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Cavallo bianco #1

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1. Nell’Apocalisse, questo è il modo in cui Giovanni descrive la Parola in quanto al suo significato spirituale o interiore:

Vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco. E colui che lo cavalcava è stato chiamato fedele e verace, perché giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco; ha molte gemme sul capo e porta scritto un nome che egli solo conosce. È vestito di un mantello intriso di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. Le schiere celesti lo seguivano su cavalli bianchi, vestite di bianco, di puro lino finissimo. Sul mantello e sulla coscia porta scritto il suo nome: Re dei re e Signore dei signori. (Apocalisse 19:11-12, 13-14, 16).

Soltanto dal significato interiore si possono conoscere le implicazioni di questa descrizione particolareggiata. È evidente che ogni singolo dettaglio - il il cielo che è aperto; il cavallo che è di colore bianco; colui che lo cavalcava; il suo giudicare e combattere con giustizia; i suoi occhi nella forma della fiamma di fuoco; che avesse molte gemme sul capo; il fatto che avesse un nome che nessuno conosceva tranne lui; il suo essere avvolto in un mantello intriso di sangue; le schiere celesti, avvolte in fine lino bianco e puro, che lo seguivano su cavalli bianchi; che avesse un nome scritto sul suo mantello e sulla coscia - rappresenta e significa qualcosa. Si dice chiaramente che questa è la descrizione della Parola, e che è il Signore è la Parola, poiché si dice, il suo nome è chiamato la Parola di Dio; e poi si dice che sulla sua veste e sulla coscia porta scritto il nome; Re dei re e Signore dei signori.

[2] Se interpretiamo le singole parole, possiamo vedere che descrivono il senso spirituale

o interiore della Parola. Il cielo che si apre rappresenta e significa il senso interiore della Parola, che si vede nel cielo e quindi viene visto in questo mondo dalle persone a cui il cielo è stato aperto. Il cavallo bianco rappresenta e significa la comprensione della Parola in relazione al suo contenuto più profondo; la ragione di questo significato del cavallo bianco sarà chiarita di seguito. Senza dubbio, colui che era seduto sul cavallo è il Signore in quanto Parola ed è quindi la Parola, dal momento che si dice, il suo nome è la Parola di Dio. Egli è descritto come fedele e giudice giusto, perché è il bene; e come verace, e che combatte con giustizia, perché è la verità, dal momento che il Signore stesso è la giustizia. Che i suoi occhi sono una fiamma di fuoco significa la Divina verità che procede dal Divino bene del suo Divino amore. Il suo avere molte gemme sul capo, significa tutte le specie di bene e di verità che appartengono alla fede. Il suo avere un nome che egli solo conosce, significa che ciò che la Parola è in quanto al suo significato interiore non è accessibile a nessuno, tranne a lui e a coloro ai quali egli lo rivela. Il suo essere avvolto in un mantello intriso di sangue significa la Parola nel suo significato letterale, che ha subito violenza. Le schiere celesti che lo seguivano su cavalli bianchi indicano le persone che hanno la capacità d’intendere i contenuti più profondi della Parola. Il loro essere rivestiti con fine lino, bianco e puro, significa che queste persone hanno la consapevolezza della verità che deriva dall’agire rettamente. Il suo avere un nome scritto sul mantello e sulla coscia significa ciò che è vero e ciò che è bene; e ciò che è bene e ciò che è vero, sono simili.

[3] Si può vedere da questo e da quello che precede e che segue questo passo della Parola che qui abbiamo una previsione che nell’ultimo tempo della chiesa il significato spirituale

o interiore della Parola sarà dischiuso. Cosa accadrà poi è descritto nei versi Apocalisse 19:17-21.

Non è necessario dimostrare qui che questo è il significato di queste parole, dal momento che i particolari sono stati illustrati in Arcana Coelestia nel seguente ordine:

il Signore è la Parola, perché egli è la Divina verità: 2533, 2813, 2894, 5272, 8535; la Parola è la Divina verità: 4692, 5075, 9987; si dice che Colui che sedeva sui cavalli giudica e combatte con giustizia perché il Signore è la giustizia; il Signore si chiama giustizia, perché ha salvato il genere umano dal proprio della sua volontà: 1813, 2025, 2026, 2027, 9715, 9809, 10019, 10152; la giustizia è una forma di merito che appartiene unicamente al Signore da solo: 9715, 9979;

la somiglianza dei suoi occhi ad una fiamma di fuoco significa la Divina verità che procede dal Divino bene del suo Divino amore, perché gli occhi significano l’intelletto e la verità che appartiene alla fede: 2701, 4403, 4421, 4523, 4534, 6923, 9051, 10569; e una fiamma di fuoco significa il bene dell’amore: 934, 4906, 5215, 6314, 6832;

le gemme sul capo significano tutte le specie di bene e di verità che appartengono alla fede: 114, 3858, 6335, 6640, 9863, 9865, 9868, 9873, 9905;

il suo avere un nome che egli solo conosce, significa che ciò che la Parola è in quanto al suo significato interiore, non è accessibile a nessuno, tranne a lui e a coloro ai quali egli lo rivela, perché il nome significa ciò a cui la cosa denominata realmente somiglia: 144, 145, 1754, 1896, 2009, 2724, 3006, 3237, 3421, 6674, 9310;

il suo essere avvolto in un mantello intriso di sangue significa la Parola nel suo significato letterale, che ha subito violenza, perché un indumento significa la verità, la quale riveste ciò che è bene: 1073, 2576, 5248, 5319, 5954, 9212, 9216, 9952, 10536, e questo con particolare riferimento alle forme più esterne di verità, e quindi alla Parola nel senso letterale: Arcana Coelestia 5248, 6918, 9158, 9212; e poiché il sangue significa la violenza inflitta alla verità, da ciò che è falso: 374, 1005, 4735, 5476, 9127;

le schiere celesti che lo seguivano su cavalli bianchi significa le persone che hanno la capacità d’intendere i contenuti più profondi della Parola, perché schiere significa le

persone che hanno la capacità d’intendere la verità e l’amore di fare del bene, che sono caratteristici del cielo e della chiesa: 3448, 7236, 7988, 8019; cavallo significa l’intelletto: 3217, 5321, 6125, 6400, 6534, 6534, 7024, 8146, 8381; e bianco significa la verità che è nella luce del cielo, e quindi significa la verità più profonda: 3301, 3993, 4007, 5319;

il loro essere stati rivestiti con fine lino, bianco e puro, significa che queste persone hanno una consapevolezza della verità che procede dall’agire bene, perché le vesti di lino significano la verità da un’origine celeste, che è la verità derivanti da ciò che è bene: 5319, 9469;

iIl suo avere un nome scritto sul suo mantello e sulla coscia significa ciò che è vero e ciò che è bene e ciò a cui la verità e il bene sono simili, perché un mantello significa ciò che è vero e un nome significa ciò a cui la verità è simile, e la coscia significa la bontà che viene dall’amore: 3021, 4277, 4280, 9961, 10488;

Re dei re e Signore dei signori è il Signore in quanto alla Divina verità e alla Divina bontà; Il Signore è chiamato Re in ragione della sua Divina verità: 3009, 5068, 6148.

Egli è chiamato Signore in ragione della sua Divina bontà: 4973, 9167, 9194.

Possiamo vedere di qui ciò che la Parola è nel suo senso spirituale o interiore, e che non c’è una solo termine in essa che non significhi qualcosa di spirituale; qualcosa che riguarda circa il cielo e la chiesa.

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Arcana Coelestia #3301

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3301. Quod ‘tunica pilosa’ significet verum naturalis, constat ex significatione ‘tunicae’ quod sit tale quod aliud investit, hic ideo verum quia hoc investit bonum, est enim verum sicut vestis 1 , n. 1073, 2576, seu quod paene idem est, est veram vas recipiens boni, n. 1469, 1496, 1832, 1900, 2063, 2261, 2269; tum a significatione ‘pilosae’ quod sit naturale quoad verum: ‘pilus’ seu crinis aliquoties in Verbo memoratur, et ibi significat naturale; causa est quia pili sunt excrescentiae in ultimis hominis, sicut quoque naturale est respective ad ejus rationale et ad hujus interiora; apparet homini cum vivit in corpore, quod naturale sit in illo omne, sed hoc tantum abest a vero ut naturale potius sit excrescentia ab internis ejus, sicut sunt pili ab illis quae sunt corporis; etiam ab internis paene similiter procedunt; quare etiam homines qui in vita corporis mere naturales fuerunt, in altera vita, cum sistuntur videndi secundum statum illum, apparent quoad paene omnem faciem criniti; et praeterea naturale hominis repraesentatur per ‘crines’; cum ex bono est, per crines decoros et concinne positos; cum autem non ex bono, per crines indecoros et inordinatos;

[2] ex repraesentativo hoc est quod pili seu crines in Verbo significent naturale, imprimis quoad verum; ut apud Zachariam,

Fiet in die illo, pudefient prophetae, vir propter visionem suam, cum prophetaverit, et non induent tunicam pilosam ut mentiantur, 13:4;

‘prophetae’ pro illis qui docent vera, hic qui falsa, n. 2534; ‘visio’ pro veris, hic pro falsis, ‘tunica pilosa’ pro naturali quoad verum, et quia non verum erat sed falsum, dicitur ‘ut mentiantur’; induebantur talibus prophetae ut illud verum, quia externum, repraesentarent: ideo quoque Elias Tishbita ex amictu tali dicitur ‘vir pilosus’, 2 Reg. 1:8: et Johannes qui prophetarum ultimus, habebat ‘vestimentum ex pilis camelinis’, Matth. 3:4;

quod ‘cameli’ sint scientifica in naturali homine, videatur n. 3048, 3071, 3143, 3145;

[3] et quod scientifica sint naturalis hominis vera, n. 3293. Quod ‘crinis’ significaverit naturale quoad verum, constat manifeste a naziraeis, quibus mandatum Quod omnibus diebus naziraeatus eorum, novacula non transiret super caput eorum, usque dum impleti fuissent dies quibus se abstinerent Jehovae, ... et tunc demitterent comam capitis sui, ... et 2 quod tunc ad ostium tentorii conventus caput naziraeatus sui tonderent, et crinem tunc darent super ignem qui sub sacrificio eucharistico, Num. 6:5, 18, 19; repraesentabant illi Dominum quoad Divinum Humanum, ac inde 3 caelestis Ecclesiae hominem, qui similitudo Domini, n. 51, et naturale illius hominis 4 per crinem; quare cum sanctificarentur, naturalem suum hominem veterem seu priorem, in quem nati 5 erant, exuerent ac novum induerent; quod significatam est per quod ‘cum impleti essent dies quibus se abstinerent Jehovae, demitterent comam capiti sui, et darent super ignem sub sacrificio’; status enim caelestis homini est 6 , quod in bono sit et ex bono sciat omnia vera, et nusquam e: veris de bono, minus ex scientificis de bono, cogitet et loquatur videatur n. 202, 7 337, 2715, 2718, 3246; praeterea 8 caelestes homine sunt tales quod antequam exuunt illum statum, in naturali tam forti quoad verum sint ut pugnare possint cum infernis, nam verum est quod pugnat, nusquam bonum; ad bonum inferna 9 ne quidem e longinquo accedere possunt; quod verum tale sit, et bonum tale, videatur n. 1950, 1951.

[4] Inde patet unde robur Simsoni ex crine, de quo ita, Apparuit angelus Jehovae matri Simsonis, dicens, Ecce concipies et paries filium, et novacula non ascendet super caput ejus, erit naziraeus Dei puer ab utero, Jud. 13:3, 5;

Dein quod indicaverit Delilae quod si raderetur, recederet ab illo robur ejus, et redderetur infirmus; et tunc cum rasus fuit, quod recesserit robur, et comprehenderint illum Philistaei: et postea cum incepit capillus capitis ejus crescere, sicut abrasus fuit, quod redierit robur, ut columnas domus emoveret, Jud. 16:1 ad fin. ;

quis non videt quod in his caeleste arcanum sit, et quod id nemo sciat nisi qui instructus est de repraesentativis, quod nempe naziraeus 10 referret caelestem hominem, et quamdiu crinis illi, referret naturale illius hominis, qui in tam potenti et forti vero est, ut dictum; et quia tunc temporis omnia repraesentativa quae a Domino mandata fuerunt, talem vim et effectum haberent, inde Simsoni robur; sed is non naziraeus sanctificatus fuit quales illi de quibus supra, nempe quod induerit statum boni loco veri: effectus roboris ejus propter crines erat inde principaliter quod repraesentaret Dominum, Qui ex naturali homine quoad verum pugnaret cum infernis et ea subjugaret, et hoc antequam indueret Divinum Bonum et Verum etiam quoad naturalem hominem.

[5] Inde quoque 11 patet cur mandatum quod Sacerdos magnus, super cujus caput est effusum oleum unctiones, et impleta manus ad induendum vestes, caput suum non raderet, et vestes suas non dissueret, Lev. 21:10;

et similiter sacerdotes Levitae, ubi de novo Templo agitur, quod Caput suum non raderent, et comam suam non demitterent,

Ezech. 44:20;

ut nempe repraesentarent Divinum Naturale Domini quoad 12 verum quod ex bono, et vocatur boni verum. Quod ‘pilus’ seu crinis significet naturale quoad verum, etiam ex propheticis Verbi constat, ut apud Ezechielem,

Sicut germen agri dedi te, unde crevisti et adolevisti... in decora decorum, ubera solidata sunt, et crinis tuus crevit, 13 16:7;

ubi de Hierosolyma, quae ibi Antiqua Ecclesia, quae temporis tracti perversa facta; ‘ubera solidata’ pro bono naturali, ‘crinis qui crevit’ pro vero naturali:

[6] apud Danielem,

Videns fui usque dum throni projecti sunt, et antiquus dierum sedit, vestis ejus sicut nix alba, et crinis capitis ejus sicut lana munda; thronus ejus 14 sicut flamma ignis,

7:9:

et apud Johannem, In medio septem candelabrorum, similis Filio hominis indutus talari, et circumcinctus ad ubera zona aurea, caput autem et capilli albi, sicut lana alba, sicut nix, sed oculi ejus sicut flamma ignis, Apoc. 1:13, 14;

‘capilli albi sicut lana munda’ pro Divino Naturali quoad verum ipsum verum in Verbo, ac in ritualibus Ecclesiae Judaicae, repraesentatum fuit per ‘album’, quod quia a bono, dicitur 15 lana munda' quod 16 veri repraesentatio sit per ‘album’, et 17 boni per ‘rubrum’, erat quia verum est lucis, et bonum est ignis ex quo lux.

[7] Crinis, sicut reliqua in Verbo, etiam oppositum sensum habet, et significat naturale quoad verum perversum; ut apud Esaiam,

In die illo detondebit Dominus per novaculam mercenariam in transitibus fluvii per regem Asshuris, caput, et pilos pedis et etiam barbam consumet, 7:20 18 :

apud Ezechielem,

Fili hominis, sume tibi gladium acutum, novaculam tonsoriam accipias tibi, quam traduces super caput tuum, et super barbam tuam; dein accipias tibi lances ponderis, et dividas illa; tertiam igne comburas in medio urbis; ... tertiam percutias gladio circum eam; et tertiam dispergas in ventum; ... accipies de illo parum numero, et liges eam in alis tuis; tandem de illis iterum accipias et projicias ea in medium ignis, et comburas ea igne, ex quo exibit ignis ad totam domum Israelis, 5:1-4;

ita repraesentative describitur quod nullum amplius esset verum naturale interius et exterius, quod est ‘crinis et barba’; quod concupiscentiae illud destruxerint, significatur per quod ‘combureretur igne’; quod ratiocinia, per quod ‘gladio percuteretur circumcirca’; quod falsa principia, per quod ‘dispergeretur in ventum’; haec simile involvunt ac illa quae Dominus docet apud Matthaeum, Quod semen, quod est verum, aliud ceciderit inter spinas, aliud in petram, et aliud super viam, 13:1-9.

[8] Quod ‘crines’ significent vera immunda et falsa quae naturalis hominis, etiam repraesentatum est per quod,

Femina quae maritanda ex captivis hostium, ducenda esset in domum, abradendi capilli capitis ejus, praecidendi ungues, removendae vestes captivitatis ejus, Deut. 21:12, 13:

tum quod, cum consecrarentur Levitae, Spargeretur super eos aqua expiationis, transire facerent novaculam super omnem carnem eorum, et lavarentur vestes, et sic puri essent, Num. 8:7: et quoque, Quod Nebuchadnezzar ab homine expulsis sit, ut herbam sicut boves comederet, et a rore caelorum corpus ejus tingeretur usque dum crinis ejus sicut aquilarum cresceret, et ungues ejus sicut avium, Dan. 55:30.

Quod in lepra observarentur colores pili et barbae, ut albus, rubescens, flavus, niger; etiam in vestibus; et quod ‘mundatus a lepra abraderet omnem pilum capitis, barbae, palpebrarum’, Lev. 13:1 ad fin. ; 14:8, 9;

significabat falsa immunda ex prophano, quod 19 est lepra in sensu interno.

[9] ‘Calvities’ autem significabat naturale in quo nihil veri, ut apud Esaiam,

Ascendit Bajith, et Dibon, excelsa ad fletum super Nebo, et super Medeba Moabus ejulabit, in omnibus capitibus ejus calvities, omnis barba rasa, 15:2:

apud eundem,

Erit loco operis implexi calvities, ... adustio loco pulchritudinis, 3:24.

Quod pueri qui dixerunt Elisaeo, Ascende calve, ascende calve, discerpti sint ab ursis e silva, 2 Reg. 2:23, 24, repraesentabat illos qui blasphemant Verbum, sicut quod inibi non verum; ‘Elisaeus’ enim repraesentabat Dominum quoad Verbum, n. 2762; inde quoque patet quantum tunc temporis valuerunt repraesentativa.

Footnotes:

1. The Manuscript inserts boni.

2. The following two (or in some cases more) words are transposed in the Manuscript.

3. The Manuscript inserts referebant.

4. The Manuscript inserts quoad verum.

5. The Manuscript has essent

6. The Manuscript inserts talis.

7. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

8. The Manuscript has tales sunt caelestes homines

9. The following two (or in some cases more) words are transposed in the Manuscript.

10. The Manuscript deletes repraesentaverit and interpolates referret.

11. The Manuscript has constat

12. The Manuscript inserts novum.

13. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

14. The First Latin Edition inserts sicut but the Manuscript, the Hebrew, Schmidius, the Revised Version (1881-1885) all omit; the KJV (1611) has ‘like’ in italics.

15. The Manuscript inserts sicut.

16. The Manuscript has verum repraesentatum

17. The Manuscript has bonum

18. The Manuscript has a further reference in m. Apud Davidem: Deus contundet caput hostium ejus, verticem capilli, Ps. 68:22 [KJV (1611) 21].

19. The Manuscript places this after interno.

  
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This is the Third Latin Edition, published by the Swedenborg Society, in London, between 1949 and 1973.

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Arcana Coelestia #2009

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2009. Non sarai più chiamato Abramo, il tuo nome sarà Abraham. Che questo significhi che il Signore avrebbe dismesso il suo uomo esterno e che avrebbe assunto la veste Divina è evidente dal significato di nome; e anche dal significato di Abramo e, successivamente, di Abraham. L'espressione questo sarà il tuo nome, quando usata nella Parola, significa la qualità, cioè che la persona è di una tale qualità, come è evidente da ciò che è stato esposto nel primo volume 1 (n. 144, 145, 1754). E dato che il nome significa la qualità, il nome comprende nel suo insieme ogni cosa che è nell'uomo. Perché nel cielo non si ha riguardo al nome di chicchessia; ma quando qualcuno viene nominato, o quando si pronuncia la parola nome, emerge l'idea della qualità della persona, cioè di tutte le cose che le appartengono, che sono in relazione con lui e che sono in lui; quindi nella Parola nome significa qualità. Affinché questa nozione risulti chiara possiamo addurre dalla Parola di un numero di ulteriori passi a conferma. Come nella benedizione di Mosè:

Jehovah ti benedica e ti protegga; Jehovah faccia risplendere i suoi volti su di te e abbia compassione di te. Jehovah levi i suoi volti in alto e ti doni pace. Così porranno il mio nome sui figli di Israele (Numeri 6:24-27)

Da ciò è evidente cosa s’intenda per nome e per porre il nome di Jehovah sui figli di Israele, cioè che Jehovah li benedice, li protegge, li illumina, è misericordioso, dona; e quindi che queste sono le qualità di Jehovah ovvero del Signore.

[2] Nel Decalogo:

Non pronunciare il nome del tuo Dio invano; poiché Jehovah non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano (Esodo 20:7; Deuteronomio 5:11)

dove pronunciare il nome di Dio invano non significa il nome, ma tutte le cose in generale e in particolare che sono da lui, e quindi tutte le cose in generale e in particolare che appartengono al suo culto, nessuna delle quali deve essere disprezzata, ancora meno bestemmiata e contaminata da ciò che è sporco.

Nella preghiera del Signore:

Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; si fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra (Luca 11:2)

dove anche per nome non si intende il nome, ma tutte le cose dell’amore e della fede; poiché queste appartengono a Dio ovvero al Signore e sono da lui; e dato che queste sono sante, il regno del Signore viene e la sua volontà è compiuta sulla terra come nei cieli, quando queste sono così considerate.

[3] Che nome significhi tali cose è evidente da tutti i passi nella Parola dell'Antico e del Nuovo Testamento in cui ricorre la parola nome.

Come in Isaia:

In quel giorno direte: Lodate Jehovah, invocate il suo nome, proclamate le sue opere tra i popoli, fate conoscere la grandezza del suo nome (Isaia 12:4)

dove invocare il nome di Jehovah e far conoscere la grandezza del suo nome, non significa affatto porre il culto nel nome, o credere che Jehovah non sia invocato pronunciando il suo nome, ma conoscendo la sua qualità, e quindi attraverso tutte le cose in generale e particolare che sono da lui.

Nello stesso profeta:

Perciò onorate Jehovah nell'Urim; il nome di Jehovah il Dio di Israele nelle isole del mare (Isaia 24:15)

dove onorare Jehovah nell'Urim è onorarlo dalle cose sante dell’amore; e onorare il nome di Jehovah il Dio d'Israele nelle isole del mare, è onorarlo dalle cose sante della fede.

[4] Nello stesso profeta:

O Jehovah nostro Dio, ricorderemo solo il tuo nome (Isaia 26:13)

Susciterò uno da settentrione, ed egli verrà; dal sorgere del sole e invocherà il mio nome (Isaia 41:25)

dove ricordare il nome di Jehovah, e invocare il suo nome, significa adorare dai beni dell'amore e dalle verità della fede. Coloro che vengono da settentrione sono quelli al di fuori della chiesa, che ignorano il nome di Jehovah, e nondimeno invocano il suo nome quando vivono nella carità reciproca e adorano il creatore dell'universo in quanto Divinità; perché invocare Jehovah consiste nell'adorazione e nella qualità di essa, e non nel nome. Che il Signore sia presente presso le nazioni può anche essere visto sopra, n. 932, 1032, 1059.

[5] Nello stesso profeta:

Le nazioni vedranno la tua giustizia, e tutti i re, la tua gloria. Sarai chiamato con un nuovo nome che la bocca di Jehovah pronuncerà (Isaia 62:2)

dove tu sarai chiamato con un nuovo nome significa diventare un'altra persona, cioè essere creato di nuovo o rigenerato, e quindi essere di tale qualità.

In Michea:

Tutti i popoli cammineranno ciascuno nel nome del suo dio. Noi cammineremo nel nome di Jehovah nostro Dio per sempre e per l'eternità (Michea 4:5)

per camminare nel nome del suo dio, s’intende il culto profano. Camminare nel nome di Jehovah, è il culto autentico.

In Malachia:

Al sorgere del sole e fino al tramonto, il mio nome è grande tra le nazioni; e in ogni luogo è offerto l'incenso nel mio nome e un'offerta pura; perché il mio nome è grande tra le nazioni (Malachia 1:11)

dove per nome non s’intende il nome, ma il culto; che è la qualità di Jehovah, ovvero del Signore, secondo cui egli desidera essere adorato.

[6] In Mosè:

Nel luogo che Jehovah tuo Dio, ha scelto tra tutte le tribù per porre il suo nome, e affinché il suo nome dimori, lì porterai tutto ciò che ti comando (Deuteronomio 12:5, 11, 14; 16:2, 6, 11)

dove porre il suo nome e far dimorare il suo nome, non significa il nome, ma il culto, e quindi la qualità di Jehovah, ovvero del Signore, in ragione della quale egli deve essere adorato. La sua qualità è il bene dell'amore e la verità della fede e il nome di Jehovah dimora presso coloro che sono in questi.

In Geremia:

Andate, dunque, nella mia dimora di Shiloh, dove ho posto da principio il mio nome (Geremia 7:12)

dove allo stesso modo nome indica il culto, e quindi la dottrina della vera fede. Chiunque può vedere che Jehovah non dimora in colui che semplicemente conosce e pronuncia il suo nome, poiché il solo nome, senza alcuna idea, conoscenza o fede riguardo alla sua qualità, è una semplice parola. Quindi è evidente che il nome è la qualità e la conoscenza della qualità.

[7] In Mosè:

A quel tempo, Jehovah scelse la tribù di Levi, affinché fosse al suo servizio e benedicesse nel suo nome (Deuteronomio 10:8)

dove benedire nel nome di Jehovah non è far questo attraverso il nome, ma per mezzo delle cose che appartengono al nome di Jehovah, di cui sopra.

In Geremia:

Questo è il suo nome per cui essi lo chiameranno, Jehovah nostra giustizia (Geremia 23:6)

dove il nome indica la giustizia, che è la qualità del Signore, cui fanno riferimento queste parole.

In Isaia:

Jehovah mi ha chiamato dal seno materno, dalle viscere di mia madre ha pronunciato il mio nome (Isaia 49:1)

dove anche, si fa riferimento al Signore; nominare il suo nome significa istruire rispetto alla sua qualità

[8] Che nome significhi la qualità è ancora più chiaramente evidente in Giovanni, in Apocalisse:

Ci sono alcuni nomi in Sardi che non hanno macchiato le loro vesti, e cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà coperto di vesti bianche e non cancellerò il suo nome dal libro della vita; e riconoscerò il suo nome davanti al Padre mio e davanti agli angeli. Scriverò sul vincitore il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la Nuova Gerusalemme, che scende dal cielo, dal mio Dio insieme al mio nuovo nome (Rivelazione 3:4-5,

12.)

dove che il nome non sia il nome, ma la qualità, è evidente; il nome nel libro della vita non significa altro; e la qualità s’intende anche per riconoscere il suo nome davanti al Padre e per scrivere su di lui il nome di Dio, della città e il nuovo nome; e lo stesso vale per i nomi di cui si dice che sono stati scritti da qualche parte nel libro della vita e nel cielo (Rivelazione 13:8, 17:8, Luca 10:20).

[9] Nel cielo chiunque è noto all’altro unicamente dalla qualità; e nel senso letterale, ciò è espresso dal nome, come tutti possono vedere dalla considerazione che sulla terra il nome si presenta nell'idea dell'ascoltatore in accordo con la sua qualità, ed è con questa idea che è noto e distinto dagli altri. Nell'altra vita le idee rimangono, ma i nomi periscono; e maggiormente è così tra gli angeli. Quindi nel senso interno il nome è la qualità ovvero da esso è nota la qualità. Nello stesso libro:

Sulla testa di colui che siede sul cavallo bianco vi sono molti diademi; e porta un nome scritto che nessuno conosce tranne egli stesso. È vestito con un indumento intinto nel sangue; e il suo nome è chiamato il Verbo di Dio (Rivelazione 19:12-13)

dove che il nome sia il Verbo di Dio, e quindi che sia la qualità di colui che si è seduto sul cavallo bianco, è detto a chiare lettere.

[10] Che conoscere il nome di Jehovah sia la sua qualità, vale a dire tutto il bene dell'amore e tutta la verità della fede, è evidente da queste parole del Signore:

O Padre giusto, io ti ho conosciuto, e questi anche hanno conosciuto che tu mi hai mandato; poiché ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere; affinché l'amore con cui mi hai amato possa essere in in loro, e io in loro (Giovanni 17:25-26)

[11] E che il nome di Dio ovvero del Signore sia tutta la dottrina della fede concernente l'amore e la carità, che s’intende con credere nel suo nome, è evidente da queste parole nello stesso vangelo:

A quanti lo hanno ricevuto, ha dato il potere di essere figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome (Giovanni 1:12)

Se chiederete qualsiasi cosa nel mio nome, io la farò. Se mi amate, osservate i miei comandamenti (Giovanni 14:13-15)

Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome, egli ve lo concederà. Queste cose vi comando, che vi amiate l’un l’altro (Matteo 18:20)

In Matteo:

Dove due o più sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Matteo 18:20)

Per quelli che sono radunati nel nome del Signore s’intende coloro che sono nella dottrina della fede riguardo all'amore e alla carità, e quindi chi è nell’amore e nella carità. Nello stesso vangelo:

Sarete odiati da tutte le nazioni a causa del mio nome (Matteo 10:22; 24:9-10, Marco 13:10)

dove per a causa del mio nome significa chiaramente a causa della sua dottrina.

[12] Che il nome in sé sia irrilevante, e che tutto sia messo in atto da ciò che il nome implica, vale a dire, tutta la carità e la fede, è chiaramente evidente da queste parole in Matteo:

Non abbiamo profetizzato nel tuo nome, e scacciato demoni nel tuo nome, e compiuto prodigi nel tuo nome? Ma allora io dirò, non vi ho mai conosciuto; allontanatevi da me, voi operatori d'iniquità (Matteo 7:22-23)

da cui è evidente che coloro che pongono il culto in un nome, come gli ebrei nel nome di Jehovah, e come fanno i cristiani nel nome del Signore, non sono per questo più degni, perché il nome non giova a nulla; ma giova che siano di un carattere tale come il Signore ha comandato; perché questo è credere nel suo nome; e inoltre, che si dica che non vi è salvezza in nessun altro nome salvo che in quello del Signore, significa che non c'è nessuna altra dottrina, cioè nulla se non l'amore reciproco, che è la vera dottrina della fede, e quindi in nessuno diverso dal Signore, perché tutto l'amore e la fede che ne deriva sono da lui solo.

  
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