1947. Perché Jehovah ha ascoltato la tua afflizione. Che ciò significhi mentre egli stava sottomettendo se stesso, è evidente da ciò che è stato detto sopra (n. 1937), in quanto umiliarsi e affliggersi, implica la sottomissione al controllo sovrano dell'uomo interno; di tale sottomissione qui si tratta, ed è stato mostrato che questo è costringere se stessi; e anche che nel costringere se stessi c'è la libertà cioè, ciò che è spontaneo e volontario, da cui si distingue la condizione di chi è costretto da altri. È stato anche mostrato che senza questa libertà, cioè senza spontaneità né volontà, non vi può essere riforma né ricezione del sé celeste; ed inoltre che vi è più libertà nelle tentazioni che al di fuori di esse, anche se sembra il contrario, perché la libertà è allora più forte in proporzione agli assalti dei mali e delle falsità, ed è rafforzata dal Signore affinché un proprio celeste possa essere conferito all'uomo; e per questo motivo il Signore è più presente in noi mentre siamo nella tentazione. È stato mostrato inoltre che il Signore non obbliga mai nessuno; perché colui che è costretto a pensare ciò che è vero e a fare ciò che è bene non può essere riformato, ma con maggiore intensità pensa a ciò che è falso e vuole ciò che è male. Tutte le costrizioni hanno questo effetto, come si può vedere dalle esperienze e dagli esempi di vita, poiché da loro conosciamo queste due cose: che le coscienze non si sentono costrette a farlo e che ci sforziamo di ciò che è proibito. Inoltre, ogni desiderio desidera passare dalla non-libertà alla libertà, poiché ciò è alla vita dell'uomo.
[2] Quindi è evidente che tutto ciò che non è dalla libertà, cioè, che non è da ciò che è spontaneo o volontario, non è gradito al Signore; poiché quando qualcuno adora il Signore da ciò che non è libero, adora da ciò che non è suo proprio, e in tal caso è l'esteriore che agisce, cioè, che è mosso dalla costrizione, mentre l'interno è nullo, riluttante, o addirittura in contrapposizione con esso. Quando l'uomo viene rigenerato, egli dalla libertà di cui è dotato dal Signore, esercita l'auto-costrizione, e umilia e affligge anche il suo razionale, in modo che possa sottomettersi, e quindi riceve una sé celeste, che è in seguito gradualmente perfezionato dal Signore, ed è reso sempre più libero, così che diviene l'affezione del bene e della verità, e gode della felicità, ed è nella felicità e nella libertà come gli angeli. Questa libertà è ciò di cui parla il Signore in Giovanni:
La verità vi renderà liberi; se il Figlio vi renderà liberi, sarete davvero liberi (Giovanni 8:32, 36)
[3] La natura di questa libertà è completamente sconosciuta a coloro che non possiedono la coscienza, poiché essi ritengono che la libertà consista nel fare ciò che vogliono e nella facoltà di pensare e affermare ciò che è falso, di volere e fare ciò che è male, e di non resistere, né umiliare e ancor meno affliggere tali desideri; e nondimeno, è vero il contrario, come insegna anche il Signore nello stesso vangelo:
Chiunque commette il peccato è il servo del peccato (Giovanni 8:34)
Questa libertà servile essi la ricevono dagli spiriti infernali che sono presso di loro e che la infondono; e quando sono nella vita di questi spiriti, sono anche nei loro amori e nelle loro cupidità, ed un’euforia impura e sudicia alita su di loro; e quando sono portati via dal torrente, credono di essere nella libertà, ma è la libertà infernale. La differenza tra questa libertà infernale e la libertà celeste è che una è la libertà della morte, e li trascina giù all'inferno, mentre l'altra, la libertà celeste, è della vita e li eleva al cielo.
[4] Che ogni autentica adorazione interiore provenga dalla libertà, e nessuna dalla costrizione, e che se l'adorazione non è dalla libertà non vi un è culto interiore, è evidente dalla Parola, come dai sacrifici che erano offerte o voti o offerte di pace o di ringraziamento; che sono stati chiamati doni e offerte, riguardo ai quali, si veda Numeri 15:3 e ss.; Deuteronomio 12:6; 16:10-11; 23:23-24. Così in Davide:
Ti offrirò un sacrificio spontaneo, loderò il tuo nome, o Jehovah, perché è buono (Salmi 54:8)
Così anche per le offerte che furono fatte per il tabernacolo, e per le vesti di santità, di cui si parla Mosè:
Ordina ai figli d'Israele, che raccolgano per me un’offerta. Essa sarà fatta da ogni uomo che ha un cuore generoso (Esodo 25:2)
Chi è di cuore generoso, porti un’offerta a Jehovah (Esodo 35:5)
[5] Inoltre l'umiliazione dell'uomo razionale, o la sua afflizione - dalla libertà, come è stato detto prima - era rappresentata anche dall'afflizione delle anime nei giorni solenni, come riportato in Mosè:
Sarà per voi una legge eterna: il decimo giorno del settimo mese, vi umilierete (Levitico 16:29)
Il decimo giorno del settimo mese, questo è il giorno delle espiazioni; vi sarà una riunione sacra e umilierete le vostre anime; ogni anima che non si umilierà in quello stesso giorno, sarà esclusa dalla sua gente (Levitico 23:27, 29)
È per questo motivo che il pane azzimo, in cui non c'era fermentazione, fu chiamato il pane dell’afflizione (Deuteronomio 16:2-3).
[6] In questi termini si parla di afflizione in Davide:
Jehovah, chi soggiornerà nella tua tenda? Chi dimorerà nella montagna della tua santità? Colui che cammina rettamente e opera con giustizia; colui che mantiene la promessa di umiliare se stesso (Salmi 15:1-2, 4)
Che umiliazione implichi il dominio e la sottomissione dei mali e delle falsità che sorgono dall'uomo esterno nel razionale, può essere visto da ciò che è stato detto. Quindi umiliazione non significa che si debba ridurre in povertà e in sofferenza, o che si debba rinunciare a tutti i piaceri corporei, perché in questo modo il male non è dominato, né soggiogato; e inoltre può essere suscitato un altro male, vale a dire l’idea del merito conseguente alle rinunce; e inoltre, la libertà dell'uomo – nella quale soltanto il bene e la verità della fede possono essere inseminati, come nella terra – soffre. Riguardo all’afflizione che è anche una sorta di tentazione, si veda sopra, n. 1846.