from the Writings of Emanuel Swedenborg

 

Cielo e inferno #2

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2. PARTE 1 - CIELO

1.) Il Signore è il Dio del cielo

Innanzi tutto deve essere noto chi è il Dio del cielo, perché da questo discendono tutte le cose. Nel cielo intero, nessun altro se non il Signore è riconosciuto quale Dio del cielo. Lì si dice, così come Egli stesso ha insegnato,

Che Egli è uno col Padre, e chi vede Lui, vede il Padre; che il Padre è in Lui e Lui nel Padre; che tutto ciò che è santo proviene da Lui (Giovanni 10:30, 38; 14:9-11; 16:13-15)

Spesso ho parlato con gli angeli di questo argomento, ed essi hanno immancabilmente sostenuto che sono incapaci di dividere il Divino in tre, perché sanno e percepiscono che il Divino è Uno e questo Uno e nel Signore. Hanno anche detto che quelli della chiesa che nel mondo hanno sostenuto l’idea di tre entità Divine, non possono entrare nel cielo, fintanto che il loro ragionamento vaga da un Dio ad un altro; e lì non è permesso pensare tre e dire uno, 1 perché ognuno nel cielo parla secondo il proprio pensiero, infatti il discorso è il prodotto immediato del pensiero, ovvero è il pensiero che parla. Quindi quelli che in questo mondo separano il Divino in tre, e associano un’idea distinta ad ognuno di essi, e non individuano nell’idea di uno il Signore, non possono essere ricevuti nel cielo, perché nel cielo vi è una condivisione di tutti i pensieri, e perciò se qualcuno giunge lì con un’idea di tre, ma afferma uno, è subito individuato e respinto. Ma deve essere noto che tutti quelli che non hanno separato ciò che è vero da ciò che è buono, ovvero la fede dall’amore, accolgono nell’altra vita, ove sono opportunamente istruiti, l’idea del Signore che è il Dio dell’universo. Avviene altrimenti per quelli che hanno separato la fede dall’amore, cioè coloro che non hanno vissuto in conformità dei precetti della fede autentica.

V:

1. I cristiani sono stati esaminati nell'altra vita in merito alla loro idea di unico Dio ed è stato accertato che il loro pensiero è incentrato sul concetto di tre Dei (Arcana Coelestia 2329, 5256, 10736, 10738, 10821). La Divina Trinità nel Signore è riconosciuta nel cielo (nn. 14, 15, 1729, 2005, 5256, 9303).

  
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Many thanks to Fondazione Swedenborg for making this translating publicly available.

from the Writings of Emanuel Swedenborg

 

Arcana Coelestia #1618

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1618. ‘Et aedificabat ibi altare Jehovae’: quod significet cultum ex illo statu, constat a significatione ‘altaris’ quod sit repraesentativum omnis cultus in genere, de qua prius n. 921. Per cultum in sensu interno intelligitur omnis conjunctio per amorem et charitatem; homo in cultu est continue cum est in amore et charitate; cultus externus est solum effectus; angeli in tali cultu sunt, quare apud illos est perpetuum sabbatum, inde quoque sabbatum in sensu interno significat regnum Domini: sed homo cum in mundo est, non debet aliter quam esse quoque in cultu externo, ab externo enim cultu excitantur interna, et per externum cultum tenentur externa in sanctitate ut influere possint interna; praeter quod imbuatur homo sic cognitionibus, et praeparetur ad recipienda caelestia, ut et donetur statibus sanctitatis, quod ipse nescit, qui status sanctitatis a Domino ei conservantur in usum vitae aeternae; omnes enim ejus vitae status redeunt in altera vita.

  
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This is the Third Latin Edition, published by the Swedenborg Society, in London, between 1949 and 1973.

from the Writings of Emanuel Swedenborg

 

Arcana Coelestia #2334

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2334. ‘Et dixerunt, Non’: quod significet dubitationem quae solet esse tentationis, constare potest a negatione, et quod usque iverint in domum ejus; in omni tentatione est dubitativum, de ‘praesentia et misericordia’ Domini, deque salvatione, et similibus; sunt enim in anxietate interiore, usque ad desperationem, in qua ut plurimum tenentur, ob causam ut confirmentur tandem in eo quod omnia sint misericordiae Domini, quod per Ipsum solum salventur, et quod apud se nihil nisi malum sit, de quibus per pugnas in quibus vincunt, confirmantur: manent post tentationem inde plures status veri et boni, ad quos flecti dein possunt a Domino cogitationes, quae alioquin ruerent in vesana, et contra verum et bonum traherent mentem: quia hic per ‘Lotum’ agitur de primo statu Ecclesiae quae in bono charitatis est at in cultu externo, et antequam homo in hunc statum venit, reformandus est, quod fit etiam per quandam speciem tentationis, sed qui in cultu externo, ii modo levem tentationem subeunt, ideo haec dicta sunt, quae involvunt tentationis quoddam, nempe quod angeli primum dicerent 1 quod ‘pernoctarent in platea’, et quod Lot urgeret illos, et sic quod ‘declinaverint ad illum, et venerint in domum ejus’.

V:

1. The Manuscript inserts Non, et.

  
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This is the Third Latin Edition, published by the Swedenborg Society, in London, between 1949 and 1973.