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Cielo e inferno #1

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1. Prefazione dell’Autore

Il Signore parlando ai suoi discepoli della fine dei tempi, cioè nell’ultimo periodo della chiesa, 1 dice, all’avvicinarsi della predetta fine, in merito al successivo stato di amore e fede: 2

Subito dopo l’afflizione di quei giorni il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scosse. Ed allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuolo dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all’altro dei cieli. (Matteo 24:29-31)

Coloro che si soffermano sul mero significato letterale di queste parole, hanno la convinzione che alla fine dei tempi, quando vi sarà il giudizio universale, tutte queste cose avranno luogo, così come sono descritte nel senso letterale, cioè che il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno dal cielo, e che il segno del Signore apparirà nel cielo, ed egli stesso sarà visto sulle nubi, con gli angeli e con le trombe al seguito; inoltre è predetto in altri passi che l’intero universo sarà distrutto, e poi sorgerà un nuovo cielo e una nuova terra. Tale è la convinzione della maggior parte degli uomini nella chiesa, nel presente. Ma coloro che sono in questa fede ignorano i segreti che sono nascosti in ogni minimo dettaglio della Parola; in realtà in ogni singolo vocabolo della Parola vi è un significato interiore che concerne le cose spirituali e celesti anziché le cose naturali e mondane, così come appaiono nel senso letterale. E questo è vero non solo per il significato di gruppi di parole, ma per ciascuna parola. 3 Perché la Parola è scritta esclusivamente per corrispondenze 4 , affinché vi possa essere un significato interiore in ogni singolo particolare di essa. Quale sia questo significato lo si può vedere da tutto ciò che è stato scritto al riguardo in Arcana Coelestia [pubblicato nel 1749-1756]; e dalle citazioni attinte da quell’opera, nell’illustrazione del Cavallo Bianco [dell’Apocalisse, pubblicato nel 1758] cui si fa riferimento nell’Apocalisse.

È in conformità di quel significato spirituale, che deve essere inteso l’avvento del Signore dal cielo, sulle nuvole, di cui al passo sopra citato. Ivi il sole che si oscura significa il Signore quanto all’amore; 5 la “luna” si riferisce alla fede; 6 le stelle indicano la conoscenza del bene e della verità, o dell’amore e della fede; 7 il “segno del Figlio dell’uomo nel cielo” indica la manifestazione della Divina verità; le “tribù della terra” significano tutte le cose concernenti la verità ed il bene, o la fede e l’amore; 8 “l’avvento del Signore sulle nuvole del cielo, in gloria e potenza,” significa la sua presenza nella Parola e la sua rivelazione; 9 le “nuvole” significano il senso letterale della Parola, 10 e la “gloria” il senso interiore della Parola; 11 gli “angeli con gran suono di tromba” indicano il cielo quale sorgente della Divina verità. 12 Tutto questo chiarisce cosa deve intendersi con queste parole del Signore, vale a dire che alla fine della chiesa, quando non vi sarà più alcun amore, e quindi alcuna fede, il Signore svelerà il significato interiore della Parola e rivelerà i segreti del cielo. I segreti rivelati nelle seguenti pagine riguardano il cielo e l’inferno, nonché la vita dell’uomo dopo la morte. L’uomo della chiesa attualmente ha una scarsa conoscenza del cielo e dell’inferno, o della sua vita dopo la morte, sebbene questi argomenti siano contemplati e descritti nella Parola; ciò nondimeno molti di quelli nati in seno alla chiesa, negano queste cose, dicendo nel loro intimo, “Chi mai è venuto da quel mondo e ha confermato queste cose?” Per evitare che questo atteggiamento negazionista, invalso specialmente presso quelli pervasi dalla saggezza mondana, possa contaminare e traviare le persone semplici nel cuore e nella fede, mi è stato concesso di essere associato agli angeli e di parlare con loro, come tra uomo e uomo, e anche di vedere come sono i cieli e gli inferni, e questo da tredici anni, ormai; quindi, adesso posso descrivere ciò che ho visto è udito, nell’auspicio che l’ignoranza possa essere illuminata, e l’incredulità, dissipata. Le presenti rivelazioni sono estese ora perché questo deve intendersi per la venuta del Signore.

Footnotes:

1. [I rinvii contenuti nelle note in questa edizione, se non altrimenti specificato, sono all'opera Arcana Coelestia di Emanuel Swedenborg, e sono stati inseriti dall'Autore]. La fine dei tempi è il periodo finale della chiesa (Arcana Coelestia 4535, 10622).

2. Le profezie del Signore in Matteo 24, 25, in merito alla fine dei tempi ed alla sua venuta, alla fine della chiesa e al giudizio finale, sono spiegate nelle prefazioni ai capitoli da 26 a 40 della Genesi (nn. 3353-3356, 3486-3489, 3650-3655, 3751-3757, 3897-3901, 4056-4060, 4229-4231, 4332-4335, 4422-4424, 4635-4638, 4661-4664, 4807-4810, 4954-4959, 5063-5071).

3. Sia in generale, sia in ogni particolare della Parola vi è un significato interiore o spirituale (nn. 1143, 1984, 2135, 2333, 2395, 2495, 4442, 9048, 9063, 9086).

4. La Parola è scritta esclusivamente per corrispondenze, e per questa ragione ogni singola cosa in essa ha un significato spirituale (nn. 1404, 1408, 1409, 1540, 1619, 1659, 1709, 1783, 2900, 9086).

5. Nella Parola il sole significa il Signore, quanto all'amore, e di conseguenza l'amore per il Signore (nn. 1529, 1837, 2441, 2495, 4060, 4696, 7083, 10809).

6. Nella Parola la luna significa il Signore, quanto alla fede, di conseguenza la fede per il Signore (nn. 1529, 1530, 2495, 4060, 4696, 7083).

7. Nella Parola le stelle significano la conoscenza del bene e della verità (nn. 2495, 2849, 4697).

8. Le tribù significano tutte le verità e tutti i beni nel loro insieme, quindi tutte le cose della fede e dell'amore (nn. 3858, 3926, 4060, 6335).

9. La venuta del Signore significa la sua presenza nella Parola, e la rivelazione di essa (nn. 3900, 4060).

10. Nella Parola le nuvole significano la Parola nel senso letterale Arcana Coelestia 4060, 4391, 5922, 6343, 6752, 8106, 8781, 9430, 10551, 10574).

11. Nella Parola gloria significa la Divina verità come è nel cielo e nel significato interiore della Parola (Arcana Coelestia 4809, 5922, 8267, 8427, 9429, 10574).

12. La tromba o il corno significano la Divina verità nel cielo, e rivelata dal cielo (Arcana Coelestia 8158, 8823, 8915); e la “voce” ha un simile significato (nn. 6771, 9926).

  
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Many thanks to Fondazione Swedenborg for making this translating publicly available.

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Arcana Coelestia #10574

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10574. ‘Et dixit, Fac videre mihi quaeso gloriam Tuam’: quod significet apperceptionem Divini Veri interni in externo, constat ex repraesentatione ‘Moschis’ hic, quod sit externum Ecclesiae, cultus, et Verbi non ira separatum ab interno 1 sicut apud ipsam gentem, de qua n. 10563, 10571, ex significatione ‘facere videre’ quod sit appercipere, de qua n. 215O, 3764, 4567, 4723, 5400, et ex significatione ‘gloriae Jehovae’ quod sit internum Verbi, de qua in Praefatione ad Gen. 18, et n. 5922, 9429; inde patet quod per ‘dixit Moscheh, Fac videre mihi quaeso gloriam Tuam’ significetur apperceptio interni in externo Verbi, Ecclesiae, et cultus.

[2] Quod haec significentur per illa verba, etiam constare potest ex praecedentibus hujus capitis, ibi enim in sensu interno agitur 2 de gente Israelitica, et quod Ecclesia apud illam non institui posset, ex causa quia non recipere potuerunt aliquid internum; recipere internum Ecclesiae est recipere Divinum Verum e caelo, et per id caelestem amorem; quoniam de 3 hoc agitur in sensu interno, et usque Moscheh institit ut Jehovah introduceret illos in terram Canaanem, per quod significatur instauratio Ecclesiae, ideo nunc dicit Moscheh, ‘Fac videre mihi gloriam Tuam’, per quod ideo significatur apperceptio Divini Veri interni in externo; quod per ‘gloriam Jehovae’ intelligatur tale Divinum quod non

[3] appercipi 4 potuit a Mosche, constat manifeste ex sequentibus hujus capitis, ubi dicitur quod non videre posset facies Jehovae, 5 ita ibi vocatur gloria, sed postquam pertransiverat, videret posteriora, et hoc ex fissura petrae, per quae significatur quod modo externa Ecclesiae, cultus, et Verbi apperciperet, sed non interna; quod tale per ‘gloriam Jehovae’ significetur, patet ex eo quod aliquoties dicatur quod viderint gloriam Jehovae, 6 sed fuit nubes quae ita vocata est, ut super monte Sinai, et super tentorio, inque illo, 7 videatur Exod. 16:10, 24:16, 17, Exod. 40:34, 35; Num. 17:7 [KJV Num. 16:42]; et alibi; per ‘nubem’ 8 ibi, quae gloria Jehovae dicta est, significatur externum Ecclesiae, cultus, et Verbi, 9 seu sensus litterae Verbi, videatur in Praefatione ad Gen. 18, et n. 4060, 4061, 5922, 6343 fin. , 6752, 8106, 8781, 9430, 10551.

[4] Quod ‘gloria Jehovae’ significet internum 10 Verbi, Ecclesiae, et cultus, est quia Divinum Verum procedens a Domino, quale est in caelo, est gloria Jehovae, Divinum enim Verum procedens a Domino 11 apparet ibi ut lux; 12 apparentia Domini in illa luce est quae in genuino sensu intelligitur per ‘gloriam Jehovae’; per apparentiam Domini intelliguntur omnia ibi quae a Domino sunt, quae sunt innumerabilia, et communi voce vocantur caelestia et spiritualia. Quod internum Verbi, Ecclesiae, et cultus significetur per ‘gloriam Jehovae’, est quia illud in ea luce est, externum autem in luce mundi, quapropter hoc in Verbo per ‘nubem’ significatur; inde patet quod 13 sensus internus Verbi sit ‘gloria’.

[5] Ex his nunc constare potest quid per ‘gloriam Jehovae’ et per ‘lucem’ Ipsius in sequentibus his locis significatur, ut apud Esaiam,

Surge, illuminare, quia venit lux Tua, et gloria Jehovae super Te exorta est; ecce tenebrae obtegunt terram, et caligo populos, sed super Te exorietur Jehovah, et gloria Ipsius super Te videbitur ambulabunt gentes ad lucem Tuum, et reges ad splendorem ortus Tui: non occidet amplius sol Tuus, et luna Tua non colligetur, quia Jehovah erit Tibi in lucem aeternitatis, 60:1-3, 20; agitur ibi de Adventu Domini; 14 'lux' ibi est Divinum Verum procedens a Domino, et ‘gloria Ipsius’ ac ‘splendor ortus Ipsius’ sunt omne id quod de Domino, deque fide et amore in Ipsum in luce illa apparet ‘tenebrae et caligo quae obtegunt terram et populos’ sunt obscura fide et amoris, dicitur enim de instauranda Ecclesia apud gentes; inde sequitur quod per lucem et gloriam, quae exoriturae, et quae videbuntur et ad quas ambulabunt 15 , sint Divina Vera 16 de Domino, 17 deque fide et 18 amore in ipsum ab Ipso:

[6] apud eundem,

Jehovah vocavi Te in justitia, et dedi Te in foedus populo, in lucem gentium: Ego Jehovah, hoc nomen Meum, gloriam Meam alteri non dabo, 42:6, 8;

agitur 19 etiam ibi de Domino, Qui ‘lux gentium’ vocatur quia ab Ipso omne Divinum Verum, et Qui gloria Jehovae, quia in Ipsum omne fidei et amoris:

apud eundem,

Erumpet sicut aurora lux tua, ambulabit ante te justitia tua gloria Jehovae colliget te, 58:8;

[7] similiter: apud eundem,

Gaudete cum Hierosolyma, deliciemini ex splendore gloria 20 Ipsius, Esai. 66:[10, ] 11;

‘Hierosolyma’ ibi 21 ut alibi est Ecclesia, et ‘splendor gloriae’ est amor veri a Domino:

apud Sachariam,

Ego ero 22 illi murus ignis circumcirca, et in gloriam ero in medio ejus, Sach. 2:9 23 [KJV 5];

etiam ibi de Hierosolyma, quae est Ecclesia; ‘gloria in medio ejus’ est Ipse Dominus quoad omnia veri et boni quae fidei et amoris; quod per ‘gloriam’ ibi intelligantur illa quae lucis Divinae sunt, patet:

[8] similiter ut apud Johannem, Sancta Hierosolyma habens gloriam Dei, et luminare illius simile lapidi pretiosissimo; gloria Dei illustrabit illam, et lucerna ejus Agnus; gentes quae salvantur in luce 24 Illius ambulabunt, et reges terrae afferent gloriam et honorem suum in eam. Portae ejus non claudentur interdiu; nox enim non erit ibi, afferent gloriam et honorem gentium in eam, Apoc. 21:11, 23-25 [, Apoc. 21:26];

‘Sancta Hierosolyma’ ibi est Ecclesia, quae successura hodiernae; illa quae Ecclesiae sunt, quae sunt fidei et amoris in Dominum a Domino, describuntur 25 per ‘luminare’, per ‘lucem’, et per ‘gloriam’; quia per gloriam intelliguntur illa quae lucis sunt, ideo dicitur gloria Dei illustrabit eam; quisque qui expendit, et ipsas res intuetur, et non haeret in

[9] solis verbis, videre potest quod per omnia illa significentur talia quae Ecclesiae sunt, at quid per singula significatur docet sensus internus, nam in Verbo 26 nihil inaniter dicitur, ne quidem vocula:

apud Lucam, Viderunt oculi mei salutare Tuum quod praeparasti ante faciem omnium populorum, lucem in revelationem gentium, et gloriam populi Tui Israelis, 2:30-32;

haec in prophetico Simeonis de Domino nato; ‘lux in revelationem gentium’ est Divinum Verum procedens a Domino, et ‘gloria populi Israelis’ est omne id quod a Domino revelatum est de Se Ipso, deque fide et amore in Ipsum apud illos qui recipiunt; omne hoc vocatur gloria, quia apparet in caelo et in luce ibi, lux ibi est Divinum Verum; 27 per ‘filios Israelis’ intelliguntur qui in fide et amore in Dominum.

[10] Quod lux sit Dominus quoad Divinum Verum, et quoque gloria quae lucis, patet ex Ipsius Domini verbis, apud Johannem, Diligebant gloriam hominum magis quam gloriam Dei; Ego lux in mundum veni, ut omnis qui credit in Me, in tenebris non maneat, 12:43, 46:

et apud eundem,

In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, Deus erat Verbum: erat lux vera quae illuminat omnem hominem venientem in mundum: et Verbum caro factum est, et habitavit in nos, et vidimus gloriam Ipsius, gloriam sicut Unigeniti a Patre, 1:1, 9, 14;

‘Verbum’ est Divinum Verum, et quoque ‘lux’; et gloria est omne quod apparet de Domino in luce illa.

[11] Haec loca e Verbo allata sunt quia in illis ‘gloria’ et simul ‘lux’ nominantur, et allata sunt ob finem ut sciatur quod ‘lux’ sit Divinum Verum a Domino, ita Ipse Dominus quoad Divinum Verum, et quod ‘gloria’ sit omne quod lucis, proinde omne quod ex Divino Vero quod facit intelligentiam et sapientiam apud angelos, et apud homines qui Dominum fide et amore recipiunt. Simile per ‘gloriam’ significatur alibi, ut apud Johannem,

Volo ut ubi Ego sum, etiam illi sint Mecum, ut videant gloriam Meam, Joh. 17:24 28 :

apud Lucam,

Nonne hoc oportebat pati Christum et ingredi in gloriam Suam? 24:26:

apud Matthaeum,

Tunc apparebit signum Filii hominis, et tunc plangent omnes tribus terrae, et videbunt Filium hominis venientem in nubibus caeli cum virtute et gloria, 24:30;

[12] per ‘nubes’ ibi intelligitur Divinum Verum quale est in luce mundi, ita quale apud homines, et per ‘gloriam’ intelligitur Divinum Verum quale est in luce caeli, ita ‘quale’ apud angelos; et quia Divinum Verum per ‘nubem’ et per ‘gloriam’ intelligitur, ideo est Verbum quoad sensum externum et quoad sensum internum quod intelligitur, quoad sensum externum per ‘nubem’ et quoad sensum internum per ‘gloriam’; etiam quod apparet in luce mundi est nubes respective ad id quod apparet luce caeli; quod ‘nubes’ id sit, videatur 29 Praefatio ad Gen. 18, et n. 4060, 4391, 5922, 6343 fin. , 6752, 8106, 8443, 8781, 9430, 10551.

[13] Inde est quod nubes etiam in Verbo dicatur ‘gloria’, ut in Exodo, Gloria Jehovae apparuit in nube, Exod. 16:10:

alibi,

Habitavit gloria Jehovah super monte Sinai; et obtexit eum nubes sex dies, sed species gloriae Jehovae erat sicut ignis comedens in capite montis ante oculos filiorum Israelis, Exod. 24:16, 17:

et alibi in Exodo,

Obtexit nubes tentorium conventus, et gloria Jehovae implevit habitaculum; nec potuit Moscheh intrare, eo quod habitaret super eo nubes, et gloria Jehovae impleret habitaculum, Exod. 40:34, 35:

in Numeris,

Cum congregaretur contio contra Moschen et contra Aharonem, et respiceret ad tentorium conventus, ecce obtexit illud nubes, et apparuit gloria Jehovae, Num. 17:7 [KJV Num. 16:42]:

in libro 1 Regum,

Nubes implevit domum Jehovae, ita ut non potuerint sacerdotes stare ad ministrandum Propter nubem, quoniam implevit gloria Jehovae domum Jehovae, [1 Reg. 8:10, ] 11:

et in Apocalypsi,

Impletum est templum fumo et gloria Dei, 30 15:8;

[14] quoniam Divinum apparuit sicut nubes, ideo per ‘nubem’ significatur Praesentia Divina, et ubi Praesentia Divina ibi Divinum Verum, nam Divinum absque illo non apparet, quoniam est in illo et est illud; inde est quod nubes 31 ibi dicatur gloria; nec aliter potuit apparere genti Israeliticae, quoniam in externis absque interno erant, videatur n. 6832, 8814, 8819, 10551; sed usque nubes et gloria distinguuntur sicut lux mundi et lux caeli, seu sicut sensus litterae Verbi et sensus 32 internus ejus, et sicut sapientia humana et sapientia angelica. Ex his nunc constare potest quod per ‘dixit Moscheh, Fac videre mihi quaeso gloriam Tuam’ significetur ut ostendatur ipsi Divinum internum; et quia Moscheh repraesentabat externum Ecclesiae, cultus, et Verbi, significatur apperceptio Divini Veri interni in externo.

Footnotes:

1. The Manuscript inserts eorum.

2. de Ecclesia instituenda apud gentem Israeliticam, et quod Ecclesia non apud illam institui possit, ex causa quia non recipere possent aliquid internum

3. his

4. posset

5. cum pertransiret

6. quae

7. ut

8. quae ibi

9. quod nubes sit externum eorum

10. Ecclesia

11. The Manuscript inserts in coelo.

12. The Manuscript inserts inde est.

13. The Manuscript inserts etiam.

14. quod lux ibi sit Divinum Verum a Domino, et gloria sit omne id quod de Domino et de amore ac fide in Ipsum in luce illa, constare potest, nam agitur de Ecclesia apud gentes; et notum est quod tenebrae et caligo qui obtegunt terram et populos, sint obscura fidei et falsa quae apud illos

15. The Manuscript inserts gentes et reges.

16. The Manuscript inserts quae Ecclesiae, ita quae.

17. de

18. The Manuscript inserts de.

19. The following two (or in some cases more) words are transposed in the Manuscript.

20. ejus

21. et alibi significat Ecclesiam

22. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

23. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

24. Ipsius

25. per luminare, gloriam regum et gentium

26. The Manuscript inserts prorsus.

27. quod filii Israelis sint qui in fide et in amore in Dominum et non Judaei, patet, hi enim non receperunt Ipsum; quod Dominus et Divinum Verum ab Ipso sit lux

28. The editors of the third Latin edition made a minor correction here. For details, see the end of the appropriate volume of that edition.

29. The Manuscript inserts etiam.

30. The Manuscript inserts et virtute ejus, .

31. The following two (or in some cases more) words are transposed in the Manuscript.

32. The following two (or in some cases more) words are transposed in the Manuscript.

  
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This is the Third Latin Edition, published by the Swedenborg Society, in London, between 1949 and 1973.

The Bible

 

Genesi 19

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1 Or i due angeli giunsero a Sodoma verso sera; e Lot stava sedendo alla porta di Sodoma; e, come li vide, s’alzò per andar loro incontro e si prostrò con la faccia a terra, e disse:

2 "Signori miei, vi prego, venite in casa del vostro servo, albergatevi questa notte, e lavatevi i piedi; poi domattina vi leverete per tempo e continuerete il vostro cammino". Ed essi risposero: "No; passeremo la notte sulla piazza".

3 Ma egli fe’ loro tanta premura, che vennero da lui ed entrarono in casa sua. Ed egli fece loro un convito, cosse dei pani senza lievito, ed essi mangiarono.

4 Ma prima che si fossero coricati, gli uomini della città, i Sodomiti, circondarono la casa: giovani e vecchi, la popolazione intera venuta da ogni lato; e chiamarono Lot, e gli dissero:

5 "Dove sono quegli uomini che son venuti da te stanotte? Menaceli fuori, affinché noi li conosciamo!"

6 Lot uscì verso di loro sull’ingresso di casa, si chiuse dietro la porta, e disse:

7 "Deh, fratelli miei, non fate questo male!

8 Ecco, ho due figliuole che non hanno conosciuto uomo; deh, lasciate ch’io ve le meni fuori, e voi fate di loro quel che vi piacerà; soltanto non fate nulla a questi uomini, poiché son venuti all’ombra del mio tetto".

9 Ma essi gli dissero: "Fatti in là!" E ancora: "Quest’individuo è venuto qua come straniero, e la vuol far da giudice! Ora faremo a te peggio che a quelli!" E, premendo Lot con violenza, s’avvicinarono per sfondare la porta.

10 Ma quegli uomini stesero la mano, trassero Lot in casa con loro, e chiusero la porta.

11 E colpirono di cecità la gente ch’era alla porta della casa, dal più piccolo al più grande, talché si stancarono a cercar la porta.

12 E quegli uomini dissero a Lot: "Chi hai tu ancora qui? fa’ uscire da questo luogo generi, figliuoli, figliuole e chiunque de’ tuoi è in questa città;

13 poiché noi distruggeremo questo luogo, perché il grido contro i suoi abitanti è grande nel cospetto dell’Eterno, e l’Eterno ci ha mandati a distruggerlo".

14 Allora Lot usci, parlò ai suoi generi che avevano preso le sue figliuole, e disse: "Levatevi, uscite da questo luogo, perché l’Eterno sta per distruggere la città". Ma ai i generi parve che volesse scherzare.

15 E come l’alba cominciò ad apparire, gli angeli sollecitarono Lot, dicendo: "Lèvati, prendi tua moglie e le tue due figliuole che si trovan qui, affinché tu non perisca nel castigo di questa città".

16 Ma egli s’indugiava; e quegli uomini presero per la mano lui, sua moglie e le sue due figliuole, perché l’Eterno lo volea risparmiare; e lo menaron via, e lo misero fuori della città.

17 E avvenne che quando li ebbero fatti uscire, uno di quegli uomini disse: "Sàlvati la vita! non guardare indietro, e non ti fermare in alcun luogo della pianura; sàlvati al monte, che tu non abbia a perire!"

18 E Lot rispose loro: "No, mio signore!

19 ecco, il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi, e tu hai mostrato la grandezza della tua bontà verso di me conservandomi in vita; ma io non posso salvarmi al monte prima che il disastro mi sopraggiunga, ed io perisca.

20 Ecco, questa città è vicina da potermici rifugiare, ed è piccola. Deh, lascia ch’io scampi quivi non è essa piccola? e vivrà l’anima mia!"

21 E quegli a lui: "Ecco, anche questa grazia io ti concedo: di non distruggere la città, della quale hai parlato.

22 Affrettati, scampa colà, poiché io non posso far nulla finché tu vi sia giunto". Perciò quella città fu chiamata Tsoar.

23 Il sole si levava sulla terra quando Lot arrivò a Tsoar.

24 Allora l’Eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno;

25 ed egli distrusse quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo.

26 Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro, e diventò una statua di sale.

27 E Abrahamo si levò la mattina a buon’ora, e andò al luogo dove s’era prima fermato davanti all’Eterno;

28 guardò verso Sodoma e Gomorra e verso tutta la regione della pianura, ed ecco vide un fumo che si levava dalla terra, come il fumo d’una fornace.

29 Così avvenne che, quando Iddio distrusse le città della pianura, egli si ricordò d’Abrahamo, e fece partir Lot di mezzo al disastro, allorché sovvertì le città dove Lot avea dimorato.

30 Lot salì da Tsoar e dimorò sul monte insieme con le sue due figliuole, perché temeva di stare in Tsoar; e dimorò in una spelonca, egli con le sue due figliuole.

31 E la maggiore disse alla minore: "Nostro padre è vecchio, e non c’è più nessuno sulla terra per venire da noi, come si costuma in tutta la terra.

32 Vieni, diamo a bere del vino a nostro padre, e giaciamoci con lui, affinché possiamo conservare la razza di nostro padre".

33 E quella stessa notte dettero a bere del vino al loro padre; e la maggiore entrò e si giacque con suo padre; ed egli non s’accorse né quando essa si coricò né quando si levò.

34 E avvenne che il dì seguente, la maggiore disse alla minore: "Ecco, la notte passata io mi giacqui con mio padre; diamogli a bere del vino anche questa notte; e tu entra, e giaciti con lui, affinché possiamo conservare la razza di nostro padre".

35 E anche quella notte dettero a bere del vino al padre loro, e la minore andò a giacersi con lui; ed egli non s’accorse né quando essa si coricò né quando si levò.

36 Così le due figliuole di Lot rimasero incinte del loro padre.

37 E la maggiore partorì un figliuolo, al quale pose nome Moab. Questi è il padre dei Moabiti, che sussistono fino al di d’oggi.

38 E la minore partorì anch’essa un figliuolo, al quale pose nome Ben-Ammi. Questi è il padre degli Ammoniti, che sussistono fino al dì d’oggi.