A Bíblia

 

Genesi 1:3

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3 "Sia la luce!" E la luce fu.

Das Obras de Swedenborg

 

Arcana Coelestia # 862

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862. E avvenne che alla fine del quarantesimo giorno. Che questo significa la durata dello stato precedente, e l'inizio del successivo, è evidente dal significato di quaranta, che è stato spiegato al n. 730, dove, trattando della tentazione, si dice quaranta giorni e quaranta notti, per indicare la durata della tentazione. Ma poiché il soggetto qui è lo stato successivo alla tentazione, si dice quaranta giorni, ma non quaranta notti. Il motivo è che la carità, che nella Parola è espressa dal giorno ed è chiamata giorno, ora comincia ad apparire. E la fede che precede non essendo congiunta con la carità, viene paragonata alla notte ed è chiamata notte (come in Genesi 1:16, e in altri luoghi della Parola). Nella Parola la fede è chiamata anche notte per il fatto che riceve la sua luce dalla carità, come la luna fa attraverso il sole. Di qui, la fede è paragonata alla luna ed è chiamata luna. E l'amore, ovvero la carità viene paragonata con il sole ed è chiamata sole. Quaranta giorni (o la durata che essi significano) fanno riferimento sia a ciò che precede, sia a ciò che segue, perciò si dice, alla fine del quarantesimo giorno. Quindi, significano la durata del primo stato e l'inizio di ciò di cui ora si tratta. Qui dunque inizia la descrizione del secondo stato dell'uomo di questa chiesa dopo la tentazione.

  
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Das Obras de Swedenborg

 

Arcana Coelestia # 730

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730. Che per quaranta giorni e quaranta notti si intende la durata della tentazione è chiaramente evidente dalla Parola del Signore. Che quaranta indichi la durata della tentazione discende dal fatto che il Signore stesso ha affrontato la tentazione per quaranta giorni (come è indicato in Matteo 4:1-2; Luca 4:2; Marco 1:13).

E poiché le cose istituite nella chiesa ebraica e nelle altre chiese rappresentative prima della venuta del Signore erano tutte immagini di lui, così anche i quaranta giorni e le quaranta notti, perché rappresentano e significano in generale ogni tentazione, e in particolare la durata della tentazione, qualunque essa sia. E poiché un uomo quando è nella tentazione è nella distruzione di tutte le cose del suo proprio, e del corpo (perché le cose che sono del suo proprio e del corpo devono perire, e questo attraverso combattimenti e tentazioni, prima di rinascere come un uomo nuovo, ovvero di essere reso spirituale e celeste), per questa ragione anche quaranta giorni e quaranta notti significano la durata della distruzione. Ed è lo stesso qui, dove il soggetto trattato è sia la tentazione dell'uomo della nuova chiesa, denominata Noè, sia la distruzione di coloro che vissero prima del diluvio.

[2] Che il numero quaranta indichi la durata della tentazione e della distruzione, prescindendo dalla sua maggiore o minore ampiezza, è evidente in Ezechiele:

Tu giacerai sul fianco destro, e porterai l'iniquità della casa di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno (Ezechiele 4:6)

Quaranta indica qui la durata della distruzione della chiesa ebraica, nonché la tentazione del Signore; poiché è detto che egli avrebbe dovuto portare l'iniquità della casa di Giuda.

Nello stesso profeta:

Io ridurrò il paese d'Egitto in rovina e desolazione; nessun piede di uomo vi passerà attraverso, non un piede di bestia vi passerà attraverso, ed esso non sarà più abitato per quarant'anni. E ridurrò il paese d'Egitto in rovina in mezzo alle lande desolate, e le sue città, in mezzo alle città che sono state devastate saranno disabitate per quarant'anni (Ezechiele 29:10-12)

Anche qui quaranta indica la durata della rovina e della desolazione; e nel significato interiore quarant'anni non è un periodo di tempo ma solo in generale, la desolazione della fede, prescindendo dall'ampiezza temporale minore o maggiore che sia.

In Giovanni:

La corte che è fuori dal tempio lasciala da parte non la misurare; perché è stata data ai popoli, che calpesteranno la città santa per quarantadue mesi (Rivelazione 11:2).

[3] E ancora in Giovanni:

Fu data alla bestia una bocca con la quale proferiva parole superbe e bestemmie; e le fu dato potere di fare la guerra per quarantadue mesi (Rivelazione 13:5)

volendo intendere la durata della devastazione, perché chiunque può sapere che per quarantadue mesi non si intende un preciso lasso di tempo. Ma l'origine dell'uso del numero quarantadue in questo passo (che ha lo stesso significato del numero quaranta) è che sette giorni significano la fine della devastazione, e un nuovo inizio, e sei giorni significano lavoro, dai sei giorni di lavoro o combattimento. Sette sono dunque moltiplicati per sei, e quindi danno luogo al numero quarantadue, che significa la durata della devastazione e la durata della tentazione, o del lavoro e del combattimento di colui che deve essere rigenerato, nel quale vi è la santità. E, come è evidente da questi passi nella Rivelazione, in luogo del numero tondo quaranta è stato usato il numero quarantadue.

[4] Che il popolo israelita fu condotto per quaranta anni nel deserto prima di essere introdotto nel paese di Canaan, ugualmente rappresenta e significa la durata della tentazione, e anche la durata della distruzione. La durata della tentazione, dal loro essere successivamente condotti nella terra santa; la durata della distruzione, dal fatto che tutti quelli maggiori di venti anni, che uscirono dall'Egitto, ad eccezione di Giosuè e Caleb, morirono nel deserto (Numeri 14:33-35; 32:8-14). Le cose contro cui spesso essi mormorarono significano le tentazioni; e le piaghe e la distruzione che così spesso si abbatterono su di loro indicano le devastazioni. Che queste cose significano le tentazioni e le devastazioni per misericordia Divina del Signore, sarà mostrato in luogo appropriato. Di queste cose è scritto in Mosè:

Ricordati di tutto il cammino per il quale Signore tuo Dio ti ha condotto in questi quarant'anni nel deserto, ti ha afflitto, ti ha tentato, per conoscere quello che avevi nel cuore, e se avresti osservato i suoi comandamenti, o no (Deuteronomio 8:2-3, 16)

Che Mosè rimase per quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai, significa pure la durata della tentazione, cioè significa la tentazione del Signore, come è evidente dal suo dimorare sul monte per quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua, supplicando per il popolo affinché non fosse distrutto (Deuteronomio 9:9, 11, 18, 25-29; 10:10).

[5] Il motivo per cui quaranta giorni significa la durata della tentazione è, come è stato appena detto, che il Signore stesso ha affrontato la tentazione dal diavolo per quaranta giorni. E quindi - siccome tutte le cose erano rappresentative del Signore - quando l'idea delle tentazioni era presente presso gli angeli, quella idea era rappresentata nel mondo degli spiriti da cose simili a quelle di questo mondo, come è il caso di tutte le idee angeliche, nella loro discesa nel mondo degli spiriti. Allo stesso modo l'idea della tentazione è stata presentata dal numero quaranta perché il Signore doveva essere tentato per quaranta giorni. Presso il Signore, e di conseguenza presso il cielo angelico, è lo stesso se una cosa è presente o se è di là da venire; ciò che deve venire, è presente, o ciò che si deve fare, è fatto. Da qui discende la rappresentazione delle tentazioni, come anche delle devastazioni, nella chiesa rappresentativa, attraverso il numero quaranta. Ma questo soggetto non può ancora essere accuratamente compreso, perché l'influsso del cielo angelico nel mondo degli spiriti non è noto, né che tale è la natura di questo influsso.

  
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