La Bibbia

 

Giovanni 6

Studio

   

1 Dopo queste cose, Gesù se ne andò all’altra riva del mar di Galilea, ch’è il mar di Tiberiade.

2 E una gran moltitudine lo seguiva, perché vedeva i miracoli ch’egli faceva sugl’infermi.

3 Ma Gesù salì sul monte e quivi si pose a sedere co’ suoi discepoli.

4 Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina.

5 Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una gran folla veniva a lui, disse a Filippo: Dove comprerem noi del pane perché questa gente abbia da mangiare?

6 Diceva così per provarlo; perché sapeva bene quel che stava per fare.

7 Filippo gli rispose: Dugento denari di pane non bastano perché ciascun di loro n’abbia un pezzetto.

8 Uno de’ suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse:

9 V’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?

10 Gesù disse: Fateli sedere. Or v’era molt’erba in quel luogo. La gente dunque si sedette, ed eran circa cinquemila uomini.

11 Gesù quindi prese i pani; e dopo aver rese grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece de’ pesci, quanto volevano.

12 E quando furon saziati, disse ai suoi discepoli: Raccogliete i pezzi avanzati, ché nulla se ne perda.

13 Essi quindi li raccolsero, ed empiron dodici ceste di pezzi che di que’ cinque pani d’orzo erano avanzati a quelli che avean mangiato.

14 La gente dunque, avendo veduto il miracolo che Gesù avea fatto, disse: Questi è certo il profeta che ha da venire al mondo.

15 Gesù quindi, sapendo che stavan per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo.

16 E quando fu sera, i suoi discepoli scesero al mare;

17 e montati in una barca, si dirigevano all’altra riva, verso Capernaum. Già era buio, e Gesù non era ancora venuto a loro.

18 E il mare era agitato, perché tirava un gran vento.

19 Or com’ebbero vogato circa venticinque o trenta stadi, videro Gesù che camminava sul mare e s’accostava alla barca; ed ebbero paura.

20 Ma egli disse loro: Son io, non temete.

21 Essi dunque lo vollero prendere nella barca, e subito la barca toccò terra là dove eran diretti.

22 La folla che era rimasta all’altra riva del mare avea notato che non v’era quivi altro che una barca sola, e che Gesù non v’era entrato co’ suoi discepoli, ma che i discepoli eran partiti soli.

23 Or altre barche eran giunte da Tiberiade, presso al luogo dove avean mangiato il pane dopo che il Signore avea reso grazie.

24 La folla, dunque, quando l’indomani ebbe veduto che Gesù non era quivi, né che v’erano i suoi discepoli, montò in quelle barche, e venne a Capernaum in cerca di Gesù.

25 E trovatolo di là dal mare, gli dissero: Maestro, quando se’ giunto qua?

26 Gesù rispose loro e disse: In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete veduto dei miracoli, ma perché avete mangiato de’ pani e siete stati saziati.

27 Adopratevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, il quale il Figliuol dell’uomo vi darà; poiché su lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio suggello.

28 Essi dunque gli dissero: Che dobbiam fare per operare le opere di Dio?

29 Gesù rispose e disse loro: Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato.

30 Allora essi gli dissero: Qual segno fai tu dunque perché lo vediamo e ti crediamo? Che operi?

31 I nostri padri mangiaron la manna nel deserto, com’è scritto: Egli diè loro da mangiare del pane venuto dal cielo.

32 E Gesù disse loro: In verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che vien dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo.

33 Poiché il pan di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo. Essi quindi gli dissero:

34 Signore, dacci sempre di codesto pane.

35 Gesù disse loro: Io son il pan della vita; chi viene a me non avrà fame, e chi crede in me non avrà mai sete.

36 Ma io ve l’ho detto: Voi m’avete veduto, eppur non credete!

37 Tutto quel che il Padre mi dà, verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori;

38 perché son disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.

39 E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: ch’io non perda nulla di tutto quel ch’Egli m’ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.

40 Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

41 I Giudei perciò mormoravano di lui perché avea detto: Io sono il pane che è disceso dal cielo.

42 E dicevano: Non è costui Gesù, il figliuol di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come mai dice egli ora: Io son disceso dal cielo?

43 Gesù rispose e disse loro: Non mormorate fra voi.

44 Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

45 E’ scritto nei profeti: E saranno tutti ammaestrati da Dio. Ogni uomo che ha udito il Padre ed ha imparato da lui, viene a me.

46 Non che alcuno abbia veduto il Padre, se non colui che è da Dio; egli ha veduto il Padre.

47 In verità, in verità io vi dico: Chi crede ha vita eterna.

48 Io sono il pan della vita.

49 I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono.

50 Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia.

51 Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo.

52 I Giudei dunque disputavano fra di loro, dicendo: Come mai può costui darci a mangiare la sua carne?

53 Perciò Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico che se non mangiate la carne del Figliuol dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi.

54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda.

56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui.

57 Come il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a cagion del Padre, così chi mi mangia vivrà anch’egli a cagion di me.

58 Questo è il pane che è disceso dal cielo; non qual era quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno.

59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga di Capernaum.

60 Onde molti dei suoi discepoli, udite che l’ebbero, dissero: Questo parlare è duro; chi lo può ascoltare?

61 Ma Gesù, conoscendo in se stesso che i suoi discepoli mormoravan di ciò, disse loro: Questo vi scandalizza?

62 E che sarebbe se vedeste il Figliuol dell’uomo ascendere dov’era prima?

63 E’ lo spirito quel che vivifica; la carne non giova nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.

64 Ma fra voi ve ne sono alcuni che non credono. Poiché Gesù sapeva fin da principio chi eran quelli che non credevano, e chi era colui che lo tradirebbe.

65 E diceva: Per questo v’ho detto che niuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre.

66 D’allora molti de’ suoi discepoli si ritrassero indietro e non andavan più con lui.

67 Perciò Gesù disse ai dodici: Non ve ne volete andare anche voi?

68 Simon Pietro gli rispose: Signore, a chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna;

69 e noi abbiam creduto e abbiam conosciuto che tu sei il Santo di Dio.

70 Gesù rispose loro: Non ho io scelto voi dodici? Eppure, un di voi è un diavolo.

71 Or egli parlava di Giuda, figliuol di Simone Iscariota, perché era lui, uno di quei dodici, che lo dovea tradire.

   

Commento

 

Esplorare il significato di Giovanni 6

Da Ray and Star Silverman (tradotto automaticamente in Italiano)

Gesù nutre cinquemila persone

1. Dopo queste cose, Gesù se ne andò attraversando il mare di Galilea, [il mare] di Tiberiade.

2. E una folla numerosa lo seguiva, perché vedeva i segni che compiva su coloro che erano malati.

3. Gesù salì su un monte e si sedette con i suoi discepoli.

4. La Pasqua, festa dei Giudei, era vicina.

5. Gesù allora, alzando gli occhi e osservando che una folla numerosa veniva a Lui, disse a Filippo: "Da dove compreremo il pane perché questi mangino?".

6. Ma questo lo disse per metterlo alla prova, perché egli stesso sapeva quello che stava per fare.

7. Filippo gli rispose: "Duecento denari di pane non sono sufficienti per loro, perché ciascuno ne prenda un po'".

8. Uno dei Suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, Gli dice,

9. C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesciolini; ma cosa sono questi per tanti?

10. E Gesù disse: "Fate riposare gli uomini". E c'era molta erba nel luogo. Allora gli uomini si sdraiarono, in numero di circa cinquemila.

11. E Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì ai discepoli, e i discepoli a quelli che erano seduti; e così pure dei pesciolini, quanti ne volevano.

12. Ma quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i frammenti in eccesso, perché non vada perduto nulla".

13. Allora essi li raccolsero e riempirono dodici ceste con i frammenti dei cinque pani d'orzo avanzati da quelli che avevano mangiato.

14. Allora gli uomini, vedendo il segno compiuto da Gesù, dissero: "Questo è veramente il Profeta che deve venire nel mondo".

L'idea che la comprensione debba essere riformata e la volontà rigenerata è stata un punto importante di enfasi nei primi tre miracoli di questo Vangelo. Quando l'acqua fu trasformata in vino, lo considerammo un miracolo che riguardava principalmente la riforma della comprensione. Quando il figlio del nobile fu guarito dalla febbre, lo considerammo un miracolo che riguardava principalmente la rigenerazione della volontà. E quando all'uomo alla piscina di Bethesda fu detto di alzare il letto e camminare, lo considerammo un miracolo che riguardava sia la comprensione sia la volontà. Le parole "Alzati, prendi il tuo letto" si riferiscono alla comprensione, mentre la parola "cammina" si riferisce alla volontà.

In ogni caso, Gesù usa l'immaginario del mondo naturale - l'acqua, il vino, la febbre, il letto e il camminare - per insegnare lezioni importanti sul mondo spirituale. Ogni miracolo, come ogni parabola, è una storia terrena con un messaggio celeste.

Il prossimo grande miracolo di questa serie è il pasto dei cinquemila. Gesù userà di nuovo l'immaginario del mondo naturale per insegnare le meraviglie del mondo spirituale. Questa volta, userà la moltiplicazione miracolosa dei pani e dei pesci per mostrare come la bontà e la verità possono essere moltiplicate in ognuno di noi. A parte la storia miracolosa della crocifissione e della risurrezione del Signore, il pasto dei cinquemila è l'unico miracolo che si ripete in tutti e quattro i Vangeli. Mentre la storia di base è la stessa in ogni vangelo, i dettagli differiscono. Queste sottili ma significative differenze forniscono importanti indicazioni sull'obiettivo di ciascun vangelo. Esse illustrano la premessa centrale di questo commento: i quattro vangeli sono una narrazione divinamente organizzata, un flusso continuo di verità divine in cui ogni dettaglio ha un significato celeste. 1

Un miracolo di abbondanza

La storia inizia quando Gesù lascia la Giudea e attraversa il mare di Galilea. Dopo aver attraversato il mare, una grande moltitudine di persone inizia a seguirlo perché "vedevano i segni che egli aveva compiuto su coloro che erano malati" (6:2). Mentre la gente viene verso di Lui, Gesù sale su un monte dove si siede con i suoi discepoli. Nel frattempo, le folle continuano a seguirlo. Mentre premono verso di Lui, Gesù dice a Filippo: "Dove compreremo il pane perché questi possano mangiare?" (6:5).

Gesù sapeva già come avrebbe sfamato la moltitudine, ancor prima di chiedere a Filippo dove avrebbero potuto trovare il pane per tanta gente. Come è scritto: "Gesù disse questo per metterlo alla prova, perché sapeva già quello che stava per fare" (6:6). Gesù sapeva dove e come avrebbe trovato il pane per il popolo da mangiare. Nel linguaggio della Sacra Scrittura, il "pane", poiché nutre e sostiene la vita, è un simbolo dell'amore e della bontà abbondante del Signore. Allo stesso modo, "mangiare" rappresenta l'accoglienza di questa bontà. Questo tipo di pane si può ricevere, ma non si può comprare con il denaro. Filippo, però, non si rende conto che Gesù sta parlando spiritualmente. Perciò Filippo dice: "Duecento denari di pane non bastano, anche se ciascuno ne prendesse un po'" (6:7).

La risposta di Filippo si concentra sulla scarsità piuttosto che sull'abbondanza. Eppure, le profezie sulla venuta del Signore si concentrano sull'abbondanza. Per esempio, Gioele scrive che quando il Signore verrà, "le aie saranno piene di grano e i palmenti traboccheranno di olio e di vino" (Gioele 2:24). Il profeta Malachia descrive il Signore che mette alla prova il suo popolo riguardo alla sua abbondante disponibilità. "Mettetemi alla prova" dice il Signore. "Aprirò le cateratte del cielo e riverserò benedizioni senza misura" (Malachia 3:10). 2

La domanda di Gesù, quindi, è una prova. Egli sa già che sta per "aprire le cateratte del cielo e spargere benedizioni senza misura", ma vuole dare a Filippo la possibilità di riconoscere che il Signore provvede in abbondanza. Invece, Filippo risponde alla domanda di Gesù alla lettera, concentrandosi su ciò che manca. "Duecento denari", dice, "non bastano".

A questo punto un altro discepolo fa un suggerimento. Andrea dice: "C'è qui un ragazzino che ha cinque pani d'orzo e due pesciolini". Invece di concentrarsi su ciò che non hanno, Andrea si concentra su ciò che hanno. Ma poi, rendendosi conto che non si possono sfamare cinquemila persone solo con cinque pani e due pesciolini, Andrea aggiunge: "Ma cosa sono questi tra tanta gente?". (6:9).

Sia Filippo che Andrea credono di non avere abbastanza denaro o cibo per sfamare la gente. Sembra una situazione impossibile. Con così poco denaro e così poco cibo, come potranno sfamare le migliaia di persone che si sono radunate? Ma Gesù usa questa situazione apparentemente impossibile come opportunità per compiere un altro grande miracolo. Dice ai suoi discepoli: "Fate sdraiare la gente" e cinquemila persone sono invitate a sdraiarsi sull'erba. Solo in Giovanni è scritto: "C'era molta erba in quel luogo" (6:10).

Il passo successivo di Gesù è prendere i pani, ringraziare e distribuirli ai discepoli. Fa lo stesso con il pesce, distribuendo sia il pane che il pesce ai discepoli che, a loro volta, distribuiscono il pane e il pesce alla gente che sta sdraiata sull'erba verde. L'immagine richiama alla mente le parole del ventitreesimo salmo: "Il Signore è il mio pastore. Non manco di nulla. Mi fa riposare in verdi pascoli" (Salmi 23:1-2).

Anche se tutto inizia con soli cinque pani e due pesciolini raccolti da un ragazzino, è scritto che tutta la moltitudine di persone ricevette "quanto volevano" (6:11). In Matthew, Mark, e Luke, quando viene descritto il pasto dei cinquemila, si dice ogni volta che la gente mangiò finché non fu "saziata". Solo in Giovanni è scritto che mangiarono quanto volevano.

L'espressione "quanto volevano" contiene il verbo ἤθελον (ēthelon) che suggerisce un desiderio fervente o un desiderio intenso. Questo richiama alla mente il precedente miracolo alla piscina di Bethesda, quando Gesù disse all'uomo alla piscina: "Vuoi guarire?". (5:6). Gesù non ha detto: "Sei interessato a guarire?" o "Vorresti guarire?". Piuttosto, ha detto: "Desideri intensamente essere guarito?". Il verbo usato è ἤθελον (ēthelon)". È lo stesso verbo che si usa per descrivere quanto mangiava il popolo: "quanto voleva". Cioè, quanto intensamente desideravano. La lezione spirituale è che il Signore è sempre pronto a riempirci della sua bontà e della sua verità; è sempre pronto a inondarci di benedizioni spirituali. L'unica cosa che determina quanto riceviamo è il nostro livello di desiderio, la nostra determinazione a crescere e ad elevarci al di sopra dei suggerimenti della nostra volontà non rigenerata. 3

Si noti anche che in Matthew, Mark, e Luke, i discepoli dicono a Gesù che hanno solo cinque pani e due pesci, ma non si parla di un ragazzino, né i pesci sono descritti come "piccoli". Solo in Giovanni si parla del bambino; solo in Giovanni i pesci sono descritti come "piccoli". Nel linguaggio delle Sacre Scritture, i bambini piccoli rappresentano quei momenti preziosi, soprattutto nell'infanzia, in cui siamo stati colpiti da qualcosa che ha un significato profondo per noi. Potrebbe essere il momento in cui qualcuno si è preso cura di noi con tenerezza, mostrandoci gentilezza, misericordia e compassione. Potrebbe essere il momento in cui qualcuno ha pronunciato parole di conforto e ci ha aiutato a sentirci al sicuro. Potrebbe essere il momento in cui qualcuno ci ha incoraggiato e abbiamo provato l'emozione di imparare una nuova abilità e la soddisfazione di portare a termine un compito difficile. Potrebbe essere il momento in cui qualcuno ci ha insegnato una lezione preziosa su cosa significa condividere e apprezzare. Nella misura in cui queste prime impressioni di bontà e verità rimangono con noi, servono come piccoli semi che possono moltiplicarsi nel tempo. Il poco può essere moltiplicato in molto.

A seconda di quanto vogliamo crescere, il Signore può utilizzare le esperienze precedenti come semi per la crescita futura, moltiplicando l'amore che abbiamo ricevuto e la verità che abbiamo acquisito. Anche se abbiamo solo un po' di bontà e poche verità dentro di noi, ma abbiamo un grande desiderio di imparare, crescere e condividere, il Signore può prendere tutto ciò che gli portiamo e moltiplicarlo immensamente. 4

Raccolta dei frammenti

Il miracolo, tuttavia, non si conclude con la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dopo che la gente ha mangiato, Gesù dice ai suoi discepoli: "Raccogliete i frammenti che rimangono, perché nulla vada perduto" (6:12). Di conseguenza, "riempirono dodici ceste con i frammenti dei cinque pani d'orzo avanzati da quelli che avevano mangiato" (6:13). Le parole "Raccogliete i frammenti che rimangono, affinché nulla vada perduto" sono significative. Ci ricordano che ogni esperienza d'amore che abbiamo avuto e ogni verità che abbiamo imparato non può andare perduta. Questi stati santi possono scomparire dalla nostra consapevolezza per un certo periodo, ma il Signore li conserva al di sopra della nostra coscienza dove rimangono, pronti a benedirci ogni volta che vengono richiamati alla memoria. Possono sembrare piccoli, come piccoli frammenti avanzati, ma contengono ricche benedizioni. Per questo motivo, dobbiamo ricordare queste esperienze e "raccoglierle", in modo che nulla vada perduto. 5

Dopo che le cinquemila persone ebbero mangiato a sazietà, rimasero dodici ceste piene di frammenti. Nelle Sacre Scritture, il numero dodici indica ciò che è pieno e completo. Così come c'erano dodici tribù di Israele (Genesi 49:28), dodici uomini che hanno spiato la terra promessa (Deuteronomio 1:23), dodici cippi in mezzo al Giordano (Giosuè 4:9), dodici discepoli (Matteo 10:1), dodici porte della Città Santa, la Nuova Gerusalemme, e dodici angeli ad ogni porta (Rivelazione 21:12), erano rimasti dodici cesti di frammenti.

Ciò suggerisce che il pasto miracoloso era stato pieno e completo. Dal punto di vista spirituale, questo significa che quando desideriamo ardentemente imparare la verità per poter vivere secondo essa, il Signore aprirà il cielo e riverserà su di noi un'abbondanza di benedizioni. 6

Quando il popolo vede il miracolo dei pani e dei pesci, compresi i dodici cesti pieni di frammenti avanzati, rimane stupito ed esclama: "Questo è veramente il Profeta che deve venire nel mondo" (6:14).

Un'applicazione pratica

Il miracoloso pasto dei cinquemila insegna molte lezioni importanti. In questo studio ci siamo concentrati sul modo in cui il Signore può attingere agli stati di innocenza della nostra infanzia, quei momenti teneri in cui amavamo spontaneamente i nostri genitori, fratelli, amici e insegnanti. Sono stati anche momenti in cui abbiamo imparato lezioni preziose sull'amore e sulla gentilezza. Queste esperienze non ci vengono mai tolte. Rimangono al di sopra della nostra coscienza come stati sacri in grado di essere ricordati e moltiplicati ogni volta che siamo pronti ad accedervi. Con questo in mente, riflettete sui ricordi d'amore che avete immagazzinato dentro di voi. Condivideteli con qualcun altro, dandovi l'opportunità di riaccendere quei teneri momenti. Mentre lo fate, notate come i bei ricordi richiamino alla mente altri bei ricordi, finché il vostro spirito non sarà ben nutrito. Anche se si inizia con poco, presto si moltiplicherà in molto. Ricordate la lezione dei cinque pani e dei due pesciolini.

Un miracolo di presenza immediata

15. Allora Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farne un re, se ne andò di nuovo sul monte da solo.

16. E quando fu sera, i suoi discepoli scesero al mare,

17. E, saliti sulla nave, stavano attraversando il mare verso Cafarnao. Era già calata l'oscurità e Gesù non era venuto da loro.

18. E, soffiando un gran vento, il mare si svegliò.

19. Dopo aver remato per circa venticinque o trenta stadi, videro Gesù che camminava sul mare e veniva verso di loro vicino alla nave; e temettero.

20. Ma Egli disse loro: "Io sono, non temete".

21. Allora vollero accoglierlo nella nave e subito la nave giunse alla terra verso la quale erano diretti.

L'"hamotzi"

Come modo di mostrare la propria gratitudine a Dio per l'abbondanza delle sue provvidenze, il popolo ebraico ha una lunga tradizione di recitare una preghiera durante i pasti, nota come hamotzi. In ebraico, la parola hamotzi (המוציא) significa "porta avanti", ed è associata a Salmi 104:14 dove è scritto che Dio "fa uscire il pane dalla terra". La preghiera completa è: Baruch atah Adonai, Eloheynu melech ha'olam, hamotzi lechem min ha'aretz. Questo si traduce come: "Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, Re dell'Universo, che fai uscire il pane dalla terra". È molto probabile che Gesù abbia recitato questa stessa benedizione quando sollevò i pani e rese grazie prima di sfamare la moltitudine. Avendo sperimentato un miracolo così grande, il popolo crede che Gesù sia davvero il Messia promesso, il re dell'universo, che ha appena "fatto uscire il pane dalla terra".

Per questo motivo, è comprensibile che il popolo sia ansioso di insediare immediatamente Gesù come suo re. Anzi, sono pronti ad afferrarlo e a costringerlo a diventare il loro re. Vedendo questo, e consapevole di essere un altro tipo di re, Gesù sale sul monte da solo. Come è scritto, "Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farne un re, se ne andò di nuovo sul monte da solo" (6:15).

Sorge una tempesta

Nella vita ci sono stati "in cima alla montagna", momenti di incredibile abbondanza e gioia, momenti in cui ci sentiamo vicini a Dio, ben nutriti e in pace. Siamo pronti a fare di Lui il nostro re. Questo è rappresentato nell'episodio precedente dal pasto dei cinquemila sulla cima della montagna. Nella vita viviamo anche momenti in cui possiamo sentirci "giù di corda". Sono momenti di oscurità e di disperazione, in cui ci sentiamo lontani da Dio, privi di ispirazione e relativamente senza vita.

È in questo periodo di "down" che inizia il nostro prossimo episodio. Nella narrazione letterale, "Quando fu sera, i discepoli scesero al mare" (6:16). Mentre Gesù "sale" su un monte, i discepoli "scendono" verso il mare. Leggiamo anche che quando i discepoli scesero al mare era sera e si stava facendo buio. Tutto questo per suggerire che nel processo di rigenerazione ci sono tempi "morti". Così come ci sono stati "mattutini" pieni di amore e saggezza, ci sono anche stati "serali" in cui la nostra comprensione si oscura e il nostro amore si raffredda. Per questo motivo, è scritto che quando venne la sera, i discepoli "scesero al mare". 7

La miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci è terminata e si è fatta sera. A questo punto i discepoli salgono su una barca e attraversano il mare verso Cafarnao. Leggiamo: "Era ormai buio e Gesù non era venuto da loro" (6:17). Questa oscurità fisica corrisponde a uno stato di oscurità spirituale: uno stato di poca fede e di amore in declino. Quando ci troviamo in questi stati, il mondo non sembra più un luogo di sicurezza e di conforto. Al contrario, può essere visto come un luogo duro e pericoloso. In questi momenti, la nostra condizione spirituale può essere paragonata a quella di chi è perso in mare, al buio, in mezzo a una violenta tempesta. Per questo leggiamo che "Il mare si alzò perché soffiava un gran vento" (6:18).

Possiamo solo immaginare la paura che i discepoli devono aver provato, remando nell'oscurità, sballottati in un mare gonfio da un grande vento. Improvvisamente, dopo aver remato per tre o quattro miglia, vedono Gesù camminare sul mare e avvicinarsi alla loro barca. Per loro non fu una visione confortante, ma piuttosto paurosa. Come è scritto, "videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca; ed ebbero paura" (6:19). Vedendo la loro condizione di paura, Gesù prende il comando della situazione. "Io sono", dice. "Non abbiate paura" (6:20). Molto sollevati, i discepoli lo accolgono volentieri nella barca "e subito la barca fu sulla terra dove erano diretti" (6:21).

Quando Gesù dice "IO SONO", è più di una semplice affermazione che Lui, Gesù, viene da loro nel buio, consigliando loro di non avere paura. Molto di più, le parole sante "IO SONO" (Ego eime in greco) richiamano alla mente il modo in cui Geova si è identificato al roveto ardente. In quell'occasione, Mosè disse a Geova: "Quando mi diranno: "Qual è il suo nome?", cosa dovrò dire loro?". (Esodo 3:13). In risposta, Geova dice: "Io sono colui che sono" (Esodo 3:14). E aggiunge: "Così dirai ai figli d'Israele: 'Io Sono' ti ho mandato" (Esodo 3:14). Pertanto, usando le parole sante "IO SONO", Gesù sta dicendo ai discepoli che il potente Dio dell'universo è presente e non c'è nulla da temere.

Come abbiamo accennato in precedenza, ognuno di noi attraversa periodi di crisi, periodi in cui possiamo sentirci "al buio", per così dire. Ancora peggio, potremmo avere la sensazione di essere sballottati dalle imprevedibili tempeste della vita, temendo di non riuscire a raggiungere i nostri obiettivi o la nostra meta. Ma poi può accadere qualcosa di meraviglioso. Può venirci in mente un passo delle Scritture, attraverso il quale possiamo sentire la voce di Dio che dice: "Io Sono - non temere". È così che Dio viene a noi, nelle ore più buie e tempestose, richiamando alla memoria qualche passo scritturale confortante, o semplicemente ricordandoci di pregare e di avere fiducia. È in momenti come questi che, come i discepoli, lo accogliamo volentieri nella nostra barca. 8

Un'applicazione pratica

Spesso sembra che la vita consista nel fissare obiettivi nel mondo esterno e nel raggiungerli. Questi obiettivi diventano, per così dire, il nostro scopo nella vita, la nostra "destinazione". Ma a volte ci sembra di essere in una barca in mare aperto e in tempesta, e di non riuscire mai a raggiungere la nostra meta. Tuttavia, se ci prefiggiamo degli obiettivi spirituali e permettiamo al Signore di operare in noi, possiamo sperimentare la pace, anche in mezzo alla tempesta. A questo proposito, scegliete un obiettivo spirituale come quello di rimanere in pace durante un momento difficile. Per aiutarvi a raggiungere il vostro obiettivo, scegliete un passo scritturale potente in cui sentite Dio che vi parla. Potrebbero essere le parole: "Sii tranquillo e sappi che io sono Dio" (Salmi 46:10), o "Pace, state tranquilli" (Marco 4:39), oppure, soprattutto alla luce di questo ultimo episodio, potrebbe essere Gesù a dire ai suoi discepoli: "Io sono. Non abbiate paura". Qualunque sia il passaggio scelto, portatelo nella vostra mente e nel vostro cuore, consentendogli di fornire una visione della realtà spirituale. Lasciate che sia l'"occhio" in mezzo alla tempesta. Poi notate come arrivate rapidamente alla vostra destinazione spirituale: un luogo di pace interiore. Come è scritto in questo episodio, "Lo accolsero volentieri... e subito la barca fu sulla terra dove erano diretti". 9

Il Pane della Vita

22. Il giorno dopo, la folla che si trovava al di là del mare, avendo visto che non c'era nessun'altra barca se non quella in cui erano saliti i suoi discepoli, e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli se ne andarono da soli;

23. Ma altre barche venivano da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, quando il Signore aveva reso grazie;

24. Quando dunque la folla vide che Gesù e i suoi discepoli non c'erano, salirono anch'essi sulle barche e vennero a Cafarnao, cercando Gesù.

25. E avendolo trovato al di là del mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qui?

26. Gesù rispose loro e disse: "Amen, amen, vi dico che mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato del pane e vi siete saziati".

27. Non lavorate per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita eterna, che il Figlio dell'uomo vi darà; per lui il Padre, Dio, ha posto il sigillo.

28. Allora gli dissero: "Che cosa dobbiamo fare per operare le opere di Dio?".

29. Gesù rispose e disse loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato".

30. Gli dissero dunque: "Che segno fai tu, perché possiamo vederti e crederti? Quale opera compi?

31. I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare il pane dal cielo".

32. Allora Gesù disse loro: "Amen, amen, vi dico che Mosè non vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane dal cielo".

33. Perché il Pane di Dio è Colui che scende dal cielo e dà la vita al mondo.

34. Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".

35. E Gesù disse loro: "Io sono il Pane della Vita; chi viene a Me non avrà mai fame e chi crede in Me non avrà mai sete".

Dopo il miracoloso pasto dei cinquemila, la fama di Gesù si stava diffondendo rapidamente. Le folle si stavano radunando e la gente insisteva sempre di più perché diventasse il loro re. Sapendo che non era ancora giunta la sua ora, Gesù salì su una montagna per stare da solo. In seguito, camminò sul mare di Galilea in tempesta, salì sulla barca con i suoi discepoli e subito furono a destinazione. La folla li seguiva da vicino, su altre barche. Poiché non avevano visto Gesù partire con i suoi discepoli, quando la folla raggiunse Gesù a Cafarnao, gli disse: "Rabbì, quando sei venuto qui?". (6:25).

Per la maggior parte, la gente interpretava tutto ciò che Gesù diceva e faceva in termini di ambizioni terrene. Pertanto, Gesù non risponde direttamente alla loro domanda. Dice invece: "In verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato dei pani e vi siete saziati" (6:26). Gesù si riferisce al miracolo che aveva appena compiuto. Cinquemila persone avevano appena ricevuto pane e pesce in abbondanza, tanto da essere saziate. Sapevano solo che Gesù poteva in qualche modo fornire il pane quotidiano di cui avevano bisogno. Questo è il tipo di re che aspettavano, un re terreno che avrebbe garantito la prosperità materiale, un capo militare che li avrebbe liberati dai loro nemici naturali, un operatore di miracoli che avrebbe potuto "far uscire il pane dalla terra" in modo che non avessero mai fame. E così, lo seguirono, sperando di ottenere lo stesso risultato. 10

Consapevole di ciò, Gesù dice loro: "Non affannatevi per il cibo che perisce, ma per quello che rimane per la vita eterna" (6:27). Con queste parole, Gesù apre il significato interiore del suo miracolo. Sta dicendo a coloro che hanno orecchie per ascoltare che il cibo che hanno appena ricevuto durante il miracoloso pasto dei cinquemila è solo cibo naturale. Con il tempo, esso perirà. Pertanto, la loro preoccupazione principale non deve essere quella di ottenere il cibo per il corpo, ma piuttosto il cibo per l'anima, cioè il cibo che rimane per la vita eterna.

L'uso del verbo "rimane" in questo versetto è molto significativo. La parola greca è μένουσαν (menousan) che significa "restare", "rimanere" o "stare". Sebbene non esista un sostantivo inglese che esprima l'idea di qualcosa che rimane con noi per sempre, abbiamo la parola "remains". Purtroppo, questa parola è più spesso associata agli avanzi di cibo o addirittura al corpo di una persona dopo la morte. Gesù, invece, sta parlando di qualcosa di completamente diverso. Sta parlando di quelle cose della realtà spirituale che rimangono con noi per sempre.

I sentimenti teneri verso i genitori, i fratelli e gli amici possono essere sepolti per un po', ma non possono mai andare perduti. Rimangono per sempre. Le parole gentili pronunciate e le buone azioni compiute hanno effetti duraturi sul nostro spirito. Le verità non solo apprese ma anche vissute diventano una parte permanente della nostra natura. Anche queste rimangono per sempre. Come ha detto Gesù in un episodio precedente, "L'acqua che io do diventerà in lui una fonte che sgorga in vita eterna" (4:14). Sia che Gesù parli dell'acqua che placa la nostra sete spirituale o del pane che soddisfa la nostra fame spirituale, sta contrapponendo ciò che passa nel tempo a ciò che rimane per l'eternità. In breve, ciò che è eterno non può consumarsi o perire. Rimane per sempre. 11

Come la donna di Samaria che chiese di avere l'acqua eterna, le folle vogliono sapere di questo cibo che rimarrà per la vita eterna e cosa devono fare per ottenerlo. Gesù ha già detto loro di non affannarsi per il cibo che perisce, ma di affannarsi per il cibo che rimane per la vita eterna. Essi pensano che Gesù si riferisca a qualche forma di lavoro fisico. Pertanto, chiedono: "Che cosa dobbiamo fare per poter operare le opere di Dio?"(6:28). E Gesù dice loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato" (6:29).

Il popolo non è ancora convinto. Gesù ha appena detto loro che il loro compito è "credere in colui che Dio ha mandato", ma essi pensano ancora che la fede dipenda dal compimento da parte di Gesù di un miracolo ancora più grande. Così, dicono: "Quale segno compirai perché possiamo vederlo e crederti?" (6:30). A quanto pare, un'unica alimentazione di cinquemila persone non è sufficiente a convincerli. Dopo tutto, Dio aveva miracolosamente nutrito i figli di Israele ogni giorno per quarant'anni durante il loro cammino nel deserto. Perciò dicono: "I nostri padri mangiarono la manna nel deserto. Come sta scritto: 'Diede loro il pane dal cielo'" (6:31).

Ancora una volta, Gesù approfitta di questa opportunità per sollevare le loro menti a cose più alte. Dice loro: "In verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane dal cielo. Perché il pane del cielo è Colui che scende dal cielo e dà la vita al mondo" (6:32-33).

Gesù sta dicendo loro che la manna nel deserto non è il vero pane del cielo. Piuttosto, è Lui stesso il pane del cielo. Così come il pane fisico dà nutrimento fisico, il Padre lo ha mandato nel mondo per dare nutrimento spirituale. Ma loro ancora non capiscono. Credono che Gesù sia in grado di produrre in qualche modo tutto il pane fisico di cui hanno bisogno, non solo per un giorno, ma per sempre. E così dicono: "Signore, dacci questo pane per sempre" (6:34).

Carne e sangue

36. Ma vi ho detto che anche voi mi avete visto e non credete.

37. Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a Me, e chi viene a Me non lo caccerò.

38. Perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.

39. E questa è la volontà del Padre che mi ha mandato: che di tutto ciò che mi ha dato non perda nulla, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.

40. E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che chiunque guarda il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna, e Io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

41. I Giudei allora mormorarono su di Lui, perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".

42. E dissero: "Non è forse questo Gesù, figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come fa dunque a dire: "Sono disceso dal cielo"?

43. Allora Gesù rispose e disse loro: "Non mormorate gli uni con gli altri".

44. Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira; e io lo risusciterò all'ultimo giorno.

45. È scritto nei Profeti: "Tutti saranno ammaestrati da Dio". Chiunque dunque ha ascoltato e imparato dal Padre viene a Me;

46. Nessuno ha visto il Padre, se non colui che è presso Dio; egli ha visto il Padre.

47. Amen, amen, io vi dico: chi crede in me ha la vita eterna.

48. Io sono il Pane della vita.

49. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono.

50. Questo è il pane che scende dal cielo, perché uno ne mangi e non muoia.

51. Io sono il Pane vivo disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e anche il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo.

52. Perciò i Giudei litigavano tra loro dicendo: "Come può darci la [sua] carne da mangiare?

53. Allora Gesù disse loro: "Amen, amen, io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi".

54. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

55. Perché la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda.

56. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui.

57. Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo per mezzo del Padre, così anche colui che mangia me vivrà per mezzo di me.

58. Questo è il pane disceso dal cielo, non come i vostri padri che mangiarono la manna e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno.

59. Queste cose disse nella sinagoga, insegnando a Cafarnao.

Anche se Gesù sa che la gente non capisce, continua a parlare loro con un linguaggio figurato. Dice: "Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà mai fame e chi crede in me non avrà mai sete" (6:35). Gesù poi aggiunge: "Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato.... E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna; e Io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (6:36, 39-40). Vedere il Figlio e credere in Lui significa comprendere la verità - "vedere" il suo significato - e "credere in Lui" significa vivere secondo la verità. Questo è ciò che ci eleva dalla vita naturale alla vita spirituale. 12

Quando Gesù dice che tutti coloro che credono in Lui saranno "risuscitati nell'ultimo giorno", sembra che si riferisca alla fine della vita, spesso chiamata "ultimo giorno". Ma come tutto ciò che Gesù dice, c'è un significato più profondo e spirituale nelle sue parole. Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi in cui sentiamo di essere alla fine della nostra pazienza, di non poter andare avanti, di non poter più sopportare. Ma se riusciamo a rivolgerci al Signore, facendo la sua volontà e non la nostra, Egli ci fa entrare in una sfera invisibile, ma potente, che può risollevarci, anche quando sembra che siamo "all'ultimo giorno". 13

Gesù non solo afferma che ci risusciterà all'ultimo giorno, ma anche che è sceso dal cielo per fare la volontà del Padre e per insegnarla. Questa audace dichiarazione è così aperta che molti di coloro che lo ascoltano rimangono scioccati. Dopo tutto, lo hanno conosciuto come Gesù, figlio di Giuseppe, di cui conoscono il padre e la madre, ma non come "il pane disceso dal cielo". Perciò mormorano tra loro e chiedono: "Come mai dice: "Sono disceso dal cielo?"". (6:42).

Gesù ascolta le loro mormorazioni, ma non qualifica la sua dichiarazione. Invece, continua a dare una testimonianza diretta su chi è e su ciò che è venuto a fare, ripetendo la differenza tra la manna fisica nel deserto e il pane spirituale che Egli dà. Come dice lui stesso: "In verità vi dico che chi crede in me ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti" (6:47-49). Dicendo questo, Gesù fa una chiara distinzione tra la manna fisica data nel deserto e la verità spirituale che sta offrendo. Gesù dice: "Questo è il pane che scende dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo" (6:50-51). 14

Tutto questo, però, è al di là della comprensione della moltitudine, soprattutto l'idea che il pane che Gesù darà sia "la sua carne". Sorprese dalle parole di Gesù, le persone si rivolgono l'una all'altra e chiedono: "Come può quest'uomo darci la sua carne da mangiare?" (6:52). Gesù non si ferma a spiegare. Infatti, se per loro era difficile immaginare di mangiare la sua carne, ora aggiunge che devono bere il suo sangue. Come sta scritto: "In verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". E nel caso in cui non avessero capito il punto, Gesù lo rafforza dicendo: "La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" (6:53-56).

La legge che proibisce di mangiare carne con sangue

Gesù non avrebbe potuto dire nulla di più offensivo per il popolo ebraico. Tutta la loro cultura era basata sulla stretta osservanza della legge mosaica, che comprendeva specifiche restrizioni alimentari. Come è scritto nelle Scritture ebraiche, "non mangerai carne con la sua vita, cioè con il suo sangue" (Genesi 9:4). Era quindi obbligatorio che la carne fosse preparata in modo tale da far defluire tutto il sangue e non lasciarne traccia. Se questa legge alimentare non veniva osservata rigorosamente, le conseguenze erano gravi. Come è scritto: "Chiunque mangerà del sangue, io porrò la mia faccia contro quella persona... e la eliminerò dal popolo". (Levitico 17:10).

Questa legge, che proibiva di mangiare la carne insieme al sangue, si basava sull'idea che la vita di un animale fosse nel sangue. Il Signore disse a Mosè: "Puoi mangiare tutta la carne che vuoi... ma assicurati di non mangiare il sangue, perché l'anima è nel sangue" (Deuteronomio 12:20, 23). Sebbene il popolo avesse capito che era proibito mescolare carne e sangue, non sapeva che la proibizione di mangiare carne con il sangue si basava su un principio spirituale molto più profondo. Nel simbolismo sacro, la "carne" rappresenta la volontà corrotta degli esseri umani. "Il sangue, invece, rappresenta la volontà pura e incorrotta di Dio. È quindi considerato un abominio mescolare ciò che è corrotto con ciò che è santo. Questa era la ragione spirituale per non mangiare il "sangue" con la "carne". La volontà di una persona, guidata dalla sua natura inferiore, deve essere tenuta separata dalla volontà di Dio. Le due cose non devono mai essere mescolate. Come è scritto all'inizio di questo Vangelo, coloro che diventano figli di Dio sono nati "non dalla volontà della carne o dalla volontà dell'uomo, ma da Dio (1:13). 15

Questa prospettiva più profonda, tuttavia, era sconosciuta alle persone che seguivano Gesù. Sapevano solo che era proibito mangiare il sangue di un animale perché nel sangue c'era la vita dell'animale. Questo era il bagaglio culturale delle persone a cui Gesù stava parlando. Questo era il loro retaggio, la loro religione e il loro modo di vivere. In questo contesto, deve essere stato particolarmente scioccante e confuso sentire Gesù dire: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna". Anche se Gesù parlava in modo figurato, molte persone non riuscivano a superare le parole letterali. Senza smettere di spiegare, Gesù continua a sottolineare perché devono "nutrirsi" di Lui. Dice: "Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo grazie al Padre, così chi si nutre di me vivrà grazie a me" (6:57).

Continuando, Gesù ritorna sull'idea che il cibo che offre è diverso dalla manna che veniva data nel deserto. Dice: "Questo è il pane disceso dal cielo - non come i vostri padri che hanno mangiato la manna e sono morti. Chi mangia questo pane vivrà per sempre" (6:58). In chiusura di questo episodio, apprendiamo che Gesù non disse queste cose solo in privato o sulla pubblica piazza, ma piuttosto nella sinagoga. Come è scritto: "Queste cose le disse nella sinagoga mentre insegnava a Cafarnao" (6:59). Possiamo solo immaginare quanto ciò debba essere stato sconvolgente e offensivo per i leader religiosi. 16

Le parole di vita eterna

60. Perciò molti dei suoi discepoli, dopo aver udito, dissero: "Questa parola è difficile; chi può ascoltarla?

61. Ma Gesù, sapendo di per sé che i suoi discepoli mormorano su questo, disse loro: "Questo vi fa inciampare?

62. Allora [cosa] succede se vedete il Figlio dell'uomo che sale dove era prima?

63. È lo spirito che vivifica; la carne non giova a nulla; i detti che vi dico sono spirito e sono vita.

64. Ma alcuni di voi non credono. Infatti, fin dall'inizio, Gesù sapeva chi sono quelli che non credono e chi è che lo avrebbe tradito.

65. E disse: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli viene dato dal Padre mio".

66. Da quel momento molti dei suoi discepoli si allontanarono e non camminarono più con lui.

67. Allora Gesù disse ai dodici: "Volete andarvene anche voi?

68. Allora Simon Pietro gli rispose: "Signore, da chi andremo? Tu hai i detti della vita eterna.

69. E noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

70. Gesù rispose loro: "Non vi ho forse scelti dodici? E uno di voi è un diavolo.

71. Ed Egli parlò di Giuda Iscariota, [figlio] di Simone, perché stava per tradirlo, essendo uno dei dodici.

Il discorso di Gesù sul pane del cielo includeva l'audace affermazione che tutti coloro che mangiano la sua carne e bevono il suo sangue avranno la vita eterna. In quel momento, molte persone seguivano Gesù e si consideravano discepoli. Ma l'affermazione di Gesù sul mangiare la sua carne e bere il suo sangue era troppo per loro. Per molti, Gesù si era spinto troppo oltre. Perciò cominciarono a mormorare tra loro, dicendo: "Questo è un detto difficile; chi può capirlo?". (6:60).

Avvicinandosi alla sua cerchia ristretta di dodici discepoli, Gesù dice loro: "Questo vi offende?". (6:61). Si riferisce, ovviamente, alla sua recente affermazione che per avere la vita eterna devono mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Chiede, molto semplicemente, se questo li ha offesi.

Come abbiamo visto, la capacità di ascoltare Dio e di accogliere le sue parole senza offendersi è una pietra di paragone che determina la vera condizione del cuore di una persona. Coloro che hanno un cuore buono, che confidano nel Signore e sono disposti a seguirlo, non si offendono per quanto dure siano le sue parole. Capiscono che Egli sta parlando in modo simbolico e che c'è sempre un significato più profondo nelle sue parole letterali. Anche se non comprendono appieno ciò che Gesù intende (come abbiamo visto con Nicodemo e la Samaritana), vogliono sapere, vogliono imparare e vogliono essere istruiti. È questo spirito affermativo, il desiderio del bene di unirsi alla verità, che impedisce loro di offendersi. Infatti, questa disponibilità a credere che qualcosa è vero perché il Signore l'ha detto può portare a meravigliose intuizioni e a una crescente saggezza. 17

Questo è particolarmente significativo quando si tratta di alcuni passaggi difficili delle Sacre Scritture. Coloro che sono scettici nei confronti delle Scritture e dubitano della loro autorità, possono essere pronti a negare l'esistenza di una verità in un passaggio difficile. Altri, invece, sono disposti a imparare e a essere istruiti. Ciò non significa che siano disposti a prendere tutto alla lettera o alla cieca, ma significa che si avvicinano alle Sacre Scritture con un atteggiamento affermativo, disposti ad accettare la possibilità che esse contengano più di quanto sembri. 18

Gesù sa che le sue parole sono difficili da capire. Sa anche che, all'interno di quella cultura, le sue parole potrebbero essere accolte come piuttosto offensive, soprattutto perché parlava loro in una sinagoga. Ma sa anche che le sue parole serviranno a separare coloro che lo amano veramente e vogliono seguirlo, da coloro che sono attratti da Lui per motivi meramente esteriori - coloro che "mangiarono dei pani e furono saziati".

Lo Spirito dà vita

Al livello più profondo, Gesù vuole che la gente creda non per i miracoli esterni che compie, ma piuttosto per la verità interiore che insegna. Come abbiamo detto, la verità appresa e vissuta rimane. Diventa parte della propria natura. I miracoli esterni, per quanto meravigliosi e frequenti, tendono a forzare la fede, non a svilupparla. Anche se Gesù tornasse improvvisamente in cielo sotto i loro occhi, non servirebbe a nulla. Perciò Gesù chiede: "E se vedeste il Figlio dell'uomo salire dove era prima?". (6:62).

In altre parole, Gesù sta dicendo che la fede in Lui deve essere più profonda della fede nelle sue attività miracolose. Deve basarsi sulla convinzione che nelle sue parole c'è lo Spirito di Dio, che è la volontà di Dio, e che vivere secondo la volontà di Dio porta la vita eterna. Vivere secondo la nostra volontà, che è chiamata "volontà della carne", non lo fa. Perciò Gesù dice: "È lo Spirito che dà la vita. La carne non serve a nulla. Le parole che vi dico sono spirito e sono vita" (6:63). 19

Gesù aggiunge poi: "Ma ci sono alcuni di voi che non credono" (6:64). Segue un breve commento di Giovanni che dice: "Fin dall'inizio, infatti, Gesù sapeva chi sono quelli che non credono e chi è che lo avrebbe tradito" (6:64). Questo è talvolta inteso come un riferimento all'idea che alcune persone sono predestinate a seguire Gesù e altre, come Giuda, sono predestinate a tradirlo. Se è vero che Gesù sapeva fin dall'inizio chi gli avrebbe creduto e chi lo avrebbe tradito, non ne consegue che alcune persone siano predestinate a credere alla verità e altre a rifiutarla. L'onniscienza divina non interferisce con la libertà umana. Piuttosto, il Signore fa fluire continuamente in ognuno la capacità di comprendere la verità e il potere di fare il bene. Di momento in momento, il Signore conserva la nostra libertà di accogliere la verità o di rifiutarla, di "credere in Lui" o di "tradirlo". Questo significa che il futuro dipende dalle scelte che facciamo oggi. 20

Gesù aveva molto da dire e molte cose da insegnare sulla vita spirituale. Venne per insegnare al suo popolo un mondo che non avevano mai visto e un modo di vivere che non avevano mai conosciuto. Se non fossero stati veri discepoli, disposti a farsi istruire perché desideravano sinceramente essere brave persone, non avrebbero mai creduto. L'unica cosa che li avrebbe resi ricettivi alle parole vivificanti di Gesù era un cuore umile e un profondo, inesprimibile desiderio di imparare e crescere spiritualmente. Avrebbero sentito, in qualche modo, nel profondo del loro cuore, che le parole di Gesù, per quanto difficili da capire e per quanto controcorrente sembrassero, erano spirito e vita. In qualche modo, le parole di Gesù erano la chiave della loro crescita spirituale e la porta della vita eterna.

Il desiderio di comprendere ciò che è vero e la forza di vivere secondo questa verità sono doni divini che rimangono con noi per sempre. E anche se questi doni rimangono per sempre, spesso possono essere sepolti, dimenticati e apparentemente perduti, soprattutto quando permettiamo all'amore per se stessi e per il mondo di avere la precedenza sull'amore di Dio e sull'amore per il prossimo. Tuttavia, è rassicurante sapere che l'affetto per l'apprendimento della verità e il desiderio di vivere secondo essa sono sempre presenti, impiantati in ognuno di noi come stati di santità, fin dal primo respiro. Sono questi stati di santità che ci attirano verso la verità, ci riempiono di desiderio di fare il bene, accendono il nostro senso di compassione e ci aiutano ad elevarci al di sopra dei suggerimenti della nostra natura inferiore. Questi stati di santità, donati gratuitamente non solo alla nascita ma per tutta la vita, possono portare alla formazione di una nuova volontà. 21

Abbiamo già parlato di questi aspetti della nostra natura più nobile come di resti di bontà e di verità, quegli stati santi che rimangono con noi per sempre. Sono detti santi perché ci sono stati concessi da Dio e non sono mai veramente nostri. Sono le influenze invisibili che ci attirano verso la verità che Gesù insegna e ci ispirano a seguirlo. Come dice Gesù: "Perciò vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è stato concesso dal Padre mio" (6:65). 22

Gesù predice il suo tradimento

Dopo aver detto queste cose, Gesù assiste all'inevitabile separazione. Come è scritto: "Da quel momento molti dei suoi discepoli se ne andarono e non camminavano più con lui" (6:66). Coloro che si allontanano non fanno parte dei dodici originari. Sebbene anche i discepoli originali abbiano i loro dubbi e le loro preoccupazioni, sono ancora attratti da Lui dall'amore e quindi non lo lasceranno.

Sapendo che i suoi discepoli hanno dei dubbi, Gesù si rivolge a Pietro e gli dice: "Vuoi andartene anche tu?". (6:67). Sebbene Pietro non capisca tutto ciò che Gesù ha detto, e sebbene probabilmente non sia in grado di spiegarlo razionalmente, ha preso la sua decisione. Seguirà Gesù. Perciò dice: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (6:68).

Pietro aggiunge poi: "Inoltre, siamo giunti a credere che Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (6:69). La risposta di Pietro contiene il presupposto che i discepoli credano come lui. Dice: "Noi siamo arrivati a credere". Ma Gesù sfida questo assunto. Rivolgendo la sua attenzione a tutti i discepoli, Gesù dice loro: "Non ho forse scelto voi, i dodici, e uno di voi è un diavolo?". (6:70). Non ci sono dubbi su chi sia questo "diavolo". Il narratore ci informa che Gesù "parlava di Giuda Iscariota, figlio di Simone, perché era lui che lo avrebbe tradito, essendo uno dei dodici" (6:71).

Il nome "Giuda" è associato a Giuda, uno dei figli di Giacobbe. Nelle Scritture ebraiche, fu Giuda a cospirare con i suoi fratelli per vendere Giuseppe come schiavo per venti sicli d'argento. In questo senso, Giuda rappresenta l'amore per se stessi quando è separato da principi superiori. Se correttamente subordinato, l'amore per se stessi può essere un amore buono. Ci aiuta a prenderci cura di noi stessi per poter servire meglio gli altri. Ma quando non è adeguatamente subordinato, vuole che gli altri lo servano. "Giuda" è quindi uno dei dodici discepoli di ciascuno di noi, utile quando è subordinato a principi superiori e distruttivo quando è separato da questi principi. 23

Nel proseguire lo studio del Vangelo secondo Giovanni, sarà importante ricordare il principio secondo cui i discepoli rappresentano vari aspetti di noi stessi. Questo vale anche per la folla di persone, alcune che si allontanarono da Gesù e altre che rimasero. Nella realtà spirituale, è il nostro io inferiore - la parte di noi che si preoccupa principalmente di raggiungere gli obiettivi mondani - che si allontana. Allo stesso tempo, è il nostro io superiore che rimane concentrato principalmente sulle cose del cielo. Sebbene entrambi siano necessari - abbiamo bisogno sia del pane naturale che di quello celeste - c'è una differenza tra ciò che è temporale e ciò che è eterno. Saremo tra coloro che si allontanano da Gesù o tra coloro che camminano con Gesù, dicendo: "Dove andiamo? Tu hai parole di vita eterna". 24

Un'applicazione pratica

Quando Gesù pronunciò la benedizione sul pane, suggerimmo che si trattava della preghiera tradizionale: "Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, Re dell'universo, che fai uscire il ". Nell'episodio successivo, però, Gesù dice che il pane che dà è molto diverso. Non dice che fa uscire il pane dalla terra. Piuttosto, dice che porta pane dal cielo. Anzi, dice di essere il pane disceso dal cielo, il pane vivente. Gesù sta chiarendo che la sua opera principale non è nutrire il nostro corpo, ma piuttosto nutrire la nostra anima. La lettura di questo commento potrebbe essere un modo efficace per nutrire il vostro corpo spirituale, soprattutto se state mettendo in pratica queste verità nella vostra vita. Allo stesso modo, c'è una differenza tra leggere un libro sull'esercizio fisico e fare effettivamente esercizio. Quindi non dimenticate di esercitare i vostri muscoli spirituali. Ciò che mettete in pratica diventa parte del vostro carattere eterno.

Note a piè di pagina:

1Cavallo Bianco 11: “Gli scritti dei profeti appaiono come sparsi a caso. Eppure, in senso interno, questi scritti si incastrano continuamente in una splendida sequenza. Nella lingua originale, non una sola parola, nemmeno un singolo punto, può mancare dal significato letterale senza interrompere il senso interno; e proprio per questo la Parola, per la divina provvidenza del Signore, si è conservata così completamente, fino all'ultimo decimo". Vedi anche Arcana Coelestia 7153: “Queste cose [nel senso letterale della parola] possono forse sembrare insignificanti e anche scollegate tra loro. Tuttavia, ognuna di esse è essenziale per l'argomento trattato e si combinano in modo eccellente. Gli angeli lo percepiscono, perché vedono la serie e la connessione delle cose nella luce del cielo, insieme a innumerevoli cose segrete che si formano a partire dalle verità interiori, dando origine a una forma che è molto bella e piacevole. Questo non può essere fatto dagli uomini se le verità interiori sono state loro nascoste. Di conseguenza, non possono collegare queste verità tra loro. Pertanto, queste cose appaiono scollegate e di scarso significato".

2L'Apocalisse spiegata 1179:2: “Il Signore vi affluisce continuamente con l'abbondanza del bene dell'amore". Vedi anche Arcana Coelestia 8368: “La frase "dodici sorgenti d'acqua" significa verità in tutta abbondanza.... Coloro che desiderano la verità dall'affetto riceveranno verità in tutta abbondanza, e significa anche l'illuminazione e la conseguente piacevolezza".

3L'Apocalisse spiegata 365:12: “Quando i mali e le falsità sono rimossi e non infestano più, allora il Signore entra con la pace, nella quale e dalla quale c'è il paradiso. Anche la delizia entra, riempiendo di beatitudine l'interno della mente e portando la gioia celeste". Vedi anche Amore coniugale 123: “Una persona riceve la verità dal Signore, e il Signore attribuisce il bene a quella verità, tanto più quanto più la verità è applicata a uno scopo, cioè in proporzione alla volontà di una persona di pensare con saggezza e quindi di vivere con saggezza".

4Arcana Coelestia 561: “I resti non sono solo i beni e le verità che gli uomini hanno appreso dalla Parola del Signore fin dall'infanzia e che hanno così impresso nella loro memoria, ma sono anche tutti gli stati che ne derivano, come gli stati di innocenza fin dall'infanzia; gli stati di amore verso i genitori, i fratelli, gli insegnanti, gli amici; gli stati di carità verso il prossimo, e anche di pietà per i poveri e i bisognosi; in una parola, tutti gli stati di bene e di verità".

5Arcana Coelestia 1050: “Gli uomini non possono vivere, tanto meno come esseri umani, se non hanno qualcosa di vivo in loro, cioè se non hanno qualcosa di innocenza, di carità e di misericordia, o qualcosa di simile o di emulativo. Questo qualcosa di innocenza, di carità e di misericordia le persone lo ricevono dal Signore durante l'infanzia e la fanciullezza, come è evidente dallo stato dei neonati e anche da quello dell'infanzia. Ciò che gli uomini ricevono è conservato in loro, e le cose che si conservano sono chiamate nella Parola 'resti' e sono solo del Signore negli uomini". Vedi anche Arcana Coelestia 561: “Il Signore conserva tutti questi stati nelle persone in modo che nemmeno il più piccolo di essi perisca. Mi è stato dato di saperlo dal fatto che ognuno di questi stati, dall'infanzia fino all'estrema vecchiaia, non solo si trasmette alla vita successiva, ma ricompare. Infatti, questi stati ritornano esattamente come erano quando si viveva in questo mondo. Non solo i beni e le verità della memoria rimangono e ritornano, ma anche tutti gli stati di innocenza e di carità".

6L'Apocalisse spiegata 430:15: “Se non si sa che il numero "dodici" indica tutte le cose, non si può sapere cosa significhi "dodici ceste di frammenti che sono rimasti"..... Mangiare" indica il nutrimento spirituale del Signore. Le "dodici ceste di frammenti" significano le conoscenze della verità e del bene che ne derivano in abbondanza e pienezza".

7Cielo e Inferno 155: “Gli angeli non sono costantemente nello stesso stato di amore e, di conseguenza, non sono nello stesso stato di saggezza, perché tutta la loro saggezza viene dall'amore e secondo l'amore. A volte sono in uno stato di amore intenso, a volte in uno stato di amore non intenso. Lo stato diminuisce per gradi dalla massima alla minima intensità. Quando sono nel loro massimo grado di amore, sono nella luce e nel calore della loro vita, o in uno stato chiaro e delizioso, ma quando sono nel loro minimo grado, sono nell'ombra e nel freddo, o nel loro stato oscuro e non luminoso. Da quest'ultimo stato tornano di nuovo al primo, e così via, queste alternanze si susseguono con varietà. C'è una sequenza di questi stati come i vari stati di luce e ombra, di caldo e freddo, o come il mattino, il mezzogiorno, la sera e la notte, giorno dopo giorno nel mondo con una varietà incessante durante l'anno. C'è anche una corrispondenza: il mattino corrisponde allo stato del loro amore nella sua chiarezza, il mezzogiorno allo stato della loro saggezza nella sua chiarezza, la sera allo stato della loro saggezza nella sua oscurità e la notte allo stato di assenza di amore e saggezza. Di conseguenza, la sera indica uno stato di luce e di amore in declino, mentre la notte indica uno stato di assenza di amore e di fede".

8Divino amore e Divina sapienza 111: “L'amore e la sapienza (o ciò che è lo stesso, il Signore, che è amore divino e sapienza divina) non possono avanzare attraverso gli spazi, ma sono presenti con ciascuno secondo l'accoglienza". Vedi anche Divina Provvidenza 33: “Non c'è spazio nel mondo spirituale; invece, la distanza e la presenza sono apparenze secondo la somiglianza e la dissomiglianza degli affetti; perché, come è stato detto prima, gli affetti che appartengono all'amore e i pensieri che appartengono alla saggezza, essendo di per sé spirituali, non sono nello spazio".

9Arcana Coelestia 5963: “I diversi stati nell'altra vita sono determinati dalla percezione della bontà e della verità di coloro che vi si trovano, e quindi dalla loro percezione della presenza del Signore. Questa percezione determina il grado di pace di cui godono. Chi ha la percezione della presenza del Signore ha anche la percezione che ogni cosa che gli accade è favorevole al suo benessere e che nessuna influenza malvagia può raggiungerlo. È questo che dà loro la pace di cui godono. Senza questa fede o fiducia nel Signore, nessuno potrà mai raggiungere questa pace". Vedi anche Arcana Coelestia 840: “Finché la tentazione dura, una persona presume che il Signore non sia presente, perché è tormentata dagli spiriti maligni, in modo così grave che a volte è ridotta alla disperazione e stenta a credere nell'esistenza di un Dio. Eppure, in questi momenti il Signore è più presente di quanto la persona possa credere. Quando la tentazione cessa, la persona riceve consolazione e allora crede che il Signore sia presente".

10La Vera Religione Cristiana 501: “Oggi ci si chiede perché i miracoli non avvengano più come un tempo, perché si crede che se avvenissero, tutti lo riconoscerebbero di cuore. Ma i miracoli non avvengono più come un tempo perché costringono a credere e tolgono la libertà di scelta nelle cose spirituali, rendendo la persona naturale anziché spirituale.... Prima della venuta del Signore i miracoli venivano fatti perché il popolo era allora di mentalità naturale. Se fossero state rivelate loro le cose spirituali, queste sarebbero state profanate. Pertanto, il loro culto consisteva in rituali che rappresentavano e significavano cose interne. Solo grazie ai miracoli potevano essere indotti a osservare questi rituali. In realtà, non potevano nemmeno essere persuasi per mezzo di miracoli. Lo dimostrano i figli di Israele nel deserto. Nonostante avessero visto tanti miracoli in Egitto e poi il più grande dei miracoli sul Monte Sinai, dopo che Mosè era stato assente per un mese, danzavano intorno a un vitello d'oro e gridavano che li aveva fatti uscire dall'Egitto".

11Arcana Coelestia 7507: “Ciò che è eterno non può morire o consumarsi, ma rimane per l'eternità e si perfeziona continuamente". Vedi anche Arcana Coelestia 9984: “La vera gioia che risiede nell'amore di fare il bene senza pensare al beneficio per se stessi è una ricompensa che dura per sempre. Questo perché tutto l'amore e l'affetto che sono iscritti nella vita di una persona rimangono in modo permanente. Il paradiso fluisce in quell'amore e in quell'affetto insieme alla felicità eterna del Signore".

12Arcana Coelestia 9244 “Il Signore è venuto nel mondo per dare la vita eterna a coloro che credono e vivono secondo i comandamenti che ha insegnato; e che li rigenera, rendendoli così idonei al cielo; e che fa questo da solo, per pura misericordia, senza l'aiuto dell'uomo. Questo è il significato di "credere nel Signore"". Vedi anche Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme 17: “ Credere al nome del Figlio di Dio significa credere alla Parola e vivere secondo essa".

13La vera religione cristiana 652:3: “Esiste in realtà una sfera che eleva tutti gli uomini verso il cielo, che procede continuamente dal Signore e riempie l'intero mondo spirituale, così come l'intero mondo naturale. È come una forte corrente nell'oceano, che trasporta una nave con una forza nascosta. Tutti coloro che credono nel Signore e vivono secondo i suoi comandamenti, entrano in quella sfera o corrente e vengono elevati verso l'alto".

14Arcana Coelestia 10591: “Gli uomini sono stati creati in modo tale da non poter morire rispetto al loro interno, perché sono in grado di credere in Dio e anche di amare Dio, e quindi di essere uniti a Dio nella fede e nell'amore; ed essere uniti a Dio significa vivere per sempre".

15Arcana Caelestia 1001:5: “La nuova volontà che è della carità è chiamata "sangue", e questa nuova volontà non è della persona, ma è la volontà del Signore nella persona. E poiché è del Signore, non deve mai essere mescolata con le cose corrotte della propria volontà. Per questo motivo, è stato comandato di non mangiare carne con l'anima o con il suo sangue, cioè di non mischiare le due cose. Nella Parola, il "sangue" indica ciò che è sacro, mentre la "carne", poiché indica la volontà di una persona, indica ciò che è profano. Poiché queste cose sono separate, essendo contrarie, al popolo fu proibito di mangiare il sangue; perché mangiare la carne con il sangue rappresentava allora in cielo la profanazione, o la mescolanza di ciò che è sacro con ciò che è profano".

16Arcana Caelestia 4735:3: “Poiché 'carne e sangue' significano il bene e la verità divini... con 'mangiare e bere' si intende farli propri. E questo avviene attraverso una vita di amore e di carità, che è anche una vita di fede".

17Arcana Coelestia 589: “Le persone che credono nella semplicità... pensano che siccome il Signore l'ha detto, è la verità. E se viene mostrato loro, per mezzo di altre affermazioni nella Parola, come la questione deve essere compresa, allora acconsentono e il loro cuore si rallegra.... In seguito, sono illuminati in tutte le altre questioni di fede".

18Arcana Caelestia 2568:4: “Esistono due principi, uno dei quali conduce alla follia e alla pazzia, l'altro all'intelligenza e alla saggezza. Il primo principio consiste nel negare tutte le cose, o nel dire in cuor proprio che non possiamo crederci fino a quando non siamo convinti da ciò che possiamo comprendere o percepire con i sensi. Questo è il principio che porta alla follia e alla pazzia, ed è chiamato principio negativo. L'altro principio è quello di affermare le cose che sono di dottrina dalla Parola, ovvero pensare e credere dentro di noi che siano vere perché il Signore le ha dette. Questo è il principio che porta a tutta l'intelligenza e la saggezza, ed è chiamato principio affermativo".

19Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme 17: “La "volontà della carne" è la propria volontà, che di per sé è malvagia; e la "volontà dell'uomo" è la propria comprensione, che di per sé è falsità dal male. Sono "nati da questi" coloro che vogliono e agiscono, pensano e parlano a partire da ciò che è loro proprio; mentre sono "nati da Dio" coloro che fanno queste cose a partire dal Signore. In breve, ciò che proviene dalla propria volontà e dal proprio intelletto non è buono, ma ciò che proviene dal Signore è buono".

20Divina Provvidenza 329:1-4: “Tutti sono predestinati al cielo e nessuno all'inferno.... Infatti, il Signore fa affluire continuamente nella volontà una forza che permette di astenersi dai mali e nell'intelletto una forza che permette di pensare che Dio esiste.... Ne consegue che tutti gli uomini sono predestinati al cielo e nessuno all'inferno.... L'idea che alcuni membri della razza umana siano stati dannati per predestinazione è una crudele eresia". Vedi anche La Vera Religione Cristiana 486: “La predestinazione nasce dalla convinzione che siamo assolutamente impotenti e non abbiamo scelta nelle questioni spirituali. Nasce da questa convinzione e anche dall'idea che la nostra conversione a Dio sia più o meno passiva, che siamo come un tronco e che non siamo consapevoli se la grazia ha portato questo tronco alla vita o meno. Si dice che siamo scelti dalla pura grazia di Dio al di fuori di qualsiasi azione umana.... Da questi insegnamenti è chiaro che il dogma della predestinazione è nato dalla negazione della libera scelta".

21Arcana Coelestia 1618: “È per mezzo del culto esterno che le cose interne fluiscono in.... Inoltre, le persone sono impregnate di conoscenze e sono preparate a ricevere le cose celesti, e sono anche dotate di stati di santità, anche se non ne sono consapevoli. Questi stati di santità sono conservati dal Signore per l'uso della vita eterna, perché nell'altra vita tutti gli stati della vita ritornano".

22Arcana Coelestia 1735: “L'Altissimo o l'Intimo dell'Amore vuole salvare tutti gli uomini, renderli eternamente felici e donare loro tutto ciò che gli è proprio; così, per pura Misericordia e con la potente forza dell'amore, attira verso il cielo, cioè verso di sé, tutti coloro che sono disposti a seguirlo. Questo stesso Amore è Geova [il "Padre"]. Vedi anche Arcana Coelestia 9832: “Il cielo esiste all'interno degli uomini; e viene concesso per misericordia a coloro che durante la loro vita nel mondo si lasciano condurre, per mezzo delle verità di fede, alla carità verso il prossimo e all'amore verso il Signore".

23Arcana Caelestia 4751:3: “Quando vendette il Signore, la rappresentazione di Giuda fu simile a quella di Giuda che disse: 'Vieni e vendiamo Giuseppe'". Vedi anche Arcana Caelestia 9410:3: “I dodici discepoli del Signore, come le dodici tribù di Israele, rappresentano tutte le cose della fede e dell'amore".

24La Vera Religione Cristiana 395: “L'amore per il cielo, l'amore per il mondo e l'amore per se stessi, quando sono giustamente subordinati, perfezionano una persona, ma quando non sono giustamente subordinati, la pervertono e la invertono".

La Bibbia

 

John 5:37

Studio

       

37 And the Father himself, which hath sent me, hath borne witness of me. Ye have neither heard his voice at any time, nor seen his shape.