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Arcana Coelestia # 4422

Pag-aralan ang Sipi na ito

  
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4422. GENESEOS CAPUT TRIGESIMUM QUARTUM

Ante hoc caput veniunt explicanda verba Domini apud Matthaeum xxiv aGen. 34:42ad finem, quae sunt ultima in illo capite de consummatione saeculi seu adventu Domini, quae sunt haec in littera Vigilate ergo, quia non scitis qua hora Dominus vester venit 1 . Illud vero scitote, quoniam 2 si sciret paterfamilias, qua custodia 3 fur venit 4 , vigilaret utique, et non sineret perfodi domum suam. Propterea etiam vos estote parati, quia qua hora non putatis, Filius hominis veniet. Quis ergo est fidelis servus et prudens, quem constituit 5 dominus ejus super famulitium suum, ad dandum 6 illis cibum in tempore? Beatus servus ille 7 , quem veniens dominus ejus invenerit facientem ita. Amen dico vobis 8 , quod super omnia bona sua constituet 9 eum. Si vero dixerit malus servus ille in corde suo, Moratur dominus meus venire, ceperitque 10 percutere conservos, edere vero et bibere cum ebriosis. Veniet dominus servi hujus in die quo non exspectat, et in hora qua 11 non novit. Et dividet 12 eum, et partem ejus cum hypocritis ponet: ibi est planctus et stridor dentium.

Quid haec involvunt, constare potest a serie rerum; actum enim est in toto hoc capite apud evangelistam de ultimo tempore Ecclesiae, quod in sensu interno est consummatio saeculi, et adventus Domini; quod ita sit, ab explicatione omnium illorum quae in illo capite, patere potest, quae videantur in praemissis ante capita quae proxime praecedunt, nempe ante caput xxvi, n. 3353-3356; xxvii, n.

3486-3489; xxviii, n. 3650-3655; xxix, n. 3751-3757; xxx, n.

3897-3901; xxxi, n. 4056-4060; xxxii, n. 4229-4231; xxxiii, n.

4332-4335:

[2] quid in serie continuerunt 13 , ibi etiam dictum est 14 , nempe, cum Ecclesia Christiana post adventum Domini instaurata se vastare inciperet, hoc est, recedere a bono, , quod tunc I. Non inciperent scire quid bonum et verum, sed litigarent de illis: II. Quod contemnerent illa: III. Quod dein non corde agnoscerent: IV. Postea quod profanarent: V. Et quia adhuc permansurum verum fidei et bonum charitatis apud quosdam qui electi vocantur, describitur status fidei tunc: VI. Et dein status charitatis: VII. Demum agitur de initio novae Ecclesiae: et VIII.

De statu quoad bonum et verum intra Ecclesiam sic dictam, cum illa rejicitur et nova adoptatur: ex hac serie constare potest quid illa verba quae supra exscripta sunt, et ultima illius capitis sunt, involvunt; quod nempe sint exhortationis ad illos qui in Ecclesia, ut in bono fidei sint, et 15 si non, quod perituri.

Mga talababa:

1. In the Manuscript Swedenborg copied this passage exactly from Schmidius but later altered all words in footnotes to those in text. This occurs elsewhere also, butthis is given as an example of his method. Here Schmidius had venturus sit.

2. cognoscite

3. hora

4. venturus esset

5. constituerit

6. ut det

7. hic

8. omits

9. constituturus sit

10. verberare

11. quam

12. dissecabit

13. continuerint

14. The Manuscript omits est, inserts quod.

15. The Manuscript inserts hoc est, in charitate.

  
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This is the Third Latin Edition, published by the Swedenborg Society, in London, between 1949 and 1973.

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Arcana Coelestia # 1408

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1408. Queste e le cose che seguono si sono verificati storicamente così come sono descritte; e nondimeno, gli eventi storici sono rappresentativi e ogni parola ha un suo preciso significato. Così è per tutti gli eventi storici nella Parola, non solo con quelli contenuti nei libri di Mosè, ma quelli quelli nei libri di Giosuè, Giudici, Samuele e Re. In tutti questi, nessun fatto storico è apparente, ma reale. Ma sebbene siano esposti fatti storici nel senso letterale, nondimeno, nel senso interno vi sono arcani dei cieli, che sono ivi custoditi e nascosti, e che non risultano visibili fino a quando la mente, insieme con l'occhio, si sofferma sulla narrazione storica; né sono rivelati fino a quando la mente non si ritrae dal senso letterale. La Parola del Signore è come un corpo che contiene in sé

un'anima vivente; le cose che appartengono all'anima non compaiono fintanto che la mente si sofferma nelle cose corporee a tal punto da credere difficilmente che vi sia un'anima, e ancor meno che essa vivrà dopo la morte; ma non appena la mente si ritrae dalle cose corporee, ciò che appartiene all'anima e alla vita diviene manifesto. E questa è anche la ragione, non solo del perché le cose corporee debbano cessare prima che l'uomo possa nascere di nuovo, o essere rigenerato, ma anche perché il corpo debba morire in modo che egli possa entrare nel cielo e vedere le cose celesti.

[2] Così è anche per la Parola del Signore: le sue cose corporee sono quelle che appartengono al senso letterale; e quando la mente si sofferma in esse, le cose interne non sono assolutamente visibili; ma quando le prime per così dire, cessano, allora per la prima volta appaiono alla vista le cose interne. E ancora, le cose inerenti il senso letterale sono simili a quelle che sono presso l'uomo mentre vive nel corpo, cioè le conoscenze che sono nella sua memoria, che provengono dalle percezioni dei sensi, e che sono contenitori generali che racchiudono al loro interno cose interiori. Da ciò si può comprendere che i contenitori sono una cosa, e gli elementi essenziali in essi contenuti, un'altra. I contenitori sono naturali; gli elementi essenziali in essi contenuti sono spirituali e celesti. Così anche gli eventi storici esposti nella Parola, e tutte le espressioni nella Parola, sono generali, naturali ed effettivamente, contenitori materiali, in cui sono le cose spirituali e celesti; e queste in alcun modo appaiono alla vista tranne che attraverso il senso interno.

[3] Questo sarà evidente a chiunque dal semplice fatto che molte cose nella Parola sono espresse secondo le apparenze, e segnatamente secondo la fallacia dei sensi; come ad esempio quando è detto che il Signore è adirato, che punisce, che maledice, che uccide e molte altre cose del genere; quando, nondimeno, nel senso interno s'intende esattamente il contrario, vale a dire, che il Signore è in alcun modo punisce, né è adirato; né tanto meno egli maledice, né uccide. Tuttavia a coloro che dalla semplicità del cuore credono alla Parola nel suo senso letterale, nessun danno è arrecato, purché essi vivano nella carità. La ragione di ciò è che la Parola non insegna null'altro che ciascuno debba vivere nella carità verso il suo prossimo, e amare il Signore sopra ogni cosa. Coloro che agiscono così hanno in se stessi le cose interne; e quindi presso di loro gli errori acquisiti dal senso letterale [della Parola] sono facilmente dissipati.

  
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Many thanks to Fondazione Swedenborg for making this translating publicly available.