Bible

 

Genesi 13

Studie

   

1 Abramo dunque risalì dall’Egitto con sua moglie, con tutto quel che possedeva e con Lot, andando verso il mezzogiorno di Canaan.

2 Abramo era molto ricco di bestiame, d’argento e d’oro.

3 E continuò il suo viaggio dal mezzogiorno fino a Bethel, al luogo ove da principio era stata la sua tenda, fra Bethel ed Ai,

4 al luogo dov’era l’altare ch’egli avea fatto da prima; e quivi Abramo invocò il nome dell’Eterno.

5 Or Lot, che viaggiava con Abramo, aveva anch’egli pecore, buoi e tende.

6 E il paese non era sufficiente perch’essi potessero abitarvi assieme; poiché le loro facoltà erano grandi ed essi non potevano stare assieme.

7 E nacque una contesa fra i pastori del bestiame d’Abramo e i pastori del bestiame di Lot. I Cananei e i Ferezei abitavano a quel tempo nel paese.

8 E Abramo disse a Lot: "Deh, non ci sia contesa fra me e te, né fra i miei pastori e i tuoi pastori, poiché siam fratelli!

9 Tutto il paese non sta esso davanti a te? Deh, separati da me! Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; e se tu vai a destra, io andrò a sinistra".

10 E Lot alzò gli occhi e vide l’intera pianura del Giordano. Prima che l’Eterno avesse distrutto Sodoma e Gomorra, essa era tutta quanta irrigata fino a Tsoar, come il giardino dell’Eterno, come il paese d’Egitto.

11 E Lot si scelse tutta la pianura del Giordano, e partì andando verso oriente. Così si separarono l’uno dall’altro.

12 Abramo dimorò nel paese di Canaan, e Lot abitò nelle città della pianura e andò piantando le sue tende fino a Sodoma.

13 Ora la gente di Sodoma era scellerata e oltremodo peccatrice contro l’Eterno.

14 E l’Eterno disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: "Alza ora gli occhi tuoi e mira, dal luogo dove sei, a settentrione, a mezzogiorno, a oriente, a occidente.

15 Tutto il paese che vedi, lo darò a te e alla tua progenie, in perpetuo.

16 E farò si che la tua progenie sarà come la polvere della terra; in guisa che, se alcuno può contare la polvere della terra, anche la tua progenie si potrà contare.

17 Lèvati, percorri il paese quant’è lungo e quant’è largo, poiché io te lo darò".

18 Allora Abramo levò le sue tende, e venne ad abitare alle querce di Mamre, che sono a Hebron; e quivi edificò un altare all’Eterno.

   

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Arcana Coelestia # 1594

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1594. E così si separarono, l'uno dall'altro fratello. Che questo significhi che queste cose sono causa di separazione, segue da ciò che è stato detto. Cosa significhi uomo o fratello è stato esposto sopra al versetto 8, vale a dire, unione. E quindi si separarono l'uno dall'altro fratello significa disgiunzione. Ciò che separa l'uomo esterno dall'interno, non è noto all'uomo. Ci sono molteplici motivi per questo. È in parte dovuto all'ignoranza, o all'incredulità, circa l'esistenza dell'uomo interno; nonché all'ignoranza e all'incredulità circa il fatto che l'amore per sé e le sue cupidità sono le cause della separazione; e anche a causa dell'amore del mondo e delle sue preoccupazioni, ma in una misura non comparabile con l'amore di sé.

[2] Il motivo per il quale l'uomo non conosce, o se informato, non crede che vi sia un uomo interno, è che egli vive nel corpo e in un contesto di oggetti che percepisce attraverso i sensi del corpo, che non possono percepire ciò che è interiore. Le cose interiori possono vedere ciò che è esteriore, ma non le cose esteriori ciò che è interiore. Si prenda ad esempio la vista; la vista interno può vedere cosa sia la vista esterna; viceversa, la vista esterna non può vedere cosa sia la vista interna. O ancora, l'intelletto e la facoltà razionale possono percepire cosa sia la conoscenza esteriore, ma non l'inverso. Un ulteriore motivo è che l'uomo non crede che ci sia uno spirito che si separa dal corpo alla morte; e a malapena appena è disposto a credere che vi sia una vita interiore che è chiamata anima; perché quando l'uomo sensuale e corporeo pensa alla separazione dello spirito dal corpo, la considera come una cosa impossibile, perché crede che la vita sia nel corpo e si consolida in questa idea, per la ragione che anche le bestie vivono, e nondimeno, cessano di vivere dopo la morte; Oltre a molte altre cose. Tutto ciò è una conseguenza della sua vita nelle cose corporee e nelle percezioni dei sensi. Tale genere di vita, vista in se stessa, difficilmente si differenzia dalla vita delle bestie, con la sola eccezione che un uomo ha la capacità di pensare e di ragionare intorno alle cose su cui si sofferma; invece le bestie non tale facoltà, perciò non riflettono.

[3] Questa tuttavia, non è la causa principale della separazione tra uomo esterno e uomo interno, perché gran parte dell'umanità è in questo genere d'incredulità, e i più eruditi in misura maggiore della gente comune. Ma la cosa che disgiunge principalmente è l'amore di sé; e anche l'amore del mondo, anche se non nella stessa misura dell'amore di sé. Il motivo per cui l'uomo ignora questo è che egli vive senza carità, e quando egli conduce una vita senza carità non può apparire alla sua vista che una vita nell'amore di sé nelle sue cupidità è contraria all'amore celeste. Anche nell'amore di sé e nelle sue cupidità vi è qualcosa di incandescente, e conseguentemente piacevole che influenza a tal punto la vita che l'uomo non sa altro che in ciò consiste la stessa felicità eterna. Perciò molti poggiano la felicità eterna nel diventare grandi dopo la vita del corpo e nell'essere serviti dagli altri, perfino dagli angeli; mentre essi non desiderano servire alcuno, tranne che per il bene di se stessi e con l'intento nascosto di essere serviti. La loro affermazione circa il fatto che desiderano servire solo il Signore è falsa, perché coloro che sono nell'amore di sé desidera avere anche il Signore al loro servizio, e quando finché questo non è fatto, essi retrocedono. Così coltivano nel loro cuore il desiderio di diventare signori e di regnare sull'universo. È facile concepire quale tipo di governo questo sarebbe, qualora molti, anzi, tutti, fossero così. Non sarebbe infernale il governo in cui ognuno ama se stesso più di qualsiasi altro? Questo si nasconde nell'amore di sé. Da qui possiamo vedere la natura dell'amore di sé e possiamo vederlo anche dal fatto che vi si nasconde nell'odio contro tutti coloro che non si sottomettono come schiavi. E poiché c'è odio, ci sono anche vendetta, crudeltà, inganni e molte altre cose malvagie.

[4] Ma l'amore reciproco, il solo celeste, consiste non solo nell'affermare di sé, ma anche nel riconoscere e credere, di essere completamente indegni e come qualcosa di vile e sporco, che il Signore nella sua infinita misericordia continuamente sottrae dall'inferno, in cui l'uomo profonde costantemente ogni sforzo per precipitare se stesso. Riconoscere e credere questo, appartiene alla verità. Non che il Signore, o alcun angelo desiderino che l'uomo riconosca e creda ciò al fine della sua sottomissione; ma affinché non esalti se stesso, considerato che questa è la sua indole. Perché questo sarebbe come se l'escremento chiamasse esso stesso oro puro, o una mosca del deserto affermasse di essere un uccello del paradiso. Nella misura in cui un uomo riconosce e crede di essere come egli realmente è, questi recede dall'amore di sé e dalle sue cupidità. Quando l'uomo agisce così, riceve l'amore celeste dal Signore, cioè l'amore reciproco che consiste nel desiderio di servire tutti. Questo s'intende per il più piccolo, che diviene il più grande nel regno del Signore (si veda Matteo 20:26-28; Luca 9:46-48)

[5] Da quanto detto è possibile scorgere che ciò che separa maggiormente l'uomo esterno dall'uomo interno è l'amore di sé. E che ciò che li unisce in primo luogo è l'amore reciproco, che non può manifestarsi finché l'amore di sé non recede, perché questi sono totalmente in contrapposizione tra loro. L'uomo interno non è altro che amore reciproco. L'autentico spirito ovvero l'anima dell'uomo è l'uomo interno che vive dopo la morte. Questi è organico, perché aderisce al corpo mentre l'uomo vive in questo mondo. Invero, questo uomo interno, cioè l'anima o lo spirito, non è l'uomo interno; ma l'uomo interno è in esso quando l'amore è in esso. Le cose che sono nell'uomo interno appartengono al Signore; in modo che si può dire che l'uomo interno è il Signore. Ma poiché ad un angelo o ad un uomo che vivono nell'amore reciproco, il Signore dona un sé celeste, in modo che non appaia altrimenti che egli fa ciò che è bene da se stesso, l'uomo interno è riferito all'uomo, come se fosse suo proprio. Ma colui che è nell'amore reciproco riconosce e crede che tutto ciò che è buono e vero non è suo, ma del Signore; e riconosce e crede che la sua capacità di amare un altro come se stesso e – a maggior ragione se egli è come gli angeli - la sua capacità di amare un'altra persona più di se stesso – è un dono del Signore. Nella misura in cui un uomo recede dalla consapevolezza che questo dono appartiene al Signore, allo stesso modo si allontana da questo dono e dalla felicità che ne deriva.

  
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