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Cielo e inferno #1

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1. Prefazione dell’Autore

Il Signore parlando ai suoi discepoli della fine dei tempi, cioè nell’ultimo periodo della chiesa, 1 dice, all’avvicinarsi della predetta fine, in merito al successivo stato di amore e fede: 2

Subito dopo l’afflizione di quei giorni il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scosse. Ed allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuolo dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all’altro dei cieli. (Matteo 24:29-31)

Coloro che si soffermano sul mero significato letterale di queste parole, hanno la convinzione che alla fine dei tempi, quando vi sarà il giudizio universale, tutte queste cose avranno luogo, così come sono descritte nel senso letterale, cioè che il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno dal cielo, e che il segno del Signore apparirà nel cielo, ed egli stesso sarà visto sulle nubi, con gli angeli e con le trombe al seguito; inoltre è predetto in altri passi che l’intero universo sarà distrutto, e poi sorgerà un nuovo cielo e una nuova terra. Tale è la convinzione della maggior parte degli uomini nella chiesa, nel presente. Ma coloro che sono in questa fede ignorano i segreti che sono nascosti in ogni minimo dettaglio della Parola; in realtà in ogni singolo vocabolo della Parola vi è un significato interiore che concerne le cose spirituali e celesti anziché le cose naturali e mondane, così come appaiono nel senso letterale. E questo è vero non solo per il significato di gruppi di parole, ma per ciascuna parola. 3 Perché la Parola è scritta esclusivamente per corrispondenze 4 , affinché vi possa essere un significato interiore in ogni singolo particolare di essa. Quale sia questo significato lo si può vedere da tutto ciò che è stato scritto al riguardo in Arcana Coelestia [pubblicato nel 1749-1756]; e dalle citazioni attinte da quell’opera, nell’illustrazione del Cavallo Bianco [dell’Apocalisse, pubblicato nel 1758] cui si fa riferimento nell’Apocalisse.

È in conformità di quel significato spirituale, che deve essere inteso l’avvento del Signore dal cielo, sulle nuvole, di cui al passo sopra citato. Ivi il sole che si oscura significa il Signore quanto all’amore; 5 la “luna” si riferisce alla fede; 6 le stelle indicano la conoscenza del bene e della verità, o dell’amore e della fede; 7 il “segno del Figlio dell’uomo nel cielo” indica la manifestazione della Divina verità; le “tribù della terra” significano tutte le cose concernenti la verità ed il bene, o la fede e l’amore; 8 “l’avvento del Signore sulle nuvole del cielo, in gloria e potenza,” significa la sua presenza nella Parola e la sua rivelazione; 9 le “nuvole” significano il senso letterale della Parola, 10 e la “gloria” il senso interiore della Parola; 11 gli “angeli con gran suono di tromba” indicano il cielo quale sorgente della Divina verità. 12 Tutto questo chiarisce cosa deve intendersi con queste parole del Signore, vale a dire che alla fine della chiesa, quando non vi sarà più alcun amore, e quindi alcuna fede, il Signore svelerà il significato interiore della Parola e rivelerà i segreti del cielo. I segreti rivelati nelle seguenti pagine riguardano il cielo e l’inferno, nonché la vita dell’uomo dopo la morte. L’uomo della chiesa attualmente ha una scarsa conoscenza del cielo e dell’inferno, o della sua vita dopo la morte, sebbene questi argomenti siano contemplati e descritti nella Parola; ciò nondimeno molti di quelli nati in seno alla chiesa, negano queste cose, dicendo nel loro intimo, “Chi mai è venuto da quel mondo e ha confermato queste cose?” Per evitare che questo atteggiamento negazionista, invalso specialmente presso quelli pervasi dalla saggezza mondana, possa contaminare e traviare le persone semplici nel cuore e nella fede, mi è stato concesso di essere associato agli angeli e di parlare con loro, come tra uomo e uomo, e anche di vedere come sono i cieli e gli inferni, e questo da tredici anni, ormai; quindi, adesso posso descrivere ciò che ho visto è udito, nell’auspicio che l’ignoranza possa essere illuminata, e l’incredulità, dissipata. Le presenti rivelazioni sono estese ora perché questo deve intendersi per la venuta del Signore.

Footnotes:

1. [I rinvii contenuti nelle note in questa edizione, se non altrimenti specificato, sono all'opera Arcana Coelestia di Emanuel Swedenborg, e sono stati inseriti dall'Autore]. La fine dei tempi è il periodo finale della chiesa (Arcana Coelestia 4535, 10622).

2. Le profezie del Signore in Matteo 24, 25, in merito alla fine dei tempi ed alla sua venuta, alla fine della chiesa e al giudizio finale, sono spiegate nelle prefazioni ai capitoli da 26 a 40 della Genesi (nn. 3353-3356, 3486-3489, 3650-3655, 3751-3757, 3897-3901, 4056-4060, 4229-4231, 4332-4335, 4422-4424, 4635-4638, 4661-4664, 4807-4810, 4954-4959, 5063-5071).

3. Sia in generale, sia in ogni particolare della Parola vi è un significato interiore o spirituale (nn. 1143, 1984, 2135, 2333, 2395, 2495, 4442, 9048, 9063, 9086).

4. La Parola è scritta esclusivamente per corrispondenze, e per questa ragione ogni singola cosa in essa ha un significato spirituale (nn. 1404, 1408, 1409, 1540, 1619, 1659, 1709, 1783, 2900, 9086).

5. Nella Parola il sole significa il Signore, quanto all'amore, e di conseguenza l'amore per il Signore (nn. 1529, 1837, 2441, 2495, 4060, 4696, 7083, 10809).

6. Nella Parola la luna significa il Signore, quanto alla fede, di conseguenza la fede per il Signore (nn. 1529, 1530, 2495, 4060, 4696, 7083).

7. Nella Parola le stelle significano la conoscenza del bene e della verità (nn. 2495, 2849, 4697).

8. Le tribù significano tutte le verità e tutti i beni nel loro insieme, quindi tutte le cose della fede e dell'amore (nn. 3858, 3926, 4060, 6335).

9. La venuta del Signore significa la sua presenza nella Parola, e la rivelazione di essa (nn. 3900, 4060).

10. Nella Parola le nuvole significano la Parola nel senso letterale Arcana Coelestia 4060, 4391, 5922, 6343, 6752, 8106, 8781, 9430, 10551, 10574).

11. Nella Parola gloria significa la Divina verità come è nel cielo e nel significato interiore della Parola (Arcana Coelestia 4809, 5922, 8267, 8427, 9429, 10574).

12. La tromba o il corno significano la Divina verità nel cielo, e rivelata dal cielo (Arcana Coelestia 8158, 8823, 8915); e la “voce” ha un simile significato (nn. 6771, 9926).

  
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Arcana Coelestia #5922

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5922. ‘Et indicetis patri meo omnem gloriam meam in Aegypto’: quod significet communicationem caeli spiritualis in naturali cum bono spirituali, constat ex significatione ‘indicare’ quod sit communicare; ex significatione ‘gloriae’ quod sit caelum spirituale, de qua sequitur; ex significatione ‘Aegypti’ quod sint scientifica quae in naturali, ita naturale, ut supra n. 5908; et ex repraesentatione ‘Israelis’ qui hic pater cum quo communicatio fieret, quod sit bonum spirituale, de qua supra n. 5906; inde patet quod per ‘indicetis patri meo omnem gloriam meam in Aegypto’ significetur communicatio caeli spiritualis in naturali cum bono spirituali.

[2] Cum hoc quod gloria sit caelum spirituale, ita se 1 habet: sunt duo regna ex quibus caelum, nempe regnum caeleste, et regnum spirituale; regnum caeleste est intimum seu tertium caelum, et regnum spirituale est medium seu secundum; bonum in quo caelestes sunt, vocatur bonum caeleste, et bonum in quo spirituales, vocatur bonum spirituale; bonum caeleste est bonum amoris in Dominum, et bonum spirituale est bonum amoris erga proximum; cum conjunctione duorum illorum regnorum ita 2 est: est bonum charitatis erga proximum quod illa conjungit, internum enim illorum qui in caelesti regno sunt, est amor in Dominum, et externum eorum est charitas erga proximum; internum vero illorum qui in spirituali regno sunt, est charitas erga proximum, et externum eorum est fides inde; ex quo apparet quod conjunctio duorum illorum regnorum fiat per charitatem erga proximum, nam in illam desinit regnum caeleste, et ab illa incohat regnum spirituale, ita ultimum unius est primum alterius, sic excipiunt se mutuo.

[3] Nunc dicatur quid gloria: gloria in supremo sensu est Dominus quoad Divinum Verum, ita est Divinum Verum quod procedit a 3 Domino; gloria autem in sensu repraesentativo est bonum amoris erga proximum seu charitas, quae est bonum externum regni caelestis et internum regni spiritualis Domini, nam hoc bonum in genuino sensu est Divinum Verum in caelo; et quia agitur hic de Israele qui est bonum spirituale seu charitas quae facit regnum spirituale in caelis et Ecclesiam spiritualem in terris, idcirco per ‘gloriam Josephi hic quam indicarent Israeli’, intelligitur caelum spirituale; caelum spirituale vocatur gloria quia illa quae ibi, apparent in luce, in splendore, 4 in jubare 5 .

[4] Quod gloria praedicetur de Divino Vero quod a Divino Humano Domini, et quod tribuatur Domino ut Regi, ‘regium’ enim in sensu interno est Divinum Verum, n. 1728, 2015, 2069, 3009, 6 3670, 4581, 4966, 5044, 5068, constat apud Johannem, Ceterum Verbum caro factum est, et habitavit in nobis, et vidimus gloriam Ipsius, gloriam sicut Unigeniti a Patre, plenus gratia et veritate, 1:14;

‘Verbum’ est Divinum Verum, hoc quia procedit a Domino, est Ipse Dominus, inde de Divino Vero praedicatur gloria:

[5] apud Lucam, cum Jesus in monte transformatus, Ecce viri duo collocuti sunt cum Ipso, qui erant Moses et Elias, qui visi in gloria, 9:30, 31;

ostendebat ibi Dominus Petro, Jacobo et Johanni Divinum Humanum Suum, quale erat et 7 apparebat in luce Divina, et forma in qua tunc 7 visus, sistebat Verbum quale est in sensu interno, ita quale Divinum Verum in caelo, nam Verbum est Divinum Verum 8 pro usu Ecclesiae; ideo quoque simul sistebatur quod Moses et Elias loquerentur cum 9 Ipso, per ‘Mosen’ enim repraesentatur Lex, 10 per quam intelliguntur libri ejus cum historicis, et per ‘Eliam’ prophetae seu Verbum propheticum; quod per Mosen illa, videatur Praefatio ad Gen. xviii, tum n. 4859 fin. , et quod per Eliam 11 hoc, 12 eadem Praefatio, tum n. 2762, 5247 ad fin. :

[6] apud Matthaeum, Videbunt Filium hominis venientem in nubibus caeli, cum virtute et gloria, 24:30;

quod sensus litteralis Verbi sit ‘nubes’, et sensus internus sit ‘gloria’, consequenter Divinum Verum quale est in caelo, videatur Praefatio ad Gen. xviii, et quod ‘gloria’ sit intelligentia et sapientia quae Divini Veri, n. 4809; Verbum quoad sensum externum est ‘in nube’, ex causa quia mentes humanae sunt in tenebris, quare si Verbum non foret in nube, vix ab aliquo intelligeretur, et quoque sancta quae sunt sensus interni, a malis in mundo profanarentur; idcirco dicit Dominus apud Esaiam,

Creabit Jehovah super omne habitaculum montis Zionis, et super convocationes ejus, nubem ... interdiu, et splendorem ignis flammae noctu; nam super omni gloria obtegumentum, et tabernaculum erit in umbram interdiu, 4:5, 6;

[7] inde quoque erat quod super tabernaculo apparuit nubes interdiu et ignis noctu, quia tabernaculum 13 repraesentabat Divinum Humanum Domini, proinde Divinum Verum quod ab Ipso procedit; ita Verbum, quod est Divinum Verum Ecclesiae, videatur n. 3210, 14 3439; tale significatur per 15 haec apud Mosen,

Obtexit nubes tentorium conventus, et gloria Jehovae implevit habitaculum, Exod. 40:34:

apud eundem,

Gloria Jehovae apparuit in tentorio conventus coram omnibus filiis Israelis, Num. 14:10: et alibi, Obtexit tentorium nubes, et apparuit gloria Jehovae, 17:7 [KJV 16:42];

[8] similiter nubes et gloria super monte Sinai, de 16 quibus ita apud Mosen,

Cum ascendit Moses in montem, obtexit nubes montem, et habitavit gloria Jehovae super monte Sinai et obtexit eum sex dies, Exod. 24:15, 16;

haec quoque repraesentabantur quia Lex quae est Divinum Verum, e monte illo promulgabatur; 17 quod nubes visa et gloria Jehovae cum Moses ascendit in montem, erat quia 18 in illo repraesentabat Legem, hoc est, Verbum historicum, inde aliquoties dicitur Moses et Prophetae, aut 19 Lex et Prophetae, perque Legem intelliguntur ejus libri cum historicis reliquis, non autem Prophetae, quia hoc Verbum repraesentabatur per Eliam et Elisaeum; 20 est enim Verbum historicum et propheticum, ut notum est; quapropter cum Verbum vocatur Lex et Prophetae, per Legem intelligitur Verbum historicum, et per Prophetas propheticum.

[9] Divinum Verum etiam repraesentabatur per splendorem 21 instar iridis in nube circum cherubos, et supra illos, apud Ezechielem,

ubi de illis ita, Vidi aspectum ignis, sicut splendor circumcirca, sicut aspectus iridis quae est in nube in die pluviae; ... hic aspectus similitudinis gloriae Jehovae, 1:26-28;

et vocatur quoque gloria Jehovae, et gloria Dei Israelis, 8:4, 10:18, 19, 11:22, 23;

gloria Jehovae' vocatur respective ad caelum intimum, et ‘gloria Dei Israelis’ respective ad caelum medium seu spirituale; quod Divinum Verum in caelis appareat in gloria, est quia ipsum verum in caelo spirituali coram oculis apparet ut candida nubes, quam etiam aliquoties videre datum est, ac bonum in vero illo apparet ibi ut igneum, inde nubes per ignem variegata dat aspectus mirabiles, qui sunt gloria in sensu externo; at gloria in sensu 22 interno est intelligentia et sapientia; hae quoque sunt quae repraesentantur per illa.

[10] 23 Quod Divinum Verum ex quo omnis sapientia et intelligentia, tum apparentia variegatae nubis coram visu externo, sit ‘gloria’, etiam constat ab his locis:

apud Mosen,

Dixit Jehovah, Vivus Ego, et implebitur gloria Jehovae universa terra, Num. 14:21;

hoc a Jehovah dictum est, cum 24 repudiabatur populus Israeliticus, et dictum quod infantes eorum modo venirent in terram Canaanem, tunc per quod universa terra impleretur ‘gloria Jehovae’, 25 significabatur quod in repraesentativis Ecclesiae apud illos, et in Verbo quod quoad plurimam partem de illis, esset gloria Jehovae qua impleretur totum caelum et inde Ecclesiae sancta:

[11] apud Esaiam,

26 Seraphim clamabant, Sanctus, Sanctus, Sanctus, Jehovah Zebaoth, plenitudo omnis terrae gloria Ipsius, 6:3:

apud eundem,

Revelabitur gloria Jehovae, et videbunt omnis caro simul, 40:5:

apud eundem,

Propterea in Urim gloriam date Jehovae, in insulis maris nomini Jehovae Dei Israelis, 24:15;

‘Urim’ pro luce quae est ex Divino Vero procedente a Domino; ‘insulae maris’ pro illis qui remotiores a vero sunt, n. 1158:

[12] apud eundem,

Gloria Libani data est illi, honor Carmeli et Sharonis; illi videbunt gloriam Jehovae, honorem Dei nostri, 35:2;

‘Libanus’ pro Ecclesia spirituali, ‘Carmelus et Sharon’ pro Ecclesia caelesti, de hac praedicatur gloria Jehovae cum intelligitur caeleste verum quod est charitas, 27 de illa praedicatur honor Dei Israelis cum intelligitur spirituale bonum, quod etiam est charitas:

[13] apud eundem,

Surge, illuminare, quia venit lux Tua, et gloria Jehovae super Te exorta est; nam ecce tenebrae obtegunt terram, et caligo populos; sed super Te exorietur Jehovah, et gloria Ipsius super Te videbitur, 60:1, 2;

ibi de Domino, Qui vocatur Lux, ut apud Johannem 1:4, 9; et dicitur quod 28 super Ipsum exorietur gloria Jehovae, 29 hoc est, quod Ipsi Divinum Verum: similiter apud eundem,

Propter Me, propter Me faciam, nam 30 quid profanaretur, gloriam Meam 31 non alii do, 48:11;

ibi etiam de Domino, ‘gloria’ in supremo sensu pro Divino Humano, 32 ita quoque pro Divino Vero, 33 quia hoc ab illo; 'non alii dare gloriam' est modo Divino Humano, quod unum cum Se:

[14] apud Johannem, Civitas sancta Hierosolyma, descendens e caelo, habens gloriam Dei, et luminare illius simile lapidi pretiosissimo, Apoc. 21:[10, ] 11; ‘civitas sancta Hierosolyma’ est regnum spirituale Domini in caelis, et Ecclesia spiritualis Ipsius in terris, de quibus praedicatur gloria; ‘luminare’ est verum a Divino.

[15] Quia Divinum Verum est quod 34 repraesentatur per regium in Verbo, 35 siquidem Dominus quoad Divinum Verum repraesentabatur per reges, videantur loca mox supra citata, ideo Ipsi ut Regi tribuitur gloria, ut apud Davidem,

Attollite portae capita vestra, et extollimini ostia mundi, ut ingrediatur Rex gloriae; quis hic Rex gloriae? Jehovah fortis et heros, Jehovah heros belli. Attollite portae capita vestra, et attollite ostia mundi, ut ingrediatur Rex gloriae: quisnam hic est Rex gloriae? Jehovah Zebaoth, Hic est Rex gloriae, Ps. 24:7-10:

apud Esaiam,

Regnabit Jehovah Zebaoth in monte Zionis et in Hierosolyma, et coram senioribus Ipsius, gloria, 24:23;

gloria' pro Divino Vero; Jehovah dicitur ‘Jehovah Zebaoth’ seu Jehovah exercituum ubi agitur de Divino Vero, nam per ‘exercitus’ significantur vera, n. 3448.

[16] 36 Et quia per regium repraesentabatur Divinum Verum, ideo thronus 37 super quo sedebant reges 38 cum judicabant, vocabatur thronus gloriae, Esai. 22:23, Jer. 14:21, 17:12 39 ; et apud Matthaeum, Filius hominis sedebit super throno gloriae Suae, 19:28:

apud eundem,

40 Quando venerit Filius hominis in gloria Sua, et omnes sancti angeli cum Ipso, tunc sedebit super throno gloriae Suae:... et dicet Rex illis, 25:31, 34, 40; quod thronus dictus thronus gloriae, etiam erat causa quia judicia fiebant ex vero:

apud eundem,

Venturus Filius hominis in gloria Patris Sui, cum angelis Suis, et tunc reddet unicuique juxta facta illius, 16:27.

[17] Ex his etiam patet quid per gloriam in Oratione Dominica intelligitur, Tuum est regnum, potentia et gloria, in saecula, Matth. 6:13.

Regnum spirituale Domini in caelis, et 41 Ecclesia spiritualis 42 in terris 43 vocatur quoque decus, Esai. 60:7, 63:15, 64:10 [KJV 11], Dan. 8:9-11, 11:16, 41, 45. Etiam ideo gloria a Josepho dicitur, quia ipse Josephus repraesentat in supremo sensu Dominum quoad Divinum spirituale seu Divinum Verum, in sensu interno regnum spirituale Ipsius, tum bonum fidei, videatur n. 3969, 4669, 4723, 4727.

Footnotes:

1. The Manuscript inserts res.

2. The Manuscript deletes se habet, and inserts est.

3. Ipso

4. The Manuscript inserts et.

5. The Manuscript inserts (in the margin) et in magnificis apparentiis et decoribus inde quae sunt externa illius caeli at correspondent interno ejus, quodest charitas, tum intelligentia et sapientia, nam hae in charitate sunt et sic ex charitate, et vocantur vera et bona fidei.

6. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

7. apparuit

8. ut dictum, idcirco etiam

9. illo

10. hoc est

11. haec

12. in eadem Praef:

13. The Manuscript inserts in supremo sensu.

14. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

15. quod

16. qua

17. et quod factum

18. ille

19. The Manuscript inserts quoque.

20. ideo distinctio sit inter Legem et inter prophetas

21. The Manuscript inserts qui.

22. The Manuscript inserts autem.

23. Quod gloria sit Divinum Verum

24. repudiaretur

25. et significabatur per

26. The Manuscript has this on page 369, 50:11, after Arcana Coelestia 3448 and introduced by Et apud eundem

27. The Manuscript inserts et.

28. The Manuscript inserts gloria Jehovae.

29. et videbitur

30. quomodo

31. The following two (or in some cases more) words are transposed in the Manuscript.

32. et

33. quod inde procedit

34. significatur

35. et

36. see note 1 page 368

37. in

38. The Manuscript inserts etiam.

39. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

40. The Manuscript has this ref. after the next

41. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

42. The Manuscript inserts Ipsius.

43. etiam vocatur

  
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This is the Third Latin Edition, published by the Swedenborg Society, in London, between 1949 and 1973.

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Arcana Coelestia #920

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920. In questo versetto viene descritto il culto della chiesa antica in generale, e questoperché l'altare e l'olocausto erano le cose principali in tutto il culto rappresentativo. Ma, in primo luogo, sarà descritto il culto esistente nella chiesa più antica, per mostrare di lì come è sorta l'adorazione del Signore per mezzo di rappresentazioni. Gli uomini della chiesa più antica non avevano altro culto che quello interno, come ad esempio è nel cielo; infatti presso di loro il cielo era in comunicazione con l'uomo, in modo che essi facevano uno. E questa comunicazione era la percezione, di cui spesso si è fatto cenno in precedenza. Così essendo angelici, erano uomini interni, e anche se avvertivano le percezioni esteriori del corpo e del mondo, ciò nondimeno non se ne curavano. Essi associavano ogni oggetto percepito a qualcosa di Divino e celeste. Ad esempio, quando vedevano una montagna, essi percepivano non l'idea di una montagna, ma di elevazione, e associavano l'elevazione, al cielo e al Signore, da cui ne è derivato che del Signore è stato detto che abita nell'altissimo, ed egli stesso è chiamato l'Altissimo e l'Eccelso; da cui il culto del Signore si è tenuto sulle montagne; e allo stesso modo per altre cose. Così quando osservavano il mattino, non percepivano il mattino, quale cadenza del giorno, ma ciò che è celeste, e che è simile al mattino e all'alba nella mente umana, da cui il Signore è denominato Mattino, Oriente e Alba. Così, quando guardavano un albero, le sue foglie e i frutti, non si curavano di essi, ma vedevano l'uomo come è rappresentato in essi; nel frutto, l'amore e la carità, nelle foglie, la fede; e da ciò l'uomo della chiesa, non solo era paragonato ad un albero, e a un giardino, e ciò che era in lui, alle foglie e ai frutti, ma era anche chiamato così. Essi erano di una tale natura da essere in un'idea celeste e angelica.

[2] Ognuno può sapere che un'idea generale governa tutte le particolari. Così di tutti gli oggetti percepiti dai sensi, sia quelli visti, sia quelli uditi, l'uomo non se ne cura, tranne che non confluiscono nella sua idea generale. Così a chi è lieto nell'animo, tutte le cose che ode e vede appaiono liete e gioiose; ma a colui che è triste di animo, tutte le cose che ode e vede appaiono tristi e dolorose; e così in altri casi. Questo perché l'affezione generale è in tutti i particolari, e per effetto di ciò essi sono percepiti conformemente all'affezione generale; mentre tutte le altre cose non appaiono neppure, come se fossero assenti o di nessun conto. E così è stato presso l'uomo della chiesa più antica: tutto ciò che vedeva con i suoi occhi era celeste per lui; e quindi presso di lui tutto sembrava essere vivo. Questo dimostra il carattere del suo culto Divino, che era interno, e in nessun modo esterno.

[3] Ma quando quella chiesa è caduta in declino, nella sua discendenza, e quando la percezione o la comunicazione con il cielo ha cominciato ad estinguersi, un altro stato di cose è iniziato. Da allora gli uomini non hanno percepito alcunché di celeste negli oggetti dei sensi, come avevano fatto prima, ma soltanto ciò che è mondano, e questo in misura crescente e proporzionale alla perdita della loro percezione. Infine, nell'ultima posterità precedente al diluvio, essi percepivano degli oggetti soltanto ciò che è mondano, corporeo, e terreno. Così il cielo è stato separato dall'uomo, né vi è più stata comunicazione se non in un modo molto remoto; ed è stata aperta la comunicazione tra l'uomo e l'inferno, e di là è venuta la sua idea generale, che fluisce nelle idee di tutti i particolari, come è stato mostrato. Poi, quando qualche idea celeste si è presentata, essa era come nulla per loro, tale che alla fine non erano disposti a riconoscere neppure l'esistenza di alcunché di spirituale e celeste. Così lo stato dell'uomo mutò e subì un'inversione.

[4] Poiché il Signore ha previsto che tale sarebbe divenuto lo stato dell'uomo, ha provveduto alla conservazione delle cose dottrinali della fede, affinché gli uomini potessero conoscere ciò che è celeste, e ciò che è spirituale. Queste cose dottrinali sono state raccolte dagli uomini della chiesa più antica, quelli denominati Caino, e anche da coloro che sono stati chiamati Enoch, riguardo ai quali si è detto più sopra. Perciò si dice di Caino che un marchio è stato fissato su di lui perché nessuno lo debba uccidere (vedi Genesi 4:15, n. 393, 394); e di Enoch che è stato preso da Dio (Genesi 5:24).

Queste cose dottrinali consistevano esclusivamente in immagini rappresentative, e quindi, per così dire, in cose enigmatiche, cioè nel significato di vari oggetti esistenti sulla faccia della terra; come ad esempio che le montagne significavano cose celesti, e il Signore; che il mattino e l'oriente hanno lo stesso significato; che gli alberi di vario genere e i loro frutti significano l'uomo e le sue cose celesti, e così via. In simili cose consistevano le loro cose dottrinali, che sono state tutte raccolte dagli oggetti rappresentativi della chiesa più antica; e di conseguenza, i loro scritti sono anche della stessa natura. E siccome essi ammiravano questi oggetti rappresentativi, e sembrava anche a se stessi di vedere, ciò che è Divino e celeste, e anche a causa della loro antichità, il culto da cose come queste era iniziato ed è stato permesso, e questa è stata l'origine del loro culto sui monti, e in boschetti in mezzo agli alberi, e anche delle loro colonne o statue all'aria aperta, e finalmente degli altari e olocausti che divennero in seguito le cose principali di tutto culto. Questo culto fu iniziato dall'antica chiesa, e fu quindi trasmesso alla sua posterità e a tutte le nazioni d'intorno, oltre a molte altre cose, riguardo alla quale per Divina misericordia del Signore, si tratterà di seguito.

  
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