524. (1) Che a tutti dopo la morte è imputato il male in cui egli è, e allo stesso modo il bene. Affinché questo possa apparire in qualche chiarezza, sarà illustrato in capi distinti, in questo modo: (a) Che ciascuno ha la vita sua propria. (b) Che la propria vita rimane in ciascuno dopo la morte. (c) Che ad un uomo malvagio viene poi imputato il male della sua vita, e ad un uomo retto è imputato il bene della sua vita. (a) Che ognuno abbia la vita a lui peculiare, dunque distinta da quella di un altro, è noto, perché vi è una varietà infinita, e una cosa non è mai uguale all'altra. Ognuno ha quindi la vita sua propria. Questo è molto evidente dai volti degli uomini, in quanto non vi è nessun volto uguale a quello di un altro, né vi può essere per l'eternità. La ragione è che non ci sono menti uguali, ed i volti derivano dalle menti; perché il volto, come è stato detto, è la forma della mente, e la mente trae la sua origine e la sua forma dalla vita.
[2] Se un uomo non avesse la sua propria vita, come ha la propria mente ed il suo volto, egli non avrebbe avuto una vita dopo la morte distinta da quella di un altro. Né vi sarebbe potuto essere il cielo, perché il cielo è costituito da individui perennemente distinti. La sua forma è resa solo dalla varietà delle anime e delle menti disposte in modo tale da rendere uno, e fanno uno da quello la cui vita è in tutto e nelle singole parti di esso, come l'anima è nell'uomo. Se non fosse così il cielo sarebbe disperso perché la sua forma sarebbe dissolta. L'uno, dal quale tutto e ogni singolo individuo ha la vita, e a cui corrisponde la rispettiva forma, è il Signore. Ogni forma in generale deriva da varie cose, ed è tale come il loro coordinamento armonioso e la loro disposizione in uno. Tale è la forma umana, vale a dire, l'uomo, composto di tante parti, viscere e organi, di cui non ha contezza dentro di sé o da se stesso, se non che egli è uno.
[3] (b) Che la vita dopo la morte attende tutti è noto nella chiesa dalla Parola, come da questi passi, ivi:
Il figlio dell'uomo verrà, e allora renderà a ciascuno uomo secondo le sue opere (Matteo 16:27)
Ho visto i libri aperti, e ogni uomo era giudicato secondo le sue opere (Apocalisse 20:12-13)
Nel giorno del giudizio Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere (Romani 2:5-6; 2 Corinzi 5:10)
Le opere secondo cui ciascuno sarà giudicato, sono la vita, perché la vita li compie, e sono in base alla vita. Poiché mi è stato concesso da molti anni di stare con gli angeli, e di parlare con quelli che venivano dal mondo, posso testimoniare con certezza che ognuno è esaminato lì, in quanto alla sua vita, e che la vita che egli ha contratto nel mondo rimane con lui per l'eternità. Ho parlato con quelli hanno vissuto secoli fa, la cui vita mi era nota dalla storia, e hanno riconosciuto che erano così come erano stati descritti. Ho anche udito dagli angeli che la vita di nessuno può essere cambiata dopo la morte, perché questa è organizzata in conformità del suo amore, e se fosse cambiata l'organizzazione sarebbe ridotta in pezzi, il che non può mai essere fatto. E che un cambiamento nell'organizzazione può avvenire solo mentre si è nel corpo materiale, ed è interamente impossibile nel corpo spirituale, dopo che il primo è dismesso.
[4] (c) Che poi è imputata a un uomo malvagio il male della sua vita; e all'uomo retto è imputato il bene della sua vita. L’imputazione del male non è un'accusa, un’incriminazione, un’attribuzione di colpa, e neppure un giudizio, come nel mondo, ma è il male stesso che opera questo; perché il male, di sua spontanea volontà, si separa dal bene, perché non possono stare insieme. Le delizie dell'amore del male hanno un avversione per le delizie dell'amore del bene, e da ciascuno esalano le proprie delizie, così come gli odori da ogni pianta sulla terra, perché non sono assorbiti e nascosti da un corpo materiale come prima, ma fluiscono liberamente fuori dai loro amori nell'aura spirituale. E siccome il male è lì sensibilmente percepito nel suo puzzo, è questo che accusa, incrimina, incolpa, e giudica, non innanzi ad un giudice, ma innanzi a tutti coloro che sono nel bene. È questo ciò che si intende per imputazione. Inoltre, un uomo malvagio sceglie i suoi compagni, con i quali può vivere nel suo piacere, e siccome lui ha una avversione per le delizie del bene, di sua spontanea volontà si reca al proprio inferno.
[5] L'imputazione del bene avviene in maniera simile. Questo avviene presso coloro che nel mondo hanno riconosciuto che tutto il bene in essi viene dal Signore e nessuno da se stessi. Questi sono lasciati nelle delizie interiori del bene, dopo che sono stati preparati, e allora si apre la strada per loro nel cielo, alla società le cui delizie sono affini con essi. Questo è fatto dal Signore.