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Fede #1

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1. I. ­ Tutte le altre opere non sono opere di carità in senso stretto, ma sono riflessi, oppure semplici buone azioni esteriori ovvero debiti di riconoscenza. Insegnamenti per la nuova Gerusalemme sulla Fede I la fede è un riconoscimento interiore della verità

Oggigiorno, le persone ritengono che fede non significhi altro che ritenere vero qualcosa perché lo insegna la chiesa e perché non risulta familiare all'intelletto. Infatti si dice comunemente: “Credi, e non dubitare”. Se qualcuno replica “Non capisco”, gli viene risposto: “Ecco perché devi credere.” Il risultato è che la fede di oggi è una fede nell'ignoto e può essere chiamata fede cieca; e siccome è trasmessa da una persona all'altra, è una fede tramandata dal passato. Diventerà chiaro nelle seguenti pagine che questa non è una fede spirituale.

  
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Fede #60

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60. Nel successivo capitolo 13 dell'Apocalisse, si tratta delle due bestie del dragone, quella vista salire dal mare e quella vista salire dalla terra. I versetti 13:1­10 riguardano la prima, e i versetti 13:11­18 riguardano la seconda. Che si faccia riferimento alle bestie del dragone si evince dai versetti 13:2, 4 e 13:11. La prima bestia rappresenta la fede separata dalla carità in relazione alle conferme tratte dall’uomo naturale; e la seconda significa la fede separata dalla carità in relazione alle conferme tratte dalla Parola, le quali sono infatti falsificazioni della verità. Sarà tralasciata la spiegazione di questi passi che risulterebbe eccessivamente articolata e laboriosa. Sarà esaminato solo l’ultimo versetto:

Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia; perché è un numero d'uomo. E il suo numero è seicento sessanta sei (Rivelazione 13:18)

Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia significa che chi è illuminato, potrà esaminare la natura delle conferme di tale fede, tratte dalla Parola. È un numero d'uomo significa che tali conferme sono della stessa natura dell'intelligenza propria dell’uomo. E il suo numero è seicentosessantasei significa la falsificazione di ogni verità nella Parola.

  
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Ultimo Giudizio (postumo) #343

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343. Ho sentito degli spiriti dire di non sapere altrimenti se non che fare del bene è respingere il male. Ma essi ottengono in risposta che, in questo caso, non si può respingere il male se non evitando di compierlo; ma che tuttavia essi non detestano il male, rigettandolo in quanto peccato, se non nella misura in cui hanno lottato contro di esso. Lottando contro di esso il male viene rimosso, ed allora gli sopravviene il bene, cioè: combattendo, il diavolo viene rimosso, e vi subentra il Signore. Fare del bene e non lottare contro il male, è fare il bene solo esteriormente e non interiormente; mentre lottare contro il male e di conseguenza fare del bene, è fare del bene interiormente. L'uomo non viene reso spirituale se non attraverso il combattimento. Alcuni di coloro che sono stati sinceri, retti, casti, ma non hanno lottato contro ciò che è insincero, ingiusto e licenzioso, dopo la morte vengono introdotti nel combattimento, ed allora appare chiaramente quanto abbiano fatto di buono da se stessi, o per proprio vantaggio, e quanto dal Signore; e attraverso il combattimento vengono riformati.

  
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