste parti della nostra mente che si rivolge il re ricco e forte rivolgendo le sue attenzioni alla Grecia. Come la coscienza di una persona si sviluppa, specialmente dopo che la mente sviluppa il senso della realtà spirituale dall'essere un esercizio intellettuale in una forza guida nella vita, così altre aree cominciano a mostrarsi bisognose della presenza della verità.

Ci sono molti atteggiamenti, idee, abitudini che abbiamo che originariamente avevano qualche base nella verità, ma che sono diventati così sviliti che la verità non c'è più. Questi hanno bisogno di essere analizzati e valutati, e la luce della verità portata a sentire su di loro in modo tale che possiamo sollevarci al di sopra dei legami restrittivi dell'affetto e dell'abitudine, e vedere queste parti della nostra mente per quello che realmente sono - stati gentili separati dal Signore.

Questo versetto, quindi, apre il resto dell'undicesimo capitolo. Il re, ricco e potente, invade la Grecia. Il risultato dell'invasione storica di Serse in Grecia passa qui in secondo piano. Ha servito il suo scopo nel mostrarci qualcosa delle nostre menti, di come sono compartimentate, e come, nonostante la nostra coscienza che cresce, ci sono ancora aree non toccate. Queste aree saranno influenzate dalla presenza della coscienza.

IL POTENTE RE

Arriva il momento del re potente. Questo secondo re è in contrasto con il quarto re di cui si è parlato sopra. A prima vista sembra che i due possano essere la stessa cosa, perché come il re ricco e forte, lo storico Serse, si agita contro la Grecia, così sembra seguire che il prossimo re potente che sorge debba seguire lo stesso filone.

Questo, tuttavia, non è il caso. Il "potente re" deve essere visto nel suo contesto, perché nel verso successivo leggiamo che il suo regno sarà spezzato e diviso verso i quattro venti del cielo, e quindi sradicato. Se questo re fosse lo stesso nella stessa linea del re ricco e forte, allora si vedrebbe una continuazione del suo regno.

Ciò che si vede qui è una delle alternanze di stato, che sono state così evidenti attraverso tutto il libro di Daniele. Un "re" significa una verità, ma può anche significare una falsità (Arcana Coelestia 3708, Apocalisse Rivelata 720). Come abbiamo visto prima, la lotta per il controllo delle menti umane si combatte sul fronte della verità e della falsità. La lotta continua fino alla vittoria dell'una o dell'altra parte che, tecnicamente parlando, avviene quando decidiamo irrevocabilmente di impegnarci o in paradiso o all'inferno.

Il re, nel verso tre, rappresenta l'antitesi del re ricco e forte. Nella nostra mente può essere paragonato agli stati descritti da Nabucodonosor, o all'amore dell'egoismo quando gli è permessa la libertà senza ostacoli. La differenza è, tuttavia, che mentre all'inizio del libro, Nabucodonosor era libero di fare ciò che voleva, questo re è contrastato da una coscienza molto potente.

Notate cosa viene detto di questo potente re: egli "regnerà con grande dominio e farà secondo la sua volontà". Un re temporale governa con il potere di cui è investito e con l'appoggio del suo sistema sociale. Un re spirituale governa per mezzo della verità. L'ufficio "regale" del Signore è l'amministrazione delle sue verità per mantenere l'ordine e amministrare la giustizia.

Lo stesso vale per un re spirituale, poiché la menzogna rappresenta la presenza della verità nella nostra mente, il governo di questa verità è la presentazione e la conservazione della verità e della giustizia, e il mantenimento dell'ordine nei nostri pensieri e attraverso questo nel nostro comportamento. Il potente re, tuttavia, assume il significato opposto. Egli rappresenta i falsi modi di pensare, che conducono i nostri pensieri in idee distorte e alla fine ci conducono in un comportamento malvagio.

Prima che la nostra coscienza prenda il sopravvento sui nostri processi di pensiero, c'è poco da fare per fermare questo getto negativo dei nostri pensieri. Con un egoismo incontrollato al posto di guida, troviamo facile, persino piacevole pensare in termini che soddisfano quell'egoismo. Tuttavia, una volta che la coscienza comincia ad esercitare un certo potere sul modo in cui vediamo le cose, il controllo sul nostro egoismo viene sfidato.

Questo è ciò che viene descritto in questo capitolo. Il potente re, che sorge dopo il quarto re, raffigura una ricaduta nei nostri vecchi modi di pensare. Il lato Nabucodonosor di noi risorge, per così dire, portando di nuovo in superficie gli affetti semisommersi per le cose egoistiche. Il pendolo tra il nostro lato buono e quello cattivo ha oscillato, come abbiamo visto fare prima.

Eppure questa volta l'oscillazione non è inaspettata. Ricordate che questa visione fu dettata a Daniele da un angelo che diceva verità confortanti ed edificanti. Se, come abbiamo notato, nelle tentazioni passate sembra che il bene stia attaccando il male, in questa tentazione avviene il contrario. Il potente re viene in contrasto con i re di Persia. Viene a dispetto della ricchezza e della forza del quarto re.

Man mano che lo sviluppo spirituale di una persona progredisce, ne consegue che le nostre prospettive sulla vita cambiano. Le cose che una volta erano piacevoli, ora vengono investite di aspetti meno piacevoli. Forse una persona prova dei dubbi su qualcosa che una volta le piaceva perché ha imparato a pensarci da una nuova prospettiva. Forse sente un senso di colpa che prima era nascosto.

Qualunque cosa accada, questo potente re, che poteva fare quello che voleva, ha trovato il suo regno distrutto e diviso verso i quattro venti del cielo. La visione a questo punto ricorda la grande statua eretta da Nabucodonosor nel secondo capitolo. Anch'essa si ergeva alta e fiera, eppure fu portata a terra da una piccola pietra. Quella pietra, va ricordato, rappresenta la verità che fa crollare l'intera struttura di egoismo e avidità dilagante nei nostri cuori.

Così il potente re è stato abbattuto, e la presa che l'egoismo con tutti i suoi pensieri di supporto e di accompagnamento è stata rotta. Notate cosa accadde al regno di questo re: fu diviso ai quattro venti del cielo. Anche questa è una frase che abbiamo già incontrato.

Nel capitolo otto leggiamo della capra bugiarda, il cui grande corno fu spezzato, ma altri quattro crebbero "verso i quattro venti del cielo" (Daniele 8:8). In quella visione il "corno" rappresenta il potere dell'egoismo, mentre i quattro corni minori descrivono le falsità e gli affetti malvagi che derivano dall'egoismo, Questi corni erano posti verso i "quattro venti del cielo". I "quattro venti del cielo" sono i diversi stati delle nostre menti, il nord e il sud sono quelli che appartengono alla nostra comprensione, e l'est e l'ovest alla nostra volontà. Così, nella visione della capra, Daniele vide l'estensione del male in tutti i nostri pensieri e sentimenti.

Questa visione, tuttavia, è descritta nel periodo prima del pentimento, come descritto nel capitolo nove. Quando una persona si pente la sua mente cambia direzione, le cose, che una volta controllavano i nostri pensieri e sentimenti, perdono il loro fascino. Così in questo versetto il regno del potente re viene spezzato, il che può essere paragonato alla distruzione delle quattro corna della capra.

Il principio descritto qui è uno di "dividi e conquista" Mentre la rigenerazione progredisce e l'egoismo perde la sua attrattiva, i pensieri e le delizie che vanno con l'egoismo sono dispersi "verso i quattro venti del cielo" In questo vediamo la mente aprirsi e diventare sempre più ricettiva degli stati del cielo.

Tuttavia, questo è un processo graduale. Notate la continuazione dello stesso versetto, "ma non tra la sua posterità né secondo il suo dominio con cui ha governato; perché il suo regno sarà sradicato, anche per altri oltre a questi".

In altre parole, la posterità del potente re non sarà dispersa ai quattro venti. Essi hanno perso la testa, ma ciò non significa che cessino di esistere. Pensieri e sentimenti rimangono con noi anche dopo che abbiamo iniziato a distogliere lo sguardo da essi. Alla fine anche questi perderanno il loro potere su di noi, ma il tempo per questo non è ancora arrivato.

Questo processo di graduale liberazione dalla morsa dei nostri sentimenti e pensieri egoistici è splendidamente espresso in un passaggio degli Arcana Coelestia, perché merita un'attenta considerazione e viene citato a lungo: "Quando un uomo viene rigenerato, il che avviene con l'impianto della verità e del bene spirituali, e con la rimozione allo stesso tempo della falsità e del male, non viene rigenerato in fretta, ma lentamente. La ragione è che tutte le cose che l'uomo, fin dalla sua infanzia, ha pensato, inteso e fatto, si sono aggiunte alla sua vita e l'hanno fatta, e allo stesso modo hanno formato una tale connessione tra loro che nessuna cosa può essere tolta se non vengono tolte tutte allo stesso tempo. Perché un uomo malvagio è un'immagine dell'inferno, e un uomo buono è un'immagine del cielo; e i mali e le falsità con un uomo malvagio hanno una tale connessione tra loro come c'è tra le società infernali, di cui egli fa parte; e i beni e le verità con un buono hanno una tale connessione tra loro come c'è tra le società celesti, di cui la menzogna fa parte. Da questo è evidente che i mali e le falsità con un uomo malvagio non possono essere rimossi dal loro posto improvvisamente; ma solo in proporzione a quanto i beni e le verità sono impiantati nel loro ordine, e interiormente; poiché il cielo in un uomo rimuove l'inferno da lui. Se questo avvenisse all'improvviso, l'uomo verrebbe meno; perché ogni cosa e tutte le cose che sono in connessione e in forma sarebbero disturbate, e gli toglierebbero la vita (Arcana Coelestia 9334).

Questo è il processo descritto dallo sradicamento del potente re. Segue come logica conseguenza dell'insediamento dei "re di Persia" sul trono di Babilonia. Non c'è da meravigliarsi che questo capitolo sia scritto dal punto di vista di un angelo, perché se fosse stato scritto dal punto di vista di Nabucodonosor o di Belshazzar, avrebbe raccontato una storia diversa, una storia di guerra e violenza, perché questa è la reazione del male contro il bene. Ma poiché è scritto dal punto di vista del bene nelle nostre menti, la storia è dolce, non c'è nessuna pomposità da parte dell'angelo, nessun gongolamento come abbiamo visto nei capitoli storici, semplicemente la tranquilla dichiarazione della verità che il potente re sarebbe stato rovesciato. Questa è la verità di cui abbiamo parlato prima, la verità che ci ispira fiducia che la presenza del Signore può rovesciare i nostri mali, con la fiducia che la bugia lo farà davvero se cooperiamo con Lui.

IL RE DEL SUD

Come il potente re passa dalla scena, così l'attenzione del capitolo è rivolta al terzo dei re, il re del Sud. Nella Nuova Versione di Re Giacomo della Bibbia il re del Sud è introdotto con la parola "anche", ma se si ritorna all'originale ebraico, si trova una sola parola che esprime una frase di grande importanza: "e sarà forte". Una lettura puramente tecnica di questo versetto dovrebbe essere: "E sarà forte il re del Sud, così come uno dei suoi principi..."

L'enfasi quindi è diversa dall'inglese dove questa frase è spezzata in due e quasi scompare come risultato, ma in ebraico è una sola parola, ed è la prima parola del verso. All'inizio di questo libro abbiamo esaminato il concetto che la prima cosa detta in qualsiasi sequenza stabilisce il tono per tutte le cose che seguono, è importante notare, quindi, che come il potente re perde il suo potere, così la forza sorgerà, e questo è il re del Sud.

Può sembrare pignolo soffermarsi su questo, ma la crescente forza del re del Sud è direttamente collegata al declino della forza del potente re. L'ascesa e la caduta di ogni fortuna sono direttamente legate l'una all'altra. Così, in ebraico, in netto contrappeso allo sradicamento del regno del re potente c'è la crescente forza del re del Sud.

Come abbiamo visto prima, la forza spirituale viene dalla verità. Il re del Sud, quindi, è l'erede naturale del ricco e forte re del secondo verso. Egli ottiene questa eredità dal significato di "sud", argano che, come abbiamo visto prima, denota la saggezza, perché in cielo il "sud" è dove vivono gli angeli che sono in stati più grandi di saggezza e intelligenza (Cielo e Inferno 149). La loro intelligenza è tratta completamente dalla Parola, così che in senso generale il "Sud" rappresenta il possesso di concetti e di intelligenza dalla Parola (Arcana Coelestia 3708, 9642).

L'ascesa del re del Sud, quindi, continua la progressione dello sviluppo spirituale iniziata quando Daniele viene preso in ostaggio per la prima volta, e raggiunge il culmine quando Ciro di Persia è re. Molte persone pensano alla rigenerazione come ad uno stato statico, come se nel raggiungere quella meta, non ci fosse più alcun perfezionamento da fare. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Gli angeli del cielo, che per definizione sono rigenerati, continuano ad essere perfezionati fino all'eternità. Vediamo questo perfezionamento nella progressione dei re in questo capitolo: dal re di Persia, attraverso i tre re senza nome dopo di lui, al quarto re, e infine al re del Sud.

È interessante notare che mentre il re ricco e forte del secondo verso è in grado di spingersi in Grecia, è il re del Sud che è in grado di affrontare le falsità rappresentate dal re del Nord Questo fatto da solo indica la progressione. C'è un principio dato nelle dottrine che, man mano che la comprensione delle cose spirituali avanza, la persona è sempre più capace di discernere non solo tra verità e falsità, ma tra verità maggiore e minore (Arcana Coelestia 6766). Se applichiamo questo principio al progresso dei re in questo capitolo, si vede come all'inizio le nostre nuove intuizioni e percezioni delle verità aiutano a rivedere aree della nostra mente che prima erano fuori dalla portata della nostra spiritualità. Queste aree sono i nostri stati gentili, stati che potrebbero essere illuminati e aperti all'influenza della verità.

Tuttavia, è molto più difficile per noi usare le stesse verità per affrontare direttamente i nostri falsi pensieri, perché questi sono profondamente radicati nel piano base del nostro egoismo. Spesso si presentano come verità, quindi in un certo senso ci sentiamo come se stessimo giudicando tra due cose che ci sembrano entrambe vere. È qui che entra in gioco la maturità spirituale. Quando siamo di fronte ai nostri stati gentili, o quando siamo di fronte al puro egoismo, non è così difficile, perché guardiamo la nostra vita, la pesiamo sulla bilancia e trovandola carente, la rifiutiamo. Le cose più sottili, invece, devono aspettare.

Ecco perché il re ricco e forte avanzò contro la Grecia e non contro il re del Nord: la verità che egli rappresenta non era ancora sufficientemente matura per combattere contro il Nord.

Eppure il re del Sud è forte, il che significa che, man mano che la nostra comprensione si sviluppa, attira ulteriori conoscenze che, alleate ad un crescente affetto per il bene, ci danno nuovi concetti, intuizioni e quindi una maggiore forza spirituale. Siamo finalmente pronti per le ultime battaglie della nostra rigenerazione, e queste promettono di essere le battaglie più feroci ancora da combattere.

Nella lettera della Parola il re del Sud non combatte da solo, ha al suo fianco "uno dei suoi principi" Queste parole rappresentano la formazione delle verità che combatteranno contro la falsità. I re, come abbiamo visto, sono le verità con noi. I re producono principi, così come le verità generano i concetti primari della verità (Arcana Coelestia 2761 et al). I concetti di verità sono i primi concetti che traiamo quando la nostra conoscenza della verità si sposa con un affetto per la verità, o, in altre parole, quando crediamo alle cose perché sono vere, e perché amiamo la verità in esse. C'è, quindi, un amore nascosto dietro il potere del re del Sud, l'amore di fare il bene secondo le verità che abbiamo imparato.

Il principe è la combinazione della nostra conoscenza e del nostro amore, e per questo il principe avrà potere sul re e avrà dominio su di lui. Il potere della combinazione di amore e verità insieme è molto più forte del semplice potere della conoscenza, e così si dice che il principe ha un grande dominio.

IL RE DEL NORD

Il re del Sud è in diretta opposizione al re del Nord. La relazione iniziale è delineata nel versetto sei "E alla fine di alcuni anni uniranno le loro forze, perché la figlia del re del Sud andrà dal re del Nord per fare un accordo; ma lei non conserverà il potere della sua autorità, e né lui né la sua autorità resteranno in piedi; ma sarà ceduta, con coloro che l'hanno portata, e con colui che l'ha generata, e con colui che l'ha rafforzata in quei tempi."

In questo versetto incontriamo il re del Nord in modo obliquo, il che è abbastanza adatto al carattere e alla natura della sua rappresentazione. Notate la progressione delle idee che portano alla prima introduzione: alla fine di alcuni anni essi, cioè il re del Sud e il suo principe, si uniranno.

Ci vuole tempo, temporalmente e spiritualmente, perché le verità producano concetti, e perché questi concetti maturino abbastanza per affrontare le falsità che ci infestano. Ecco perché il re e il principe non si uniscono immediatamente, ma, come si dice, "alla fine di alcuni anni". "Anni" nella Parola, come abbiamo già visto, rappresentano degli stati. In questo versetto questo stato non è specificato.

Alla fine di questo periodo, la figlia del re del Sud va dal re del Nord. Notate che non sono né il re né il suo principe a fare questa offerta, ma la figlia. La ragione diventa più chiara quando si sa che nella Parola una figlia rappresenta un affetto (Arcana Coelestia 3024, 3067). Il tipo di affetto dipende dalla sua origine, e in questo caso è la figlia del re del Sud.

Come abbiamo visto prima, il re del Sud rappresenta le verità che impariamo, che a loro volta ci rendono possibile la formazione di concetti. Questi concetti, descritti come il principe che avrà un grande dominio, ci rendono possibile il rifiuto del male e della falsità.

Tuttavia, prima di essere rigenerati, questi concetti da soli non ci guidano, perché appartengono alla parte comprensiva della nostra mente. Il nostro intelletto può ragionare fino alle altezze del cielo (Divina Provvidenza 222), ma se questo ragionamento non è legato ad un senso di bontà non potranno superare le nostre tendenze al male.

La figlia del re del Sud rappresenta l'affetto per la verità, che cresce insieme ai concetti. Immaginate una persona che impara le verità e ne forma i concetti. Il processo stesso non avrebbe mai luogo se quella persona non provasse una sorta di piacere, di godimento, di desiderio di imparare la verità in primo luogo. Questo è l'affetto della verità: il desiderio di imparare la verità perché è vera.

Ora forse diventa un po' più chiaro perché la figlia del re del Sud andò dal re del Nord. Se il sud rappresenta la verità e la saggezza, il nord rappresenta la falsità e l'oscurità. Questa è una parte di noi molto diversa dalla Grecia, perché la Grecia descrive uno stato di ignoranza. Il nord è uno stato di falsità, volutamente concluso di fronte alla conoscenza della verità (Nord = la spessa oscurità della falsità (Arcana Coelestia 3708:23) e ragionando solo a memoria (Arcana Coelestia 9642)).

La ragione da sola è senza speranza di fronte a questa falsità, perché tutti noi sappiamo per esperienza che se sappiamo che qualcosa è sbagliato, eppure lo abbracciamo lo stesso, allora nessuna quantità di ragione potrà spezzare la sua presa su di noi. L'unico appello possibile contro questo tipo di pensiero è l'affetto della verità. Se una persona è disposta ad ascoltare la verità e a soppesarla perché è vera, ed è disposta a mettere da parte vecchi e falsi modi di pensare perché sono falsi, allora metà della battaglia è vinta. L'approccio allora non è dall'intelletto, ma dall'affetto.

Così la figlia del re del Sud andò dal re del Nord "per fare un accordo", ma "non manterrà il potere della sua autorità". Come abbiamo visto, il processo rigenerativo è lungo e lento. Il lato egoistico del nostro essere è minacciato dalla presenza di un affetto per la verità, perché la verità introduce idee che sono inimiche all'egoismo. La persona si trova nella situazione in cui l'affetto per la verità è superato dall'oscurità derivante da un orientamento egoistico.

Il risultato finale è una serie di guerre tra i re del nord e del sud che imperversano per gran parte del resto di questo capitolo. L'affetto per la verità non si estingue, e diventa la base dell'"attacco" alla falsità nella nostra mente. Si può forse immaginare questo come la continua domanda in fondo alla nostra mente se quello che stiamo pensando è vero o no. È giusto? Giova al nostro stato generale di bontà? Questo genere di domande corre nella mente di una persona e mantiene viva l'idea che le cose che sentiamo, pensiamo, facciamo e diciamo possano non essere buone o vere. Questa idea a sua volta forma la base della nostra risposta a questi stati, proprio come la coscienza mantiene vivi gli ideali di verità in noi mentre ci prepariamo al processo rigenerativo.

Non bisogna sottovalutare il potere di un affetto per la verità. Se c'è una parte della nostra mente viva per la verità, come Daniele era vivo e attivo nel governo di Nabucodonosor e Belshazzar, allora c'è speranza di salvezza. La speranza è data nel capitolo sette: "Ma da un ramo delle sue radici sorgerà uno al suo posto, che verrà con un esercito, entrerà nella fortezza del re del Nord, li affronterà e prevarrà".

Prima di poterci liberare completamente delle nostre falsità, dobbiamo vederle come false, altrimenti è difficile respingerle. Per fare questo, dobbiamo spogliarle di qualsiasi verità o mezza verità che possa essere legata alla falsità, dandole un minimo di accettabilità. Così il "ramo delle sue radici" invase il Nord, e "portò i loro dei in cattività". Per "dèi" qui si intendono le falsità che essi ritenevano più importanti delle altre (Arcana Coelestia 7873, 6932). I principi, come il principe del sud, rappresentano i concetti, e gli articoli d'argento e d'oro, le conoscenze del bene e della verità che sostengono la falsità, proprio come la ricchezza sostiene un re.

Tutte queste cose sono state spogliate dal re del nord. Questo descrive come le verità che conosciamo e amiamo, che formano la base della nostra coscienza, toglieranno la comprensione della verità (Apocalisse Spiegata 811). Tutto ciò che rimane è la nuda ossatura della falsità senza alcuna copertura superficiale per farla apparire giusta o vera.

È a questo punto, che il re del Nord mostra i suoi veri colori, perché è allora che arriva al regno del re del Sud, e, sebbene si ritiri, i suoi figli "fomentano la lotta e riuniscono una moltitudine di grandi forze".

Qui l'immagine della lotta diventa più chiara. Una persona che si sta rigenerando ha due treni di pensiero che scorrono nella sua testa. Un lato, il Sud, rappresenta la luce che proviene dalla verità e il suo affetto e delizia per la verità. Il Nord rappresenta l'oscurità della falsità e il suo rifiuto della verità. Quando questo lato del nostro essere ha il sopravvento in un momento di tentazione, non sentiamo alcuna gioia o godimento nella verità, né ci preoccupiamo del fatto che le nostre ragioni per rifiutare la verità siano vere o meno.

La verità, tuttavia, è uno strumento potente nel nostro sviluppo spirituale, perché ci mostra la natura delle nostre falsità. Nella luce della verità la sottostruttura di base della falsità viene messa a nudo, e ci viene lasciata una chiara scelta tra due cose opposte. È qui che la battaglia finale inizia sul serio.

La fase successiva della battaglia è portata avanti dal "figlio" del re del sud. L'ultima volta che abbiamo visto un figlio è stato quando Belshazzar è succeduto a Nabucodonosor. Lì un Belshazzar è stato descritto come il comportamento cosciente esterno tratto da un amore egoistico interiore Much lo stesso è vero qui, per il "figlio" del re del nord è il comportamento risultante dal rifiuto della verità e le conseguenti falsità

C'è un parallelo qui con Belshazzar, perché mentre lui ha organizzato una festa tumultuosa e ha profanato i vasi sacri di Israele, così il "figlio" qui "scatena la lotta" e "riunisce una moltitudine di grandi forze". La lotta è l'attrito tra una parte di noi che vuole fare cose che l'altra parte di noi ritiene inaccettabili (cfr. Arcana Coelestia 1573: Nel culto la natura e la qualità del disaccordo tra l'uomo interno e l'esterno sono particolarmente discernibili, e questo anche in ogni singola cosa del culto; perché quando nel culto l'uomo interno desidera considerare i fini che appartengono al regno di Dio, e l'uomo esterno desidera considerare i fini che appartengono al mondo, sorge così un disaccordo che si manifesta nel culto, e così chiaramente che il più piccolo bit di tale disaccordo è notato in cielo). La "moltitudine di grandi forze" descrive tutto l'esercito di giustificazioni e scuse che la persona inventa per rendere possibile questo tipo di comportamento.

La differenza questa volta è la risposta. Nella storia precedente, Belshazzar viene pesato sulla bilancia, trovato inadeguato, e viene ucciso quella stessa notte da Dario il Mede. In questa storia, tuttavia, è visto dal punto di vista della bontà, piuttosto che dell'egoismo. Così il processo è visto essere diverso, perché la battaglia che ne consegue non si svolge sul piano del comportamento esterno, ma sul piano della verità o falsità interiore motivante.

Così ci viene detto: "Il re del sud sarà mosso da rabbia, e uscirà a combattere con lui, con il re del nord".

In questa battaglia il fattore determinante è la reazione del re del sud. La verità porta chiarezza nel Me di una persona e cancella molte zone grigie. Vediamo questo nella reazione del re del sud che risponde con rabbia all'attacco.

La rabbia nella Parola è un concetto interessante. Se vista dal punto di vista del bene, la "rabbia" è tale solo in apparenza. In realtà è zelo, o il desiderio di proteggere le cose che sono buone e vere dalle cose cattive e false, e questo sembra rabbia dall'esterno (Arcana Coelestia 3909). Poiché il re del Sud ha questo significato positivo, la sua rabbia rappresenta davvero questo zelo.

Lo zelo può essere facilmente compreso, perché quando si reagisce con zelo, si combatte, "non perché si è mossi da un qualsiasi sentimento di inimicizia o ostilità, ma piuttosto dalla carità". Lo zelo è diverso dall'ira in quanto lo zelo trattiene in sé il bene della carità, e quindi, quando lo zelo va in battaglia si limita a rimuovere coloro che sono governati dalla falsità e dal male per impedire loro di nuocere a quelli governati dal bene e dalla verità. L'ira invece non solo li rimuove, ma li insegue in uno spirito di odio e di vendetta. Perché lo zelo, a causa della carità che è in esso, desidera il benessere anche di coloro che sono governati dal male e dalla falsità, e lavora anche per questo, purché non possano fare alcun male a coloro che sono buoni. Ma l'ira, a causa dell'odio e della vendetta che è in essa, desidera il male a tutti coloro con cui entra in conflitto, siano essi buoni o cattivi. Da tutto questo si può vedere che cosa si intende per afflusso del bene della carità nella verità che entra in conflitto" (Arcana Coelestia 5898: Per quanto riguarda lo zelo, che racchiude in sé il bene, mentre l'ira racchiude il male, vedi Arcana Coelestia 4164, 4444).

È questo zelo per la verità che dà ad una persona la capacità di continuare a combattere contro le sue falsità nella battaglia continua della rigenerazione. Come l'angelo ha descritto la battaglia a Daniele, vediamo il re del sud combattere contro il nord. Le nostre verità spirituali che combattono con zelo contro le falsità tratte dall'egoismo, per proteggere e preservare il nostro stato spirituale.

La battaglia non è impari, perché il re del nord "raduna una moltitudine", che descrive tutte le scuse che solleviamo contro la verità. Se una persona sa che qualcosa è sbagliato, eppure è disposta a continuare a farlo, allora una parte di lui o lei, il re del sud, mostra chiaramente quanto sia sbagliata quell'azione. Eppure l'altra parte di lui o lei, il re del nord, tira fuori un numero crescente di scuse sul perché non si può cambiare quel comportamento. E così la battaglia infuria.

La battaglia può non essere impari, ma nel calore della tentazione è una cosa meravigliosa sapere che una volta che una persona inizia il processo di rigenerazione, nonostante tutte le sfide che si affrontano, c'è sempre speranza di vittoria. Così il re del nord travolse con la sua moltitudine, ma la "moltitudine sarà data in mano al suo nemico".

VERSI 14-19

Il capitolo undici descrive le battaglie in corso tra i re del sud e del nord. Parte dell'impatto dell'attacco della falsità alla nostra coscienza sta nelle relazioni esistenti tra i diversi livelli di verità. C'è un vecchio detto che dice che se una persona infrange un comandamento, li infrange tutti. Il vero in questo detto può essere visto in quanto le idee e i pensieri di una persona sono interconnessi. Troppo spesso quando siamo in grado di resistere ad una vera e propria falsità, ma siamo deboli nei confronti di una mezza verità, o di un qualcosa che sembra essere vero solo nella forma.

Questa è la situazione descritta nel quattordicesimo verso di questo capitolo. Nella battaglia tra i re del nord e del sud, il re del sud, che rappresenta la nostra comprensione della verità e l'illuminazione da quella comprensione, sta ricevendo un pestaggio dalle cose false. Queste sono probabilmente le cose che "abbiamo sempre saputo", le cose culturali e sociali che ci accecano alla verità. Come molte cose nella parte negativa della nostra mente, l'egoismo e l'avidità le sostengono.

Il re del nord, radunando una grande moltitudine, e un esercito con molto equipaggiamento per attaccare il re del sud descrive la battaglia. Nella nostra mente la falsità si arma con tutte le sue amiche mezze verità, apparenze di verità, scuse, giustificazioni, e quella potente sensazione di essere nel giusto Verse quattordici inizia in questo stato di crescente opposizione alla presenza della coscienza. Così ci viene detto che "in quei tempi", cioè in quello stato, "molti sorgeranno contro il re del sud".

Notate la descrizione del tipo di nemico contro il re del sud; essi sono chiamati "uomini violenti". Questo termine è usato nei Salmi e in altri luoghi della Parola. Il Salmo 140 ci dà un'idea della natura di un "uomo violento": "Liberami, o Signore, dagli uomini malvagi; preservami dagli uomini violenti, / che progettano cose malvagie nei loro cuori; si riuniscono continuamente per la guerra. / Affilano la loro lingua come un serpente; il veleno degli aspidi è sotto le loro labbra. Selah" (Salmi 140:1-3).

Nella battaglia per l'anima umana, l'"uomo violento", alleato del re del nord, rappresenta i mali e le falsità che minano la nostra coscienza e ci allontanano dalla sua influenza e distruggono così la chiesa in noi (Arcana Coelestia 10287). Il pericolo che questi rappresentano per la nostra vita spirituale si vede facilmente quando si considera che il più grande peccato di tutti è la profanazione, che si chiama 'violenza quando si fa violenza alle cose sante dissacrandole (Arcana Coelestia 623).

Nei momenti di tentazione il nostro lato egoista porta avanti tutti i pensieri, le opinioni, le idee e così via che si sostengono. Quando questi vengono confrontati con la verità, falliscono, ma solo nella misura in cui le persone sono disposte a permettere alla verità di formare le menti. Il problema che affrontiamo nella tentazione è che questa disponibilità non è sempre presente, altrimenti la tentazione stessa passerebbe facilmente. Così, mentre c'è un controllo sulla libertà che diamo ai nostri pensieri di falsità.

Questo non significa che quei pensieri semplicemente se ne vadano. Notate che quando i violenti sono stati abbattuti, il re del nord verrà di nuovo Questa volta costruirà un "monte d'assedio" fino a poter "prendere una città fortificata". Le forze del sud cadranno davanti a lui. Queste descrizioni della guerra descrivono ancora una volta quanto sia spesso difficile rinunciare ai modi egoistici. Come abbiamo visto prima, l'egoismo in tutte le sue manifestazioni, è una forza potente nella nostra vita, presente anche dopo uno stato di pentimento.

Le illustrazioni della guerra sono importanti. Quando una città era in stato d'assedio, significava che i nemici che la circondavano impedivano a chiunque di entrare o uscire. Il risultato era spesso la fame. Un assedio spirituale è abbastanza simile. Come menzionato in precedenza, uno stato di tentazione è spesso caratterizzato da una sensazione che la propria conoscenza, comprensione e impegno verso la verità abbia abbandonato una persona, che Daniele ha descritto come "lutto" nel capitolo dieci. In questo capitolo ci facciamo un'idea di come questo avvenga.

Una parte della tentazione è l'attenzione alle nostre falsità e ai nostri mali e questo blocca efficacemente la nostra comprensione della verità. In termini militari, i mali e le falsità bloccano, o assediano, la nostra comprensione della verità. Un assedio è un "chiudere fuori e non ammettere alcuna verità genuina" (Apocalisse Spiegata 706), con il risultato di un'oscurità spirituale.

Il re del nord, tuttavia, non si accontentò semplicemente di assediare il re del sud, egli spinse il suo attacco fino a prendere la "città fortificata" Questa è la logica conclusione della guerra, perché una volta che il nord aveva sconfitto il sud, poteva estendere il suo controllo sempre più nel sud, e così ci viene detto che le "truppe scelte" del sud "non avranno forza per resistere".

Mentre la battaglia della tentazione infuria, ci sono momenti in cui sembra che il nostro lato egoista stia per vincere. Il potere della falsità basata sull'egoismo può apparire così forte da bloccare efficacemente la nostra capacità di scongelare anche le verità più elementari in difesa della nostra rigenerazione. I concetti stessi di verità, che sono stati costruiti e che costituiscono la base della nostra coscienza, sono allora a rischio.

Il rischio è descritto dal re del Sud che cattura la città fortificata. Una "città" nella Parola rappresenta l'insieme delle verità (o falsità in senso negativo), che insieme formano una comprensione dottrinale di qualche soggetto (cfr. Arcana Coelestia 402, 2418, 2723). Come una persona impara le verità e si forma una coscienza, così la sua mente si apre alla luce del cielo stesso (Arcana Coelestia 2851: "Dai beni e dalle verità ivi presenti la mente razionale è paragonata nella Parola a una città ed è effettivamente chiamata città").

La città fortificata del re del Sud rappresenta queste verità, e quando cade al re del Nord, è un'immagine di come, nella tentazione, i concetti di verità vengono prima affamati e poi rovesciati. Si potrebbe immaginare che questo consista nel dubbio sulle verità e nel disprezzo per esse. Al disprezzo segue il disprezzo e poi il rifiuto. Quando questo accade, la nostra capacità di ragionare sulla verità, o di usare la nostra comprensione della verità in modo efficace come coscienza, si rompe. Così anche le "truppe scelte" del re del Sud non ebbero la forza di resistere.

La falsità è come un cancro. Una volta che inizia a crescere, diventa incontrollabile. La resistenza viene spazzata via come se fosse di poca o nessuna importanza. Quando l'egoismo controlla i pensieri e le azioni, riduce la coscienza all'impotenza. Questo è mostrato chiaramente nei prossimi versi, dove si dice che colui "che viene contro di lui farà secondo la sua volontà" e "nessuno si opporrà a lui". In questo modo la resistenza viene gradualmente abbattuta.

Come questo accade, così la falsità comincia a influenzare tutto il modo di pensare di una persona. Questo fenomeno è apparso in precedenza, prima con le corna della capra che crescevano verso i quattro punti direzionali. Più tardi lo abbiamo visto nella descrizione del potente re il cui regno sarà "diviso verso i quattro venti". Ora lo vediamo nelle azioni del re del nord, perché preme verso sud fino a quando si trova nella Terra Gloriosa, con distruzione e potenza.

L'estensione della falsità nella nostra mente sembra continuare incontrollata La nostra esperienza di permettere ad un treno di pensieri di dominare così la nostra mente ci dà una comprensione più profonda di questo processo. Quando permettiamo una certa falsità di pensiero, specialmente quando è basata sull'interesse personale, troviamo quella falsità a dominare tutti i nostri pensieri. L'egoismo è pernicioso e distruttivo della coscienza.

Come abbiamo visto prima in Daniele, la coscienza a volte sembra essere dormiente. Daniele, per esempio, era prigioniero alla corte di Nabucodonosor, e fu solo quando resistette al re che ci accorgemmo della sua presenza. In tempi di tentazione anche la nostra coscienza sembra tranquilla. Questo è legato alla perdita di chiarezza nel pensare la verità e nell'affetto per la verità. Non significa, tuttavia, che la nostra coscienza non stia lavorando attivamente nei recessi più profondi della nostra mente.

VERSI 20-29

L'invasione della falsità fa precipitare uno scivolamento generale in una falsità crescente. Il modello mostrato nella visione del capitolo sette delle quattro bestie che salgono dal mare, si ripete in questo capitolo. Queste bestie rappresentano lo scivolamento di una persona nel male quando si permette alle falsità di distruggere le verità che formano la coscienza (la prima bestia era un leone, che rappresenta il potere dell'egoismo di distruggere le verità). Il parallelo con questo capitolo sta nella visione che dopo che il re del nord invade la Terra Gloriosa e vi estende il suo dominio, un altro "sorgerà al suo posto e imporrà tasse al regno glorioso".

La chiave del declino mostrato qui è data nel contesto delle tasse. In senso buono, le tasse sono per il beneficio del paese. Tuttavia, in senso negativo, come in questo caso, le tasse sono più propriamente tributi pagati da un paese conquistato al conquistatore. L'effetto di questi tributi era duplice: in primo luogo ricordava al popolo conquistato la sua posizione, e in secondo luogo lo riduceva in uno stato di penuria, rendendogli difficile rovesciare gli oppressori.

Il parallelo spirituale con le tasse è molto simile. Quando una persona permette a pensieri falsi ed egoisti di governare la sua mente, questi pensieri si estendono, influenzando la sua coscienza e rendendola riluttante a seguire la verità. Il risultato è un indebolimento del potere della verità con loro.

Il potere della falsità di controllare i nostri pensieri viene poi consolidato dalle "tasse", cioè la verità viene ridotta in servitù e costretta a servire la falsità (Arcana Coelestia 6659, Apocalisse Spiegata 131, 513). Questo rende possibile per una persona inventare mezze verità, o cose che superficialmente sembrano vere, al servizio di pensieri che in realtà sono falsi.

Lo scivolamento nel male qui raffigurato mostra in primo luogo il potere della verità di invadere la mente, e in secondo luogo la sua capacità di ridurre la mente alla servitù in modo che la persona diventi incapace di pensare a parte la falsità - domina la sua mente.

Da questo è un piccolo passo verso una totale sottomissione alla falsità. Il re che imponeva le tasse viene distrutto, ma "non in collera o in battaglia" Con questo si intende che quello stato di rendere la mente al servizio della falsità, passa, e un nuovo stato sorge al suo posto. Il versetto che tratta di questo è agghiacciante: "E al suo posto sorgerà una persona vile, alla quale non daranno l'onore della regalità; ma entrerà pacificamente e si impadronirà del regno con un intrigo".

Notate la descrizione di questo prossimo "capo" - è una "persona vile" senza "l'onore della regalità" che viene ipocritamente e finisce per prendere il controllo. Questo descrive la fase successiva delle tentazioni finali. Quando la coscienza di una persona è attiva, come lo è in questa parte del nostro sviluppo spirituale, l'appello al male diretto diminuisce perché c'è troppa resistenza ad esso. Ricorda che in questo stato la persona è già passata attraverso il processo di pentimento, descritto nel capitolo nove, e ha già avuto qualche esperienza di questo nuovo tipo di tentazione.

Quindi l'egoismo all'interno attacca in modo diverso. Il "re del Nord" pone le basi per l'attacco, e viene premuto a casa. Notate, però, la natura di questa persona: è vile. Nella lingua originale la parola "vile" significa "essere disprezzato, essere spregevole, essere vile, essere senza valore" (Brown-Driver-Briggs #959). Quando ci si rivolge agli Scritti di Swedenborg ci viene mostrata la pienezza di questo declino.

Una persona è "vile" quando disprezza o ritiene scadenti le cose interne della religione. Le cose interiori sono quelle che riguardano lo spirito, come l'umiltà e l'innocenza. Una persona "vile" le scarta, aggrappandosi solo a un comportamento esteriore, facendo buon viso a cattivo gioco per i propri fini, e coprendo il disprezzo per le cose spirituali e interiori (cfr. Arcana Coelestia 975: "Le persone la cui adorazione è esterna separata da quella interna sono le più basse di tutte..."). Quando questi diventano il centro della vita di una persona, si può veramente dire che la persona li adora, e tutta l'altra adorazione è solo una facciata esterna messa su per confondere il prossimo e fargli pensare che è veramente una brava persona. Gli Scritti descrivono questa adorazione esterna in molti luoghi, ma il seguente passaggio è un buon riassunto: "Che l'adorazione esterna considerata in se stessa non è nulla se non esiste un'adorazione interna che la santifichi può diventare cara a chiunque. Cos'è l'adorazione esterna senza l'adorazione del cuore se non un mero gesto del corpo? Cos'è la preghiera sulle labbra se la mente non è in essa se non un balbettio senza senso? E cos'è qualsiasi attività se non c'è intenzione in essa se non una specie di nulla? Di conseguenza tutto ciò che è esterno è in sé qualcosa di senz'anima, che vive unicamente di ciò che è interno" (Arcana Coelestia 1094).

Le cose esterne sono quelle che si riferiscono al mero piacere del corpo. Quando una persona mette da parte le cose spirituali interiori, il che accade quando le falsità descritte come il re del Nord controllano la sua mente, allora la coscienza perde il suo potere di focalizzare i pensieri della persona e di mettere una barriera tra le cose che si vorrebbero fare e le cose che sappiamo di dover fare. Il risultato è lo scivolamento nel male qui descritto, che finisce con la persona che diventa sempre più interessata solo ai piaceri dei sensi. Le cose superiori dello spirito sono chiuse, e la persona diventa "vile" o bassa, ritenendo senza valore le qualità redentrici dell'uomo, e diventando così spregevole nel suo stesso diritto.

Notate che il vile che segue la scia del re del nord è lui stesso tenuto in bassa considerazione. Non gli viene dato l'onore della regalità, "ma entrerà pacificamente e si impadronirà del regno con un intrigo". Questo descrive come una persona si muove nelle cose esterne. Il passaggio da uno stato all'altro nel nostro sviluppo spirituale non è sempre rapido o chiaro. Come la coscienza, rappresentata dal re del Sud viene attaccata, così la tentazione di mettere sempre più enfasi sulle cose esterne e fisiche diventa più forte. La nostra mente trova facile abbracciare le cose che ci fanno sentire bene. Se all'inizio del nostro sviluppo ci dicessimo che alla fine la sensualità sarà la nostra forza motrice, non ci crederemmo. C'è un progressivo scivolamento verso le cose meramente sensuali, tuttavia, e quando ce ne accorgiamo, siamo diventati dipendenti dalle cose meramente esteriori, e le qualità spirituali interiori che una volta resistevano sono tutt'altro che dimenticate.

Il verso successivo descrive come "con la forza di un diluvio" la persona vile "spazza via tutti davanti a sé" e li spezza Questo è precisamente ciò che accade quando una persona permette alle cose esterne della vita, specialmente se queste sono alleate con le cose dei sensi, di pervadere i propri pensieri e sentimenti. Quando questo accade, qualsiasi influenza restrittiva della coscienza viene "spazzata via", perché la mente si chiude alla verità che avrebbe potuto esercitare il tipo di influenza che potrebbe mettere le cose meramente sensuali al loro posto. Così la persona vile non incontra resistenza, ma diventa invece forte.

Tuttavia, è interessante notare un piccolo dettaglio alla fine del versetto 23 - dopo aver mostrato come l'abietto spazza come un diluvio e rompe ogni opposizione, ancora diventa forte solo "con un piccolo numero di persone". Questo indica che la battaglia non è persa. È importante per noi ricordare che le tentazioni descritte in questo capitolo sono quelle che avvengono dopo il pentimento. La realtà della situazione è che la coscienza è molto viva, solo che è momentaneamente dormiente perché la persona è ricaduta, prima nei falsi pensieri, rappresentati dal re del nord, poi nella situazione in cui questi pensieri dominano completamente la mente - portandoci così in uno stato in cui "paghiamo un tributo". Infine la persona diventa meramente esteriore e sensuale.

Ma questo accade solo con una parte della nostra mente. La persona ignobile potrebbe davvero raccogliere sostegno solo con un "piccolo numero di persone". Il resto della nostra mente, la parte sotto il controllo della coscienza, può essere tranquilla durante questa oscillazione delle alternanze di stato, ma ciò non significa che se ne sia andata completamente.

Notate un'altra cosa su questa "persona vile": "viene in pace". Due volte l'idea di pace è collegata a lui. Nel verso 21, quando viene introdotto come una forza nella nostra vita, ci viene detto che viene "in pace". Poi, nel versetto 24 l'idea è ripetuta: "Egli entrerà pacificamente". Questa non è la pace che il Signore ci offre - perché dice che la sua pace "non è di questo mondo", e non lo è, perché la pace del Signore è il frutto del peccato vinto.

La "pace" che il vile offre è la pace della persona che è stata separata dalla coscienza. Quando questo accade, una persona sente una sorta di libertà di precipitarsi senza controllo nelle cose che attraggono i sensi. Per una persona che resiste alla coscienza c'è un certo senso di pace quando la coscienza smette di darle fastidio. Il fatto che non sia vera pace è irrilevante, è una pace che fa appello ai sensi, alla parte esterna di noi.

Non è però il tipo di pace che dura, perché non si basa sulla rimozione del male e del peccato da noi, perché la vera pace spirituale è per definizione rimossa dalla persona che è bloccata in cose meramente esteriori e sensuali. La pace in cui entra la persona vile è davvero una pace falsa.

Questo diventa molto chiaro quando si notano le azioni del vile. Egli viene in pace, ed entra nelle parti più ricche della provincia ma disperde "bottino, bottino e ricchezze" - che ha ottenuto attraverso gli atti ingannevoli descritti nel verso precedente.

Come in molti elenchi di parole nel libro di Daniele, questa sequenza ci mostra qualcosa della natura delle nostre vite quando la coscienza si acquieta e siamo capaci di mettere ipocritamente una buona facciata mentre nutriamo desideri egoistici e malvagi. Anche se le cose sensuali vengono "pacificamente", esse agiscono come un ladro. Più tardi potremo guardare indietro a questi stati e scoprire che le cose che erano sembrate così piacevoli hanno in realtà saccheggiato i nostri stati spirituali. In questo verso il termine "saccheggio" illustra l'attività della persona vile dentro di noi, mentre il bottino e le ricchezze sono gli stati di bontà e verità che essi rimuovono.

"Saccheggiare" qualcuno - come atto di rapina o di saccheggio, in senso spirituale significa privare una persona della bontà (cf. Apocalisse Spiegata 714:20 dove la parola latina "spoilium" è usata nella connotazione di essere spogliati), perché quando la ricerca di meri piaceri corporei diventa il fattore primario nella nostra mente, allora perdiamo interesse per il bene. L'effetto è lo stesso come se la bontà fosse stata spogliata da noi. La tentazione implicita in questa azione è che il processo di spogliazione della bontà spesso sembra piacevole. Lo si vede per esperienza, perché una persona trova spesso sempre più facile cedere a qualche comportamento gratificante, e quindi si preoccupa sempre meno dell'effetto di quel comportamento sulla sua vita spirituale. Mentre questo accade, la persona vile ci sta "viziando", e distribuisce quel bottino, ovvero il comportamento privo di bontà, in tutta la gamma della nostra vita.

Allo stesso modo la persona vile depreda le "ricchezze". Nella Parola si parla spesso di "ricchezze", e in ogni caso queste si riferiscono alla conoscenza delle cose spirituali "Diventare ricchi" in senso interno significa acquisire potere e forza (Arcana Coelestia 1750), e poiché il potere spirituale ha origine nella verità, essere ricchi significa conoscere molte verità (Arcana Coelestia 4372, 4744). Ne consegue, quindi, che essere privati delle ricchezze, o depredati, significa che le verità che si hanno perdono il loro potere nella nostra vita.

Il processo è molto chiaro se si pensa alla sequenza di idee qui. La persona vile, che rappresenta lo stato in cui ci si trova quando ci si allontana dalla coscienza e ci si limita a mettere una facciata di bontà, spoglia la persona per prima cosa della bontà effettiva che dovrebbe essere alla base delle azioni umane, perché queste vengono scambiate con un'ipocrisia più cinica. Quando si cede a questa tentazione, si logora la coscienza stessa, la conoscenza e la fede nella verità. A mano a mano che la resistenza mentale si affievolisce, il fascino delle cose sensuali o esteriormente piacevoli si impadronisce maggiormente della nostra mente A questo punto il vile è completamente al comando Si è intrufolato pacificamente, ma gli effetti della sua presenza sono devastanti per il nostro sviluppo spirituale.

Non c'è da meravigliarsi, quindi, che avendo consolidato la sua posizione nella nostra mente in questo modo, le cose esterne iniziano un serio assalto alle cose superiori della coscienza. La persona vile, suscita "il suo potere e il suo coraggio contro il re della Tosse con un grande esercito". Questo esercito, come in altri che abbiamo visto prima, rappresenta le false giustificazioni che vengono montate in attacco contro le cose che il nostro "lato buono" sa essere vere. In questi stati di tentazione è come se tutto ciò che sappiamo venisse messo in discussione e scartato, e ci vuole un enorme sforzo della volontà per affrontare e superare.

Così c'è una guerra tra il vile e il re del sud. Il re del sud "sarà suscitato a combattere con un esercito molto grande e potente", indicando la resistenza all'attacco di tutte le cose che sappiamo essere vere. In tempi come questo, tuttavia, sembra esserci spesso una spinta incredibilmente forte verso l'esternalismo che ci domina, specialmente quando abbiamo così tante scuse e giustificazioni per sostenerlo. Il risultato è che il re del sud non poteva prevalere. Il suo esercito sarebbe stato spazzato via, e "molti cadranno uccisi".

Così lo stato di tentazione continua. Eppure non dobbiamo perderci d'animo. La battaglia per lo spirito umano non è finita in un momento. I tempi di alternanza tra il lato buono e quello egoista del nostro carattere possono sembrare interminabili, ma dalla panoramica storica nei primi sei capitoli di Daniele sappiamo che c'è speranza. Anche quando la nostra resistenza spirituale è al minimo, è importante continuare a sperare.

Prima che questa speranza si realizzi, tuttavia, l'oscurità diventerà più scura. Il recupero spirituale inizia solo quando una persona raggiunge il suo punto più buio. Così i prossimi tre versi di questa sezione dipingono l'oscurità crescente.

In primo luogo ci viene detto che "entrambi questi re avranno il cuore piegato al male". Questi re possono solo significare la persona vile, che è entrata così pacificamente nella nostra vita e l'ha distrutta, e il suo immediato predecessore, il re che "imporrà tasse sul regno glorioso." Collegando questi due stati insieme, ci viene mostrato un quadro lugubre della nostra tentazione finale.

Bisogna tenere sempre presente che queste tentazioni avvengono dopo il pentimento, quando siamo pienamente consapevoli delle nostre inclinazioni verso il male. Quando il nostro scivolamento verso il male si consolida e viene assoggettato ai nostri pensieri falsi ed egoistici rappresentati dal re del nord, allora siamo veramente in preda alla tentazione.

Notate la nota di speranza: non prospereranno. Una volta che una persona si è pentita, c'è sempre una parte di lui o lei riservata alla verità, e quella verità, non importa se è sconfitta come il re del sud a questo punto, o chiusa come Daniele nella fossa dei leoni, è sempre in grado di attingere a risorse superiori. L'egoismo si nutre solo di se stesso. È umano a tutti gli effetti, e quindi per definizione è limitato dalla finitezza umana. Per quanto potente possa sembrare nella nostra vita, non può guardare al di là di noi.

Questo non è il caso della nostra coscienza, o della parte di noi alleata con la verità. Le risorse a cui attinge la verità sono infinite, perché la verità ha origine nel Signore stesso, e quindi non è limitata dai confini umani. Il vile e i suoi alleati possono fare la guerra al re del sud, possono infliggere danni, che noi possiamo sentire come disperazione, o dubbio, ma alla fine devono tornare nella loro terra.

VERSI 30-39

Le azioni del re del nord dominano la prossima serie di versi di questo capitolo, e si leggono come un bambino che fa i capricci. Il catalizzatore è l'arrivo di navi da Cipro che vengono contro di lui per unirsi alla lotta contro di lui.

Questo fa parte della resistenza esercitata dalla nostra coscienza per tenere sotto controllo le falsità che dominano la nostra mente in quel momento. Ogni atto di pentimento ci richiede di cambiare il nostro modo di pensare e, quando i nostri schemi di pensiero abituali resistono a questo, c'è una battaglia o tentazione. A volte sembra che i nostri falsi pensieri, il nostro re del Nord, possano e vogliano trascinarci giù, oscurando progressivamente la voce della nostra coscienza. Nel processo la falsità e l'esternalismo estendono il loro controllo sulla nostra mente.

La resistenza c'è: il re del sud è stato effettivamente stimolato a una grande battaglia, ma ha perso, e, perdendo, ha permesso alla falsità una latitudine ancora maggiore. L'esperienza mostra quanto spesso ci succede. Sappiamo che qualcosa è sbagliato, resistiamo e cediamo. Una volta fatto questo, l'ulteriore resistenza diventa più difficile; cerchiamo e troviamo altre occasioni per mettere alla prova la nostra coscienza, finché gradualmente essa perde potere. Allo stesso tempo possiamo sentire le punture di senso di colpa che indicano che abbiamo sbagliato. All'inizio queste punture sono feroci, ma gradualmente diminuiscono d'intensità. A quel punto sembra che la nostra vita spirituale si stia spegnendo.

Come abbiamo detto prima, però, la coscienza può attingere a fonti superiori di potere e incoraggiamento per sostenerla. Anche se non è menzionato come tale, il re del sud aveva un alleato a Cipro, perché ci viene detto che le navi di Cipro usciranno contro il re del nord.

Nella Parola "navi" significano la conoscenza delle cose buone e veritiere (Apocalisse Rivelata 406, Apocalisse Spiegata 514), e questa conoscenza a sua volta è tratta dalla Parola che forma i concetti e gli insegnamenti religiosi nella mente di una persona (Arcana Coelestia 6385; anche se ci può essere una corrispondenza negativa, come in tutte le cose. Questo significato negativo per la parola "navi" sarà visto più avanti nella trattazione del versetto 40). È possibile, quindi, correlare le "navi" in questo passaggio con la coscienza che emerge mentre siamo in uno stato di tentazione per aiutarci a superare l'inclinazione e il successivo godimento delle azioni basate sulla falsa comprensione.

La comprensione della dottrina da parte di una persona dipende da molte cose, non ultima delle quali è la sua volontà sia di imparare che di interiorizzare la verità. Possedere una copia della Parola, per esempio, non conferisce di per sé la comprensione. Né lo fa la lettura della Parola senza alcun modo di interpretare le cose che si leggono. La capacità di interpretare la Parola dipende in gran parte dalla propria formazione ed educazione. Un cattolico e un protestante possono entrambi leggere la Bibbia e vederla in modo diverso. Lo stesso vale per un liberale e un fondamentalista. La Parola è compresa solo attraverso la dottrina, o l'insegnamento della Parola che aiuta a formare la nostra mente.

Quando siamo in uno stato di tentazione, come siamo a questo punto della storia di Daniele, la nostra disponibilità ad ascoltare la Parola, o, per dirla in un altro modo, ad ascoltare la nostra coscienza, è in qualche modo esterna. Per questo la profezia non dice che "navi" vennero contro di lui, ma navi da Cipro". L'indicazione dell'origine delle navi ci dà un'idea dello stato della nostra coscienza a questo punto.

In lingua originale l'isola di Ciro si chiama "Kittim", ed è soprattutto con questo nome che si trovano riferimenti ad essa nell'Antico Testamento. Cipro, come la Grecia è molto lontana dalla Terra Santa, e porta una corrispondenza simile, perché "isole di Kittim" denotano coloro che sono più lontani dal culto, cioè i gentili che sono nel semplice bene, e quindi nella verità naturale (Arcana Coelestia 1156, 1158, 3268). Il tipo di bene rappresentato qui è un bene rinchiuso in forme di rituale, o di comportamento esterno, piuttosto che un vero bene fondato in una fede genuina.

La coscienza descritta dalle "navi da Cipro", è una comprensione molto limitata della verità legata a forme di comportamento che potremmo chiamare abituale, o anche culturale, ma che ha radici molto superficiali. Queste forme di comportamento potrebbero includere l'essere gentili con le altre persone, o essere gentili o onesti (cfr. Arcana Coelestia 1156).

La comprensione di questa corrispondenza aiuta ad aprire ulteriormente il quadro dello sviluppo di questa tentazione. Come il re del Nord, che rappresenta una falsa logica tratta dall'egoismo, si scatena nella nostra mente, prendendo prigionieri i nostri pensieri e conducendoci in un comportamento esterno ipocrita, così il nostro senso del pudore comincia a ribellarsi. Anche in questo declino spirituale c'è una parte della nostra mente che rifiuta il puro egoismo che, sebbene possa essere nascosto dalla nostra vita pubblica, è chiaramente attivo nella nostra vita interiore. Così cominciamo a ribellarci: ci diciamo che "non è giusto" pensare o sentire in questo modo. Cominciamo a rifiutare il lato di noi stessi che agisce così contrariamente a ciò che abbiamo sempre creduto essere vero.

Notate la somiglianza qui con la progressione della coscienza delineata all'inizio di questo capitolo. Dopo il re di Persia ci furono altri tre re, seguiti da un quarto. Questo quarto re, ci è stato detto, era più ricco e più forte di tutti i suoi predecessori. Si spinse verso la Grecia. Egli rappresenta lo sviluppo della coscienza che si estende in molte aree della nostra vita che sono lontane dalla Parola, o aspetti della nostra vita che non abbiamo mai pensato come influenzati dalla religione. Eppure non era abbastanza potente per resistere al potente re, rappresentando una potente ricaduta nei nostri vecchi, egoistici, modi di pensare.

Quella sequenza di versi ha mostrato quanto di più abbiamo bisogno nella nostra coscienza di un semplice riconoscimento di qualcosa come vero perché abbiamo sempre pensato che fosse così. Abbiamo bisogno di più della cultura o del costume o di una personalità innatamente piacevole. Abbiamo bisogno di una visione chiara e indiscussa della verità, perché questa è l'unica arma contro l'egoismo e l'avidità.

Le navi di Cipro non ci danno questa visione della verità. Esse formano una sorta di coscienza esterna basata sulla Parola, ma la Parola filtrata attraverso pratiche attese, i nostri comportamenti "rituali", per così dire. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che il vile abbia reagito così fortemente contro di essa.

La persona ignobile, o l'esterno subdolo, ipocrita, egoista che si insinua nella nostra vita su una marea di sentimenti piacevoli, reagisce come un bambino che fa i capricci quando viene disciplinato da un genitore. Non c'è niente di meno gradito a una persona che si è data la libertà di agire secondo i suoi propri dettami che il senso di una coscienza frenante.

Il risultato è la rabbia e il rifiuto della coscienza, anche di questa stessa coscienza esterna. Ci viene detto che il vile "sarà addolorato, e tornerà in collera contro la santa alleanza". Così tornerà e mostrerà riguardo per coloro che abbandonano la santa alleanza".

Notate la sequenza di eventi che caratterizzano questo rifiuto. Prima c'è il dolore, poi la rabbia, e poi un ritorno ai vecchi stati di abbandono dell'alleanza. Il dolore nasce dal senso di privazione, come quello che si prova al passaggio di una persona molto amata nel mondo spirituale. Tuttavia, in questo caso il dolore è causato dal richiamo del lato buono della nostra mente che la vita che stiamo vivendo, i sentimenti e i pensieri che alimentiamo e le azioni che compiamo, sono in realtà contrari al bene. Possono sembrare buone, perché è nella natura della persona vile dipingere le sue azioni come buone e piacevoli, ma rimane il fatto che non sono buone. Quando ci rendiamo conto che un'autentica vita spirituale richiede che rinunciamo a queste cose, allora ci addoloriamo per la loro potenziale perdita.

Dal dolore il passo alla rabbia è breve. Ci ritroviamo a dire che non rinunceremo alle nostre abitudini. Cominciamo a infuriarci per l'ingiustizia, perché perché qualcosa di così piacevole dovrebbe essere malvagio o sbagliato. In questo stato d'animo ci arrabbiamo contro la verità. È interessante notare che la parola originale per rabbia qui, significa letteralmente "schiuma alla bocca" (Strong's #2194). Più ci inveiamo contro la coscienza, anche una coscienza esterna, più diventiamo disposti ad allontanarci da essa, e così la persona vile ritornò e mostrò riguardo per coloro che abbandonano l'Alleanza. Questo completa gli sforzi per usare una coscienza esterna contro gli effetti dell'egoismo e i suoi falsi modi di pensare nella nostra vita.

Nel Vangelo di Matteo il Signore racconta la parabola di un uomo che scaccia uno spirito e ritorna per trovare la casa pulita e spazzata. Lo spirito malvagio ritorna con altri sette spiriti, ognuno peggiore di lui. Il punto è che quando una persona ricade di nuovo in una vita di egoismo e malvagità, specialmente se quella vita sembra così piacevole, allora diventa più facile cadere in stati di male ancora più profondi di prima.

Questo è un po' il caso che accade in questa sezione di Daniele. Le navi di Cipro sono un ricordo di un diverso ordine di cose, e tuttavia hanno formato una coscienza esterna relativamente debole, senza il potere di trattenere il corso che la nostra vita sta seguendo a questo punto. Come lo spirito maligno nella parabola, il rifiuto di questa offerta di regnare nella volontà egoista è accompagnato da un rifiuto ancora più grande.

Dopo l'episodio delle navi di Cipro, il vile raduna le sue forze. Questo esercito, come altri che abbiamo visto nel libro di Daniele, rappresenta le falsità riunite per lanciare un assalto totale alla nostra vita spirituale. Queste sono generalmente le falsità o la negazione della verità, la torsione della verità in mezze verità e la resurrezione di vecchie falsità un tempo ritenute vere da allora scartate come false. Tutti questi pensieri ritornano nella nostra mente, guidati e diretti dal vile, e noi, ascoltando la sua voce, li accettiamo. Il risultato è che queste forze "contaminano la fortezza del santuario, poi tolgono i sacrifici quotidiani, e vi pongono l'abominio della desolazione".

L'attacco al santuario sposta questa tentazione in un'altra marcia, perché il santuario è quella parte della nostra mente dove si trova il Signore, cioè nella comprensione della verità dalla Sua Parola, e la volontà di usare quella verità nella nostra vita quotidiana.

Viene descritto come una "fortezza santuario", perché la verità che costituisce la presenza del Signore in noi, ci protegge anche dal male.

Quando una persona rifiuta la coscienza, rende vulnerabile ogni livello di verità. Non possiamo scegliere cosa credere, e quindi se rifiutiamo qualcosa perché la verità è antagonista alla nostra percezione di giustezza o bontà - una percezione basata sui nostri sentimenti sensuali - allora l'intero bastione del nostro credo comincia a crollare.

Questo sgretolamento è mostrato nel resto del verso. Il profanare il santuario rende possibile alla persona vile di togliere i sacrifici quotidiani. Nell'Antico Testamento i sacrifici quotidiani erano la chiave della vita spirituale. Ognuno di essi era corrispondentemente significativo, e ognuno si rivolgeva a qualche parte della nostra rigenerazione. Togliere questi sacrifici, quindi, significa fermare il progresso dello sviluppo spirituale, perché nessuno progredisce verso il cielo se rifiuta attivamente la verità.

Il male non è il contrario del bene, ma la cessazione del bene. Quando una persona cessa di fare il bene, comincia a fare il male. Quando il vile invade il santuario, cioè quando rifiutiamo le verità stesse su cui si fonda la presenza del Signore nella nostra mente, allora cessiamo di fare il bene. Nessun buon sentimento, pensiero o azione può mai esistere senza un fondamento di verità che lo sostenga. L'assenza di verità rende possibile la degenerazione in una vita di male che percepiamo come più libera e piacevole che mai.

Ricordate che il vile è il naturale discendente di tutti gli stati di egoismo che abbiamo visto prima. Questa tentazione forma una sorta di resurrezione di Nabucodonosor e Belshazzar nei loro stati peggiori. In essa le bestie che sorgono dal mare si scatenano di nuovo sulle nostre vite, e la capra si scatena sulla pianura desolata delle nostre menti.

Il risultato è che invece del progresso spirituale c'è la degenerazione, perché invece dei sacrifici quotidiani c'è l'abominio della desolazione. Nella lingua originale i termini qui si legano molto strettamente al senso interno. Un abominio in ebraico significa "una cosa detestabile o un idolo" (Strong's #8261). Quando ricordiamo che la "persona vile" che è al centro di questa tentazione, rappresenta un comportamento meramente esteriore senza alcun supporto interiore spirituale, questa definizione diventa importante. Un comportamento esterno separato da qualsiasi motivazione spirituale genuina, o un comportamento che appare buono e che scaturisce da una motivazione egoistica, è un idolo, perché un idolo è qualcosa che è venerato come un dio, e sembra essere un dio, ma in realtà è un falso.

Questa falsità è l'abominio. Possiamo chiamarla ipocrisia, o inganno santificante, e lasciata incustodita distrugge la vita spirituale di una persona. Questo è il motivo per cui è chiamato "l'abominio della desolazione", perché il comportamento in cui non c'è amore o carità distrugge la vita spirituale (Arcana Coelestia 2454). La distruzione arriva gradualmente e senza preavviso - ricorda che la persona vile entra pacificamente. Come una persona cade nell'illusione che poiché il suo comportamento esterno è buono, anche lei stessa è buona, così la persona cade sotto l'influenza della falsità ingannevole e del male. La persona perde la capacità di pensare chiaramente e di vedere che dietro l'apparente piacevolezza dell'esterno si nasconde una mente egoista e manipolatrice. Con questa capacità sparita, si perde anche la capacità di pensare obiettivamente dalla verità e di usare quella verità per governare la propria vita (Arcana Coelestia 3488).

In ultima analisi, questo stato porta alla negazione del Signore con il conseguente crollo sia dell'amore verso di Lui che della fede in Lui. Il nostro comportamento può sembrare buono all'esterno, ma interiormente non c'è carità verso il prossimo né alcuna convinzione o fede interiore (Arcana Coelestia 3652). Diventiamo un guscio vuoto.

Questo guscio è la desolazione. Nelle vecchie traduzioni della Parola, "l'abominio della desolazione" è tradotto "l'abominio che fa desolazione". Questo cattura più accuratamente il processo di declino e il veleno che si diffonde da esso in tutto il nostro spirito. Lo vediamo così chiaramente nelle parole del verso successivo, dove ci viene mostrato come la persona vile corromperà con l'adulazione "coloro che fanno malvagità contro l'alleanza".

C'è una parte in ognuno di noi che risponde alle lusinghe della persona vile. Vogliamo credere di essere innatamente buoni o intelligenti o in controllo della nostra vita. Ascoltiamo la voce egoista interiore che ci lusinga facendoci credere che abbiamo tutto il diritto di sentire, pensare e agire come facciamo. La nostra inclinazione a seguire questa voce potrebbe condurci all'inferno.

A questo punto è importante ricordarci ancora una volta che questa è una tentazione, e una tentazione è un conflitto tra due lati del nostro essere. In tutto questo capitolo ci sono state voci di resistenza al declino verso il male, voce che possiamo paragonare ai dolori di coscienza che si sentono quando dopo il pentimento ci lasciamo ricadere in stati di male.

Ricorda che il vile "diventa forte solo con un piccolo numero di persone" (vs. 23), e il suo potere durerà solo "per un tempo" (vs. 24). Il re del Sud combatterà contro di lui, anche se non resisterà (vs. 25). Anche se continua i suoi attacchi furiosi contro il bene, "non prospererà, perché la fine sarà ancora al tempo stabilito" (vs. 27).

C'è un lato del nostro essere, il nostro Daniel, per così dire, che resiste alle imprecazioni del vile. C'è una parte di noi che riconosce la nostra ipocrisia per quello che è, che sa che non possiamo semplicemente mettere su una serie di comportamenti esteriori per raggiungere fini egoistici. Quella parte di noi continua a resistere, a rafforzare il nostro impegno con la nostra coscienza e con i nostri voti di pentimento. In questa sequenza questi sono chiamati "il popolo che conosce il suo Dio".

Conosciamo Dio attraverso le verità che ci dà nella Parola. Queste a loro volta formano la nostra coscienza. Ci mostrano la natura del male e ci sensibilizzano allo scivolamento nel male. Possiamo identificare Nabucodonosor e Belshazzar solo se conosciamo la verità. Lo stesso vale per le bestie che sorgono dal mare e la capra. La verità ci dice la loro esistenza, e la riflessione dalla verità mostra la loro esistenza in noi. La nostra coscienza ci porta a rifiutare queste cose nelle preghiere di pentimento e ci rende più forti per l'opera della tentazione.

È molto importante per il nostro equilibrio, quindi, trarre forza dalle parole "il popolo che conosce il suo Dio sarà forte e compirà grandi imprese". La più grande impresa spirituale è il rifiuto dei gesti vuoti per motivi egoistici, e la ricerca del bene per amore del bene.

Questo non è facile, soprattutto quando siamo consapevoli del tremendo potere e della forza del nostro lato egoista. La persona vile si insinua nella nostra vita con sensazioni piacevoli e lusinghe, e noi cediamo e ricadiamo. Questa è la condizione umana, perché se non lo fosse, la nostra rigenerazione si compirebbe in un tempo minimo. Ma notate la profezia data qui "ancora per molti giorni cadranno di spada e di fiamma, di cattività e di saccheggio".

Il tentativo di distruzione della nostra coscienza viene da molti fronti, perché il male attacca sia la nostra capacità di volere il bene che la nostra competenza nel pensare la verità. Esso distorce la bontà in male e la verità in falsità, presentando la forma distorta come se fosse effettiva bontà e verità. A meno che non siamo veramente determinati a seguire la verità e a rifiutare di lasciarci cadere nelle illusioni, è fin troppo facile cedere.

Notate la sequenza degli strumenti usati per minare "il popolo che conosce Dio" - essi cadranno per "spada e fiamma, cattività e saccheggio". Ognuno di questi descrive un mezzo di attacco.

Nella Parola una "spada" descrive generalmente la verità, o la verità che combatte la falsità (Arcana Coelestia 2686, 4135, 2799, 4499). In questa serie, tuttavia, è vera la corrispondenza opposta. Qui una spada descrive la falsità che combatte contro la verità ('La spada' sta per la falsità in conflitto con la verità. Arcana Coelestia 2799). La falsità nell'attacco qui consiste nell'incomprensione della vera natura delle cose impiantata nella mente di una persona dalla persona vile, come è evidenziato nella persona vile che viene pacificamente e si insinua nei nostri pensieri. Dopo un po', se non resistiamo dalla coscienza, la nostra mente viene corrotta fino a che tutte le cose del nostro spirito, fede, intelligenza e saggezza vengono spremute fuori e rimane solo la falsità. Questo è ciò che il Signore intendeva quando disse: "tutti coloro che prendono la spada periranno di spada" (Matteo 26:52).

Quando una persona inizia a pensare in una certa vena, i sentimenti iniziano a seguire. Tutti abbiamo avuto l'esperienza di pensare a qualcosa solo per ritrovarci a desiderare l'oggetto dei nostri pensieri. Questo accade in tutte le questioni di pensiero, perché i nostri pensieri ispirano i nostri sentimenti.

Come il vile corrompe i nostri pensieri, così che "il popolo che conosce Dio" viene distrutto, esso cade non solo con la spada, ma anche con la fiamma. La parola "fiamma" nella lingua originale porta la minaccia della distruzione, perché mentre può significare fuoco, può anche significare la punta lampeggiante di una lancia o di una spada (Brown-Driver-Briggs #3851) (è interessante ipotizzare che la lama di una lancia sia in qualche modo a forma di fiamma).

Il fuoco, o la fiamma, è un simbolo dell'amore. Nell'inglese comune si parla di amore che brucia intensamente e riscalda i nostri cuori. Il fuoco prende questa rappresentazione dal Signore che si presenta agli angeli del cielo come un sole, il cui calore trasmette il suo amore e come gli angeli lo ricevono, così si riscaldano d'amore (Arcana Coelestia 6832). Questa correlazione è nota da così tanto tempo che nell'Antichità era comune per le persone accendere "fuochi perpetui" nei loro templi, e questo rappresentava "l'amore perpetuo ed eterno, cioè la misericordia del Signore" (Arcana Coelestia 2177, 10177, 4489).

Tuttavia, la fiamma introdotta dal vile non è la fiamma dell'amore del Signore. È l'opposto. Il contrario di amare il Signore è amare se stessi e tutto ciò che comporta. Quando questo amore ha accesso alla nostra mente, come per esempio quando viene introdotto dai pensieri suscitati dalla consapevolezza che il nostro comportamento esteriore può ingannare gli altri e portarli a credere che siamo buoni, allora all'interno di questa consapevolezza si trova il seme dell'egoismo. Una volta che comincia a mettere radici nella nostra mente, comincia ad ossessionarci. Come il fuoco attraverso i prati, l'egoismo penetra nelle nostre motivazioni e le sovverte. Siamo mossi dall'amore, ma non dall'amore per il Signore. I nostri amori in questi stati di tentazione sono puri amori di egoismo.

Gli Scritti descrivono alcuni degli stati che bruciano come fiamme nei nostri cuori in questo periodo. Essi "intendono gli amori immondi, come quelli di vendetta, di crudeltà, di odio e di adulterio, e in generale le brame che nascono dall'amor proprio e dall'amore del mondo" (Arcana Coelestia 6832).

Ora diventa chiaro come la persona vile cattura le menti di coloro che le permettono l'accesso. L'intelletto è messo a ferro e fuoco e la volontà alle fiamme. Il risultato è una prigionia della volontà, perché è difficile liberare le catene di questo tipo di male. Allo stesso tempo la comprensione viene saccheggiata, il che, come abbiamo visto prima, significa privata della verità.

Non tutto è, comunque, triste e triste. Notate la progressione delle idee che vengono soppresse dalla "persona vile":

Vs. 32: Il popolo che conosce il suo Dio sarà forte e compirà grandi imprese.

Vs. 33: Quelli del popolo che capiscono istruiranno molti.

Vs. 34: Quando cadranno saranno soccorsi con un piccolo aiuto.

Vs. 35: E alcuni di quelli che capiscono cadranno, per raffinarli, purificarli e renderli bianchi, fino al tempo della fine.

Questa sequenza di "persone" nel contesto della battaglia della tentazione è molto importante, perché ci ricorda la resistenza dentro di noi. Senza di essa non ci sarebbe la tentazione, ma finché i nostri stati interiori non saranno solidamente stabiliti contro il male saremo preda del male.

La tentazione è una battaglia per la nostra anima, una battaglia che si svolge simultaneamente su molti livelli diversi. Il fatto della resistenza, contenuto nelle sequenze della "gente che capisce", ci mostra brevemente l'altro lato della battaglia. Non è sorprendente, considerando l'intensità a cui possono arrivare le tentazioni, specialmente dopo il pentimento e qualche progresso spirituale, che una persona cominci a perdere di vista alcune di queste qualità affermative. A volte si ha la sensazione che la coscienza sia scomparsa, ma non è vero. La coscienza è sempre lì, e raccoglie forza attraverso il processo della tentazione.

Qualcosa sullo scopo della tentazione ci viene dato alla fine di questa sequenza: "E alcuni di quelli che hanno intelletto cadranno, per raffinarli, purificarli e renderli bianchi, fino al tempo della fine; perché è ancora per il tempo stabilito".

Questo verso descrive come la coscienza di una persona, sotto attacco nella tentazione, sia in realtà rafforzata a causa dell'assalto. L'idea è contenuta nel significato stesso delle parole ebraiche stesse.

Comincia con la parola "capire". Finora abbiamo preso la comprensione in modo abbastanza letterale. È la nostra comprensione della verità, e quindi la coscienza che è stata sotto attacco da parte del vile, che rappresenta il mero esteriorismo nella nostra vita. Nella lingua originale, tuttavia, la parola che traduciamo come "comprensione" significa "essere prudente, essere circospetto, capire saggiamente, prosperare" (Brown-Driver-Briggs #7919). Porta anche la connotazione di essere intelligente (Strong's #7919). Tutte queste qualità hanno la loro radice nella verità, perché la verità della Parola, che è la base stessa della nostra coscienza, ci rende veramente prudenti (Cf. Divina Provvidenza 130-145 "non esiste la prudenza dell'uomo"), e quindi circospetto (prudente e che tiene conto di tutte le cose (OED)) soprattutto in presenza del male. Il risultato è la saggezza, la prosperità e l'intelligenza.

Questa definizione di "comprensione" è importante per la tentazione descritta in questo capitolo, perché è proprio l'opposto delle cose rappresentate dalla persona vile che sta opprimendo questo lato dei nostri caratteri. C'è un importante insegnamento relativo a questo, tuttavia, ed è che il Signore non permette mai che il male accada a meno che non possa trarne del bene. Eppure a volte quel male sembra annullare qualsiasi guadagno che abbiamo fatto verso il bene.

Notate cosa succede a "quelli che capiscono": cadono. Ancora una volta la lingua originale è molto più espressiva della traduzione inglese, perché "cadere" significa "barcollare o vacillare (per debolezza delle gambe, specialmente della caviglia); implicitamente, vacillare, inciampare, svenire o cadere" (Strong's #3782). Così immaginiamo il processo che si è già svolto davanti a noi tra il capitolo dieci e ora. Il progresso che abbiamo fatto come risultato del pentimento è stato attaccato e, di fronte a questo attacco, la nostra determinazione ha vacillato, è inciampata, è svenuta ed è caduta. Infine raggiungiamo il punto descritto in questo versetto in cui la persona vile ha quasi il completo controllo delle nostre menti.

C'è, tuttavia, una ragione per cui il Signore permette che questo accada. Notate le prossime parole del verso: "per raffinarli, purificarli e renderli bianchi". Questa sequenza ci mostra i benefici della tentazione - anche se nel processo possiamo non vederli come tali.

Raffinare le nostre coscienze è il primo passo, perché quando impariamo delle verità le impariamo in modo generale. Ci vuole una vita di tentazione per renderci possibile imparare a focalizzare le verità su cose specifiche nella nostra vita. Possiamo conoscere, per esempio, gli insegnamenti sul pentimento e la tentazione, ma finché non subiamo effettivamente il processo di pentimento e non sopportiamo le tentazioni che ne conseguono, quegli insegnamenti rimangono come idee intellettuali. All'inizio nella tentazione siamo sballottati dai nostri mali perché non siamo ancora in grado di azzerare i nostri stati spirituali sull'attacco del male. È solo man mano che progrediamo nella tentazione che questo diventa possibile, e in questo progresso "affiniamo" la nostra comprensione della verità - aggiungiamo altre cose per rafforzarla, possiamo scartare alcune cose che abbiamo frainteso. In un certo senso "impariamo sul lavoro".

La "purificazione" segue il processo di raffinazione. Il concetto di qualcosa che diventa puro include l'idea di scartare le impurità. La nostra comprensione della Parola è colorata in molti modi dagli stati d'animo in cui ci troviamo quando apprendiamo la verità. La verità rimane la stessa, ma la comprensione di essa spesso deve cambiare. Pensa a quanto spesso una persona ha l'esperienza di rivalutare qualcosa che ha imparato. In un nuovo contesto la verità può assumere una forma diversa. Questo è particolarmente vero in tempi di tentazione, perché allora siamo, per così dire, in lotta per la nostra vita. Le verità che una volta sembravano intellettuali, o non collegate ai nostri stati, possono improvvisamente assumere un significato completamente nuovo quando lasciamo andare i nostri vecchi presupposti e abbracciamo un nuovo modo di vedere le cose. La tentazione, quindi, serve a purificare la nostra coscienza.

La fase finale descritta in questo versetto è che essi sono resi "bianchi". Questo implica la purezza della coscienza quando si è innalzata al di sopra della tentazione, trionfante nella verità. Ci sono molti posti nella Parola in cui il candore è usato in questo modo, e in ogni caso denota la purezza della verità (Arcana Coelestia 4007, 5433, 8458 et al). Tecnicamente il "bianco" rappresenta le verità in cui si ha fede.

Ma la verità della fede non esiste con chi crede di avere fede da sé e quindi crede di essere saggio da sé. Esiste piuttosto con coloro che credono che la loro fede e la loro saggezza vengano dal Signore, perché la fede e la saggezza vengono loro impartite perché non si attribuiscono alcuna verità o bene. Ancor meno credono di possedere alcun merito attraverso le verità e i beni che risiedono in loro, e meno ancora alcuna giustizia, ma solo attribuendo questi al Signore, e quindi tutto alla sua grazia e misericordia (Arcana Coelestia 4007).

Non si può avere fede nella verità finché non è stata messa alla prova, e così la tentazione serve come mezzo per focalizzare la propria verità, purificarla e convertirla in oggetto di fede.

È interessante notare che nella lingua originale la parola "bianco" è legata al concetto di fare mattoni (in parte perché i mattoni che si asciugano al sole diventerebbero di un colore sbiancato). Questo concetto linguistico ci aiuta a visualizzare come le varie cose che sappiamo, l'insieme delle conoscenze che formano la nostra coscienza, una volta che sono state messe alla prova nel fuoco della tentazione, diventano i mattoni della nostra vita spirituale.

Tuttavia, non è ancora giunto il momento che le tentazioni raggiungano questo fine. È utile, nel mezzo di una tentazione, sapere che c'è uno scopo per la nostra sofferenza. Aiuta a mettere il nostro stato spirituale in prospettiva, specialmente se ci siamo pentiti e sentiamo di aver fatto qualche progresso, solo per essere battuti indietro, di volta in volta, dal nostro egoismo interiore.

Non dovrebbe sorprendere, quindi, che il versetto successivo ci riporti nel vivo delle cose. I quattro versi successivi descrivono l'intensità dell'attacco: "Allora il re farà secondo la sua volontà; esalterà e magnificherà se stesso al di sopra di ogni dio, dirà bestemmie contro il Dio degli dei, e prospererà finché l'ira sarà compiuta; perché ciò che è stato stabilito sarà fatto. Egli non considererà né il Dio dei suoi padri, né il desiderio delle donne, né considererà alcun dio, perché egli si esalterà al di sopra di tutti loro. Ma al loro posto onorerà un dio delle fortezze; e un dio che i suoi padri non conoscevano lo onorerà con oro e argento, con pietre preziose e cose piacevoli. Così egli agirà contro le fortezze più forti con un dio straniero, che riconoscerà, e ne farà avanzare la gloria; e li farà dominare su molti, e dividerà il paese per guadagnare".

Queste parole danno un senso di deja vu, riportando al periodo d'oro di Nabucodonosor quando correva all'impazzata stabilendo il suo impero. Troviamo anche sfumature di Belshazzar, che bestemmiava il Signore usando male i vasi del tempio. Nessuno dei due si preoccupava di nessuno se non di se stesso.

Gli stati di tentazione devono fare il loro corso e, come abbiamo visto prima, parte di questo corso è raggiungere il fondo quando la coscienza non è in grado di esercitare alcuna influenza restrittiva. Questo potrebbe essere paragonato a un'abbuffata, perché quando i nostri freni interiori si rompono, ci abbuffiamo, che sia di cibo, di alcol o di uno qualsiasi dei milioni di mali.

In questo processo, tuttavia, è importante tenere a mente che questo accade in provvidenza. Il controllo della coscienza non è permanentemente disabilitato, ma, se il nostro pentimento è stato genuino, sta raccogliendo la sua forza, viene raffinato e purificato fino a quando può riaffermarsi nella nostra mente, e riportarci, questa volta con la conoscenza della nostra debolezza saldamente impressa nella nostra mente, alla sanità mentale spirituale.

VERSI 40-45

Gli ultimi cinque versi di questo capitolo raccontano la scomparsa del vile e la distruzione finale del re del nord e di tutto ciò che rappresenta. Tutto il libro di Daniele ha lavorato verso questa fine e la promessa di pace data nel capitolo dodici. La luce alla fine del tunnel sta diventando più luminosa, ma, come nel caso di molti dittatori naturali, gli spasimi della morte spesso comportano la massima violenza e distruzione.

L'assalto inizia con una battaglia tra i vecchi nemici - il re del Sud e il re del Nord. È interessante notare che quando il re del Sud attacca il Nord, il vile scompare semplicemente. Questo perché non appena la coscienza comincia a ristabilirsi nella nostra mente, almeno per il momento non è possibile per noi rimanere puramente esteriori. La coscienza contesta il nostro comportamento esterno, che poi deve essere giustificato da un concetto interiore. Così non si sente più parlare del vile in modo simile all'uccisione di Belshazzar, che, pesato sulla bilancia, viene trovato inadeguato e quindi ucciso. Nessun esterno può esistere veramente senza una base interna. Una volta che questo sostegno è sfidato dalla coscienza, o deve cessare di esistere, o rispondere in battaglia.

È comprensibile che il re del Sud attacchi, perché rappresenta la nostra comprensione della verità e della saggezza. Questa è la base della nostra resistenza spirituale contro gli stati ipocriti della persona vile. Quando questi stati raggiungono il fondo assoluto, e il male inonda la nostra mente nella misura descritta sopra (vs. 36-39), la coscienza comincia a combattere.

Tutti noi facciamo questa esperienza ad un certo punto della nostra rigenerazione. Dopo esserci pentiti ci lasciamo scivolare, dapprima gradualmente e poi con forza crescente, nei mali. All'inizio si presentano come cose piacevoli, il vile è venuto con lusinghe, e chi poteva immaginare che sarebbe diventato l'epitome stessa del male? Eppure questo è quello che è successo.

Quando entriamo in stati come quello, la nostra coscienza si ribella. "Al tempo della fine il re del Sud lo attaccherà". Questo è il culmine di tutta la sequenza di resistenza precedente nel capitolo.

La risposta a questo "attacco" della nostra coscienza è lo sdegno da parte della nostra parte malvagia. Il male vede la presenza del bene come un attacco, e allo stesso modo la falsità di fronte alla verità si affanna a giustificarsi. In questa sezione della visione non è il vile che risponde al re del Sud, ma il re del Sud stesso. La ragione di ciò è che, sebbene l'ignobile sia oggetto dell'attacco, egli è il naturale erede del re del Nord. Se il sud si riferisce generalmente alla verità e alla saggezza, il nord porta il significato opposto, di falsità e malvagità ricercata. La coscienza non attacca il comportamento effettivo di una persona, si concentra piuttosto sul ragionamento che sta dietro a quel comportamento. Questo concetto ci viene mostrato chiaramente in un passo della Divina Provvidenza dove si dice: "I mali che un uomo ritiene ammissibili, anche se non li commette, si appropriano anche di lui; poiché tutto ciò che è ammissibile nel pensiero viene dalla volontà, perché allora c'è il consenso. Quando dunque un uomo crede che un male sia lecito, allenta un freno interno su di esso, ed è trattenuto dal compierlo solo da vincoli esterni, come le paure; e poiché il suo spirito favorisce quel male, quando i vincoli esterni sono rimossi lo compie come lecito; e nel frattempo, lo fa continuamente nel suo spirito" (Divina Provvidenza 81).

Per cambiare il comportamento si comincia cambiando i pensieri che lo animano. Così l'idea che qualcosa sia lecito deve essere cambiata nel suo contrario. In questo modo la mente viene cambiata per prima e le azioni che ne derivano cambieranno di conseguenza.

Un modo di interpretare questi versi è che quando i nostri stati malvagi diventano così cattivi che "facciamo secondo la nostra volontà", esaltando e magnificando noi stessi al di sopra di ogni dio, come fece la persona vile, allora anche la nostra coscienza si ribella come un atto di autodifesa. Il male è intrinsecamente distruttivo, e l'egoismo è autodistruttivo.

Il risultato di questo attacco è una feroce difesa da parte del re del Nord la cui ferocia è descritta in queste parole: "Il re del Nord verrà contro di lui come un turbine, con carri, cavalieri e con molte navi; ed entrerà nei paesi, li travolgerà e li attraverserà".

La "persona vile" rappresenta uno stato nel nostro sviluppo spirituale quando lasciamo decadere le cose interiori della religione. Ci aggrappiamo solo a un vuoto comportamento esterno, ipocrita. Il problema con questo tipo di vuoto spirituale è che mentre all'inizio può essere lusinghiero, o piacevole, si deteriora, portandoci in una crisi spirituale sempre più profonda.

La crisi è approfondita dall'attacco reattivo del Nord in un ultimo e disperato tentativo di spezzare il potere della coscienza. La forza di questo contrattacco è contenuta nelle parole usate per descrivere le azioni del re del Nord. La narrazione inglese afferma semplicemente che "gli venne contro come un turbine". Nella lingua originale, tuttavia, le parole assumono un significato più forte. È interessante notare che le parole "venire" significano tempestare e spazzare via come un turbine, e la parola viene poi ripetuta come "turbine" (Brown-Driver-Briggs #1875). Forse una migliore traduzione sarebbe dire: "si avventò contro di lui come un turbine", catturando la forza e la furia dell'attacco del Nord.

Il re del Nord preme il suo attacco contro il Sud con carri, cavalieri e molte navi. Ancora una volta vediamo una sequenza di idee in questo elenco:

- I carri rappresentano gli insegnamenti e la conoscenza delle cose che costituiscono la chiesa in noi. Tuttavia, poiché questi carri sono al servizio del re del Nord, essi sono i falsi insegnamenti e la conoscenza che costituiscono la base dell'oscurità spirituale nelle nostre menti.

- I cavalli rappresentano la comprensione di queste cose. Un carro è utile solo se è imbrigliato ad un cavallo, che poi lo sposta da un posto all'altro. In modo simile, le cose che conosciamo sono utili solo quando le comprendiamo, e vediamo in esse un modo di governare e controllare le nostre vite.

- Le navi, come abbiamo visto prima in questo capitolo, hanno un significato simile, perché rappresentano anche la nostra comprensione della verità, o, in questo caso, le falsità più profonde, che saranno necessarie per riportare le nostre vite in una sorta di ordine.

Può sembrare strano contemplare che sia la parte malvagia di noi a mettere in moto una serie di azioni che alla fine porteranno alla sua stessa distruzione, e che alla fine è così efficace contro il nostro comportamento esterno deteriorante. Se contempliamo questo problema, tuttavia, negli Scritti ci viene offerta una soluzione per analogia. È comune, all'inferno, che il male punisca se stesso - questo è uno degli usi che il male fa. Quando la falsità si oppone ai risultati della falsità, le debolezze di entrambi si mostrano e diventa impossibile che continuino insieme. Non è possibile, per esempio, che una persona continui su un sentiero autodistruttivo e sia allo stesso tempo motivata dall'autoconservazione. Uno dei due, o entrambi, devono cedere, con una conseguente diminuzione di ciascuno.

Il re del nord sembra essere vittorioso sul sud, così come in tutti i precedenti stati di tentazione che abbiamo visto, sembra spesso che la marea corra a favore dell'egoismo, dell'arroganza e dell'orgoglio. Egli entrerà nei paesi, o stati di vita, "li travolgerà e li attraverserà". Entrerà anche nella Terra Gloriosa, e molti paesi saranno rovesciati".

Questa dimostrazione di forza, per quanto impressionante possa sembrare, sottolinea la natura problematica dell'attacco. Bisogna ricordare che in questa fase dello sviluppo spirituale di una persona la coscienza è presente - la persona ricorderà le immagini del male che si scatena nella sua vita, ricorderà gli stati di pentimento e le tentazioni precedenti. La coscienza a questo punto non è più un ragazzo prigioniero, ma uno stato pienamente maturo - il Daniele che è abituato al potere e al governo. Il risultato è un'implosione del male, che rende possibile alla persona che ha ancora una coscienza attiva, e un ricordo di pentimento, di allontanarsi completamente dall'egoismo.

Questo avviene per gradi nei prossimi versi. Come il re del Nord si oppone al re del Sud, e penetra nelle parti esteriori della nostra vita, così i nostri stati di bontà cominciano a resistere. Questo è descritto in un altro elenco di parole: "Questi sfuggiranno dalla sua mano: Edom, Moab e il popolo prominente di Ammon".

In senso letterale queste tre antiche nazioni vivevano fuori dalla terra di Canaan, e a volte erano nemici di Israele. Tuttavia, se si guarda al significato interiore di ciascuna di esse, diventa chiaro perché sono sfuggite alla vendetta del re del Nord, e come, nella nostra vita, esse formano una parte della resistenza che rende possibile la vittoria spirituale.

EDOM

In senso letterale Edom è un altro nome per Esaù, fratello gemello di Giacobbe. È chiamato "Edom" perché alla nascita era rosso e, nella lingua originale, "edom" significa "rosso". Gli Edomiti erano il popolo che discendeva da Esaù.

In senso positivo, Edom rappresenta l'umanità del Signore (Arcana Coelestia 1675, 2025:2) cioè le qualità umane che il Signore ha assunto nella sua incarnazione e che hanno reso possibile al Divino stesso di scendere al nostro livello, lottare contro il male e superarlo. Se il Signore non avesse fatto questo, noi non potremmo avere il potere nella nostra vita di affrontare e vincere il male. L'essenza di questa umanità è l'amore per la razza umana e il desiderio di salvare le persone dalle pene della morte spirituale. Fu quell'amore in azione che spinse il Signore a soffrire le tentazioni in nostro favore, chiedendo in cambio solo che noi "prendessimo le nostre croci e lo seguissimo". Se le persone rispondono al desiderio del Signore, la nostra vita si riempie di bontà, con il risultato che Edom, ad un altro livello, rappresenta anche il bene nella vita di una persona quando impara la Parola del Signore e vive secondo essa (cfr. Arcana Coelestia 3320, 3322).

Nella nostra vita Edom descrive la bontà che risulta dal fare le cose perché ci è stato insegnato che quelle cose sono giuste, e dall'amore della verità siamo disposti a sottomettere il nostro lato più egoista per vivere secondo la verità (cfr. Arcana Coelestia 3320, 3322). Questa bontà può assumere diverse forme: può essere semplice, il che accade quando facciamo cose buone perché ci è stato insegnato a farle, oppure può essere buona originata da un amore genuino per le altre persone (cfr. Arcana Coelestia 8314). In ogni caso è uno stato di bene con noi che è impermeabile alle falsità vomitate dal re del Nord.

MOAB E AMMON

Entrambe queste persone erano discendenti delle relazioni incestuose di Lot con le sue figlie dopo la distruzione di Sodoma (Arcana Coelestia 1360). La loro corrispondenza non è così pura né così alta come quella di Edom, perché rappresentano stati di bene naturale con una persona (Arcana Coelestia 3322) Il bene naturale è il bene che viene naturalmente, (che è stato descritto nel primo capitolo quando è stato trattato Ashpenaz). In sintesi, però, il bene naturale è il bene che non ha un sostegno spirituale, viene a noi come parte della nostra personalità e quindi è comune sia alle persone buone che a quelle cattive. Poiché non c'è una verità sottostante e di supporto, questo bene può facilmente essere sviato ed essere usato male per motivi egoistici. Una persona in questo stato può anche dare l'impressione di cordialità, onestà e integrità, ma in realtà disprezza tutti gli altri e li considera oggetti da usare a proprio vantaggio.

Ammon ha una rappresentazione simile, tranne che riguarda la verità. Gli Ammoniti rappresentano "coloro che falsificano le verità e vivono secondo esse quando vengono falsificate" (Arcana Coelestia 6405).

Questi tre, presi insieme, sono un'immagine delle parti della nostra mente che resiste alla forza e al potere della falsità. Lo stato moabita in noi è un fondamento genuino nella bontà, mentre gli ultimi due sono più esterni - tuttavia, essi formano una parte della nostra decenza umana di base - un prodotto non tanto della nostra coscienza, ma di un'idea morale di giusto e sbagliato. Tuttavia, è così forte la fuga a capofitto in una vita di male, che questi stati di bene non spirituali con noi non sono sufficienti da soli a fermare la scivolata nel caos spirituale. Con il re del Nord sul sentiero di guerra, sia la volontà che la comprensione sono corrotte e ci trattengono, e se non vengono schiacciate non possiamo fare alcun progresso. Ne consegue quindi che il re del Nord "stese la mano contro i paesi".

Come abbiamo visto prima, "mano" è un simbolo di potere. La forza del proprio interesse personale, rappresentata qui dal re del Nord, prevale sugli stati di bene naturale e di verità descritti come Edom, Moab e Ammon. La conquista crescita e lo sviluppo. L'intero libro di Daniele, portandoci attraverso un excursus dopo l'altro per descrivere e illustrare il nostro progresso sta dietro di noi. Daniele, una volta prigioniero, è in alto potere, anche se senza parole nella visione. La visione della falsità e del male e l'impatto di questi sulla nostra vita significa che non siamo ignoranti, e quindi non siamo completamente in balia del nostro egoismo babilonese. Il fatto stesso che ci siamo impegnati nel pentimento e nella vittoria nelle tentazioni precedenti, ci aiuta a capire che la vita è una progressione. L'alternanza di stati di tentazione e di pace ci dà coraggio anche quando sembra che stiamo per cedere alla pressione.

L'attività della vera verità è l'inizio della fine per il re del Nord. Le stesse forze dell'egoismo nella nostra vita che hanno scatenato il declino nel male sono esse stesse portate dal potere maggiore della coscienza. La vera autoconservazione non sta nella totale libertà di fare ciò che ci piace, perché questo porta alla distruzione, ma nella sottomissione a una presenza più alta e più vera: la coscienza.

Il re del Nord si trovò in una posizione insostenibile. Nel verso finale di questo capitolo leggiamo: "Ed egli pianterà le tende del suo palazzo tra i mari e il glorioso monte santo; ma giungerà alla sua fine, e nessuno lo aiuterà".

Le "tende del suo palazzo" rappresentano la vita basata sulla falsità e sulle mezze verità. Il fatto che siano poste tra i mari e il "glorioso monte santo" descrive la tensione di questi tra le verità, rappresentate dal mare, e l'adorazione e l'amore simboleggiati dal monte. La nostra ascesa dalle profondità del male ci porta al punto in cui possiamo essere affrontati dalla verità e dall'amore genuini del Signore. Di fronte a questo le falsità possono essere finalmente viste come falsità e respinte. Così anche gli elementi di egoismo, che hanno così dominato la nostra vita, possono essere misurati con l'amore datoci dal Signore, e trovati irrimediabilmente carenti. Quando la coscienza è attiva, come in questo caso, allora il confronto ci porta a ritirarci dal male.

Così il re del Nord "arriverà alla sua fine, e nessuno lo aiuterà". Lo stato di tentazione è rotto, e la coscienza vince. La falsità perde il suo potere di dominarci, e la nostra vita viene salvata dal vuoto e dalla distruttività di un cinico abuso del comportamento esteriore, mentre si cova in seno l'odio e il disprezzo per gli altri.

Questa distruzione del re del Nord segna il punto di svolta nel nostro sviluppo spirituale. Tutto il libro di Daniele è stato costruito fino a questo punto, perché nel corso dei suoi capitoli abbiamo visto come la coscienza è stata formata e nutrita dal Signore, come ci ha mostrato la natura del male e ci ha condotto al punto di pentimento. Ci è stato mostrato più e più volte come sorgono le tentazioni e come, con la verità come guida, abbiamo il potere di affrontare e superare anche i nostri più infernali e terribili amori egoistici.

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Arcana Coelestia # 50

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50. What the Most Ancient Church understood by 'the image of the Lord' exceeds everything one can say about it. Man is totally unaware of the fact that the Lord is governing him by means of angels and spirits, and that at least two spirits and two angels are present with everyone. By means of the spirits he is in communication with the world of spirits, and by means of the angels with heaven. Without this communication with the world of spirits by means of the spirits, and with heaven by means of the angels, and so by means of heaven with the Lord, a person cannot exist at all. His entire life depends upon that link, and if the spirits and angels were to withdraw he would perish instantly.

[2] As long as a person remains unregenerate he is governed in an entirely different way from when he is regenerate. As long as he is unregenerate, evil spirits reside with him, who have such dominion over him that angels, though present, can accomplish little more than simply distract him from plunging into utter evil and so divert him towards something good. Indeed they use his own unregenerate desires to divert him towards good, and his illusions of the senses to do so towards truth. At that point he is in communication with the world of spirits by means of the spirits who reside with him, but not in the same way with heaven, for the reason that evil spirits have dominion and angels simply forestall them.

[3] When however he is regenerate it is the angels who then have dominion, and they breathe into him every kind of good and truth, as well as a horror and dread of evils and falsifies. Angels do indeed lead, yet they are but servants, for it is the Lord alone who, by means of angels and spirits, governs a person. Now because this is done through the ministry of angels, it is said here, in the plural first of all, 'Let Us make man in Our image'. Yet because it is still He alone who rules and disposes, it is said in the following verse, in the singular, 'God created him in His image'. This the Lord also states plainly in Isaiah,

Thus said Jehovah, your Redeemer, He who formed you from the womb, I Jehovah make all things, stretching out the heavens Alone, spreading out the earth by Myself. Isaiah 44:24.

Angels themselves also profess that no power at all resides with themselves but that they act from the Lord alone.

  
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Thanks to the Swedenborg Society for the permission to use this translation.