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Fede#1

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1. I. ­ Tutte le altre opere non sono opere di carità in senso stretto, ma sono riflessi, oppure semplici buone azioni esteriori ovvero debiti di riconoscenza. Insegnamenti per la nuova Gerusalemme sulla Fede I la fede è un riconoscimento interiore della verità

Oggigiorno, le persone ritengono che fede non significhi altro che ritenere vero qualcosa perché lo insegna la chiesa e perché non risulta familiare all'intelletto. Infatti si dice comunemente: “Credi, e non dubitare”. Se qualcuno replica “Non capisco”, gli viene risposto: “Ecco perché devi credere.” Il risultato è che la fede di oggi è una fede nell'ignoto e può essere chiamata fede cieca; e siccome è trasmessa da una persona all'altra, è una fede tramandata dal passato. Diventerà chiaro nelle seguenti pagine che questa non è una fede spirituale.

  
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Fede#49

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49. VII. I filistei menzionati nella Parola rappresentavano quelli dediti ad una fede separata dalla carità

Nella Parola, tutti i nomi di nazioni e popoli, così come di persone e luoghi, rappresentano specifiche cose inerenti la chiesa. La chiesa stessa è rappresentata da Israele e Giuda, perché è lì che essa fu fondata; e vari altri soggetti religiosi sono rappresentati da nazioni e popoli circostanti; soggetti in armonia con la religione sono rappresentati dalle nazioni rette; e soggetti incompatibili con la religione, dalle nazioni malvagie. Sono due i mali in cui tutte le chiese degenerano col passare del tempo. Uno è l’adulterazione del suo bene, l’altro è la falsificazione della sua verità. L'origine del male che corrompe il bene della chiesa sta nell’amore di dominare; ciò che invece falsifica la verità della chiesa è l’orgoglio della propria intelligenza. Il male della religione che deriva dall’amore di dominare gli altri è inteso nella Parola per Babilonia, e il male della religione che deriva dall’orgoglio per la propria intelligenza è inteso nella Parola per Filistea. È noto chi siano i Babilonesi, ma non che siano i filistei. I filistei sono quelli dediti alla fede ma non alla carità.

  
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Divina Provvidenza#326

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326. Queste proposizioni devono essere esaminate e illustrate singolarmente.

Primo. La fede in Dio permette la congiunzione di Dio con l'uomo, e dell'uomo con Dio, mentre la negazione di Dio separa. Alcuni possono pensare che coloro che non credono in Dio si possono salvare come quelli che hanno fede in Lui, purché vivano una vita morale. Essi dicono: «Che significa credere in Dio? Non è soltanto un pensiero? Potrei facilmente credere in Dio se solo sapessi con certezza che egli esiste. Ho udito parlare di lui, ma non l'ho mai visto: fai in modo che lo veda, e crederò». Così dicono molti negatori di Dio, quando è loro consentito di ragionare liberamente con un credente. Ma spiegherò, grazie a certe cose da me conosciute nel mondo spirituale, che la fede in Dio unisce, mentre la negazione di Dio separa. In quel mondo, quando qualcuno pensa ad un altro e vuole parlare con lui, l'altro è subito presente; questa è una legge costante e infallibile. Il motivo è che nel mondo spirituale non vi è una distanza come nel mondo naturale, ma solamente un’apparenza di distanza.

[2] Inoltre, così come il pensiero ed una certa conoscenza di un'altra persona la rendono presente, così l'amore ed l’affezione per un altro crea un’unione, in virtù della quale avviene che i due si accompagnino e conversino amichevolmente, dimorino in una stessa casa o in una stessa comunità, si incontrino spesso e lavorino insieme. Accade anche il contrario: ad esempio, quando un uomo non ama un altro, ed ancor più quando lo odia, egli non lo vede e non si avvicina a lui; e tanto i due restano distanti quanto l’uno non ama o odia l’altro. Anche se è presente, appena si ricorda del suo odio egli diviene invisibile.

[3] Da questi pochi esempi si può comprendere da dove provengono la presenza e la congiunzione nel mondo spirituale. La presenza proviene dal ricordo di un altro accompagnato dal desiderio di vederlo, e la congiunzione proviene dall’affezione caratteristica all'amore. Ciò vale per tutti gli elementi che si trovano nella mente umana: in essa ve ne sono innumerevoli, tutti legati e congiunti secondo le affezioni, o in quanto un elemento ama l'altro.

[4] Questa congiunzione è la congiunzione spirituale, simile a se stessa negli elementi generali e in quelli particolari. Questa congiunzione spirituale trae la sua origine dalla congiunzione del Signore col mondo spirituale e col mondo naturale, in ciò che essi hanno di generale e di particolare. È dunque evidente che, nella misura in cui un uomo conosce il Signore e pensa a lui in virtù della conoscenza, altrettanto il Signore gli è presente; e nella misura in cui lo riconosce in virtù dell'affezione dell'amore, altrettanto il Signore gli è congiunto. Viceversa, nella misura in cui un uomo non conosce il Signore, altrettanto il Signore gli è lontano, e nella misura in cui lo nega, altrettanto ne è disgiunto.

[5] La congiunzione fa sì che il Signore attragga a sé il volto dell'uomo, e allora egli lo guida; mentre la disgiunzione fa sì che l'inferno attragga a sé il volto dell'uomo e sia lui a guidarlo. Perciò tutti gli angeli del cielo rivolgono i loro volti verso il Signore come verso il sole, e tutti gli spiriti dell'inferno volgono i loro sguardi lontano dal Signore. Da queste spiegazioni si comprendono chiaramente gli effetti della fede in Dio, e quelli della negazione di Dio. Coloro che negano Dio nel mondo lo negano anche dopo la morte, e sono disposti interiormente secondo la descrizione che si legge più sopra (n. 319). La disposizione adottata in questo mondo rimane eternamente.

[6] Secondo. Ognuno riconosce Dio e si congiunge a Dio secondo il bene della sua vita. Tutti coloro che sanno qualcosa della religione possono conoscere Dio; essi possono anche parlare di Dio in virtù di questa conoscenza o della memoria, ed alcuni possono anche pensare a Dio in modo intelligente. Ma se l'uomo non vive rettamente, ciò implica solo una presenza: se conduce una vita malvagia, egli può sempre volgere il suo sguardo lontano da Dio, e rivolgerlo verso l'inferno. Ma riconoscere Dio col cuore è possibile solo per coloro che vivono rettamente. Il Signore, secondo il bene della loro vita, li distoglie dall'inferno e li attrae a sé; il motivo è perché questi sono i soli ad amare Dio, poiché essi amano i valori Divini che procedono da lui, osservandoli. I valori Divini che procedono da Dio sono i comandamenti della sua legge; questi valori sono Dio, perché egli è la natura Divina che procede da se stessa. Anche questo è amare Dio. Perciò il Signore dice: « Chi osserva i miei comandamenti, mi ama; ma chi non osserva i miei comandamenti, non mi ama (Giovanni 14:21­24).

[7] È per questo motivo che vi sono due tavole del Decalogo, una per Dio e l'altra per l'uomo. Dio opera continuamente affinché l'uomo riceva le cose che sono nella sua tavola, ma se l'uomo non osserva le cose che sono nella sua, egli non riceve col cuore quelle che sono nella tavola di Dio; e se non le riceve non si congiunge. Perciò queste due tavole sono congiunte affinché siano una sola cosa, e sono chiamate tavole dell'alleanza: alleanza significa congiunzione. Il motivo per cui ognuno riconosce Dio, e si congiunge a Dio secondo il bene della sua vita, è che il bene della vita è simile al bene che è nel Signore, e che quindi proviene dal Signore. Quando l'uomo vive rettamente, la congiunzione si effettua. Quando l’uomo vive una vita malvagia, avviene il contrario: questo male rigetta il Signore.

[8] Terzo. Il bene della vita, ovvero vivere rettamente, significa fuggire i mali perché sono contro la religione, e di conseguenza contro Dio. Che questo sia il bene della vita, ovvero vivere rettamente, è stato ampiamente mostrato in Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme, dal principio alla fine. Si aggiungerà solamente questo: fare del bene in gran quantità, ad esempio edificare chiese, adornarle e le riempirle di offerte, provvedere alle spese di ospedali e ospizi, fare elemosine ogni giorno, soccorrere vedove ed orfani, assistere regolarmente alle cerimonie del culto, addirittura pensare, parlare e predicare, come dal profondo del cuore in favore di queste cose, e tuttavia non fuggire i mali come peccati contro Dio; questi beni non sono beni, sono cose ipocrite o compiute per guadagnarsi meriti. Infatti in esse è insito il male, poiché la vita di ognuno è assolutamente in tutte le cose che egli compie; ma i beni non divengono beni se non grazie alla rimozione del male da essi. È dunque evidente che fuggire i mali perché sono contro la religione, e di conseguenza contro Dio, significa vivere rettamente.

[9] Quarto. Questi sono gli elementi comuni di tutte le religioni, grazie ai quali ognuno può essere salvato. Riconoscere un Dio, e non fare il male perché è contro Dio, sono le due cose che fanno sì che una religione sia tale; se ne manca una non si può dire che sia una vera religione, poiché riconoscere un Dio e fare il male è contraddittorio, così come fare il bene e non riconoscere un Dio. Le due cose non possono che andare insieme. Il Signore ha provveduto affinché quasi ovunque vi sia una religione, e in ogni religione vi siano questi due elementi; il Signore ha anche fatto sì che chiunque riconosca un Dio e non compia il male perché è contro Dio, possa avere un posto nel cielo.

Il cielo, considerato nella sua interezza, somiglia ad un uomo, la cui vita o anima è il Signore. In quell'uomo celeste vi sono tutti gli elementi che si trovano nell'uomo naturale, con la differenza che esiste fra le cose celesti e quelle naturali.

[10] È noto che nell'uomo non vi sono solamente parti formate come organi, consistenti in vasi sanguigni ed in fibre nervose definite visceri. Vi sono anche la pelle, le membrane, Titolo originale dell’opera Doctrina vitae pro Nova Hierosolyma ex praecepti Decalogi, ora accorpato nel volume Vita e fede.

tendini, le cartilagini, le ossa, le unghie e i denti: queste parti sono vive in grado minore rispetto alle forme organiche, a cui servono da legamenti, involucri e supporti. Affinché vi siano tutti questi elementi nell’uomo celeste, che è il cielo, esso non può essere composto da uomini di una sola religione, ma è necessario che sia composto da uomini di molte religioni; quindi tutti coloro che applicano alla loro vita quei due principi universali della chiesa, hanno un posto in quell'uomo celeste, vale a dire nel cielo, e godono della felicita consona alla loro natura. Riguardo a questo soggetto si vedano maggiori dettagli più sopra (n. 254).

[11] Quei due principi sono fondamentali in ogni religione, perché sono le due cose che insegna il Decalogo; e il Decalogo fu il principio della Parola, promulgato a viva voce da Jehovah dal monte Sinai, e scritto dal dito di Dio sopra due tavole di pietra. Poi fu posto nell'arca, chiamata essa stessa Jehovah, che costituiva il Santo dei santi nel tabernacolo, ed il santuario nel tempio di Gerusalemme. In virtù di esso tutto ciò che era nel tempio era santo. Nella Parola troviamo altre cose concernenti il Decalogo nell'arca, che sono state riferite in Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme, dal n. 53-61. Aggiungerò questo: si sa dalla Parola che l'arca, in cui erano le due tavole sulle quali era stato scritto il Decalogo, fu presa dai Filistei e posta nel tempio di Dagon, in Ashdod; che Dagon cadde in terra davanti ad essa, e la sua testa e le mani mozzate dal corpo furono trovate sulla soglia del tempio; che a causa dell’arca migliaia di uomini fra i popoli di Ashdod ed Ekron furono colpiti da emorroidi, e la loro terra fu devastata dai topi. Sappiamo anche che i Filistei, su consiglio dei loro capi, fabbricarono cinque emorroidi e cinque topi d'oro, insieme ad un carro nuovo; sul carro posero l'arca, ed accanto ad essa le emorroidi e i topi d'oro, e rimandarono l'arca, trainata da due vacche davanti al carro, che muggivano lungo la strada, ai figli d'Israele. Questi sacrificarono le vacche e il carro (I Samuele 5 e 6).

[12] Ora è necessario dire ciò che significano tutte queste cose. I Filistei significano coloro che sono nella fede separata dalla carità; Dagon rappresenta questa religiosità, le emorroidi da cui furono colpiti significano l’amore naturale che, separati dall'amore spirituale, è impuro; e i topi significano la devastazione della chiesa tramite le falsificazioni della verità; il carro nuovo sul quale rimandarono l'arca significa una nuova dottrina, ma ad un livello naturale, poiché il carro nella Parola significa una dottrina derivante dalle verità spirituali. Le vacche significano le buone affezioni naturali; le emorroidi d'oro significa l’amore naturale purificato e divenuto buono; i topi d'oro significano la devastazione della chiesa evitata dal bene (l'oro nella Parola significa il bene). Il muggire delle vacche lungo la strada significa la difficile trasformazione delle concupiscenze del male dell'uomo naturale in affezioni buone; il sacrificio delle vacche col carro significa che così il Signore era placato.

[13] Questo è il significato spirituale di quei racconti storici. Che i Filistei rappresentino coloro che sono nella fede separata dalla carità, si vede in Insegnamenti per la nuova

Gerusalemme sulla fede4, dal n. 49-54. E che l'arca, in virtù del Decalogo che vi era contenuto, sia stata la cosa più santa della chiesa, si vede in Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme, dal n. 53-61.

  
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