La Bibbia

 

Daniel 4:33

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33 In quel medesimo istante quella parola si adempì su Nebucadnetsar. Egli fu cacciato di fra gli uomini, mangiò l’erba come ai buoi, e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché il pelo gli crebbe come le penne alle aquile, e le unghie come agli uccelli.

Dalle opere di Swedenborg

 

Arcana Coelestia #728

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728. Che tra sette giorni qui significa l'inizio della tentazione è evidente dal senso interiore di tutte le cose menzionate in questo passo, nel quale si tratta della tentazione dell'uomo chiamato Noè. Si tratta, in generale, sia della sua tentazione, sia della distruzione totale di quelli che appartennero alla più antica chiesa, i quali erano diventati come è stato descritto. Perciò tra sette giorni non significa solo l'inizio della tentazione, ma anche la fine della distruzione. Il motivo per cui queste cose sono intese con il periodo di sette giorni è che sette è un numero sacro, come è stato detto e mostrato prima (al versetto 2 di questo capitolo, e nel capitolo 4:15, 24; e ai paragrafi n. 84-87). Tra sette giorni indica la venuta del Signore nel mondo, e anche la sua venuta nella gloria, e ogni venuta del Signore in particolare. Si tratta di un numero caratteristico e rappresentativo di ogni venuta del Signore, che è il principio di coloro che devono essere rigenerati, ed è la fine di coloro che sono nella rovina. Così per l'uomo di questa chiesa, la venuta del Signore fu l'inizio della tentazione; perché quando l'uomo è tentato egli comincia a diventare un uomo nuovo e ad essere rigenerato. E allo stesso tempo era la fine di quelli della più antica chiesa che era diventata tale che non poteva non perire. Esattamente come quando il Signore è venuto nel mondo, la chiesa di quel tempo era nel suo ultimo stadio di rovina, e ne è sorta una nuova.

[2] Che queste si intendono per, tra sette giorni è evidente in Daniele:

Settanta settimane sono fissate sul tuo popolo, e sopra la tua città santa, per porre fine all'empietà, per confinare i peccati, e per purificarsi dall'iniquità, per introdursi nella giustizia dei secoli, per suggellare la visione e la profezia, e per ungere il santo dei santi. Sappiate dunque e comprendete che dalla proclamazione della ricostruzione di Gerusalemme, fino alla venuta del messia, il principe, passeranno sette settimane (Daniele 9:24-25)

Qui settanta settimane e sette settimane significano la stessa come sette giorni, vale a dire, la venuta del Signore. Ma qui c'è una profezia manifesta, i tempi sono ancora più religiosamente e accuratamente designati dai numeri settenari. È evidente quindi non solo che sette così associato a cadenze temporali, rappresenti la venuta del Signore, ma anche l'inizio di una nuova chiesa, rappresentata dalla unzione del santo dei santi, e dalla ricostruzione di Gerusalemme. E allo stesso tempo, l'ultima distruzione si intende con le parole settanta settimane son fissate sulla tua città santa, per porre fine all'empietà, per confinare i peccati.

[3] Così in altri luoghi della Parola, come in Ezechiele, dove egli dice di se stesso:

Sono giunto presso i deportati di Tel-Abib, che abitano in riva al fiume Kebar, e sono rimasto attonito in mezzo a loro sette giorni; e al termine dei sette giorni la parola del Signore mi fu rivolta (Ezechiele 3:15-16)

Anche qui sette giorni indicano l'inizio della venuta; perché dopo sette giorni, mentre egli sedeva tra coloro che erano in esilio, la parola del Signore gli fu rivolta.

Nello stesso profeta:

Essi seppelliranno Gog, per purificare il paese, per sette mesi; al termine dei sette mesi cominceranno le ricerche (Ezechiele 39:12, 14)

Anche qui sette indica il termine della distruzione, e l'inizio della venuta.

In Daniele:

Si muti il cuore di Nabucodonosor; un cuore di bestia gli sarà dato, e questa condizione durerà per sette tempi (Daniele 4:16, 25, 32)

volendo intendere in modo analogo, la fine della rovina e l'inizio di un uomo nuovo.

[4] Settant'anni di prigionia babilonese hanno lo stesso significato. I numeri settanta e sette hanno un eguale significato, siano essi sette giorni o sette anni o sette secoli che sono per l'appunto settant'anni. La distruzione era rappresentata dagli anni di prigionia; l'inizio di una nuova chiesa con la liberazione e la ricostruzione del tempio. Cose simili sono state rappresentate anche dal servizio di Giacobbe presso Labano, dove ricorrono queste parole:

Io ti servirò sette anni per Rachele; e Giacobbe servì sette anni per Rachele. E Labano disse, Porta a termine questa settimana, e io ti darò anche lei, per il servizio che tu mi renderai per altri sette anni. E Giacobbe fece così, e portò a termine quella settimana (Genesi 29:18, 20, 27-28)

Qui sette anni di servizio implicano lo stesso significato, e anche che dopo i giorni di sette anni giunge il matrimonio e la libertà. Questo periodo di sette anni, è stato chiamato settimana, come anche in Daniele.

[5] Lo stesso si intende anche con il comando di circondare la città di Gerico per sette volte e poi le mura sarebbero crollate; e si dice che:

Il settimo giorno si alzarono con l'alba e circondarono la città nello stesso modo per sette volte, e avvenne che alla settima volta i sette sacerdoti suonarono le sette trombe e il muro crollò (Giosuè 6:10-20)

Se queste cose non avessero un tale significato, il comando di circondare la città per sette volte, e che vi sarebbero stati sette sacerdoti e sette trombe, non sarebbe mai stato dato. Da questi e molti altri passi (come Giobbe 2:13; Rivelazione 15:1, 6-7; 21:9), è evidente che sette giorni significa l'inizio di una nuova chiesa, e la fine di quella vecchia. Il passo corrente, che tratta sia dell'uomo della chiesa chiamata Noè e della sua tentazione, sia dell'ultima posterità della più antica chiesa, che distrusse se stessa in sette giorni non può avere altro significato che l'inizio della tentazione di Noè e la fine o devastazione finale ed estinzione della più antica chiesa.

  
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La Bibbia

 

Genesi 30

Studio

   

1 Rachele, vedendo che non dava figliuoli a Giacobbe, portò invidia alla sua sorella, e disse a Giacobbe: "Dammi de’ figliuoli; altrimenti, muoio".

2 E Giacobbe s’accese d’ira contro Rachele, e disse: "Tengo io il luogo di Dio che t’ha negato d’esser feconda?"

3 Ed ella rispose: "Ecco la mia serva Bilha; entra da lei; essa partorirà sulle mie ginocchia, e, per mezzo di lei, avrò anch’io de’ figliuoli".

4 Ed ella gli diede la sua serva Bilha per moglie, e Giacobbe entrò da lei.

5 E Bilha concepì e partorì un figliuolo a Giacobbe.

6 E Rachele disse: "Iddio m’ha reso giustizia, ha anche ascoltato la mia voce, e m’ha dato un figliuolo". Perciò gli pose nome Dan.

7 E Bilha, serva di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figliuolo.

8 E Rachele disse: "Io ho sostenuto con mia sorella lotte di Dio, e ho vinto". Perciò gli pose nome Neftali.

9 Lea, vedendo che avea cessato d’aver figliuoli, prese la sua serva Zilpa e la diede a Giacobbe per moglie.

10 E Zilpa, serva di Lea, partorì un figliuolo a Giacobbe.

11 E Lea disse: "Che fortuna!" E gli pose nome Gad.

12 Poi Zilpa, serva di Lea, partorì a Giacobbe un secondo figliuolo.

13 E Lea disse: "Me felice! ché le fanciulle mi chiameranno beata. Perciò gli pose nome Ascer.

14 Or Ruben uscì, al tempo della mietitura del grano, e trovò delle mandragole per i campi, e le portò a Lea sua madre. Allora Rachele disse a Lea: "Deh, dammi delle mandragole del tuo figliuolo!"

15 Ed ella le rispose: "Ti par egli poco l’avermi tolto il marito, che mi vuoi togliere anche le mandragole del mio figliuolo?" E Rachele disse: "Ebbene, si giaccia egli teco questa notte, in compenso delle mandragole del tuo figliuolo".

16 E come Giacobbe, in sulla sera, se ne tornava dai campi, Lea uscì a incontrarlo, e gli disse: "Devi entrare da me; poiché io t’ho accaparrato con le mandragole del mio figliuolo". Ed egli si giacque con lei quella notte.

17 E Dio esaudì Lea, la quale concepì e partorì a Giacobbe un quinto figliuolo.

18 Ed ella disse: "Iddio m’ha dato la mia mercede, perché diedi la mia serva a mio marito". E gli pose nome Issacar.

19 E Lea concepì ancora, e partorì a Giacobbe un sesto figliuolo.

20 E Lea disse: "Iddio m’ha dotata di buona dote; questa volta il mio marito abiterò con me, poiché gli ho partorito sei figliuoli". E gli pose nome Zabulon.

21 Poi partorì una figliuola, e le pose nome Dina.

22 Iddio si ricordò anche di Rachele; Iddio l’esaudì, e la rese feconda;

23 ed ella concepì e partorì un figliuolo, e disse: "Iddio ha tolto il mio obbrobrio".

24 E gli pose nome Giuseppe, dicendo: "L’Eterno m’aggiunga un altro figliuolo".

25 Or dopo che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a Labano: "Dammi licenza, ch’io me ne vada a casa mia, nel mio paese.

26 Dammi le mie mogli, per le quali t’ho servito, e i miei figliuoli; e lasciami andare; poiché tu ben conosci il servizio che t’ho prestato".

27 E Labano gli disse: "Se ho trovato grazia dinanzi a te, rimanti; giacché credo indovinare che l’Eterno mi ha benedetto per amor tuo".

28 Poi disse: "Fissami il tuo salario, e te lo darò".

29 Giacobbe gli rispose: "Tu sai in qual modo io t’ho servito, e quel che sia diventato il tuo bestiame nelle mie mani.

30 Poiché quel che avevi prima ch’io venissi, era poco; ma ora s’è accresciuto oltremodo, e l’Eterno t’ha benedetto dovunque io ho messo il piede. Ora, quando lavorerò io anche per la casa mia?"

31 Labano gli disse: "Che ti darò io?" E Giacobbe rispose: "Non mi dar nulla; se acconsenti a quel che sto per dirti, io pascerò di nuovo i tuoi greggi e n’avrò cura.

32 Passerò quest’oggi fra mezzo a tutti i tuoi greggi, mettendo da parte, di fra le pecore, ogni agnello macchiato e vaiolato, e ogni agnello nero; e di fra le capre, le vaiolate e le macchiate. E quello sarà il mio salario.

33 Così, da ora innanzi, il mio diritto risponderà per me nel tuo cospetto, quando verrai ad accertare il mio salario: tutto ciò che non sarà macchiato o vaiolato fra le capre, e nero fra gli agnelli, sarà rubato, se si troverà presso di me".

34 E Labano disse: "Ebbene, sia come tu dici!"

35 E quello stesso giorno mise da parte i becchi striati e vaiolati e tutte le capre macchiate e vaiolate, tutto quello che avea del bianco e tutto quel ch’era nero fra gli agnelli, e li affidò ai suoi figliuoli.

36 E Labano frappose la distanza di tre giornate di cammino fra se e Giacobbe; e Giacobbe pascolava il rimanente de’ greggi di Labano.

37 E Giacobbe prese delle verghe verdi di pioppo, di mandorlo e di platano; vi fece delle scortecciature bianche, mettendo allo scoperto il bianco delle verghe.

38 Poi collocò le verghe che avea scortecciate, in vista delle pecore, ne’ rigagnoli, negli abbeveratoi dove le pecore venivano a bere; ed entravano in caldo quando venivano a bere.

39 Le pecore dunque entravano in caldo avendo davanti quelle verghe, e figliavano agnelli striati, macchiati e vaiolati.

40 Poi Giacobbe metteva da parte questi agnelli, e faceva volger gli occhi delle pecore verso tutto quello ch’era striato e tutto quel ch’era nero nel gregge di Labano. Egli si formò così dei greggi a parte, che non unì ai greggi di Labano.

41 Or avveniva che, tutte le volte che le pecore vigorose del gregge entravano in caldo, Giacobbe metteva le verghe ne’ rigagnoli, in vista delle pecore, perché le pecore entrassero in caldo vicino alle verghe;

42 ma quando le pecore erano deboli, non ve le metteva; così gli agnelli deboli erano di Labano, e i vigorosi di Giacobbe.

43 E quest’uomo diventò ricco oltremodo, ed ebbe greggi numerosi, serve, servi, cammelli e asini.