La Bibbia

 

Daniel 9:19

Studio

       

19 Signore, esaudisci; Signore, perdona; Signore, attendi, ed opera, senza indugio, per amor di te stesso, o Dio mio; perciocchè la tua città, e il tuo popolo, si chiamano del tuo Nome.


To many Protestant and Evangelical Italians, the Bibles translated by Giovanni Diodati are an important part of their history. Diodati’s first Italian Bible edition was printed in 1607, and his second in 1641. He died in 1649. Throughout the 1800s two editions of Diodati’s text were printed by the British Foreign Bible Society. This is the more recent 1894 edition, translated by Claudiana.

Dalle opere di Swedenborg

 

Divina Provvidenza #328

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328. Queste definizioni devono essere argomentate nella loro sequenza.

Primo. Ogni religione col tempo decade e si estingue. Dove è il genere umano, esiste anche la chiesa; perciò su questa terra vi sono state più chiese, una dopo l'altra. Infatti il cielo, che è il fine della creazione, è composto da esseri umani (come si è mostrato più sopra), e nessuno può accedere al cielo senza i due principi universali della chiesa: riconoscere un Dio e vivere rettamente (si veda al n. 326). Ne consegue che su questa terra vi sono state chiese dalla più remota antichità fino al tempo presente. Queste chiese vengono descritte nella Parola; ma l’unica ad avere una narrazione storica è la chiesa israelitica e giudaica,

4 Titolo originale dell’opera Doctrina Novae Hierosolymae de fide, ora accorpato nel volume Vita e fede. prima della quale tuttavia ve ne furono molte, descritte semplicemente con nomi di nazioni e di persone, e con certe particolarità che le caratterizzano.

[2] La chiesa antichissima, che fu la prima, è indicata dalle figure di Adamo ed Eva sua consorte. La chiesa seguente, denominata chiesa antica, è descritta dalla figura di Noè e dei suoi tre figli, con i loro discendenti. Questa chiesa fu molto estesa, e si diffuse fra vari popoli del vicino Oriente, come la terra di Canaan al di qua e al di là del Giordano, la Siria, l'Assiria e la Caldea, la Mesopotamia, l'Egitto, l'Arabia, Tiro e Sidone. Questi popoli ricevettero un'antica Parola, di cui si è trattato in nn. 101-103. L’esistenza di questa chiesa è testimoniata da vari particolari riferiti nei libri profetici della Parola. Questa chiesa subì una notevole trasformazione ad opera di Eber, da cui ebbe origine la chiesa ebraica. In questa chiesa, per prima, venne istituito il culto tramite sacrifici. Dalla chiesa ebraica nacque la chiesa israelitica e giudaica, istituita solennemente a causa della Parola che doveva esservi scritta.

[3] Queste quattro chiese sono indicate dalla statua vista da Nabucodonosor in sogno, la cui testa era d'oro puro, il petto e le braccia erano d'argento, il ventre e le cosce di rame, le gambe e i piedi di ferro e d’argilla (Daniele 2:32, 33). Queste caratteristiche indicano le età d'oro, d’argento, di rame e di ferro, menzionate dagli antichi scrittori. È noto che la chiesa cristiana succedette alla chiesa giudaica. Che tutte queste chiese nel corso del tempo siano decadute fino alla loro fine, che si chiama consumazione, si può vedere anche dalla Parola. La consumazione della chiesa antichissima, avvenuta a causa del frutto dell'albero della scienza (nutrirsi di questo frutto significa l’orgoglio per la propria intelligenza), è indicata dal diluvio. La consumazione della chiesa antica è descritta dalle varie devastazioni dei popoli, di cui si parla nella Parola, sia nei libri storici, sia in quelli profetici, soprattutto dalla cacciata dei popoli della terra di Canaan ad opera dei figli di Israele. La consumazione della chiesa israelitica e giudaica è indicata dalla distruzione del tempio di Gerusalemme, dalla deportazione del popolo israelita in prigionia perpetua, e della nazione giudaica a Babilonia; e infine dalla seconda distruzione del tempio e della stessa Gerusalemme, e dalla diaspora di questo popolo. Questa consumazione è predetta in molti passi dei libri profetici, e in Daniele, 9:2427. Quanto alla chiesa cristiana, la sua distruzione finale è descritta dal Signore in Matteo, 24; in Marco, 13; e in Luca, 21; ma la sua stessa consumazione è descritta nell'Apocalisse. Da ciò si può vedere che col tempo la chiesa decade e si consuma, così come la sua dottrina religiosa.

[5] Secondo. Ogni religione decade e si estingue per effetto dell'inversione dell'immagine di Dio nell’uomo. L'uomo è stato creato ad immagine di Dio, e a somiglianza di Dio (Gen. 1:26); ma è necessario specificare cos’è l'immagine e che cos’è la somiglianza di Dio. Solo Dio è l'amore e la sapienza. L'uomo è stato creato per essere un ricettacolo dell'uno e dell'altra; la sua volontà per essere un ricettacolo del Divino amore, e il suo intelletto per essere un ricettacolo della Divina sapienza. Si è mostrato più sopra (n. 324) che queste due facoltà sono presenti nell’uomo fino dal suo concepimento, costituiscono la sua stessa natura umana, e in ogni uomo si formano quando egli è nell'utero. L' uomo è ad immagine di Dio perché riceve la Divina sapienza, ed è a somiglianza di Dio perché riceve il Divino amore. Perciò il ricettacolo che si chiama “intelletto” è l'immagine di Dio, e il ricettacolo che si chiama “volontà” è la somiglianza di Dio; quindi, poiché l'uomo è stato creato e formato per essere un ricettacolo, ne consegue che egli è stato creato e formato perché la sua volontà riceva l'amore da Dio, e perché il suo intelletto riceva da Dio la sapienza. L'uomo riceve entrambi, quando riconosce Dio e vive secondo i suoi comandamenti, ma in grado minore o maggiore, nella misura in cui, in virtù della religione, egli conosce Dio e i suoi comandamenti; e specificamente nella misura in cui conosce le verità, poiché le verità insegnano ciò che è Dio e come deve essere riconosciuto, ed anche cosa sono i comandamenti e come si deve vivere in conformità ad essi.

[6] L'immagine e la somiglianza di Dio non sono realmente distrutte nell’uomo, ma sono virtualmente distrutte; infatti esse rimangono insite nelle sue due facoltà, chiamate libertà e razionalità, di cui si è già trattato ripetutamente. Esse sono virtualmente distrutte quando l'uomo ha fatto del ricettacolo del Divino amore, che è la sua volontà, il ricettacolo dell'amore di sé, e del ricettacolo della Divina sapienza, che è il suo intelletto, il ricettacolo della propria intelligenza. Egli inverte così l'immagine e la somiglianza di Dio, poiché egli distoglie da Dio i suoi ricettacoli5 e li rivolge verso se stesso. Essi si chiudono al di sopra e si aprono al di sotto, ovvero si chiudono davanti e aperti si aprono di dietro; mentre dalla nascita essi erano aperti davanti e chiusi di dietro. Quando essi sono aperti e chiusi al rovescio, la volontà, che è il ricettacolo dell'amore, riceve l'influsso dall'inferno o dal suo proprium; così come l'intelletto, ricettacolo della sapienza. Perciò nelle chiese ha avuto origine il culto degli uomini invece del culto di Dio, e il culto proveniente dalle false dottrine al posto del culto proveniente dalle dottrine autentiche; e ciò in virtù della propria intelligenza, cioè dell'amore di sé.

Da queste spiegazioni è evidente che la religione, nel corso del tempo, decade e si consuma a causa dell'inversione dell'immagine di Dio nell’uomo.

[7] Terzo. Ciò avviene a causa del continuo aumento del male ereditario di generazione in generazione. Si è già detto e mostrato (n. 277) che il male ereditario non proviene da Adamo ed Eva, sua consorte, perché si nutrirono del frutto dell'albero della scienza; ma è derivato ed è stato trasmesso successivamente dai genitori ai figli, e ad ogni generazione aumenta e 5 L’uomo spirituale è l’uomo nella sua essenza autentica che vive (la vita reale è quella dello spirito, essendo il corpo una manifestazione dello spirito dell’uomo, nel mondo) insieme al corpo nel mondo, e sopravvive alla morte del corpo nel mondo. Strutturalmente, l’uomo spirituale è un duplice ricettacolo destinatario del Divino amore e della Divina sapienza. Invero, la ricezione secondo il Divino ordine dell’amore e della sapienza Divine (cioè vivere conformemente al precetti del Decalogo) rende autentica la vita dello spirito, la ricezione di questi in un modo contrario al Divino ordine (cioè vivere nel dispregio dei precetti del Decalogo, in primis, non riconoscere il Divino e non conformare la propria vita ai precetti del Decalogo), fa di quella vita, la morte dello spirito ovvero la dannazione; questa è la distruzione dell’immagine e della somiglianza con il Divino, prodotta dalla separazione dell’uomo e dal suo contorcersi nell’amore di sé e nell’amore del mondo. diventa peggiore. Quando il male è diventato più forte in molti uomini, allora si propaga nelle moltitudini, poiché in ogni male vi è il desiderio di sedurre, che in alcuni arde d'ira contro il bene. Vi è quindi un contagio del male, quando questo infesta i dignitari, i capi e i dottori della chiesa. La religione è pervertita, e i mezzi di guarigione, che sono le verità, divengono corrotti a causa delle falsificazioni. Ne consegue la successiva distruzione del bene e l’abbandono della verità nella chiesa, fino alla consumazione di quest’ultima.

[8] Quarto. Nonostante ciò il Signore fa sì che ognuno possa essere salvato. Il Signore provvede affinché ovunque vi sia una religione, e che in ogni religione vi siano i due principi essenziali della salvezza: riconoscere l’esistenza di un Dio, e non fare il male perché è contro Dio. Tutte le altre cose che appartengono all'intelletto e quindi al pensiero, e che si chiamano elementi della fede, vengono concesse ad ognuno secondo il suo modo di vivere, poiché esse sono elementi accessori della vita; se esse tuttavia prendono il primo posto, l’uomo non riceve la vita finché le mette in atto. Viene anche provveduto affinché tutti coloro che hanno vissuto bene ed hanno riconosciuto un Dio siano istruiti dagli angeli dopo la morte, e che coloro i quali hanno accettato nel mondo quei due principi essenziali della religione accettino le verità della chiesa così come si trovano nella Parola, e riconoscano il Signore come Dio del cielo e della chiesa. Essi ricevono tutto ciò più facilmente dei cristiani, che hanno portato con sé dal mondo terreno il concetto della natura umana del Signore separata dalla sua natura Divina. Il Signore ha anche provveduto affinché tutti quelli che muoiono fanciulli, in qualsiasi luogo siano nati, vengano salvati.

[9] Dopo la morte viene concessa ad ogni uomo anche la possibilità di emendare la sua vita, se è possibile. Tutti vengono istruiti e guidati dal Signore per mezzo degli angeli. Poiché allora essi sanno che c’è una vita dopo la morte, e che esistono il cielo e l'inferno, all’inizio accolgono le verità; ma coloro che nel mondo non riconobbero un Dio e non fuggirono i mali come peccati, ben presto provano disgusto per le verità e si ritirano. Coloro che riconobbero questi principi a parole e non con il cuore, sono come le vergini stolte, che avevano le lampade ma non l’olio, ne chiesero alle altre vergini e poi se ne andarono e lo acquistarono, e nel frattempo non furono accolte nella sala nuziale (Matteo 25:113). Le lampade significano le verità della fede, e l'olio significa il bene della carità. Si può dunque comprendere che la Divina Provvidenza vuole che ognuno possa essere salvato, e che è colpa dell'uomo stesso se non si salva.

[10] Quinto. Egli fa anche sì che una nuova chiesa possa succedere a quella precedente, ormai distrutta. Ciò è avvenuto fino dalla più remota antichità; vale a dire che ad una precedente chiesa distrutta ne succedesse una nuova. Alla chiesa antichissima succedette la chiesa antica; alla chiesa antica succedette la chiesa israelita o giudaica; a questa succedette la chiesa cristiana. È predetto nell'Apocalisse che anche alla chiesa cristiana debba succedere una nuova chiesa, indicata dalla nuova Gerusalemme che discende dal cielo (Ap. 21:2, 10).

Il motivo per cui il Signore provvede affinché una nuova chiesa succeda alla chiesa precedente distrutta, è descritto in Insegnamenti sulla Sacra Scrittura, dal n. 104-113.

  
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Dalle opere di Swedenborg

 

Divina Provvidenza #324

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324. Poiché dalle seguenti spiegazioni si può comprendere che la Divina Provvidenza è solo una predestinazione per il cielo, e che essa non può diventare altro, adesso è necessario dimostrare, nell'ordine proposto, che il fine della creazione è il cielo formato dal genere umano.

Primo. Ogni uomo è stato creato per vivere eternamente. In Divino Amore e Divina Sapienza, parti III e V, è stato mostrato che nell'uomo vi sono tre gradi della vita, che si chiamano naturale, spirituale e celeste, e che questi gradi sono attivi in ogni uomo. Negli animali non vi è che un solo grado della vita, simile all'ultimo grado che nell'uomo si chiama naturale. Ne consegue che l'uomo può elevare la sua vita verso il Signore, al di sopra degli animali; in questo stato egli può comprendere cose provenienti dalla Divina sapienza, e volere cose che derivano dal Divino amore, e di conseguenza può ricevere in sé qualcosa di Divino. Chi può ricevere ciò che è Divino in modo tale da vederlo e percepirlo in sé, non può che essere congiunto al Signore, e vivere per sempre grazie a questa unione.

[2] A cosa sarebbe servita al Signore tutta la creazione dell'universo, se non avesse anche creato degli esseri a immagine e somiglianza di se stesso, a cui comunicare il suo Divino? Altrimenti che cosa sarebbe stata la creazione, se non qualcosa che è e non è, o qualcosa che esiste e non esiste, senza altro scopo che poter contemplare da lontano delle mere vicissitudini e dei perpetui cambiamenti, come in un teatro? Quale sarebbe lo scopo Divino in tutti questi cambiamenti, se essi non fossero soggetti capaci di ricevere qualcosa di Divino più interiormente, di vederlo e percepirlo? Poiché il Divino è dotato di una gloria inesauribile, come potrebbe tenerla solo per sé? L'amore vuole comunicare ciò che è suo ad altri, dare agli altri tutto ciò che può. Cosa non farebbe dunque il Divino amore, che è infinito? Può forse dare, e poi riprendersi ciò che ha dato? Dare ciò che è destinato a perire non significherebbe forse dare ciò che in sé non è nulla, poiché quando perisce diviene nulla? In esso non vi sarebbe un vero “essere”; ma egli dà ciò che è, o ciò che non cessa di essere: e questo è eterno.

[3] Affinché l'uomo viva eternamente, gli viene tolto ciò che vi è in lui di mortale: il corpo materiale, di cui viene spogliato alla morte. Così viene messo a nudo ciò che è immortale, ovvero la sua mente; e allora diviene uno spirito in forma umana; la sua mente è questo spirito. I saggi dell’antichità videro che la mente umana non può morire. Essi dicevano: «Come può l'anima o la mente morire, se può diventare savia?» Pochi al giorno d’oggi conoscono le idee più profonde di quei filosofi su questo argomento. Questa idea, che proveniva dal cielo e diventava oggetto della loro comune percezione, era che Dio è la sapienza stessa, di cui l'uomo è partecipe, e che Dio è immortale o eterno.

[4] Poiché mi è stato permesso di conversare con gli angeli, riferirò anche qualche esperienza personale. Ho parlato con coloro che vissero molti secoli fa, prima del diluvio, e con alcuni che vissero dopo il diluvio, al tempo del Signore, con uno dei suoi apostoli, e con molti che vissero nei secoli successivi. Tutti mi sono apparsi come giovani, e mi hanno detto che l’unica cosa che sanno della morte è che essa è la dannazione. Coloro che hanno vissuto rettamente, quando arrivano in cielo tornano giovani, e tali restano eternamente, anche se in questa vita erano diventati vecchi decrepiti. Le donne, anche se erano state vecchie e fragili, tornano nel fiore dell'età e della bellezza.

[5] Che l'uomo dopo la morte viva eternamente, risulta evidente dalla Parola, dove la vita in cielo viene chiamata “vita eterna” (Matteo 19:29; 25:46; Marco 10:17; Luca 10:25; 18:30; Giovanni 3:15, 16, 36; 5:24, 25, 39; 6:27, 40, 68; 12:50); oppure semplicemente “vita” (Matteo 18:8 ,9; Giovanni 5:40, 20:31). Il Signore disse altresì ai suoi discepoli: «Poiché Io vivo, anche voi vivrete» (Giovanni 14:19); e riguardo alla risurrezione, disse che «Dio è il Dio di vivi, e non il Dio dei morti»; ed anche che essi non sarebbero più morti (Luca 20:36, 38).

[6] Secondo. Ogni uomo è stato creato per vivere eternamente in una condizione di beatitudine. Questo è un corollario di ciò che si è detto; poiché colui che vuole che l’uomo viva eternamente, vuole anche che egli viva in uno stato di felicità. Cosa sarebbe la vita eterna senza questo stato? Ogni amore vuole il bene dell’altro: l'amore dei genitori vuole il bene dei figli, l'amore dello sposo e del marito vuole il bene della sposa e della moglie, e l'amore dell'amicizia vuole il bene degli amici; che cosa dunque non deve volere il Divino amore! E cos’è il bene, se non il piacere? E cos’è il Divino bene, se non la beatitudine eterna? Ogni bene, in virtù del suo piacere o della sua beatitudine, si chiama bene. Si chiama “bene” ciò che ci viene dato ed è nostro, ma se non vi è anche il piacere è un bene sterile, che in sé non è un bene. Da queste spiegazioni risulta evidente che la vita eterna è anche la beatitudine eterna. Questo stato dell'uomo è il fine della creazione; ma se pervengono a questo stato solamente coloro che ascendono in cielo, la colpa non è del Signore ma dell'uomo, come si vedrà in in seguito.

[7] Terzo. Quindi ogni uomo è stato creato per ascendere in cielo. Questo è il fine della creazione; ma se non tutti vanno in cielo, è perché si immergono dei piaceri dell'inferno, opposti alla beatitudine del cielo. coloro che non sono nella beatitudine del cielo non possono entrare in cielo, poiché non lo possono sopportare. Non si rifiuta a nessuno che viene nel mondo spirituale di salire in cielo; ma quando colui che gode dei piaceri dell'inferno arriva in cielo, gli palpita il cuore, respira con fatica, la vita comincia a mancargli, prova sofferenza e tormento, e si contorce come un serpente vicino al fuoco. Gli opposti agiscono l’uno contro l'altro.

[8] Tuttavia, poiché sono nati uomini, e perciò hanno la facoltà di pensare e volere, e quindi di parlare e di agire, essi non possono morire; ma poiché non possono vivere se non con coloro che condividono gli stessi piaceri della vita, vengono ricondotti verso di loro. Di conseguenza coloro che sono nei piaceri del male, e coloro che sono nei piaceri del bene, vengono inviati rispettivamente ai loro simili; anzi ad ognuno è concesso di essere nel piacere del suo male, purché non disturbi coloro che sono nel piacere del bene. Ma poiché il male può solo disturbare il bene, poiché nel male vi è l'odio contro il bene, affinché essi non rechino danno, vengono allontanati e precipitati nei loro luoghi, all'inferno, dove il loro piacere si trasforma in dispiacere.

[9] Ciò non toglie che per creazione, e quindi per nascita, l'uomo possa venire in cielo, poiché chiunque muore fanciullo sale in cielo, dove è allevato ed istruito come avviene all'uomo nel mondo, e grazie al suo desiderio per il bene e la verità assorbe la sapienza e diventa un angelo. La stessa cosa potrebbe accadere all'uomo che viene educato ed istruito nel mondo, poiché la stessa capacità che è nel fanciullo è anche in lui. Riguardo ai fanciulli nel mondo spirituale, si veda in Cielo e inferno, stampato a Londra nel 1758 (dal n. 329-345).

[10] Ma se per molti in questo mondo non è così, è perché essi amano il primo grado della loro vita, che si chiama naturale, e non vogliono superarlo e divenire spirituali. Il grado della vita naturale, considerato in sé, non ama che se stesso e il mondo, poiché esso è coerente coi sensi del corpo, il cui centro è il mondo. Mentre il grado spirituale della vita ama il Signore e il cielo: ama anche se stesso e il mondo, ma considera Dio e il cielo come superiori, principali e dominanti, e se stesso e il mondo come inferiori, meri strumenti e servitori.

[11] Quarto. Il Divino Amore non può che volere ciò, e la Divina Sapienza non può che provvedere affinché ciò sia compiuto. Che la Divina essenza sia il Divino amore e la Divina sapienza, è stato pienamente mostrato in Divino Amore e Divina Sapienza; in questo trattato è stato anche mostrato (dal n. 358-370) che in ogni embrione umano il Signore forma due ricettacoli, uno del Divino amore e l'altro della Divina sapienza. Il ricettacolo del Divino amore è destinato alla futura volontà dell'uomo, e il ricettacolo della Divina sapienza al suo futuro intelletto. Così il Signore ha messo in ogni uomo la facoltà di volere il bene e la facoltà di comprendere la verità.

[12] Poiché l'uomo ha dalla nascita queste due facoltà, che gli sono date dal Signore, e quindi il Signore è in esse come in tutto ciò che è suo nell'uomo, è evidente che il suo Divino amore può volere solo che l'uomo venga in cielo e vi goda la beatitudine eterna, e la Divina sapienza provvede affinché ciò avvenga. Ma poiché il Divino amore del Signore fa sì che l'uomo avverta in sé la beatitudine celeste come se fosse sua, e questo non può accadere se non è concesso all'uomo di pensare, volere, parlare ed agire in apparenza come da se stesso, il Signore non può condurre l'uomo altrimenti che secondo le leggi della sua Divina Provvidenza.

  
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